Il secondo Ottocento – L'opera Myricae T6 Il rosicchiolo T7 Romagna T8 I puffini dell’Adriatico T9 Orfano T10 Arano T11 Galline T12 Lavandare T13 Sorella T14 X Agosto T15 L’assiuolo T16-17-18 Temporale, Il lampo, Il tuono T19 Novembre La prima raccolta poetica di Pascoli, , è unanimemente riconosciuta dalla critica come un crocevia di fondamentale importanza per la storia della lirica italiana: sia per gli aspetti linguistico-formali, fortemente innovativi, sia per i contenuti, insieme quotidiani e simbolistici. Si tratta di un’opera che risente della coeva temperie culturale europea forse molto più di quanto Pascoli stesso sospettasse e che fa di lui un autore imprescindibile per documentare il passaggio dalla letteratura dell’Ottocento a quella del Novecento. Non a caso, già nel 1910 il critico Emilio Cecchi definì quella di Pascoli «la poesia più ricca di futuro che la nostra letteratura contemporanea possegga». Myricae 1 Composizione, struttura e titolo La vicenda compositiva ed editoriale è una raccolta di poesie che viene pubblicata per la prima volta nel , ma che da quella data avrà ancora una lunga vicenda sia compositiva sia editoriale, poiché vi saranno numerose edizioni, ciascuna con aggiunte di componimenti e revisioni da parte dell’autore: • 1891: 1ª edizione → 22 componimenti; • 1892: 2ª edizione → 72 componimenti; • 1894: 3ª edizione → 116 componimenti; • 1897: 4ª edizione → 152 componimenti (a partire da questa edizione Pascoli suddivide la raccolta in 15 sezioni, omogenee più dal punto di vista metrico che non da quello tematico); • 1900: 5ª edizione → con il totale definitivo di 156 componimenti; • 1911: ultima edizione dell’opera, dopo altre quattro, frutto di piccole revisioni stilistiche e strutturali. Myricae 1891 Le principali edizioni Come era accaduto per altre grandi raccolte, a cominciare dal di Petrarca, la vicenda compositiva di si estende per quasi tutto l’arco della vita dell’autore, a testimoniare l’importanza che quest’opera riveste nel suo percorso letterario. Canzoniere Myricae Il libro di una vita  >> pag. 426  Il titolo della raccolta deriva da un verso della quarta di Virgilio, nella quale il poeta latino sceglieva di affrontare un tema più elevato e di innalzare il tono stilistico rispetto ai componimenti precedenti: , vale a dire “Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”. Gli arbusti e le , piante diffuse nelle zone mediterranee, costituiscono due , che meglio si accorda con la realtà semplice della vita di campagna. Anche per Pascoli il termine sta a indicare la predilezione per argomenti umili e quotidiani e, insieme, la sostanza stessa della sua poetica, lontana dalla magniloquenza; egli elimina pertanto la negazione dell’epigrafe virgiliana e ne rovescia il significato: la vita agreste, la pace della natura, il susseguirsi delle stagioni, la fioritura degli alberi da frutto, gli eventi meteorologici costituiscono infatti i motivi ricorrenti della raccolta, coerentemente con la ricerca di genuinità e purezza teorizzata nel . Bucolica Non omnes arbusta iuvant humilesque myricae tamerici emblemi della poesia pastorale e dello stile dimesso myricae Fanciullino Il titolo 2 I temi «Sono frulli d’uccelli, stormire di cipressi, lontano cantare di campane»: così l’autore sintetizza la materia delle proprie poesie nella prefazione all’edizione di del 1894 (poi stampata in tutte le successive). In realtà, i temi e i motivi della raccolta sono ben più numerosi e vasti, e anche i più semplici – come quelli citati dal poeta – si caricano sempre di ulteriori significati. Myricae La maggior parte dei testi di presenta quadretti di campagna, descrizioni di fiori, uccelli, fenomeni atmosferici, come il temporale, il lampo, il tuono. Il poeta dimostra di possedere una conoscenza diretta e ravvicinata del paesaggio, lontano dall’idealizzazione bucolica della tradizione letteraria. Della natura, però, Pascoli non restituisce soltanto, per così dire, “la superficie”. Essa viene vista infatti come , come luogo della memoria in cui poter rievocare il passato e l’innocenza perduta, ma anche : ciò che il poeta intende evidenziare sono i valori simbolici e le risonanze interiori di una realtà apparentemente familiare, ma in verità assai misteriosa e perciò osservata con stupore infantile. Myricae fonte di consolazione di inquietudine e turbamento La natura Non a caso è proprio l’infanzia un altro tema fondamentale di . Sono molte le figure di presenti nei componimenti della raccolta. Essi sono per lo più , oppure : nel loro destino si riflettono le sofferenze private del poeta e le sue paure di fronte al male che pervade il mondo. L’universo sereno della remota “preistoria” dell’io, mitizzato nel «nido» come luogo sicuro degli affetti domestici, viene infatti ripercorso dalla memoria con struggente rimpianto, ma allo stesso tempo è caricato di sensazioni angosciose. Myricae bambini