2.  IL ROMANICO >> L'arte romanica

Il Romanico veneto

San Zeno Maggiore a Verona 

La declinazione modenese del Romanico lombardo serve da modello per la costruzione della Basilica di San Zeno Maggiore a Verona, eretta tra il 1120 e il 1138 sul luogo di un'antica chiesa benedettina dove si conservavano le reliquie di san Zeno, martirizzato nel 308.
L'esempio della Cattedrale di Modena è particolarmente evidente nella facciata a salienti, nel portale incorniciato da un protiro retto da leoni stilofori e nella decorazione creata dalla sequenze di bifore che simulano una loggia, continuando anche nei fianchi dell'edificio. A differenza però della cattedrale di Modena, le bifore hanno dimensioni ridotte e uno spiccato verticalismo, accentuato anche dalle sottili colonnine binate che le spartiscono.
In tutta la facciata di San Zeno è ridotto l'effetto chiaroscurale dei pieni e dei vuoti, a favore di un'elegante policromia creata dall'uso di materiali diversi, il tufo, il marmo rosa e i mattoni: quest'alternanza materica e cromatica testimonia l'importanza degli esempi architettonici della vicina Venezia (40). Ai lati del protiro e nella lunetta al di sopra del portale si dispiega una decorazione scultorea a rilievo, perfettamente integrata nell'architettura ed eseguita da Nicholaus, uno dei maestri della scultura romanica (► p. 102).
L'interno è a pianta basilicale, senza transetto, ma come tipico delle chiese romaniche si sviluppa su tre diversi livelli: la chiesa vera e propria, a tre navate divise da pilastri cruciformi alternati a colonne (41-42); la grande cripta sottostante, a nove navate; il presbiterio che, come a Parma e a Modena, è notevolmente sopraelevato rispetto al piano basilicale ed è raggiungibile grazie a due scale che lo collegano alle navate laterali.
Verso la fine del XIV secolo viene ricostruita l'abside e se ne alterano le proporzioni originarie in vista di una struttura più slanciata. In questa occasione si realizza anche il nuovo tetto in legno dalla vivace policromia: questa copertura è detta carenata perché la sua forma deriva dalla carena di una nave, cioè la parte immersa dello scafo.