La diffusione del linguaggio architettonico gotico in Italia conosce tempi e aspetti particolari. Non solo essa si limita sostanzialmente a due secoli,
il XIII e il XIV, ma gli edifici italiani, in ambito sia religioso sia civile, adottano le nuove tecniche costruttive utilizzando
piante più semplici e rinunciando all'acceso verticalismo e alla riduzione delle masse murarie tipici
dell'architettura d'Oltralpe. Nelle chiese gotiche italiane inoltre non è presente il triforio, ma soltanto un claristorio con semplici finestre
ogivali. Gli esempi che risultano più vicini ai modelli europei (come il Duomo di Milano) risalgono alla fase tardogotica.
Questa peculiarità è
stata spiegata talvolta con un'incompatibilità degli artisti della nostra Penisola nei confronti di uno stile nordico e antimediterraneo, ma anche con
motivazioni legate alla persistenza di tecniche e materiali tradizionali. Un ruolo determinante è giocato anche dalla presenza di Ordini religiosi, come
i cistercensi e gli Ordini mendicanti, che per vari motivi propugnano e diffondono una liturgia e un'architettura fortemente semplificate, anche se
fondate sulla tecnica costruttiva gotica.