Umberto Saba – L'opera Il canzoniere T3 A mia moglie T4 La capra T5 Città vecchia T6 Ritratto della mia bambina T7 Mio padre è stato per me «l’assassino» T8 Tredicesima partita T9 Teatro degli Artigianelli Per la profonda umanità dei contenuti e per la schiettezza della vena lirica di Saba si colloca tra le maggiori creazioni della poesia italiana contemporanea. In esso, una visione della realtà dominata dal e dal senso quasi fatalistico del convive con l’ per le persone care, con l’interesse per le creature più umili e con un’acuta attenzione per gli aspetti più minuti della vita. Si tratta di un’ , che si risolve in un diario intimo, in una confessione dai , fra il cantato e il parlato, fra l’aulico e il popolaresco, fra echi leopardiani e ritmi facili e cantabili tipici del melodramma: un esperimento, anche sul piano stilistico e formale, del tutto originale. Sotto l’apparente semplicità del dettato si celano comunque contenuti complessi. Strumento essenziale per la comprensione della poesia di Saba è la , cui fa riferimento l’autore stesso nella sua , l’opera in cui analizza e commenta i propri versi. Proprio come avviene nell’interpretazione psicanalitica delle dinamiche psicologiche, infatti, anche nelle liriche di Saba sono i dettagli che, emergendo dai quadretti idillici o addirittura dimessi in esse tratteggiati, diventano rivelatori delle pulsioni talvolta anche violente presenti nell’inconscio. Il canzoniere pessimismo dolore amore opera autobiografica toni medi psicanalisi Storia e cronistoria del Canzoniere 1 Il libro di una vita Fin dagli anni successivi alle prime pubblicazioni, Saba comincia a pensare a una dei suoi componimenti, in cui far confluire la sua intera opera poetica e che «da un certo momento in poi ha condizionato e orientato le singole raccolte parziali man mano ideate e pubblicate» (Brugnolo). La intitola, a partire dalla prima edizione del 1921, , in omaggio certamente a , ma anche al poeta romantico tedesco (1797–1856), delle cui liriche era uscita nel 1866 un’edizione italiana intitolata appunto , che Saba aveva letto e amato. raccolta organica Il canzoniere Petrarca Heinrich Heine Canzoniere L’idea e il titolo di una raccolta organica  >> pag. 522  Il riferimento a Petrarca, in realtà, è allo stesso tempo un avvicinamento e una presa di distanza dal modello. Entrambi i costituiscono infatti un’ , ma se il poeta trecentesco aveva offerto con i suoi versi un’immagine stilizzata e rarefatta della realtà, della vita e dei sentimenti, Saba, al contrario, , con tutte le imperfezioni e le contraddizioni che la caratterizzano. Una seconda edizione del , dopo quella del 1921, esce nel 1945, mentre nel 1961, dopo alcune altre, viene pubblicata postuma l’edizione definitiva (cui faremo riferimento in questa unità): ciò testimonia come Saba abbia lavorato al suo capolavoro, rivedendolo e correggendolo, per tutta la vita. Canzonieri attenta disamina del mondo interiore dell’autore canta l’esistenza nella sua dimensione concreta e quotidiana Canzoniere La struttura dell’opera ricalca la cronologia della composizione dei testi. La raccolta è divisa in (ossia 3 partizioni) che comprendono rispettivamente le liriche degli anni 1900–1920, 1921–1932 e 1933–1954. Ogni volume è a sua volta suddiviso in , ciascuna delle quali ha un titolo e rimanda a un lasso di tempo più ristretto. 