1.  DAL PALEOCRISTIANO ALL'ALTO MEDIOEVO >> L'arte paleocristiana

I nuovi soggetti dell'arte cristiana

Diversamente dagli ebrei, che proibiscono – come poi faranno anche i musulmani – l’uso di immagini in ambito sacro, i cristiani si pongono precocemente il problema della rappresentazione di temi religiosi, adottando modelli pagani riletti in chiave cristiana, come si è già visto per le pitture delle catacombe (► p. 27). A partire dal IV secolo, dopo la concessione della libertà di culto, si affermano alcuni soggetti religiosi e si cominciano a stabilire delle regole per la loro rappresentazione.

Dal repertorio pagano a quello cristiano

Il modo in cui il repertorio pagano viene riutilizzato da parte dell’arte paleocristiana è ben esemplificato dalla trasformazione di Ermes crioforo, cioè "che porta l’ariete", nella figura del Buon Pastore, ispirata alla nota parabola evangelica della pecorella smarrita. Uno degli esempi più noti di questo soggetto è una statua databile fra il III e il IV secolo (34), in cui Cristo è raffigurato senza barba – come spesso avviene in età paleocristiana – e il modellato elegante richiama esempi classici. La scultura a tutto tondo in marmo e pietra sarà in seguito abbandonata, per tornare in uso solo alla fine del Medioevo.
Anche il mosaico con Scena di vendemmia (35), ripetuto in due sezioni della volta anulare del Mausoleo di Santa Costanza a Roma, potrebbe essere scambiato per una raffigurazione profana e ha gli stessi caratteri stilistici propri della Roma tardoantica, ma assume un significato cristiano in riferimento al vino dell’eucaristia e a una frase di Cristo riportata nel Vangelo di Giovanni: «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla» (15, 1-8).