Il secondo Ottocento 3 Temi e motivi del Decadentismo La forza del negativo Il nichilismo Ponendosi in aperta polemica nei confronti dell ottimismo borghese e dei suoi valori positivi, la letteratura decadente può essere considerata una letteratura del negativo , in quanto i suoi esponenti non sono in grado di proporre nuove idealità in sostituzione di quelle tradizionali da loro demolite. Anzi, tale tendenza si configura spesso come autentico nichilismo, cioè come un atteggiamento che, negando l esistenza di qualsiasi valore o verità, svaluta il senso stesso del vivere. Inettitudine e malattia Sul piano esistenziale spesso le vite degli autori decadenti si caratterizzano infatti per eccessi autodistruttivi (l alcol, le droghe) oppure per un ripiegamento interiore che li porta all isolamento o alla marginalità sociale. Ciò si riflette inevitabilmente sul contenuto delle loro opere: i personaggi ritratti o evocati sono degli insofferenti, dei ribelli, degli inetti; nelle vicende narrate manca il tradizionale lieto fine e anche la poesia rappresenta la sofferenza e la crisi dell individuo. L inettitudine esistenziale, cioè la condizione di chi è o si sente inadatto alla vita , sfocia spesso nella malattia vera e propria, che ne diventa il segno manifesto. Si tratta per lo più di una malattia di tipo psicologico, come la malinconia o spleen di Baudelaire o l isterismo di Marina, la protagonista di Malombra (1881) di Fogazzaro (f rispettivamente T12, p. 374, e T7, p. 352), ma può anche trattarsi di una malattia allo stesso tempo fisica e morale, come quella del protagonista delle Memorie dal sottosuolo (1864) dello scrittore russo F dor Dostoevskij (f T4, p. 333), considerato un anticipatore di motivi tipicamente decadenti. Compiendo un simile percorso, il Decadentismo introduce e anticipa tematiche che saranno protagoniste della letteratura del Novecento: inettitudine e malattia verranno largamente riprese e sviluppate per esempio con le vicende e i personaggi dei romanzi di Italo Svevo e di Luigi Pirandello, con il «male di vivere di Eugenio Montale, nelle opere di Franz Kafka, Alberto Moravia e Carlo Emilio Gadda. Il mondo interiore Il disagio esistenziale 316 La malattia e la nevrosi che gli autori decadenti vivono e rappresentano nelle loro opere nascono quasi sempre dal conflitto tra le pulsioni più profonde del soggetto e i divieti e le norme o convenzioni morali imposte dalla società, che inducono il poeta a sentirsi vittima di un profondo disagio esistenziale. Vedendosi disadattato, l artista ha la sensazione di vivere uno stato psicologico abnorme e allucinato: si guarda vivere, abbandonandosi a suggestioni autopunitive, sulla soglia dell autolesionismo. Al tempo stesso, egli sviluppa un attenzione spasmodica per il proprio vissuto interiore e per la propria psiche, perlustrando le contraddittorietà e le spinte dell inconscio. Tale dimensione verrà studiata, messa a fuoco e spiegata in una teoria coerente all inizio del Novecento dal medico austriaco Sigmund Freud, il padre della psicanalisi. Già valorizzata dal Romanticismo, ora, negli ultimi decenni dell Ottocento, la conoscenza dei fondamenti istintivi dell essere viene ulteriormente approfondita. I poeti decadenti osservano l io come un elemento sperduto nel cosmo, percepiscono il fermento di istinti incontrollabili, avvertono l esistenza di qualcosa che agisce al di fuori della consapevolezza razionale. Rimbaud scrive: Je est un autre, vale a dire Io è un altro . Dice Io è , e non Io sono , a significare l estraneità del proprio corpo e del pro-