piangenti, tristi poveri o malati L’infanzia È come se tutta la realtà fosse circondata dal mistero. Mentre il Positivismo, fiducioso nella scienza e nelle sue possibilità, aveva concepito come un territorio da sottoporre a una ricerca condotta con metodo sperimentale, Pascoli, da autore decadente, ne fa il centro di una sofferta meditazione, che lo porta a valorizzare suoni, voci e immagini alla ricerca delle fitte corrispondenze che animano la realtà. l’ignoto Il mistero Tuttavia per Pascoli il male e il dolore dell’uomo rimangono insondabili: (che anzi è «madre dolcissima», come scrive nella prefazione alla raccolta), , responsabile dell’odio e della violenza, diverso da quello primitivo, considerato intimamente buono. Ciò spiega il senso di smarrimento e di solitudine che si respira nella raccolta e insieme l’aspirazione a una vita rinchiusa nell’ambito del «nido» familiare, gelosamente custodito e difeso dalle minacce esterne. a generare la sofferenza non è la natura ma l’uomo sociale Il male e la fuga nel «nido»  >> pag. 427  Collegato al tema del «nido» è quello dei morti. Anche in questo caso la biografia di Pascoli, scandita da lutti, ha influito sull’ispirazione di , dedicata fin dalla seconda edizione alla memoria di Ruggero Pascoli, il padre assassinato nel 1867. La morte non viene più intesa romanticamente come approdo ideale o come sublime annullamento: di fronte a essa e alle immagini che ne derivano – la tomba e il camposanto – non si prova che . Allo stesso tempo, però, il poeta cerca continuamente di rinsaldare i vincoli spezzati, recuperando una sorta di , in un rapporto che sappia trascendere i limiti spazio-temporali. Tra chi c’è ancora e chi è scomparso persiste un legame: i morti nella poesia di Pascoli sussistono in una condizione intermedia tra la vita e il nulla, e da lì possono tornare per incontrare i vivi (come accade in molti componimenti, spesso al momento del crepuscolo, prima che scenda la notte). Dunque, i congiunti scomparsi non esistono soltanto nel ricordo: al contrario, la loro presenza è reale, tangibile, quasi ossessiva nella coscienza dei sopravvissuti. Myricae sgomento e paura comunicazione affettiva con i defunti della propria famiglia I morti 3 Lo stile La lingua e la sintassi Un lettore di cultura e acume non comuni, lo scrittore Pier Paolo Pasolini, ha visto in di Pascoli il punto di partenza di una « » destinata a influenzare fortemente la produzione lirica italiana del Novecento. Nella storia della lingua letteraria, l’esperienza pascoliana rappresenta infatti una profonda novità, in quanto , egemone nella tradizione poetica italiana. Possiamo affermare che, con , Pascoli porta a compimento nella scrittura lirica la rivoluzione inaugurata nel romanzo da Alessandro Manzoni: un progetto di «democrazia poetica» (Contini) che, abbattute le rigide selezioni classicistiche, estende il diritto di cittadinanza letteraria a tutti gli elementi della realtà; tanto l’illustre, lo specialistico e il peregrino quanto l’umile, il quotidiano e il consueto entrano a far parte della poesia. Analizziamo le diverse componenti del lessico di a partire dalle osservazioni di Gianfranco Contini, che per primo l’ha studiato in maniera sistematica. In primo luogo, sopravvivono nel lessico pascoliano (compresi termini di derivazione dantesca e, in generale, aulicismi), come conseguenza della formazione classicista dell’autore. Si tratta della componente meno rilevante: queste vestigia del codice poetico tradizionale consentono però di intravedere il punto di partenza della sperimentazione pascoliana, e di valutare dunque appieno lo straordinario lavoro compiuto dal poeta nel percorrere la grande distanza che separa la lingua antica dalla nuova. Sono poi presenti termini di un , cioè estraneo alla lingua “istituzionale”, come per esempio le per rendere determinati rumori (il delle campane o il di rumori nelle siepi) e i versi degli uccelli (il dell’assiuolo o gli di passeri e rondini). Si tratta di vocaboli al confine tra linguaggio umano e animale, semantico e non semantico. Compaiono infine numerosi termini di un , cioè appartenenti alle cosiddette “lingue speciali”: dalla botanica alla zoologia, dalle tecniche agricole a quelle artigianali. Pascoli tende alla precisione e all’esattezza lessicale: è stato calcolato che in vengono nominate, con termini specifici, 56 specie di animali (soprattutto uccelli: ...) e 66 tipi di piante ( ...). Myricae rivoluzione stilistica alternativa al monolinguismo lirico di ascendenza petrarchesca Myricae Myricae • vocaboli della tradizione letteraria • linguaggio “pre-grammaticale” onomatopee din don fru fru chiù scilp, vitt, videvitt, dib dib bilp bilp • linguaggio “post-grammaticale” vocaboli tecnici e specialistici Myricae assiuoli, cince, fringuelli, pettirossi acanto, biancospino, fiordaliso, timo, veccia La novità della lingua di Myricae  >> pag. 428  Non bisogna pensare