L'OPERA SIMBOLO: Una pittura tombale Per tremila anni l’arte dell’antico Egitto rimane uguale a se stessa, seguendo regole fisse per rappresentare re e dei. L’arte egizia non varia molto le sue caratteristiche nonostante il passare del tempo: per tremila anni rimane fedele a una raffigurazione stilizzata ma realistica dei soggetti, ripetendo schemi e forme dettati dalla tradizione. Gli Egizi elaborano regole precise per dipingere la figura umana, un vero e proprio codice di raffigurazione che detta le proporzioni delle varie parti del corpo (p. 28). (1250 a.C. ca.), pittura murale. Luxor (antica Tebe), Valle delle Regine, Tomba di Nefertari, stanza di Nefertari. Nefertari e la dea Hathor REGALITÀ E DIVINITÀ Le immagini dipinte o scolpite dei faraoni e delle regine vogliono evidenziare la natura ultraterrena dei sovrani, per esempio mostrandoli insieme alle divinità. Particolare attenzione viene posta alla raffigurazione di abiti e gioielli e dei simboli del potere. Nelle pitture, le personalità più importanti e gli dei sono rappresentati con dimensioni maggiori rispetto agli altri individui. Le pitture nella tomba della regina Nefertari raffigurano il suo viaggio nell’aldilà. In questo dipinto la regina viene condotta per mano dalla dea dell’amore, Hathor. Le due figure, elegantissime, appaiono sontuosamente vestite e acconciate; la regina indossa i simboli della regalità: il collare d’oro e la corona piumata. Regina e dea sono di profilo, ed avendo lo stesso rango hanno anche la stessa altezza. Nelle pitture egizie, le figure sono in posizioni rigide, sempre di profilo ma con le spalle e gli occhi visti frontalmente, a gambe unite se sono ferme, come in questo caso, o divaricate se si vogliono rappresentare in movimento. REGALITÀ E DIVINITÀ