LA BELLE ÉPOQUE  2.  L’Art Nouveau La spinta ideale che caratterizza l'ultimo quarto del XIX secolo porta a concepire una riforma delle arti che si è soliti indicare col nome di Art Nouveau o di Modernismo. (arte nuova) è il nome scelto dal gallerista Siegfried Bing nel 1895 per il suo negozio parigino, e il movimento modernista, che in Francia (e poi in Belgio) prende il nome proprio da questa galleria, si diffonde rapidamente in Europa assumendo diverse denominazioni, pur nei caratteri comuni di stile e di intenti che lo animano: in Germania e Austria, dove dilaga il fenomeno delle Secessioni (► p. ), in Inghilterra, in Spagna e nella Catalogna, in Italia, dal nome del negozio "Liberty and Co." di Londra. L'Art Nouveau è chiamata a svolgere un ruolo essenziale nella società, partendo da quei principi già formulati da William Morris, secondo cui l'educazione al Bello educa anche al Bene. Per questo motivo ogni aspetto della vita quotidiana deve presentare caratteri di funzionalità e bellezza coniugati insieme. Si è soliti assegnare il primato del (colpo di frusta) – la , emblema dello stile Art Nouveau – al ricamo nel paravento realizzato dal designer tedesco Hermann Obrist nel 1895 circa, ma tale motivo era già presente nella copertina del libro illustrato da Mackmurdo, , del 1883 (► p. ), il quale a sua volta si era ispirato a disegni di William Blake (1757-1827), poeta, pittore e incisore inglese, e di Morris. "L'Art Nouveau" Jugendstil 67 Modern Style Arte Jóven Arte Modernista Liberty coup de fouet linea attiva Wren's City Churches 64 , , 1895 ca., decorazione murale ricamata, lana e seta. Monaco di Baviera, Münchner Stadtmuseum. Hermann Obrist Il colpo di frusta Il vitalismo segreto racchiuso in ogni oggetto Lo storico dell'arte austriaco Alois Riegl, in del 1893, sostiene che la «decorazione è [...] uno dei più elementari bisogni dell'uomo, più elementare di quello della protezione del corpo». Così l' è la forma simbolica nella quale ogni oggetto è restituito alla sua essenza strutturale, facendone sgorgare il vitalismo segreto, il "simbolo" della sua funzione, che può essere fitomorfico (derivato dal mondo vegetale), o più organicistico, zoomorfico, come nelle architetture di Antoni Gaudí. La linea è "forza attiva" – così la definisce Henri van de Velde (Anversa1863-Oberägeri 1957), architetto e pittore belga – avvolgente, dinamica, sinuosa, dal tratto netto, che si sdoppia e poi si moltiplica, come l'eco di un'onda, in fasci che si diramano in parallelo e a ventaglio. I suoi motivi si manifestano quasi contemporaneamente, testimoniando una convergenza totale di sensibilità, nell'architettura, nella grafica, ma anche nella pittura o nella scultura, e molti artisti mutano il proprio stile, introducendovi i caratteri della nuova estetica. Le prime occasioni di confronto tra le nuove tendenze sono le mostre organizzate, dal 1894, dal gruppo belga de La libre esthétique. Problemi di stile ornamento , , 1895 ca. Londra, Victoria and Albert Museum. Louis Comfort Tiffany Vaso favrile Il ruolo delle riviste e le affinità con la musica Il dibattito legato alla diffusione del nuovo stile nasce e si alimenta sulle riviste, che sono caratterizzate da una produzione grafica di altissimo livello, con interventi dei maggiori pittori e scultori contemporanei. Nel 1891 nasce in Francia "La revue blanche"; nel 1893 in Inghilterra "The Studio"; in Germania nel 1895 "Pan", nel 1896 "Jugend" e "Simplicissimus"; a Praga nel 1897 "Volné Sméry" (Libere tendenze) e nel 1898 in Austria "Ver sacrum". In Italia lo scrittore d'arte Vittorio Pica fonda su modello inglese "Emporium" nel 1895, cui segue nel 1896 il "Marzocco", rivista capofila dell'Idealismo, diretta dal poeta Angelo Orvieto, meno legata all'Art Nouveau, ma importante nella diffusione del dibattito artistico internazionale. «Stiamo assistendo al sorgere di un'arte completamente nuova – scrive l'architetto August Endell nel 1898 a Monaco –, un'arte con forme che non significano e rappresentano niente, non evocano niente, ma possono stimolare il nostro spirito altrettanto profondamente di quanto possono farlo i toni musicali». E il musicista (1862-1918) sostiene la «rottura della cellula melodica» e afferma che «l'arabesco musicale, o piuttosto il principio dell'ornamento, è la base di tutte le forme d'arte». Claude Debussy I veli di Loïe Fuller A incarnare la vitalità del nuovo stile è la , con i veli su cui gioca la luce, inventata dalla celebre Loïe Fuller: a lei si ispirano artisti diversi, da Toulouse-Lautrec a Koloman Moser, fino agli architetti Pierre Roche e Henri Sauvage, i quali, per l'Esposizione Universale del 1900, dedicano alla ballerina un teatro la cui facciata si modella secondo la spirale delle sue vesti. danza a "serpentina"