3.  IL GOTICO >> L'arte gotica

Cimabue

Cenni di Pepo o Pepe (Firenze 1240 ca.-Pisa o Firenze 1302), detto Cimabue, è considerato il fondatore della tradizione pittorica di Firenze. La sua fama è legata anche ai noti versi che Dante (Purgatorio, XI, 91-96) fa pronunciare al miniatore Oderisi da Gubbio e che registrano il passaggio di testimone tra lui e Giotto: «Oh vana gloria de l’umane posse! / Com’ poco verde in su la cima dura, / se non è giunta da l’etati grosse! / Credette Cimabue ne la pittura / tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, / sì che la fama di colui è scura». Pur essendo ancora legato alla tradizione bizantina, Cimabue seppe introdurre importanti innovazioni e varianti.

Tra Pisa e Roma

A metà del Duecento Pisa era il principale centro della Toscana, sia dal punto di vista politico-economico sia da quello artistico. Cimabue, quindi, guardò fin dall’inizio ai pittori di quella città, per la quale lavorò almeno in due occasioni. Egli soggiornò anche a Roma, dove si trovò, secondo una delle poche notizie biografiche certe, nel 1272; qui però non restano sue opere. Nello stesso periodo si trovava a Roma anche Arnolfo di Cambio: è possibile che la visione diretta delle rovine antiche e la conoscenza del grande scultore, così interessato all’arte classica, abbiano contribuito a far maturare l’arte del pittore fiorentino, che aggiunge nuovi stimoli alla radice bizantina.