la sintesi Il Crepuscolarismo Il Crepuscolarismo piccole cose ironia IL CREPUSCOLARISMO Impiegato per definire una certa temperie letteraria per la prima volta nel 1910 dal critico Giuseppe Antonio Borgese, il termine crepuscolare indica, più che un vero e proprio movimento poetico, uno stato d animo o un atteggiamento del gusto condiviso da alcuni giovani poeti italiani (Guido Gozzano, Sergio Corazzini, Marino Moretti, Fausto Maria Martini, Carlo Chiaves e altri) che operano, fra i primi anni del secolo e la fine della Prima guerra mondiale, per lo più a Torino, a Firenze, a Roma. Al dannunzianesimo ancora imperante essi in vario modo oppongono una poesia prosastica dai toni dimessi, incerti fra la malinconia e l ironia, cantano l amore per le piccole cose e per gli ambienti provinciali, considerati i più vicini alla loro incapacità di nutrire grandi ideali e alla loro sazietà di grandi parole. «E, poiché non han nulla da cantare, ma sentono un veritiero bisogno di cantare , dice di loro Borgese, «s attaccano alle quisquilie, ai fiori di carta o alle cose buffe o malinconiche che erano di moda cinquanta o settanta anni fa . Perseguendo un sistematico abbassamento dei contenuti e degli stili della lirica alta, la poesia crepuscolare si muove in evidente polemica con il repertorio e i caratteri formali della poesia tradizionale. Ogni retorica altisonante viene rifiutata, così come la concezione del poeta vate impegnato nella società, o la figura dell artista che si autoproclama individuo fuori dal comune, portatore di una sensibilità unica e sublime. La poesia viene invece considerata, in una prospettiva intima e personale, come espressione di ripiegamento interiore. Il Crepuscolarismo segna dunque il tramonto della poesia romantico-decadente e annuncia l alba della nuova poesia novecentesca. I TEMI La realtà rappresentata dai poeti crepuscolari è triste e malinconica: gli ambienti sono umili e familiari, chiusi e piccoli; gli oggetti sono le insignificanti cose di tutti i giorni, amate perché cariche di ricordi. Il poeta prova un senso profondo di inettitudine e parla a sé morte malattia inettitudine malinconia stesso, consapevole di avere perso l aureola, il prestigio sociale, e la capacità di farsi ascoltare dagli altri. La malattia, fisica e spirituale, e l incombenza della morte sono temi costantemente presenti, soprattutto in Gozzano e Corazzini. GUIDO GOZZANO Nato nel 1883 a Torino, Guido Gozzano cresce in un ambiente borghese agiato. Ancora studente di giurisprudenza (non completerà gli studi), inizia a collaborare con giornali e riviste. Esordisce come poeta nel 1907 con la raccolta La via del rifugio e nel 1911 pubblica la sua opera più importante: I colloqui. considerato l iniziatore della poesia contemporanea e un postmoderno per la sua capacità di appropriarsi della letteratura precedente rivisitandola con ironia e con lo stesso distacco e la stessa sottile derisione che esercita nei confronti del mondo e di sé stesso. Minato dalla turbercolosi, muore a Torino di questo male, a soli trentatré anni, nel 1916. SERGIO CORAZZINI Nato a Roma nel 1886 in una famiglia borghese in cattive condizioni economiche, abbandona gli studi e trova un impiego presso una compagnia di assicurazioni. La sua prima raccolta poetica, Dolcezze, è del 1904 e altre sei ne seguiranno nei due anni successivi. La sua poesia è un documento del dolore e della rassegnata attesa della morte. Malato di tubercolosi, ne muore a Roma, poco più che ventenne, nel 1907. MARINO MORETTI Marino Moretti nasce nel 1885 a Cesenatico, in una numerosa famiglia piccolo-borghese. Lasciati gli studi liceali, si impiega come bibliotecario a Firenze. Fra il 1905 e il 1915 pubblica alcune raccolte poetiche, fra cui Poesie scritte col lapis (1910), che testimoniano una poetica in bilico tra intimismo e realismo. Dopo la guerra torna a vivere a Cesenatico, dove scrive diversi romanzi e negli ultimi anni della vita ancora raccolte di versi. Muore a Cesenatico, ultranovantenne, nel 1979. 369