ROMA IMPERIALE >> L’arte romana in età imperiale 10. L’immagine di Marco Aurelio Nel 138 d.C. Adriano stabilisce la propria successione adottando Antonino Pio, il quale, nella stessa cerimonia, adotta a sua volta Marco Aurelio e Lucio Vero, che aveva appena sette anni. Quando Antonino Pio muore, nel 161 d.C., Marco Aurelio e Lucio Vero salgono insieme al trono, dando l'esempio di una rarissima concordia. Hanno avuto gli stessi precettori, ma Marco Aurelio si mostra più portato per gli studi filosofici, tanto da meritare il soprannome di " ". La sua condotta sarà sempre improntata alla morale stoica e al rispetto della dignità umana. imperatore-filosofo La pressione ai confini dell'Impero costringe i due imperatori a iniziare nuove guerre: Lucio Vero parte per una spedizione contro i Parti, in Mesopotamia (161-166 d.C.); subito dopo, in seguito alle invasioni dei popoli germanici ormai giunti alla Pianura Padana, lo stesso Marco Aurelio si trova costretto a partire per combattere sul fronte del Danubio. L' comprende diversi tipi, che lo ritraggono nel corso della sua vita. Nei ritratti giovanili è raffigurato senza barba e con i capelli ricci, mentre nei ritratti della maturità compare una folta , che nella tradizione greca identifica il filosofo (ma che iconografia di Marco Aurelio (48) barba egli portava realmente); l'arcata sopraccigliare è accentuata e i globi oculari leggermente sporgenti, e l'imperatore appare , conscio della gravità del momento e proiettato al compimento del proprio dovere. serio e pensieroso , II secolo d.C., marmo. Città del Vaticano, Musei Vaticani, Museo Gregoriano Profano. 48. Ritratto di Marco Aurelio › pagina 279 Statua equestre di Marco Aurelio L'imperatore appare raffigurato in atteggiamento grave anche nel suo ritratto più celebre, la statua equestre in risalente agli anni 176-180 d.C. È rappresentato a cavallo, vestito di una corta tunica parzialmente coperta dal lungo mantello militare, il , che gli cade dalle spalle: un abito semplice, da servitore di uno Stato che, se necessario, egli sa difendere, affrontando con abnegazione e determinazione anche i disagi di una guerra. La testa è leggermente rivolta a destra, e il con la mano aperta e protesa in avanti: un gesto tipico delle rappresentazioni dell' , ossia dell'arrivo a cavallo dell'imperatore, che ha un significato di saluto e pacificazione. Il è bardato, con un corpo possente, reso nei particolari con ; anch'esso è nella consueta posizione delle scene di , con tre zampe saldamente poggiate a terra e una zampa anteriore imperiosamente sollevata, con decisione e sicurezza, per compiere un nuovo passo. bronzo dorato (49) paludamentum braccio destro è sollevato adventus cavallo forte naturalismo adventus Il era ben noto nell'iconografia imperiale, e statue come questa dovevano essere comuni al tempo di Marco Aurelio, non solo a Roma. La è però l'unica conservatasi, perché nella tarda antichità fu identificata con una statua di Costantino, protettore della Chiesa, e non subì quindi il destino di essere fusa per la riutilizzazione del metallo. modello del ritratto equestre Statua equestre di Marco Aurelio , 176-180 d.C. ca., bronzo dorato, h 424 cm. Roma, Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori. 49. Statua equestre di Marco Aurelio Assonanze con la statua bronzea si colgono in uno dei tre rilievi dei Musei Capitolini, provenienti forse da un arco trionfale dedicato a Marco Aurelio nel Foro. L'imperatore è rappresentato a cavallo nello stesso atteggiamento, ma qui indossa la corazza del generale vittorioso, in una scena di clemenza verso due barbari inginocchiati . Il virtuosismo tecnico e la resa del sono ottenuti grazie a un uso moderato del (più evidente invece negli altri otto rilievi che componevano lo stesso ciclo, reimpiegati, all'inizio del IV secolo d.C., nell'Arco di Costantino, pp. ). Rilievo con Marco Aurelio a cavallo (50) chiaroscuro trapano corrente ► 298-299 176-180 d.C., marmo lunense, h 312 cm. Roma, Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori. 50. Rilievo con Marco Aurelio a cavallo, FOCUS IL RILIEVO IN ETÀ ANTONINIANA La tecnica del trapano corrente L'uso del trapano, accanto all'impiego dello scalpello, nella lavorazione della pietra è testimoniato già nella Grecia arcaica. Il trapano usato allora era uno strumento ad arco, cioè formato da un'asta con una punta che, grazie a un piccolo arco e a un pressore, veniva fatta girare in senso rotatorio alternato. Risale invece alla prima metà del IV a.C. l'introduzione del trapano corrente, uno strumento in grado di funzionare non solo in senso assiale rispetto alla superficie della pietra o del marmo, ma volute. È comunque in epoca ellenistica e romana, soprattutto dall'età di Adriano in poi, che gli scultori cominciano a usare su larga scala questo trapano, realizzando opere che dimostrano un grande . Si tratta sia di sculture a tutto tondo sia di opere in rilievo; l'uso del trapano corrente favorisce tra l'altro il passaggio dal bassorilievo all'altorilievo, dove le figure e gli elementi decorativi si staccano in maniera decisa dal fondo, con alcune parti a tutto tondo. Le sculture realizzate con il trapano corrente si distinguono per la e per la massiccia presenza del . Difficile è poter stabilire se furono la nuova tecnica – usata anche perché sveltiva il lavoro, permettendo di rispondere alla crescente richiesta di monumenti in marmo – e i risultati con essa ottenuti a influenzare il nuovo gusto artistico o se, viceversa, i cambiamenti di gusto portarono all'impiego di questo strumento, che offriva soluzioni eccellenti nella resa del chiaroscuro. in tutte le direzioni virtuosismo tecnico ricchezza decorativa chiaroscuro