FOCUS 

I MANOSCRITTI

Fino al IV secolo i testi vengono scritti su fogli di papiro che si conservano in rotoli; in seguito si comincia a usare la pergamena (pelle di agnello o di altri animali, liberata dal pelo e opportunamente ammorbidita e sbiancata) e a rilegare i fogli nella forma del codice, la stessa dei libri moderni.
La scrittura viene eseguita a mano con inchiostro bruno e rosso (dal X secolo anche blu) e le pagine sono arricchite da illustrazioni, fregi e iniziali variamente ornate. L'arte della decorazione dei libri si chiama miniatura (da minio, il colore rosso molto utilizzato nei codici). Questa tecnica, largamente praticata nel Medioevo, dà spesso luogo a opere di grande valore artistico. Si impiegano colori macinati finemente e stemperati in gomma arabica e albume d'uovo, oltre che foglie d'oro fatte aderire sulla pergamena.
Durante l'Alto Medioevo la produzione dei codici è concentrata soprattutto presso gli scriptoria (plurale di scriptorium) dei monasteri; la scrittura, gli elementi decorativi e le miniature variano in base alle zone geografiche in cui questi si trovano. Nei monasteri irlandesi, per esempio, si utilizzano motivi a intreccio rigorosamente bidimensionali, derivanti dalla tradizione celtica. Un esempio è la pagina "a tappeto" con l'inizio (incipit) del Vangelo di Giovanni nell'Evangeliario di Durrow, scritto intorno al 680 e conservato nella biblioteca del Trinity College di Dublino. Questi motivi contengono figure di animali stilizzati e sono utilizzati con la massima eleganza e coerenza.
Nell'età carolingia, si assiste a una rinascita culturale caratterizzata da una tendenza generale all'imitazione dell'arte classica. La fondazione di nuovi monasteri e abbazie, dotati di scuole e biblioteche, è alla base di un'intensa produzione libraria. Nasce, inoltre, la minuscola carolina, derivata dalla minuscola romana e caratterizzata dalla forma regolare delle lettere: essa viene utilizzata in tutto il territorio dell'Impero diffondendosi poi in buona parte dell'Europa occidentale e determinando così un'uniformazione della scrittura. La scrittura carolina sarà ripresa all'inizio del XV secolo dai primi umanisti (che la scambiano per scrittura antica) fino a diventare il modello della minuscola umanistica rotonda e dei primi caratteri a stampa.
Sempre in epoca carolingia si affiancano agli scriptoria dei monasteri quelli attivi presso le sedi vescovili, come per esempio lo scriptorium del vescovo di Metz, Dragone (morto nell'856), figlio naturale di Carlo Magno. Nel Sacramentario, il libro liturgico usato dal sacerdote officiante, scritto e miniato negli anni 850-855, si trova una pagina con l'inizio della preghiera dell'eucaristia (Te igitur): essa è dominata da grandi lettere decorate la cui forma si rifà alle capitali, cioè alle lettere maiuscole delle iscrizioni romane. All'interno della lettera T compaiono Abele, Melchisedech e Abramo in atto di compiere sacrifici; in basso si vedono due buoi; in alto, la mano di Dio. All'eleganza della scrittura si unisce l'espressività dei tre personaggi biblici.