dossier l'opera
DOMUS AUREA
- I secolo d.C.
- Roma
II tempo e il luogo
Per edificare la sua nuova residenza, dopo l’incendio del 64 d.C., Nerone sceglie una vasta area che si estende tra i colli del Palatino, dell’Oppio e del Celio, e ne affida il progetto agli architetti Celere e Severo che, come racconta lo storico Tacito, lavorano sotto la sua stretta supervisione.Per l’eccezionale ricchezza delle pitture – era stata decorata dal pittore Fabullo –, dei marmi pregiati, delle decorazioni in oro, avorio e pietre preziose, oggi tutte perdute, la dimora era nota come Domus Aurea ("Casa d’oro").
Alla morte dell’imperatore, colpito dalla damnatio memoriae – che implicava la cancellazione di tutto ciò che potesse ricordare la sua figura –, i suoi successori si adoperarono per rimuovere ogni traccia dell’edificio. Le decorazioni, i rivestimenti e le sculture furono asportati, mentre parte della struttura (il padiglione sul colle Oppio, per esempio) venne riempita di terra fino all’altezza delle volte, seppellendo in questo modo gli affreschi e gli stucchi ancora rimasti in loco. Infine, a cavallo tra I e II secolo d.C., vi vennero costruite sopra le grandi Terme di Traiano.
I ricchi affreschi e le decorazioni in stucco rimasero cosi celati fino al XV secolo, quando gli artisti dell’epoca cominciarono a calarsi in quelle che credevano grotte dipinte, copiandone le pitture, chiamate per questo motivo "grottesche". A causa dell’umidità e dell’incuria, tuttavia, le decorazioni iniziarono a deteriorarsi e tornarono nuovamente nell’oblio. Solo alla fine del Settecento, in seguito alla scoperta degli affreschi di Pompei, le grottesche romane tornarono a rappresentare un oggetto di interesse per artisti e studiosi e si capi che esse appartenevano originariamente alla Domus Aurea.