Il secondo Ottocento – L'autore: Giovanni Pascoli 2 Le opere Le principali raccolte poetiche L’ordine con il quale presentiamo le diverse tappe della produzione poetica pascoliana si basa sulle date di uscita delle prime edizioni delle singole raccolte. Va però detto che le opere maggiori sono per l’autore dei , pronti ad accrescersi nel tempo in successive nuove edizioni rimaneggiate. Non si può dunque parlare di uno sviluppo del suo sistema poetico, dal momento che le diverse raccolte – pur avendo ciascuna specifiche peculiarità e una propria omogeneità formale – rispondono tutte a un’unica ispirazione, a un’unica poetica, e possono essere lette come un insieme coerente e organico. contenitori sempre aperti Myricae La prima raccolta pascoliana, edita nel 1891 ma destinata a una continua rielaborazione negli anni successivi, presenta temi e paesaggi quotidiani, particolari impercettibili e apparentemente trascurabili della realtà, che l’occhio del poeta coglie però in una luce diversa, carica di segrete suggestioni. A quest’opera è riservata la seconda parte dell’Unità ( p. 425). ► Poemetti Pubblicati in prima edizione nel 1897, con l’aggiunta successiva di nuovi componimenti, i saranno suddivisi dall’autore in (1904) e (1909). Poemetti Primi poemetti Nuovi poemetti Rispetto a , in questa raccolta domina un’intenzione più narrativa, evidenziata dall’adozione di , come la terzina dantesca, coerenti con lo scopo di innalzare toni e contenuti: non a caso il poeta colloca in epigrafe l’emistichio virgiliano (“Cose un po’ più grandi”, cioè temi un po’ più alti). La maggiore altezza annunciata si accompagna alla celebrazione della natura, vista come un salvifico contraltare alla realtà brutale e artificiosa della civiltà industriale. In quest’ottica vanno dunque comprese l’ e la mitizzazione della siepe come protezione, reale e metaforica, di un mondo-«nido» ancorato all’immutabile semplicità di azioni, riti e pratiche quotidiane, correlati ai cicli delle stagioni. Myricae strutture metriche più ampie Paulo maiora esaltazione della piccola proprietà rurale La celebrazione della natura e del mondo rurale Sul piano espressivo, a tale trasfigurazione della vita semplice e umile corrisponde una ricerca lessicale puntigliosa, che mira a una pertinenza assoluta, ossia all’individuazione degli oggetti attraverso parole “vergini”, autentiche, nuove. Con una ardita, che attinge a disparati registri formali e ricorre a prestiti e contaminazioni, il poeta raggiunge soluzioni molto innovative, come l’innesto nel componimento di termini dialettali (in particolare della Garfagnana) e di vocaboli di una “lingua speciale”, l’inglese italianizzato parlato dagli italiani emigrati in America. sperimentazione linguistica Italy Lo stile Canti di Castelvecchio Dedicata alla madre e pubblicata per la prima volta nel 1903 (in edizione definitiva nell’anno della morte dell’autore, 1912), la raccolta comprende 69 componimenti suddivisi in due sezioni, oltre che un’appendice ( ). La scelta del titolo rinvia, secondo alcuni critici, a Leopardi (che aveva intitolato la sua raccolta di liriche ), di cui si recuperano i motivi della memoria e del rapporto uomo-natura come fonte di riflessione esistenziale. Diario autunnale Canti Il titolo e la struttura >> pag. 386 L’epigrafe virgiliana ( , “Piacciono gli arbusti e le umili tamerici”), identica a quella di , rimanda a quella prima raccolta, con cui i intrattengono un esplicito rapporto di continuità, sebbene ora le misure metriche siano spesso più ampie (qui Pascoli utilizza con maggiore frequenza l’endecasillabo) e il pascoliano si arricchisca ulteriormente di aulicismi, tecnicismi e voci di ascendenza dialettale. Da un punto di vista strutturale, i sono ordinati secondo l’alternarsi delle stagioni. Ma il motivo naturalistico è per lo più esteriore, visto che il dominante è soprattutto , con il continuo riaffiorare del ricordo dell’uccisione del padre (in particolare nelle liriche della sezione intitolata ). La dolente rievocazione del passato è accompagnata costantemente dallo sguardo malinconico che il poeta posa sull’ambiente