IL GOTICO >> L'arte gotica 3. L'importazione del Gotico in Italia La diffusione del linguaggio architettonico gotico in Italia conosce tempi e aspetti particolari. Non solo essa si limita sostanzialmente a due secoli, il XIII e il XIV, ma gli edifici italiani, in ambito sia religioso sia civile, adottano le nuove tecniche costruttive utilizzando e tipici dell'architettura d'Oltralpe. Nelle chiese gotiche italiane inoltre non è presente il triforio, ma soltanto un claristorio con semplici finestre ogivali. Gli esempi che risultano più vicini ai modelli europei (come il Duomo di Milano) risalgono alla fase tardogotica. Questa peculiarità è stata spiegata talvolta con un'incompatibilità degli artisti della nostra Penisola nei confronti di uno stile nordico e antimediterraneo, ma anche con motivazioni legate alla persistenza di tecniche e materiali tradizionali. Un ruolo determinante è giocato anche dalla presenza di Ordini religiosi, come i cistercensi e gli Ordini mendicanti, che per vari motivi propugnano e diffondono una liturgia e un'architettura fortemente semplificate, anche se fondate sulla tecnica costruttiva gotica. piante più semplici rinunciando all'acceso verticalismo e alla riduzione delle masse murarie Le abbazie cistercensi In primo luogo, le novità gotiche giungono dapprima in Italia attraverso la versione austera coniata dall'Ordine cistercense. Come abbiamo visto, san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) criticava aspramente l'esuberanza decorativa della scultura del suo tempo, giudicandola inadatta ai severi ambienti monastici (► p. ). L'Ordine da lui fondato si chiama "cistercense" dal nome latino ( ) dell' (nella Francia orientale), dove Bernardo ha preso i voti, e si pone come scopo una riforma religiosa complessiva della Chiesa. Un aspetto significativo di questo rinnovamento è l'adozione di nuove forme architettoniche per i monasteri, in cui la tecnica del Gotico si unisce a una e a una massima . Le abbazie cistercensi, che si diffondono capillarmente in Francia e poi in Italia, seguono un'impostazione comune, con una pianta prefissata detta " "; le chiese abbaziali sono a , con coro quadrato o rettangolare, e sovente presentano un alto tiburio a pianta poligonale. 95 Cistercium Abbazia di Citeaux struttura semplificata riduzione degli elementi decorativi piano bernardino croce latina › pagina 131 Abbazia di Fossanova Un esempio tipico e precoce dell'architettura cistercense in Italia è l'Abbazia di Fossanova, nel Lazio meridionale. Come altri insediamenti di questo Ordine, sorge in una zona in origine paludosa, dato che era frequente l'impegno dei cistercensi nella bonifica del territorio (nell'ambito del precetto benedettino dell' , cioè "prega e lavora"); il nome dell'abbazia deriva dal Fosso novo, un canale di scolo scavato dai monaci. In essa si ritrovano i caratteri già enunciati, dal piano bernardino alla , spiegabili con l'impiego di progetti prefissati e con l'intervento di architetti appartenenti all'Ordine. La chiesa abbaziale, iniziata nel 1187, viene consacrata nel 1208; alcuni elementi della facciata , originariamente preceduta da un portico, si legano alle consuetudini costruttive e decorative della zona, come la del portale, a mosaici policromi (► p. ), mentre il coronamento a timpano e l'altro timpano triangolare posto al di sopra del portale archiacuto e strombato rinviano alla tradizione classica. Dal fianco sinistro sporgono robusti contrafforti; è presente un tiburio ottagonale con due ordini di bifore e un lanternino ugualmente a bifore. L' , luminoso e privo di decorazioni, è a (a forma di T), diviso in tre navate (la maggiore è molto più alta e larga più del doppio rispetto alle laterali); le campate rettangolari sono coperte da volte a crociera prive di costoloni. Il coro rettangolare è fiancheggiato da quattro cappelle anch'esse rettangolari. Tipici dell'architettura