dossier l'opera Euxitheos ed Euphronios CRATERE DI SARPEDONTE 515 a.C. ceramica attica a figure rosse, h 47,5 cm Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (da Cerveteri) Nella ceramica attica miti, soggetti e personaggi si ripetono e sono riconoscibili anche senza le iscrizioni. Le divinità sono sempre facilmente identificabili dagli attributi: qui vediamo Hermes che indossa il tipico copricapo (petaso) e i calzari alati e tiene nella destra il caducèo, cioè il bastone, simbolo dei messaggeri, terminante con due cerchi, di cui uno aperto alla sommità (dal V secolo a.C. il caducèo sarà invece raffigurato con due serpenti simmetricamente intrecciati e due ali spiegate sulla sommità). L'opera è stata attribuita al famoso pittore attico non solo per ragioni stilistiche, ma soprattutto grazie alla firma da lui apposta sopra la scena principale: ("Eufronio ha dipinto"). Euphronios égraphsen Sul corpo dell'eroe sono evidenti le tre ferite mortali dalle quali fuoriesce una grande quantità di sangue, reso abilmente da Euphronios con pennellate rosse diluite. Il cratere, opera del ceramista e abilmente decorato dal ceramografo , dei quali porta le , è considerato uno dei capolavori della ceramica attica del VI secolo a.C. Tuttavia la sua fama è dovuta soprattutto a una lunga disputa legale, di cui è stato oggetto, tra l’Italia e il Metropolitan Museum di New York. Rinvenuto attorno al 1970 durante , il vaso fu venduto illegalmente e, passando da un mercante all’altro, fu acquistato dal museo americano. Nel 2006, dopo averne dimostrato la provenienza illegale, lo Stato italiano è riuscito a ottenerne la restituzione e oggi è conservato a Roma, nel Museo di Villa Giulia. II tempo e il luogo Euxitheos Euphronios firme scavi clandestini a Cerveteri Si tratta di un , una delle forme più frequenti nella produzione attica a figure rosse. L’estesa zona lungo la quale si svolge la scena è il , che si apre a calice, da cui il nome; il vero corpo del vaso è in realtà la parte inferiore, che è a profilo convesso e inizia da sotto le anse. L’episodio raffigurato è tratto dall’ : , mitico re della Licia corso in aiuto di Troia assediata dagli Achei, viene ucciso in combattimento da Patroclo. Guidate da , in piedi al centro, due figure alate ne riportano il corpo in Licia: sono, come indicano le , le divinità del Sonno (Hýpnos) e della Morte (Thánatos), piegate nello sforzo di sollevare il cadavere dell’eroe. , con le due divinità curve in avanti ai lati, Sarpedonte in orizzontale al centro ed Hermes in verticale che ne bilancia la posizione. La scena è racchiusa lateralmente da due guerrieri in piedi, armati e pensosi. La curvatura del vaso sembra spingere verso gli occhi dell’osservatore il corpo senza vita dell’eroe, evidenziandone al massimo le dimensioni e il peso. Euphronios traccia con pennellate sicure i dell’eroe nudo ed esanime e riesce a dare l’impressione di un episodio grandioso, al di là dell’umano. Il trasmesso dal cadavere in primo piano, che perde fiotti di sangue sul terreno, è però stemperato dall’equilibrio delle forme e della disposizione dei personaggi, che conferiscono una grande compostezza all’insieme, preannunciando ormai l’Età classica. Delimitano la scena due fasce decorative di grande virtuosismo tecnico: quella sul lato principale del corpo (mostrato nella fotografia), all’altezza delle anse, è formata da palmette e fiori di loto contrapposti; quella che corre appena sotto il bordo è invece composta di sole palmette. La descrizione e lo stile cratere a calice collo del vaso Iliade Sarpedonte Hermes iscrizioni La disposizione delle figure è simmetrica ed equilibrata dettagli anatomici forte pathos