L’ARTE TRA LE DUE GUERRE 4. L’École de Paris Nel periodo fra le due guerre rappresenta la culla della cultura d’avanguardia europea: è una città aperta e libera, animata da un mercato e da una committenza pronti a recepire e a promuovere i nuovi linguaggi. Per questo motivo diviene la che confluiscono da tutta Europa, per concentrarsi in particolare attorno a due centri focali, i quartieri di Montmartre e Montparnasse, caratterizzati da numerosissimi locali e caffè. Se a Montmartre erano nati la pittura e il Cubismo, Montparnasse diventa il centro di convergenza di tutta una serie di artisti ebrei provenienti dall’Est Europa, emigrati nella capitale francese per scampare alla fame e ai regimi. Molti di loro vivono alla Ruche in condizioni estremamente misere, conducendo una vita da disordinata e anticonformista. La Ruche è un edificio poligonale a tre piani che lo scrittore Dan Franck così ha descritto: «Ogni artista ha a sua disposizione un’unica stanza. La chiamano “la bara”: un triangolo con un soppalco dove l’inquilino dorme su un materasso sottile. Niente acqua, gas, elettricità. Corridoi bui, spazzatura dappertutto, grondaie bucate. Ma sui pianerottoli circolari, oltre le porte numerate, si sentono gli italiani che cantano, gli ebrei che discutono, gli strilli delle modelle negli studi dei russi». Alla Ruche vivono, fra gli altri, Marc Chagall, Chaïm Soutine, Constantin Brancusi e Amedeo Modigliani. Sono tutte figure eccentriche, che proseguono la loro ricerca senza curarsi dei linguaggi allora dominanti o declinandoli in maniera del tutto personale, anche in relazione alla formazione e alle tradizioni dei loro Paesi d’origine. Come osserva Giulio Carlo Argan, Chagall per tutta la vita «recita da maestro, nel gran teatro dell’arte mondiale, la parte dell’anima russa, mentre Soutine recita quella dell’anima ebraica». Per definire il clima composito e l’atmosfera cosmopolita della Parigi fra le due guerre, si parla di École de Paris (Scuola di Parigi), espressione con la quale non si vuole definire uno stile unitario quanto piuttosto un . In questa atmosfera l’arte è considerata come un linguaggio universale, capace di innescare una comunicazione intensa tra gli uomini, ovvero di diventare terreno di scambio, formulazione e confronto al di là delle mode del momento. Parigi meta di molti artisti e intellettuali fauve bohémiens clima libero, animato da un’eterogeneità di voci e di proposte artistiche , , 1911-1912, olio su tela, 157x122 cm. Parigi, Musée National d’Art Moderne, Centre Georges Pompidou. Marc Chagall Alla Russia, agli asini e agli altri , , 1924 ca., olio su tela, 110,4x81,1 cm. New York, Museum of Modern Art (MoMA). Chaïm Soutine Il gallo morto