10. ROMA IMPERIALE >> L’arte romana in età imperiale
Arte colta e arte plebea
Arco di Augusto a Susa
In epoca imperiale il linguaggio dell’arte plebea è impiegato anche in monumenti ufficiali, sebbene in luoghi spesso lontani dalla capitale, come nel
caso dell’Arco di Susa, vicino a Torino (12). Fu costruito lungo l’antica strada delle Gallie per ricordare la
pace tra l’imperatore Augusto e il re Cozio, che era a capo di una confederazione di tribù alpine, e va datato allo stesso periodo
dell’Ara Pacis. Lungo tutto l’arco corre il fregio celebrativo a bassorilievo. Sul lato occidentale sono raffigurati
personaggi che firmano i patti alla presenza dei rappresentanti delle popolazioni cozie, citate nell’iscrizione ripetuta sulle due facciate dell’arco.
La scena rappresentata sul lato orientale, forse con soggetto simile, è invece andata completamente distrutta. Sui lati lunghi, a nord e a sud, sono
rappresentate due cerimonie sacrificali a suggello dell’accordo. A nord è rappresentato un suovetaurilia, probabilmente ufficiato dal re Cozio con vari addetti al seguito e alla presenza di uomini in armi. A sud è raffigurata, secondo uno schema
simile, una seconda cerimonia sacrificale (13), in cui Cozio – diventato ormai prefetto della confederazione dei
popoli alpini – è alla sinistra dell’altare nella veste di sacerdote, con il capo coperto, nell’atto di compiere un
sacrificio in onore dei Dioscuri. A destra dell’altare compare un altro personaggio togato con il capo coperto, forse un magistrato
romano in rappresentanza dell’imperatore, seguito dai littori che portano i fasci. Variamente disposti sui lati dell’ara sacrificale, avanzano gli
addetti al sacrificio, con gli inservienti che portano vasi e strumenti e che trascinano gli animali da immolare; il tutto è accompagnato dalla musica,
come dimostra la presenza dei suonatori di corni (qui non visibili).
Il fregio, pur trattando un tema di rilevanza politica, presenta uno stile semplice e approssimativo. Tutte le figure sono disposte in
rigida successione, senza prospettiva; le dimensioni più grandi di alcune figure, come il toro condotto all’altare,
sottolineano l’importanza del gesto sacrificale. Nella composizione della narrazione è inoltre evidente la mancanza di fusione tra i vari elementi. Gli
artisti locali, infatti, incontrarono difficoltà nel riprodurre soggetti estranei alle loro tradizioni: gli elementi romani, come per esempio i
personaggi togati, sono privi di naturalezza e resi in maniera poco dettagliata rispetto ad altri soggetti più familiari (quali i cavalli), conferendo
di conseguenza alla scena una sorta di scompenso compositivo.