Le pareti delle chiese romaniche, che oggi appaiono spoglie, erano spesso ricoperte di affreschi, di cui resta solo una piccola parte
anche perché nel corso del XIX secolo, sulla base dell’idea erronea che l’architettura romanica fosse severa e priva di colori, molte pitture murali sono
state scialbate (cioè imbiancate) o distrutte per riportare alla luce i nudi blocchi di pietra sottostanti. In realtà, è ormai accertato che
l’architettura romanica faceva largo uso di decorazioni pittoriche. D’altra parte i vasti ambienti degli edifici, dotati di aperture
relativamente piccole, con finestre talvolta strette come feritoie e pochissime vetrate (al massimo un rosone sulla facciata), lasciavano a disposizione
dei pittori ampie superfici, sia sulle pareti sia sulle volte a botte. Nell’XI e nel XII secolo la tecnica più usata nella pittura muraria era quella
dell’affresco, talvolta combinato con la tempera o con la pittura a secco, cioè stesa sull’intonaco asciutto invece che umido.