L’ARTE TRA LE DUE GUERRE 4. La Metafisica Dopo il Futurismo, l’Italia vede nascere dal pensiero del pittore Giorgio de Chirico un’altra importante corrente artistica, la Metafisica. Nel marzo 1917 Giorgio de Chirico, arruolato nell’esercito italiano insieme al fratello, noto con lo pseudonimo di Alberto Savinio, si trova a Ferrara, dove conosce Carlo Carrà e, successivamente, Giorgio Morandi e Filippo de Pisis. In questo contesto prende avvio la stagione più alta della pittura metafisica che, nata da una “rivelazione” avuta da De Chirico a Firenze nel 1910, nel corso degli anni trascorsi a Parigi (1911-1915) diverrà una vera e propria corrente artistica condivisa. De Chirico fornisce una particolare proposta di , lontana dalle istanze cubo-futuriste di scomposizione della forma e dalle declinazioni astratte. Egli elabora infatti un particolarissimo . Come vedremo, la dimensione di ritorno al classico si definisce come un “ritorno al mestiere” basato sui precetti dell’insegnamento accademico, così come sull’eredità classica dei soggetti della pittura. Questo percorso non è da intendersi come un regressivo ritorno alla tradizione, bensì come una diversa accezione di ricerca di avanguardia. L’influenza del pensiero di De Chirico è vasta, profonda e orientata in molteplici direzioni: ha un riscontro immediato nelle vicende artistiche del dopoguerra – dal Ritorno all’Ordine al Surrealismo – riverberandosi fino alla più recente contemporaneità. Ma che cosa significa la parola “metafisica”? De Chirico utilizza questo termine filosofico di origine greca per descrivere la sua nuova poetica. La pittura metafisica vuole : tutte quelle “cose” che appartengono alla quotidianità (una piazza porticata, giochi e scatole di biscotti, oggetti vari, statue greche e manichini), se viste da una particolare angolazione e svincolate dai nessi logici che normalmente le relazionano, generano un , fonte di e di . «Entro in una stanza – spiega De Chirico – vedo un uomo seduto sopra una seggiola, dal soffitto vedo pendere una gabbia con dentro un canarino, sul muro scorgo dei quadri, in una biblioteca dei libri, tutto ciò non mi colpisce, non mi stupisce, poiché la collana dei ricordi che si allacciano l’uno all’altro mi spiega la logica di ciò che vedo; ma ammettiamo che per un momento e per cause inspiegabili e indipendenti dalla mia volontà si spezzi il filo di tale collana, chissà come vedrei l’uomo seduto, la gabbia, i quadri, la biblioteca». L’atmosfera metafisica nasce appunto da un’ e, dunque, della rappresentazione che va oltre la percezione dell’ordine quotidiano delle cose. Da queste premesse prende forma una pittura dai contorni perfetti, dalle ombre nette e dai colori piatti, senza sfumature, dove il tempo si ferma e si congela in un’ . Gli oggetti si relazionano sulla tela in base a una logica “altra”, disposti come su un palcoscenico in attesa della rappresentazione, dove lo spazio, scandito e misurato attraverso precise definizioni prospettiche, è avvolto in un’atmosfera rarefatta e silenziosa, dove passato e futuro convergono in un eterno presente. modernità ritorno alla figurazione e al classico andare al di là delle cose fisiche per indagarne il senso nascosto senso di spaesamento enigma mistero incongruità della visione atmosfera eterna e sospesa , , 1910, olio su tela, 55x71 cm. Milano, Collezione privata. Giorgio de Chirico L’enigma dell’ora , , 1921, olio su tela, 55x40 cm. Venezia, Collezione Peggy Guggenheim. Carlo Carrà L’amante dell’ingegnere