8.3 COSTANTINOPOLI TRA CRISI E RINASCITA Dopo la crisi seguita all’età di Giustiniano e alle conquiste arabe, l’impero bizantino tornò a svolgere un ruolo egemone nel Mediterraneo orientale. Il declino dell’impero e le riforme di Eraclio Al tempo in cui Maometto iniziava la sua predicazione, l’impero bizantino stava attraversando una fase di crisi economica e politica, iniziata già dopo la morte dell’imperatore Giustiniano (565). La difficoltà di dominare un impero esteso su tutto il Mediterraneo determinò la perdita di molti territori. I problemi riguardarono in primo luogo i confini orientali. Se nel IV e nel V secolo il aveva subito un temporaneo raffreddamento, poiché entrambi gli imperi erano stati impegnati a respingere le invasioni dei popoli nomadi – in particolare degli Unni –, una volta terminata l’ondata delle migrazioni i Persiani ripresero la propria , sotto la guida del re sasanide (531-579). Stabilita la propria capitale a Ctesifonte, in Mesopotamia, i Sasanidi costrinsero i Bizantini a richiamare sul fronte orientale gran parte delle truppe stanziate in Occidente, favorendo così, tra l’altro, la conquista dell’Italia da parte dei Longobardi. Inoltre, tra il VI e il VII secolo si insediarono nei Balcani gli , un altro popolo nomade di origine indoeuropea proveniente dall’Asia centrale. I territori sottratti ai Bizantini sarebbero stati riconquistati da questi ultimi solo a partire dalla fine del VII secolo, ma le campagne contro gli Slavi si protrassero in realtà molto più a lungo, impegnando a fondo le risorse dell’impero e concludendosi solo nel IX secolo dopo violenti massacri e deportazioni in massa della popolazione. Infine, a partire dalla fine del VII secolo l’impero bizantino dovette affrontare l’aggressività degli , che arrivarono a minacciare più volte il cuore dell’impero, assediandone la capitale Costantinopoli. conflitto con i Persiani espansione territoriale Cosroe I Slavi Arabi Madonna in trono col Bambino tra Giustiniano e Costantino in un mosaico della basilica di Santa Sofia a Istanbul. L’oppressione fiscale e i latifondi Le pressioni esterne provocarono gravi difficoltà anche all’interno dell’impero, dove si verificarono scontri e tensioni tra le classi sociali. Dopo la morte di Giustiniano, dunque, si rendeva più che mai necessaria una grande opera di riforma che tentasse di rivitalizzare la struttura statale e desse nuovo slancio alla politica imperiale. Per fronteggiare le spese necessarie al mantenimento della flotta e dell’esercito, impegnati su vari fronti, lo Stato aveva dovuto aumentare i tributi alla popolazione. Come era accaduto già nell’impero romano d’Occidente, l’ provocò la crisi della piccola proprietà contadina. Per pagare i debiti contratti con il fisco, molti agricoltori furono costretti a cedere i propri appezzamenti ai grandi proprietari, favorendo così l’ . Divenendo coloni dei latifondisti, i contadini si liberarono dalle pressanti richieste dei funzionari imperiali e dall’obbligo del servizio militare. Il potere economico acquisito dai grandi proprietari terrieri, però, portò alla formazione di un’aristocrazia fondiaria sempre più autonoma e influente a livello locale, capace di minacciare l’unità politica dell’impero. La scomparsa della classe sociale dei piccoli contadini, inoltre, indebolì notevolmente l’ , di cui essi costituivano il nerbo. aumento delle tasse espansione dei latifondi esercito   › pagina 167    Le riforme di Eraclio Per fronteggiare questa situazione, l’imperatore Eraclio (610-641) promosse una radicale , attraverso la quale intendeva risolvere contemporaneamente gli squilibri provocati dalla pressione fiscale e le conseguenze negative dell’estensione dei latifondi. Per prima cosa, Eraclio favorì la ricostituzione dei patrimoni terrieri dei piccoli proprietari agricoli e liberò i villaggi contadini dall’influenza dell’aristocrazia terriera. Per evitare una nuova espansione dei latifondi, la vendita di questi terreni fu impedita. I territori appartenenti all’autorità imperiale o ai grandi latifondisti furono inoltre suddivisi in chiamati (letteralmente “corpi d’armata”, ma in seguito il termine fu utilizzato, più in generale, per indicare le province). Ogni distretto era assegnato a una di soldati che vi risiedeva stabilmente ed era posto sotto il controllo di un comandante dell’esercito, un generale con il titolo di . Allo stratego erano attribuite anche le funzioni di autorità civile, e la sua figura era quindi analoga a quella di un governatore. La , come viene chiamata dal nome dei nuovi distretti la riorganizzazione voluta da Eraclio, comportò notevoli vantaggi: riforma amministrativa e della proprietà terriera distretti militari temi guarnigione stratego riforma tematica ridusse sensibilmente le , perché grazie alle terre che erano state loro assegnate i soldati potevano mantenersi autonomamente, in modo non dissimile da quanto avveniva a Roma durante l’età repubblicana; spese per il mantenimento dell’esercito diede , rafforzando la lealtà dei soldati, che venivano gratificati con l’assegnazione di nuove terre; stabilità all’impero rafforzò la che, oltre a non gravare più interamente sulle casse dello Stato, diveniva più efficiente perché ogni contadino-soldato aveva interesse a difendere con le armi le terre in cui risiedeva; difesa militare dell’impero contribuì a risollevare le finanze statali grazie alla provenienti dalle piccole proprietà terriere.  