cistercense sono anche i pilastri con semicolonne pensili. All'interno del monastero uno degli ambienti più interessanti è la , destinata alle riunioni dei monaci: "capitolo" significa infatti, in questo caso, "assemblea dei membri di un Ordine o di una congregazione". La sala è coperta da agili volte a crociera sorrette da pilastri polistili. ora et labora (26) semplicità costruttiva (27) decorazione cosmatesca 155 interno (28) croce commissa sala capitolare (29) Pianta dell'Abbazia di Fossanova (Latina). Chiesa Chiostro Edicola Refettorio Sala delle Riunioni invernali Sala capitolare Cortile Foresteria Camera della morte di san Tommaso Infermeria 26. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Chiesa dell'Abbazia di Fossanova, 1187-1208, esterno e interno. 27-28. Abbazia di Fossanova, sala capitolare, prima metà del XIII secolo. 29. Abbazia di San Galgano Una delle prime architetture gotiche costruite in Toscana è l'Abbazia di San Galgano, presso Chiusdino in provincia di Siena, eretta vicino al luogo dove il giovane cavaliere Galgano Guidotti si era ritirato a vivere come eremita ed era morto nel 1181. Una leggenda narra che avesse infitto la sua spada in un masso adorandola come croce; una cappella circolare (di stile romanico) commemora il santo in cima alla collina,mentre in pianura fu costruita, a partire dal 1218, l'abbazia. Questa istituzione religiosa raggiunge presto una grande importanza, tanto che i monaci diventano amministratori delle finanze del Comune di Siena. Segue però una lunga decadenza, culminata nel XVI secolo con la vendita delle lastre di piombo che coprivano il tetto. A partire da quel momento la struttura comincia a deteriorarsi: le ultime volte della chiesa e il campanile crollano nel XVIII secolo; oggi il complesso è ridotto a una suggestiva rovina, che ha anche ispirato alcuni registi cinematografici. La chiesa, iniziata nel 1224 e consacrata nel 1288, segue lo schema tipico dell'architettura cistercense, a , ed è costruita in e . I tre portali della facciata sono sormontati da archi a tutto sesto con estradosso ogivale; quello mediano presenta anche un architrave scolpito con motivi classicheggianti. L'interno , originariamente coperto da volte a crociera, è diviso in tre navate; si conservano ancora le arcate a sesto acuto e il claristorio. L'austerità decorativa prescritta da san Bernardo si attenua nei capitelli, dovuti a maestranze locali, decorati con motivi vegetali (foglie) e animali (leoni e colombe). Particolarmente degna di nota è la presenza, in uno di essi, di una testa barbuta, identificata tradizionalmente con il ritratto di uno degli architetti, Ugolino di Maffeo . croce latina con coro quadrato travertino mattoni (31) (30) (32) Chiesa dell'Abbazia di San Galgano, 1224-1288, interno ed esterno. Chiusdino (Siena). 30-31. Capitello, particolare con testa barbuta, metà del XIII secolo. Chiusdino (Siena), Chiesa dell'Abbazia di San Galgano. 32. › pagina 132 Le chiese degli Ordini mendicanti Come i cistercensi, gli Ordini mendicanti adottano il Gotico per le loro chiese, situate di solito ai margini dei centri urbani; se pure con esigenze differenti, francescani, domenicani, agostiniani, carmelitani e serviti concepiscono un'architettura ugualmente semplificata nelle strutture e nella decorazione. Molte chiese presentano lo schema o con una comunicazione fra le tre navate tale da favorire la partecipazione ai riti e l'ascolto delle prediche. Tuttavia, lo spazio interno delle chiese all'epoca era meno unitario di quanto sembri adesso: la zona aperta ai fedeli era infatti separata da quella riservata al clero (transetto e coro) con un , cioè un muro innalzato fino a una certa altezza, a cui erano addossati altari e cappelle. In molte chiese di Ordini mendicanti si sceglie l'abside a pianta quadrangolare tipica dell'architettura cistercense e si rinuncia all'impiego delle volte a crociera