3 volumi sezioni La struttura La vita Le opere Volume primo 1900–1920 Poesie dell’adolescenza e giovanili 1900–1907 Versi militari 1908 Casa e campagna 1909–1910 Trieste e una donna 1910–1912 La serena disperazione 1913–1915 Poesie scritte durante la guerra senza data Tre poesie fuori luogo senza data Cose leggere e vaganti 1920 L’amorosa spina 1920 Volume secondo 1921–1932 Preludio e canzonette 1922–1923 Autobiografia 1924 I prigioni 1924 Fanciulle 1925 Cuor morituro 1925–1930 L’uomo 1928 Preludio e fughe 1928–1929 Il piccolo Berto 1929–1931 Volume terzo 1933–1954 Parole 1933–1934 Ultime cose 1935–1943 1944 senza data (ma 1944) Varie senza data Mediterranee 1945–1946 Epigrafe 1947–1948 Uccelli 1948 Quasi un racconto 1951 Sei poesie della vecchiaia 1953–1954  >> pag. 523  si presenta come un i cui tre volumi corrispondono grosso modo alle tre età della vita dell’autore: la giovinezza, la maturità e la vecchiaia. Ciascun volume è un piccolo canzoniere a sé, ma, allo stesso tempo, le numerose che accomunano le tre parti rendono la raccolta nel suo complesso un’opera . Come ha scritto il critico Mario Lavagetto, non è una semplice «somma di poesie», ma una «forma temporale» in cui «ogni singolo componimento ci appare come una parola inserita in una frase: può essere letto in sé, ma rimanda a un significato latente che attraversa tutta l’opera e la organizza». Il canzoniere diario simmetrie tematiche e strutturali profondamente unitaria Il canzoniere di Saba Una raccolta unitaria 2 I temi La struttura diaristica del è coerente con la dei testi che lo compongono. Si può dire che Saba non parli che di sé stesso, anche quando racconta degli altri, delle cose, del mondo che lo circonda, guardato sempre a partire da un forte punto di vista personale e, soprattutto, sempre in relazione al proprio io. L’autore racconta la propria vita come in , che ha i suoi : la nutrice, la madre, la zia, i compagni di scuola, il padre, le fanciulle e i giovani uomini, la moglie, gli “altri”; e i suoi essenziali: la , il , l’ , la contemplazione della e degli , il rapporto con i luoghi e in particolare con Trieste. Canzoniere natura autobiografica una sorta di romanzo personaggi nuclei narrativi ricostruzione dell’infanzia conflitto padre–madre amore per la moglie Lina natura animali Un “romanzo” autobiografico Trieste è infatti per Saba un punto di riferimento essenziale. I legami che lo avvincono a questa città sono talmente forti che essa può essere definita la “culla” della sua poesia: i posti (il porto, il molo, le viuzze della città vecchia, la zona collinare) ma anche l’umanità (gli uomini, le ragazze, i ragazzi, la vita urbana con la sua animazione) sono presenze fondamentali nei suoi versi. Una così stretta appare un caso unico nella letteratura italiana del Novecento, e si può semmai paragonare alle identificazioni ottocentesche di Porta con Milano o di Belli con Roma. L’attaccamento a Trieste è motivato dalla vicenda biografica dell’autore, che vede la propria città natale come una sorta di “origine prima”, di mondo delle sicurezze, e quasi come una . simbiosi tra autore e città personificazione della madre Il rapporto con Trieste Nelle liriche del troviamo la , e specialmente nei suoi aspetti fisici e minuti: la quotidianità è abbracciata come in un atto istintivo, non mediato dalle sovrastrutture della morale o dell’ideologia. Influisce, su questo atteggiamento, la lettura di , che si affianca all’altro autore di riferimento di Saba, Freud; non il Nietzsche superomistico caro a d’Annunzio, ma il grande “demistificatore” che scava in profondità nella psicologia dell’essere umano, il filosofo che smaschera le ipocrisie e le autocensure dell’individuo e riconosce gli impulsi egoistici alla base delle idee e dei valori più alti (proprio come avrebbe poi fatto Freud, tanto che di Nietzsche Saba scrive: «era uno psicologo prima dell’analisi»). Canzoniere celebrazione dell’esistenza nella sua totalità Nietzsche La celebrazione della vita… Allo stesso tempo, e quasi come rovescio di questa convinta adesione alla vita, il poeta vive un’acuta sensazione di estraneità e di : «Dell’umana natura essere al fondo / pensavi, e invece ne sei quasi fuore» ( , 7). Egli aspira alla gioia e alla