e sul mondo esterno, segnato sempre dal mistero e dal cupo incombere della violenza e del male. Arbusta iuvant humilesque myricae Myricae Canti di Castelvecchio plurilinguismo Canti tema autobiografico Ritorno a San Mauro Continuità e novità rispetto a Myricae Poemi conviviali Il titolo dell’opera, pubblicata nel 1904, richiama il nome della sede editoriale che aveva accolto i testi per la prima volta, la rivista romana “Convivio”, diretta dal poeta Adolfo De Bosis e ispirata, nella veste editoriale come nei contenuti, al gusto estetizzante che caratterizzava il Decadentismo italiano (non a caso, tra i principali collaboratori compare Gabriele d’Annunzio). Pascoli sembra voler alzare il contenuto e la forma rispetto alle opere precedenti: non abbiamo più poemetti, ma poemi. E ancora una volta è un’epigrafe virgiliana ad annunciare una cifra stilistica e tematica diversa, più elevata: , cioè “Non a tutti piacciono gli arbusti”, come a dire che dal mondo umile della campagna delle prime raccolte si passa ad , come era già accaduto nei . Non omnes arbusta iuvant argomenti più elevati Poemetti Temi e toni più elevati In effetti, i 20 testi della raccolta sono tutti incentrati su del mondo antico, soprattutto greco (Omero, Alessandro Magno, Elena, Ulisse, Solone ecc.), anche se non mancano riferimenti a Roma e al cristianesimo. Su tali figure del passato Pascoli proietta la propria sensibilità, immergendole nel clima culturale del Decadentismo e della crisi del razionalismo positivistico. Non ci troviamo dunque di fronte a vincitori o a uomini saldi nei loro valori, ma al contrario ad , tormentati, privi di certezze, minati dalla sfiducia verso sé stessi e verso l’uomo in generale. personaggi storici o mitologici antieroi consumati dal dubbio La rilettura dei miti antichi L’antichità è per Pascoli un luogo su cui imprimere il segno del proprio sentire più profondo: lo di fronte alla realtà colma di pianto (l’amato Virgilio parlava di , le “lacrime delle cose”, ossia dell’ineluttabilità della sofferenza umana), le apparizioni inquietanti o consolatorie della natura, la vanità del desiderio di conoscere, la paura di vivere e di crescere, il rimpianto del grembo materno e degli affetti domestici, il mistero dell’esistenza; suggestioni rese ancora più acute e struggenti da un lessico raffinato e talvolta perfino estetizzante. Si tratta , sommerso dal tempo, ma che sembra vivere nella memoria delle nostre stesse attese e sofferenze: un «eterno che è sempre nuovo», come scrive il poeta, per intendere la misteriosa capacità del passato di rinnovarsi agli occhi e nei sentimenti di ogni individuo che nasce. sgomento lacrimae rerum di un mondo perduto Il passato che vive nel presente La poesia civile Negli ultimi anni di vita, Pascoli concepisce e in parte realizza ampi cicli poetici di ispirazione patriottica e nazionale. Questa produzione letteraria è influenzata dal fatto che egli si sente obbligato a raccogliere – contro la sua più genuina natura e con risultati, di conseguenza, piuttosto modesti – l’ , anche in qualità di poeta della Storia e della gloria nazionale. eredità di Giosuè Carducci >> pag. 387 In tale ambito possiamo ricordare le raccolte (1906), (pubblicate tra il 1908 e il 1909), i (1911, poi nel volume postumo , 1914), gli incompiuti (anch’essi pubblicati postumi, da Maria, nel 1913 insieme con l’ e l’ , composti in latino e dall’autore stesso tradotti in italiano). Odi e inni Le canzoni di re Enzio Poemi italici Poemi italici e canzoni di re Enzio Poemi del Risorgimento Inno a Roma Inno a Torino Le raccolte patriottiche La produzione poetica in lingua latina Iniziata con il poemetto nel 1891 e raccolta postuma nel 1914 sotto il titolo , l’opera latina di Pascoli accompagna quella in lingua italiana, a cui l’accomunano immagini, tematiche e tecniche compositive. Veianius Carmina Come ha scritto lo studioso Alfonso Traina, il latino pascoliano, «lungi dall’essere un prezioso giuoco umanistico», risponde «a una vitale esigenza dell’ispirazione» del poeta, che immette nella lingua, nei personaggi e negli ambienti dell’antica Roma repubblicana