ripresa delle entrate fiscali In un primo tempo la riforma di Eraclio interessò solo la penisola Anatolica, ma in seguito fu estesa a vaste aree rimaste incolte a causa della crisi economica. Ciò favorì l’espansione dei coltivi, l’aumento della produzione agricola e una generale . Inoltre, la creazione di piccoli eserciti locali che rispondevano soltanto all’autorità dell’imperatore contribuì a ridurre notevolmente il potere e l’influenza dei grandi aristocratici, rafforzando al contempo il potere centrale. ripresa economica PER CAPIRE  gruppo di soldati incaricato di difendere una postazione fortificata. Guarnigione: PER IMPARARE LA RIFORMA TEMATICA DI ERACLIO Ambasciatori alla corte di Eraclio in una miniatura del XV secolo.   › pagina 168    Eraclio contro Cosroe II Durante il regno di il conflitto con l’impero persiano si infiammò nuovamente. Tra il 611 e il 627, l’impero bizantino – che aveva già impegnato grandi risorse finanziarie e umane per contrastare l’arrivo degli – subì anche i danni dovuti alle . I Persiani guidati dal sasanide (590-628) approfittarono di questo momento di difficoltà per attaccare le frontiere orientali. Cosroe II conquistò rapidamente molti territori nemici, occupando la Siria e l’Egitto e, alleatosi con gli Slavi e gli Avari, nel pose . Le strutture difensive della capitale, disposte su una triplice cerchia di mura, erano però state concepite proprio per resistere a un lungo assedio; inoltre, i territori dell’Anatolia, con le loro ingenti risorse economiche e militari, restavano saldamente in mano all’impero d’Oriente. La città poteva infine contare sui rifornimenti garantiti dalla flotta, ancora in grado di controllare gran parte del Mediterraneo. Lasciando che la capitale resistesse con le proprie forze all’assedio, Eraclio mobilitò il grosso dell’esercito per muovere direttamente . In due anni di campagne militari i Bizantini sconfissero le truppe persiane e respinsero al contempo gli attacchi degli Avari stanziati nei Balcani. Eraclio Slavi nei Balcani incursioni degli Avari Cosroe II 626 Costantinopoli sotto assedio guerra contro la Persia La minaccia araba Con la vittoria sui Persiani – che portò al rovesciamento di Cosroe II, trucidato dai suoi stessi soldati nel 628 – i Bizantini riconquistarono temporaneamente la supremazia nel Vicino Oriente e si garantirono una certa sicurezza alle frontiere. Nuove e più temibili minacce si andavano tuttavia profilando ai confini dell’impero. A partire dalla terza decade del VII secolo, infatti, Costantinopoli dovette fare i conti con l’espansione apparentemente inarrestabile degli , che conquistarono importanti territori bizantini nell’area del Mediterraneo e del Vicino Oriente ( ). Come abbiamo visto, inoltre, tra il 637 e il 643 gli Arabi conquistarono l’ , sostituendosi ai Sasanidi nella pressione ai confini orientali dei domini bizantini. Nel , nel tentativo di stroncare la resistenza bizantina colpendo al cuore dell’impero, gli Arabi arrivarono addirittura ad , venendo però respinti dopo quattro lunghi anni di combattimenti. Arabi ► ATLANTE, pp. 14-15 impero persiano 674 assediare Costantinopoli L’imperatore Eraclio affronta le truppe arabe in una miniatura del XII secolo. I Bulgari nei Balcani L’area balcanica, già occupata dagli Slavi, fu nel VII secolo il teatro dell’espansione di un’altra popolazione di origine turca: i Bulgari. Occupata nel 679 la regione della (dove anticamente si erano stanziati i Visigoti), nel giro di pochi decenni i Bulgari crearono una struttura statale autonoma e ben organizzata, grazie alla quale, nei secoli successivi, furono in grado di attuare un’aggressiva politica di espansione territoriale. Agli inizi del IX secolo essi giunsero a occupare la , che costituiva una delle principali riserve di grano dell’impero bizantino. Come vedremo, i Bizantini reagiranno duramente nel corso del X secolo, impegnando sempre più ingenti risorse nella riconquista dei Balcani. Mesia Tracia PER RICORDARE Quali riforme economiche e politiche furono promosse da Eraclio? A quale scopo? Quale esito ebbero le guerre tra impero bizantino e impero persiano? A quali nuove minacce dovette far fronte Costantinopoli dopo la sconfitta dei Sasanidi?