Come quelli politici e sociali, anche i caratteri dell’arte egizia presentano una straordinaria
continuità attraverso i millenni.Già con l’inizio dell’Antico Regno (III dinastia, 2682 a.C.) l’architettura, la
scultura e la pittura egizie presentano schemi e convenzioni che rimarranno sostanzialmente estranei a ogni tipo di innovazione.
L’altra caratteristica generale dell’arte egizia, che accompagna tutta la sua storia, è l’assoluta anonimia degli artisti: l’opera
d’arte è sempre il risultato di un lavoro collettivo che è impossibile attribuire a una singola personalità. Si possono riconoscere varianti stilistiche
proprie di un’epoca o di una regione, ma non di uno o più artisti.
Arte, religione, potere
La continuità dei canoni stilistici si spiega da un lato con l’isolamento politico e culturale dell’Egitto, che subisce solo in minima
parte gli influssi di altre civiltà del Vicino Oriente e dell’Africa settentrionale; dall’altro con lo stretto legame tra arte,
religione e potere: rimanendo stabili questi, anche l’arte continua a ripetere i temi e le forme tradizionali, perché si ritiene empio non rispettare i modelli antichi.
L’arte ha una funzione essenzialmente simbolica e rituale, finalizzata a celebrare le divinità e il faraone e il
culto dei defunti, che ha una centralità assoluta nella cultura egizia. Di qui la grande importanza dell’architettura funeraria, della
pittura tombale e della statuaria che raffigura i defunti e i faraoni, tutte codificate in stili e canoni ben definiti che guidano gli artisti nella
realizzazione dell’opera.