costolonate, sostituite da ; si utilizzano gli archi rampanti, non sempre visibili dall'esterno. La maggiore estensione delle superfici murarie favorisce lo sviluppo della decorazione ad affresco, che diverrà tipica dell'arte italiana. Edifici di questo tipo, pur non avendo lo slancio verticale delle cattedrali d'Oltralpe, sono comunque definiti gotici per la luminosità degli interni e per la struttura sostenuta dagli elementi dello scheletro. a una sola navata tramezzo soffitti a capriate lignee Basilica di San Francesco ad Assisi Considerata un modello per l'architettura degli Ordini mendicanti, la basilica presenta dei caratteri eccezionali perché, pur essendo annessa a un convento francescano, è posta sotto la diretta giurisdizione papale. Non è noto il nome dell'architetto, ma si riconosce un ruolo di iniziale supervisione dei lavori a frate Elia, vicario generale dell'Ordine francescano. La costruzione comincia nel 1228, al momento della canonizzazione del santo (morto due anni prima), con la basilica inferiore a una navata; questa è già conclusa due anni dopo, ma viene subito modificata per la decisione di erigere anche una chiesa superiore, che comporta l'aggiunta di una campata, del transetto e dell'abside, oltre alla sostituzione delle originarie capriate lignee con volte a crociera per sostenere la nuova struttura; le cappelle laterali vengono invece edificate alla fine del secolo. La basilica viene consacrata nel 1253, anche se non è certo che all'epoca la costruzione sia terminata. Dopo l'aggiunta della Cappella di Santa Caterina nella chiesa inferiore si registrano solo pochi interventi di rilievo, come la costruzione della loggia delle benedizioni sulla facciata (1607) e la sistemazione della cripta con le tombe di san Francesco e dei suoi primi compagni, avvenuta nel XIX e poi nel XX secolo. L'articolazione su due livelli corrisponde a una diversità di funzioni, con la basilica inferiore dedicata alla preghiera e al raccoglimento, e quella superiore destinata alla predicazione; il contrasto tra l'oscurità della prima e la luminosità della seconda sottolinea questa distinzione. Le due basiliche sovrapposte hanno la stessa , con , articolata in quattro campate coperte con volta a crociera, e un transetto; l'abside è semicircolare in quella inferiore e poligonale in quella superiore. La ha , anche perché funge da fondazione di quella superiore, ma, nonostante queste caratteristiche e la scarsa luminosità, si può considerare un edificio gotico perché gli elementi dello scheletro hanno una funzione portante. La mostra in modo più evidente i caratteri costruttivi del Gotico; è probabile che questo dipenda anche dalla partecipazione al cantiere di maestranze non italiane, chiamate quando l'inglese Aymone di Faversham diviene generale (cioè capo supremo) dell'Ordine (1241-1244). La segue la tradizione del Romanico umbro, ma è qualificata in senso gotico dal doppio portale archiacuto (funzionale al passaggio del flusso dei pellegrini in entrata e in uscita) e dal . Il robusto campanile, con cornici marcapiano ad archetti pensili e sottili lesene verticali, viene terminato nel 1239 e presenta forme pienamente romaniche. L'interno a una navata , illuminato da ampie vetrate istoriate, è coperto da volte a crociera costolonate che poggiano su pilastri polistili addossati alle pareti. La decorazione pittorica che lo caratterizza, creando un complesso unitario, non è prevista però fin dall'inizio: viene aggiunta solo alla fine del Duecento, sotto il pontificato di Niccolò IV (1288-1292), il primo papa francescano (► p. ). (33) (35) pianta a croce commissa una sola navata basilica inferiore (36-37) mura massicce e volte basse basilica superiore facciata a capanna rosone traforato (34) (38-39) 157 Basilica di San Francesco, 1228-1253 ca., facciata della chiesa superiore e particolare del rosone. Assisi. 33-34. Sezione longitudinale della Basilica di San Francesco. 