e imperiale e nella Storia cristiana (come nei ) i suoi tipici stati d’animo, inquieti e inclini alla dimensione onirica. Da qui scaturisce l’ : gladiatori, schiavi (per esempio in ), sconfitti dalla Storia (come il re numida Giugurta), con i quali Pascoli sente di condividere la dimensione del dolore e dell’ingiustizia. Poemata Christiana identificazione con personaggi condannati o reietti Thallusa La reinterpretazione della classicità Anche da un punto di vista espressivo, non vengono meno i caratteri peculiari dello stile e del simbolismo di Pascoli. Il suo è infatti un ben : frequenti sono il ricorso a termini tecnici e specialistici e l’impiego di espressioni tardomedievali e perfino di calchi di vocaboli italiani. Ciò testimonia, ancora una volta, l’ del poeta nel relazionarsi con le forme e le immagini del passato. latino diverso da quello della tradizione classica estrema libertà Un latino moderno La produzione in prosa All’opera poetica Pascoli affianca anche una produzione in prosa, riservandole uno dei tre tavoli del suo studio su cui aveva l’abitudine di lavorare (gli altri due erano destinati alla poesia in italiano e a quella in latino). Oltre che per il saggio intitolato – il testo a cui ha affidato la definizione della sua poetica ( p. 389) – edito in 20 brevi capitoli nel 1897 sulle colonne della rivista fiorentina “Il Marzocco”, Pascoli occupa il tavolo della prosa soprattutto per studiare e scrivere su Dante e, in misura minore, su Leopardi. Nei volumi (1898), (1900) e (1906), analizza in particolare la della figura di Beatrice nella e nella . Si tratta di studi critici per molti versi innovativi, pur con qualche forzatura, tesi a esplorare l’universo dantesco nei suoi significati simbolici e religiosi più reconditi. Il fanciullino ► Minerva oscura Sotto il velame La mirabile visione funzione allegorica Vita nuova Commedia Il “tavolo del dantista” Alla prosa, infine, Pascoli affida anche i suoi sporadici interventi pubblici intorno a temi civili. Come abbiamo visto, egli non rinuncia a dare espressione in versi alla propria ideologia politica, nella quale si intrecciano un generico venato di buoni sentimenti e un del passato sconfinante nella celebrazione nazionalistica. Tale componente della sua personalità intellettuale emerge in particolare nella presa di posizione imperialista espressa nell’orazione , del 1911. In questo testo, scritto in occasione della , il poeta celebra l’impresa militare come un’opportunità per sanare la piaga epocale dell’ e garantire terre nuove da lavorare ai ceti più poveri. Non si tratta di un colonialismo infarcito, come quello dannunziano, di volontà di potenza e aggressive pulsioni bellicistiche; l’ pascoliana è motivata dalla convinzione che solo recuperando le nobili vestigia del passato si sarebbe potuta le diverse sociali a difesa della “nazione contadina”. umanitarismo amore per le glorie italiane La grande proletaria si è mossa guerra libica emigrazione esaltazione dell’umile Italia bisognosa di riscatto ripristinare la concordia tra classi Il nazionalismo di Pascoli >> pag. 388 La vita Le opere • Nasce a San Mauro di Romagna 1855 • Viene ucciso il padre Ruggero 1867 • Muoiono la sorella maggiore Margherita e la madre 1868 • Muore il fratello Luigi 1871 • Muore il fratello Giacomo 1876 • È arrestato per attività sovversive 1879 • Si laurea in Lettere • È nominato professore di Lettere latine e greche al liceo di Matera 1882 • Si trasferisce al liceo di Massa 1884 1891 Prima edizione di Myricae • Si sposa la sorella Ida • Insegna Grammatica greca e latina all’Università di Bologna 1895 • È ordinario di Letteratura latina all’Università di Messina 1897 Poemetti • Insegna Grammatica latina e greca all’Università di Pisa 1903 Canti di Castelvecchio 1904 Primi poemetti Poemi conviviali • Succede a Giosuè Carducci sulla cattedra di Letteratura italiana all’Università di Bologna 1905 1906 Odi e inni 1908-1909 Nuovi poemetti Le canzoni di re Enzio 1911 Ultima edizione di La grande proletaria si è mossa Poemi italici Myricae • Muore a Bologna 1912 Edizione definitiva dei Canti di Castelvecchio