però che la precisione delle scelte lessicali conduca al realismo. La puntualità dei vocaboli si pone in un continuo e sistematico rapporto con altre soluzioni espressive, che sfumano i contorni della rappresentazione. Di questo processo si possono individuare almeno tre modalità. Nei singoli testi la precisione lessicale è sempre controbilanciata da « » (Contini): si pensi all’uso degli aggettivi in forma connotativa, che suggerisce senza descrivere, allude senza dire, indica senza distinguere: , , ecc. Al dato oggettivo o naturalistico è quasi sempre legato un , che fa perdere al primo consistenza concreta. Ciò vale spesso, per esempio, per le indicazioni cromatiche, che assumono ulteriori significati simbolici legati agli echi psicologici generati dai colori. Il dissolvimento del realismo è raggiunto, infine, attraverso la (per esempio figure retoriche quali l’allitterazione, l’assonanza, l’iterazione). 1. un fondo di indeterminatezza tremulo fragile gracile 2. valore simbolico o allegorico 3. messa in rilievo dei valori di senso veicolati da elementi non semantici Dal reale al simbolico Altrettanto nuovi e sperimentali sono gli aspetti sintattici. La risulta quasi sempre , con frasi ridotte all’essenziale e con un significativo ricorso ai costrutti della lingua parlata e allo stile nominale. L’autore preferisce la alla subordinazione, la alla complessità del periodo e tende a rimpiazzare l’organizzazione regolare del discorso con un , contratto, eliminando i soggetti espliciti, i verbi (soprattutto l’ausiliare “essere”) o le congiunzioni. Quasi volesse così attingere alle forme primitive, elementari del dire poetico, Pascoli privilegia le del discorso, che danno voce allo stupore e alla domanda di fronte all’esistenza e ai suoi misteri. Nello stesso quadro rientra anche un uso originale della punteggiatura: per esempio la frequente adozione dei due punti con funzione di interruzione più che di spiegazione, e il massiccio ricorso a tutti i segni di interpunzione per frantumare il verso («son due… gli occhi, grave, apre: vede», ). Tutte queste peculiarità stilistiche indicano come Pascoli punti a , tanto lontana dalla tradizione letteraria quanto vicina alla scrittura poetica della modernità. sintassi franta, spezzata coordinazione brevità andamento ellittico modalità esclamativa e interrogativa Agonia di madre un’inquieta movimentazione del discorso La sintassi Francobollo commemorativo emesso dalle Poste italiane per celebrare il centenario della nascita di Pascoli.  >> pag. 429  Le scelte retoriche e metriche In Pascoli cura all’estremo le scelte espressive e a tal fine, coerentemente con la sua sensibilità simbolista, utilizza ampiamente tutte le figure retoriche tipiche della poesia decadente, soprattutto l’ e la . La maggiore innovazione stilistica della raccolta è però l’uso frequente dell’ e il ricorso al : all’utilizzo cioè di parole già esistenti, che vengono scelte dal poeta in virtù del loro suono evocativo di una certa azione: per esempio . Myricae analogia sinestesia onomatopea fonosimbolismo sussurro, rimbombo, scricchiolio Sul piano metrico, non possiamo parlare di “rivoluzione” ma soltanto di “riforma”: (non giunge cioè al verso libero), certamente . Partendo dalle strutture classiche (sonetto, terzina, quartina, madrigale, ballata), vi innesta accenti nuovi, adatti a esprimere timbri e toni nascosti, assonanze e allusioni. Cura in particolare la magia dei suoni, la trama sonora, gli effetti musicali e ritmici delle frasi e delle pause (talora i versi sono spezzati dai puntini di sospensione). In tal modo la musica del verso appare più libera, ricca di echi e di rinvii che si prolungano nell’animo del lettore. Pascoli non abolisce la metrica tradizionale ma la rivisita in maniera nuova La metrica 4 I testi Temi e motivi dei brani antologizzati T6 Il rosicchiolo • il sacrificio dell’amore materno • la protezione del proprio figlio T7 Romagna • la nostalgia dell’infanzia felice • il «nido» familiare violato T8 I puffini dell’Adriatico • le voci dei puffini che paiono il richiamo dei marinai • gli elementi fonosimbolici T9 Orfano • il tema dell’abbandono • il «nido» rassicurante T10 Arano • l’idillio pittoresco dell’autunno • l’armonia della vita campestre T11 Galline • l’autunno vivace e disteso • la vena malinconica T12 Lavandare • il motivo autunnale malinconico • il paragone con l’abbandono affettivo T13 Sorella • la descrizione affettuosa di Maria • il senso del calore familiare T14 X Agosto • il dramma dell’assassinio del padre • la riflessione sul male T15 L’assiuolo • il motivo funebre • gli elementi impressionistici della descrizione T16-17-18 Temporale Il lampo Il tuono • gli stati d’animo di attesa e angoscia prima dello scatenarsi dei fenomeni naturali • la rassicurante protezione del calore domestico T19 Novembre • l’ultimo guizzo di calore che preannuncia il freddo dell’inverno e della morte