35. Basilica di San Francesco, 1228-1253 ca., pianta e interno della chiesa inferiore. Assisi. 36-37. Basilica di San Francesco, 1228-1253 ca., pianta e interno della chiesa superiore. Assisi. 38-39. › pagina 134 San Francesco a Bologna La chiesa francescana di Bologna viene fondata nel 1226 e consacrata nel 1250; il progetto è attribuito ai fratelli Marco e Giovanni da Brescia (quest'ultimo è un frate appartenente all'Ordine). È costruita in , secondo le consuetudini edilizie emiliane, ed è divisa in tre navate da arcate su pilastri ottagonali. La navata centrale è coperta con volte esapartite che derivano da esempi francesi del secolo precedente; il coro è a pianta poligonale, con deambulatorio e nove cappelle radiali. L'uso del mattone per gli elementi portanti (pilastri, ghiere degli archi, costoloni) a contrasto con la muratura intonacata sottolinea la struttura con un . All'esterno, la zona absidale è caratterizzata da agili dalla struttura molto semplice : l'evidenza data a questi elementi costruttivi è tuttavia piuttosto rara rispetto al contesto italiano. La presenza di caratteri di origine francese unitamente a quelli più diffusi nella Penisola può forse essere spiegata con l'ambiente internazionale della città di Bologna, dal 1088 sede di un'università che attira studenti da ogni parte d'Europa. mattoni (40) vivace effetto cromatico archi rampanti (41) Chiesa di San Francesco, 1226-1250, interno. Bologna. 40. Chiesa di San Francesco, 1226-1250, esterno della zona absidale. Bologna. 41. Basilica del Santo a Padova Presenta alcuni caratteri eccezionali la Basilica del Santo di Padova , costruita nel corso di tre fasi successive fra il 1238 e il 1310 e intitolata ad Antonio (1195-1231), colto predicatore francescano di origine portoghese ma vissuto e morto nella città veneta e divenuto poi uno dei santi più venerati del Cattolicesimo. La ricorda soluzioni tipiche dell'architettura romanica, mentre le (esclusa quella centrale, a tronco di cono) che coprono la navata centrale e il transetto, ben visibili anche dall'esterno, riprendono l'illustre modello di San Marco a Venezia (la settima cupola corrisponde alla Cappella del Tesoro, aggiunta nel XVII secolo); i campanili riecheggiano la struttura dei minareti islamici . Gli archi acuti e le bifore con archi trilobati della facciata, così come le volte a crociera che coprono le navate laterali e il coro con deambulatorio e cappelle radiali sono invece elementi tipicamente gotici. (42-43) facciata a capanna sei cupole emisferiche (44) Basilica del Santo, 1238-1310, esterno e pianta. Padova. 42-43. Minareti della Moschea di Al-Azhar. Il Cairo. 44. Santa Maria Novella a Firenze Tra i più antichi edifici gotici di Firenze è la chiesa domenicana di Santa Maria Novella, attribuita talvolta ai frati domenicani Sisto e Ristoro, costruita fra gli ultimi decenni del XIII secolo e la metà del XIV. Solo il registro inferiore della facciata, decorata in secondo una tradizione che si riallaccia agli edifici romanici della città, risale al XIV secolo e ha caratteri gotici: la parte superiore si deve all'intervento dell'architetto rinascimentale . L'interno è a croce commissa, diviso in tre navate coperte da volte a crociera, con un coro rettangolare fiancheggiato da cappelle quadrate . La nella navata, accentuando l'effetto di lontananza e . L'edificio è stato modificato nel XVI secolo con la demolizione del tramezzo e la disposizione di altari lungo le navate laterali; quelli attuali, però, risalgono all'Ottocento e sono tipicamente neogotici, così come il grande altare maggiore. marmi bianchi e verdi Leon Battista Alberti (45-46) profondità delle sette campate diminuisce man mano che si avanza facendo sembrare la chiesa più lunga Chiesa di Santa Maria Novella, 1238-1310, pianta e interno. Firenze. 