pienezza, ma finisce per essere vittima dell’angoscia. A questo sentimento corrisponde un senso di dolorosa , «lacerato da conflitti che rinviano […] a traumi personali, freudianamente ricondotti all’infanzia» (Brugnolo). È – quello di Saba – un intreccio psicologico-esistenziale amaro e tormentato. esclusione dal mondo e dagli altri Autobiografia scissione dell’io … e l’acuto senso di esclusione  >> pag. 524  La consapevolezza della propria specificità, l’«onta […] d’essere solo e diverso» ( ), rimanda al motivo tradizionale della (espresso magistralmente dall’ di Baudelaire), ma sembra anche legato, a tratti, a una , che si esprime in una tensione omosessuale mai dichiarata apertamente ma presente sotto traccia (come scrive Lavagetto, tale segreta pulsione è «qualcosa che deve essere indovinato, riconosciuto, avvertito sotto le superfici »). Nelle liriche di Saba compaiono molti giovani uomini, a partire da Glauco, «un fanciullo dalla chioma bionda, / dal bel vestito di marinaretto», che chiede al poeta: «Qual è il pensiero che non dici, ascoso [nascosto], / e che da noi, così a un tratto, t’invola [ti allontana]?» ( ). Il «pensiero ascoso» del poeta «rimanda con molta evidenza al desiderio omoerotico, disseminato in molti modi in tutto il , anche quando non è rappresentato esplicitamente» (Gnerre). Appunti separazione dell’intellettuale-poeta dalle persone comuni Albatro diversità di tipo sessuale Glauco Canzoniere La diversità del poeta Al di là del vissuto personale e dell’oscuro groviglio che caratterizza il suo mondo interiore, Saba manifesta nel corso degli anni una crescente apertura alle ragioni della e alle vicende della , sempre mantenendo la semplicità e l’assenza di retorica che contraddistinguono tutta la sua produzione: «È bella / la nostra solitudine. Ma pure / sento in essa echeggiar le altrui sventure / più grandi» ( ). È un altro aspetto della sua adesione alla vita, da cui derivano per esempio la solidarietà e la vicinanza nei confronti del popolo ebraico (al quale Saba appartiene in virtù delle origini materne), colpito dalla tragedia immane della Shoah, e più in generale verso tutti coloro che hanno sofferto a causa delle drammatiche vicende del Novecento e che si sono opposti alla barbarie dei regimi totalitari: «Amo sol chi in ceppi avvinto [incatenato], / nell’orror d’una segreta [prigione], / può aver l’anima più lieta / di chi a sangue lo percuote» ( ). sofferenza altrui Storia collettiva Undicesima fuga Sesta fuga Gli “altri” e la Storia Nel 1948, giudicando insufficiente l’attenzione della critica nei suoi confronti, Saba pubblica un testo in prosa dal titolo , un singolare , in cui rivela le occasioni compositive, chiarisce i riferimenti a episodi e stati d’animo che altrimenti non potrebbero per altra via essere noti al lettore, illustra il significato di alcune espressioni. Un’analisi sistematica e così approfondita del proprio lavoro creativo da parte di un autore è un esempio unico nella letteratura italiana del Novecento (e che fa piuttosto pensare al Dante della e del , in cui egli spiegava, attraverso i brani in prosa, il senso delle proprie liriche). Non sempre, tuttavia, l’autoesegesi del poeta è la più corretta: non solo perché al lettore, che pure non può prescindere dall’aderenza ai dati testuali, va garantita una certa libertà ermeneutica, ma anche perché Saba, di proposito o meno, dissemina la sua di informazioni talora errate o comunque inaffidabili. Si tratta dunque di un per l’interpretazione della sua opera poetica. Storia e cronistoria del Canzoniere autocommento alla propria opera Vita nuova Convivio Storia e cronistoria documento prezioso ma non sufficiente Interpretazione e autointerpretazione Michelangelo Buonarroti, detto , 1530–1534. Firenze, Galleria dell’Accademia. Prigione Atlante