DAL PALEOCRISTIANO ALL'ALTO MEDIOEVO >> L'arte altomedievale 1. L'importanza delle arti applicate Nel corso dell’Alto Medioevo assumono un ruolo fondamentale le (spesso dette impropriamente arti minori), cioè la produzione di avori, oreficerie, gemme incise, decorazioni librarie, vetri, ceramiche e tessuti. Un’altra denominazione utilizzata è quella di arti suntuarie (dalla parola latina , che significa "spesa"), dato il pregio dei materiali utilizzati. È un fenomeno di rilievo non solo per la quantità delle opere realizzate, ma anche per la loro qualità: si tratta in molti casi di oggetti preziosi e raffinati, prodotti per committenti di alto livello, destinati alle corti, alle cattedrali o alle principali abbazie. Spesso, inoltre, le si presentano proprio in questo tipo di produzioni prima che in quelle a carattere monumentale, e possono essere meglio comprese grazie alla diffusione dei vari manufatti in aree geografiche diverse. Per descrivere questo fenomeno si afferma spesso che le arti applicate hanno il ruolo di nella storia dell’arte altomedievale. arti applicate sumptus innovazioni artistiche tecniche-guida Tra la fine dell’Epoca Tardoantica e il XIII secolo, l’avorio, materiale che si ricava da zanne di elefante o denti di ippopotamo, era molto difficile da reperire e pertanto . Al valore materiale si aggiungeva il significato simbolico, giacché l’avorio era considerato , anche in ricordo del trono eburneo (dal latino , "avorio") del re Salomone, citato nella Bibbia. Per queste ragioni esso era sovente impiegato per raffinati oggetti di carattere religioso, come cattedre episcopali, statuette liturgiche e dittici, già diffusi in epoca tardoantica. Nell’Alto Medioevo l’avorio viene utilizzato anche per le , come in una placca del IX secolo raffigurante , probabilmente prodotta nella Francia nord-orientale, e più precisamente nella regione di Metz. Mentre le figure sono abbastanza tozze e statiche, il è delineato con molta raffinatezza e ricorda . Gli avori estremamente costoso emblema di potenza e di purezza ebur rilegature di manoscritti Scene della vita di san Pietro (47) bordo con motivi vegetali modelli classici , particolare, 860-870 ca., avorio. Firenze, Museo Nazionale del Bargello. 47. Placca di rilegatura con scene della vita di san Pietro Flabello di Tournus Realizzato in età carolingia, l’eccezionale prende nome dall’abbazia francese dalla quale proviene . Si tratta di un ricchissimo , che proteggeva dagli insetti il vino della Messa; un’iscrizione dichiara infatti: «Due cose reca questo piccolo flabello in estate, allontana le mosche accanite e attenua il caldo». Il flabello, tuttora utilizzato nei riti della Chiesa ortodossa, era piuttosto comune anche in quella occidentale. Questo esemplare presenta un costituito per gran parte in avorio, con parti in osso e bronzo, e un rivestito di placchette dello stesso materiale, che contiene il ventaglio (in pergamena dipinta) quando è ripiegato. I soggetti decorati a rilievo sul manico e sull’astuccio comprendono sia temi sacri sia temi desunti dalla letteratura latina. Lo con cui sono state realizzate alcune delle placchette ha fatto sorgere l’ipotesi che esse siano opere antiche riutilizzate, ma un esame attento della tecnica di esecuzione ha dimostrato che manico e astuccio sono stati prodotti nella medesima bottega, legata alla corte dell’imperatore Carlo il Calvo (823-877), nella seconda metà del IX secolo. Flabello di Tournus (48) ventaglio scacciamosche per uso liturgico manico astuccio stile classicheggiante , 868 ca., osso, avorio, metallo, pergamena, h 78 cm. Firenze, Museo Nazionale del Bargello. 48. Flabello di Tournus › pagina 36 Tra le arti applicate, l’oreficeria è senza dubbio la tecnica di maggiore spicco e impegno. Innanzitutto è la principale testimonianza delle popolazioni nomadi, che non sviluppano arti monumentali ma, al contrario, tendono ad accumulare e a lavorare metalli preziosi. L’uso di seppellire i morti con i loro , composti di armi e ornamenti personali, ha favorito i ritrovamenti archeologici in molte zone d’Europa. Sono molto comuni le , spille usate per fermare abiti e mantelli; quelle conservate al Walters Art Museum di Baltimora, a forma di aquila , risalgono al VI secolo e sono arricchite da pietre colorate. Il carattere bidimensionale dell’oreficeria "barbarica" ha riflessi importanti sulla scultura, nella quale , e sull’architettura, dove compaiono , per esempio nel fregio a tenaglia del Mausoleo di Teodorico. Le tecniche orafe raggiungono elevati livelli di specializzazione e raffinatezza. Le lastre metalliche (non solo d’oro, ma anche di argento, rame, ottone, bronzo) vengono lavorate con la tecnica dello , che consiste nel percuotere una lastra sulla faccia posteriore con e , in modo da ottenere su quella anteriore motivi ornamentali e figurazioni. Si tratta di un procedimento antichissimo (utilizzato fra l’altro nella civiltà micenea), che viene perfezionato nel Medioevo appoggiando la lamina su uno strato di cuoio grasso, per ottenere contorni morbidi ed . L’uso del , un piccolo scalpello di ferro, consente di incidere metalli e pietre dure e di rifinire il lavoro. Un esempio di lavorazione a sbalzo si trova nella , che presenta anche pietre preziose o semipreziose inserite in apposite cavità metalliche dette (da cui il verbo incastonare) e decorazioni in ; queste ultime sono visibili anche nel della seconda metà dell’VIII secolo . Lo smalto è un rivestimento vetroso ottenuto con una tecnica già nota a Fenici ed Egizi: essa consiste nell’applicare su una base di metallo divisa in settori una miscela di sìlice combinata con una base di sodio o potassio, a cui si aggiungono, tramite fusione, degli ossidi metallici che determinano la tonalità e l’opacità della massa vetrosa. L'oreficeria corredi funerari fìbule (49) il rilievo diventa sempre più basso elementi decorativi tipici della lavorazione dei metalli sbalzo martello bulino effetti chiaroscurali cesello Corona ferrea (51) castoni smalto Reliquiario a forma di borsa (50) , VI secolo, bronzo dorato, gemme, vetro e sepiolite, h 14,2 cm. Baltimora, Walters Art Museum. 49. Fibule visigote a forma di aquila , seconda metà dell'VIII secolo, argento dorato e smalti. Berlino, Kunstgewerbe Museum. 50. Reliquiario a forma di borsa , IV-IX secolo, oro, gemme, smalti e un anello metallico. Monza, Museo e Tesoro del Duomo. 51. Corona ferrea