2.  IL ROMANICO >> L’arte romanica

La pittura e i mosaici

La pittura monumentale

Le pareti delle chiese romaniche, che oggi appaiono spoglie, erano spesso ricoperte di affreschi, di cui resta solo una piccola parte anche perché nel corso del XIX secolo, sulla base dell’idea erronea che l’architettura romanica fosse severa e priva di colori, molte pitture murali sono state scialbate (cioè imbiancate) o distrutte per riportare alla luce i nudi blocchi di pietra sottostanti. In realtà, è ormai accertato che l’architettura romanica faceva largo uso di decorazioni pittoriche. D’altra parte i vasti ambienti degli edifici, dotati di aperture relativamente piccole, con finestre talvolta strette come feritoie e pochissime vetrate (al massimo un rosone sulla facciata), lasciavano a disposizione dei pittori ampie superfici, sia sulle pareti sia sulle volte a botte. Nell’XI e nel XII secolo la tecnica più usata nella pittura muraria era quella dell’affresco, talvolta combinato con la tempera o con la pittura a secco, cioè stesa sull’intonaco asciutto invece che umido.

Affreschi di Taüll

Fra i cicli meglio conservati spiccano quelli spagnoli, molti dei quali separati oggi dal loro contesto originario, come la decorazione murale proveniente dal catino absidale della Chiesa di San Clemente a Taüll (104), ora conservata nel Museo d’Arte Catalana di Barcellona, uno dei più interessanti per chi studia l’arte romanica. In questi affreschi si nota una certa tendenza alla semplificazione delle forme e all’enfatizzazione della bidimensionalità e del linearismo, giocata anche su sapienti contrasti cromatici, che aveva lo scopo di comunicare al fedele le storie sacre con chiarezza ed efficacia.