45-46. › pagina 136 Santa Croce a Firenze Appartiene all'Ordine francescano la Chiesa di Santa Croce a Firenze, sorta a partire dal 1295 in una zona della città allora fuori dalle mura, sul sito di un edificio religioso più antico e più piccolo. L'interno, a croce commissa, è diviso in tre navate ; al termine del transetto si apre la cappella maggiore con abside poligonale, fiancheggiata da dieci piccole cappelle, mentre altre si trovano alle estremità dei bracci; tutti questi ambienti sono coperti con volte a crociera. Nelle navate, lo (sostenute da pilastri a sezione ottagonale) è che corre al di sopra di esse, e ancora di più dalla copertura, a capriate nella navata centrale e piana in quelle laterali. La spazialità interna, tuttavia, risulta molto modificata dagli interventi del XVI secolo, quando colloca una serie di grandi altari in pietra serena nelle navate laterali, rimuove il coro presente nella cappella maggiore e demolisce il tramezzo che delimitava la zona riservata al clero, collocato all'altezza del quinto pilastro. Un altro elemento che altera la percezione dell'interno, pur costituendo uno dei motivi principali della fama della chiesa, sono i numerosi monumenti funebri, dal XV al XX secolo, che affollano le pareti. L'edificio è tradizionalmente riferito ad per la visione classica e armoniosa dello spazio, che il grande scultore-architetto avrebbe potuto apprendere nel suo lungo soggiorno romano (► pp. ). Tuttavia l'attribuzione non poggia su basi documentarie ed è stata recentemente messa in dubbio. Il campanile e la facciata risalgono al XIX secolo e sono esempi di architettura neogotica. (47-48) slancio verticale delle arcate ogivali bilanciato dal motivo orizzontale del ballatoio Giorgio Vasari Arnolfo di Cambio 154-156 Chiesa di Santa Croce, dal 1295, interno con rimaneggiamenti successivi. Firenze. 47. Pianta della Chiesa di Santa Croce. 48. San Domenico maggiore a Napoli Tra la fine del Duecento e gli inizi del Quattrocento Napoli si presenta come una capitale ricca e popolosa. La corte degli Angiò, dinastia imparentata con la monarchia francese, attira in città artisti e letterati, e sorgono parecchi edifici importanti, gran parte dei quali ha subìto numerose alterazioni e distruzioni nel corso dei secoli. Tra questi, il complesso conventuale di San Domenico maggiore , costruito negli anni 1283-1324. La chiesa ha una (cioè priva di transetto) , con cappelle laterali e una grande abside poligonale, che si affaccia sulla piazza. Variamente arricchita con decorazioni, soprattutto fra il XVI e il XVIII secolo, è oggetto nell'Ottocento di un restauro condotto secondo i metodi allora in uso, che intendevano recuperare e ripristinare la struttura originaria. (49-50) pianta basilicale a tre navate Chiesa di San Domenico maggiore, 1283-1324, interno con rimaneggiamenti successivi e pianta. Napoli. 49-50. › pagina 137 Santa Chiara a Napoli La costruzione della Chiesa di Santa Chiara, appartenente all'Ordine francescano e dedicata alla santa che fu la prima seguace di Francesco d'Assisi, è direttamente legata alla dinastia angioina, dato che viene fondata nel 1310 dalla devotissima regina Sancia di Maiorca, moglie di Roberto d'Angiò, e poi destinata ad accogliere le tombe di famiglia. Pur essendo a , ha particolarmente . L'esterno è scandito da robusti contrafforti; l'interno è illuminato da finestre alte e strette ed è fiancheggiato da ampie cappelle. Alla chiesa è collegato il coro delle monache. Le (in particolare della Provenza, regione della Francia meridionale) si combinano qui con i caratteri tipici delle chiese francescane italiane. Bisogna però ricordare che la chiesa come la si vede adesso è il risultato di un lungo restauro seguito ai danni causati da un bombardamento degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale. una sola navata dimensioni grandiose (51-52) influenze francesi Chiesa di Santa Chiara, dal 1310, pianta e interno con rimaneggiamenti successivi. Napoli. 51-52.