11. L'EPOCA TARDOANTICA
L'arte romana nella crisi dell'Impero
L'arte durante la tetrarchia
Durante la fase della tetrarchia la parola d’ordine è "ripresa". Le nuove opere architettoniche della capitale assumono dimensioni immense, con l’obiettivo di comunicare l’immortalità di Roma: Diocleziano fa edificare le più grandi terme mai costruite, prendendo a modello quelle di Traiano e Caracalla; Massenzio inizia i lavori di una nuova grande basilica giudiziaria in mattoni, una sorta di tempio al diritto romano terminato poi da Costantino. La continuità con il passato si esprime anche nel fenomeno del reimpiego di materiali ed elementi decorativi, caricati però di nuovi significati ideologici.
All’idea di un ritorno agli antichi splendori fa comunque da contrappeso il desiderio di linguaggi nuovi o almeno la tendenza a
sviluppare i linguaggi più originali dell’arte romana.
Nell’arte ufficiale, infatti, assume un ruolo di primo piano l’arte plebea, riconosciuta dagli imperatori come strumento espressivo di grande immediatezza ed efficacia, capace di creare consenso. Simbolo di questa duplicità dell’arte romana tardoantica è l’Arco di Costantino: esso presenta una serie di rilievi che mostrano un modo del tutto nuovo di pensare la regalità, accanto ai quali trovano posto citazioni dell’Antico, attraverso il recupero di rilievi e sculture da monumenti precedenti.
Nell’arte ufficiale, infatti, assume un ruolo di primo piano l’arte plebea, riconosciuta dagli imperatori come strumento espressivo di grande immediatezza ed efficacia, capace di creare consenso. Simbolo di questa duplicità dell’arte romana tardoantica è l’Arco di Costantino: esso presenta una serie di rilievi che mostrano un modo del tutto nuovo di pensare la regalità, accanto ai quali trovano posto citazioni dell’Antico, attraverso il recupero di rilievi e sculture da monumenti precedenti.