Il secondo Novecento e gli anni Duemila – L'autore: Italo Calvino LABORATORIO verso l'esame TIPOLOGIA A analisi del testo La visita alle monache , cap. 14 La giornata d’uno scrutatore A un certo punto del racconto devono votare anche le monache che risiedono nel Cottolengo: per Amerigo è la scoperta di un mondo diverso da quello “infelice” dei malati a cui aveva assistito finora. Gli ultimi voti da raccogliere erano di monache che non potevano lasciare il letto. Gli scrutatori avanzavano per lunghi dormitori, tra file di baldacchini con le tende bianche, drappeggiate su qualche letto a incorniciare una vecchia monaca appoggiata ai cuscini, che sporgeva dalle coltri vestita e acconciata di tutto punto, fino all’ala fresca d’amido della cuffia. L’architettura conventuale (forse della metà del secolo passato, ma come senza tempo), l’arredo, gli abiti, facevano una vista che doveva essere la stessa in un monastero del Seicento. Amerigo, in un posto del genere, era certo la prima volta che ci metteva piede. E in questi casi, un tipo come lui – tra il fascino storico, l’estetismo, il ricordo di libri famosi, l’interesse (proprio dei rivoluzionari) a come le istituzioni modellano il volto e l’anima della civiltà – era capace di lasciarsi andare a un improvviso entusiasmo per il dormitorio delle monache, e lasciarsi prendere quasi dall’invidia, a nome delle società future, per un’immagine che, come questa sfilata di baldacchini bianchi, racchiudesse in sé tante cose: praticità, repressione, calma, imperio, esattezza, assurdità. Invece, niente. Aveva attraversato un mondo che rifiutava la forma, e a ritrovarsi ora in mezzo a quest’armonia quasi fuori dal mondo, s’accorgeva che non gli importava. Era altro che cercava di fissare ora, non le immagini del passato e del futuro. Il passato (proprio per il fatto d’avere un’immagine così compiuta nella quale non si poteva pensare di cambiar nulla come in questo dormitorio) gli pareva una gran trappola. E il futuro, quando ci se ne fa un’immagine (cioè lo si annette al passato), diventava una trappola esso pure. Qui il votare procedeva più svelto. Si posavano le schede su un vassoio, sopra le ginocchia della monaca seduta a letto, si chiudevano le tendine bianche del baldacchino, «Ha votato, reverenda?», si tiravano le tendine, si mettevano le schede nella scatola. La bocca dell’alto letto era occupata dalla montagna dei cuscini e dalla persona della vegliarda, sotto il grande pettorale bianco, con le ali della cuffia che toccavano il cielo del baldacchino. Aspettando lì dietro la tenda, presidente segretario e scrutatori sembravano più piccoli. «Siamo come Cappuccetto rosso in visita alla nonna malata, – pensò Amerigo. – Forse, aperta la tendina, non troveremo più la nonna, ma il lupo». E poi: «Ogni nonna malata è sempre un lupo». 5 10 15 20 25 30 COMPRENSIONE Riassumi il contenuto del brano in circa 5 righe. 1 A che cosa si riferisce l’espressione (r. 15)? 2 un mondo che rifiutava la forma Perché l’ambiente delle monache sembra ad Amerigo un’ (r. 16)? 3 armonia quasi fuori dal mondo Che cosa intende dire Calvino con la frase finale (rr. 30–31)? 4 Ogni nonna malata è sempre un lupo >> pag. 956 ANALISI Che tipo di narratore viene utilizzato? 5 Quali registri linguistici sono presenti? Rintraccia qualche parola e qualche espressione tipica di ciascun registro, commentandone il loro impiego sul piano espressivo. 6 Si possono individuare particolari figure retoriche? Se sì, quali? 7 Descrivi brevemente la sintassi impiegata. 8 INTERPRETAZIONE COMPLESSIVA E APPROFONDIMENTI Qual è il tema principale del brano? In che relazione si pone con il resto dell’opera? 9 Quali altre opere di Calvino conosci? Confrontale con , evidenziando gli elementi in comune e le differenze sul piano tematico e stilistico. 10 La giornata d’uno scrutatore TIPOLOGIA B articolo di giornale ARGOMENTO L’ARTISTA MODERNO E L’IMPEGNO POLITICO: UN RAPPORTO COMPLESSO E TORMENTATO Sviluppa l’argomento in forma di articolo di giornale utilizzando i documenti forniti. Nella tua argomentazione fai riferimento a ciò che hai studiato e alle tue conoscenze. Documento 1 La visione politica di Amerigo Ormea, il protagonista della Giornata d’uno scrutatore. Amerigo, lui, aveva imparato che in politica i cambiamenti avvengono per vie lunghe e complicate, e non c’è da aspettarseli da un giorno all’altro, come per un giro di fortuna; anche per lui, come per tanti, farsi un’esperienza aveva voluto dire diventare un poco pessimista. D’altro canto, c’era sempre la morale che bisogna continuare a fare quanto si può, giorno per giorno; nella politica come in tutto il resto della vita, per chi non è un balordo, contano quei due principi lì: non farsi mai troppe illusioni e non smettere di credere che ogni cosa che fai potrà servire. Amerigo non era uno che gli piacesse mettersi avanti: nella professione, all’affermarsi preferiva il conservarsi persona giusta; non era quel che si dice un “politico” né nella vita pubblica né nelle relazioni di lavoro; e – va aggiunto – né nel senso buono né nel senso cattivo della parola. (Perché c’era anche un senso cattivo; o anche un senso buono, secondo come uno la mette: Amerigo comunque lo sapeva.) Era iscritto al partito, questo sì, e per quanto non potesse dirsi un “attivista” perché il suo carattere lo portava verso una vita più raccolta, non si tirava indietro quando c’era da fare qualcosa che sentiva utile e adatto a lui. 5 10 15 Italo Calvino, , Einaudi, Torino 1963 La giornata d’uno scrutatore >> pag. 957 Documento 2 La visione politica di Italo Calvino è espressa in un discorso tenuto all’Amherst College nel 1976. A ripensarci, è molto strano. Gli anni della mia gioventù, a partire dal 1945 e per tutti gli anni Cinquanta e oltre, hanno avuto come problemi dominanti i rapporti tra lo scrittore e la politica. Potrei dire che ogni discussione girava intorno a questo punto. La mia generazione potrebbe essere definita come quella che ha cominciato a occuparsi di letteratura e di politica allo stesso tempo. Negli ultimi anni invece mi è capitato spesso di preoccuparmi di come vanno le cose politiche e di come vanno le cose letterarie, ma quando penso alla politica penso solo alla politica e quando penso alla letteratura penso solo alla letteratura. Oggi affrontando queste due problematiche provo due sensazioni separate, e sono entrambe sensazioni di vuoto: il vuoto d’un progetto politico in cui io possa credere, e il vuoto d’un progetto letterario in cui io possa credere. 5 10 Italo Calvino, , in Una pietra sopra, Einaudi, Torino 1980 Usi politici giusti e sbagliati della letteratura Documento 3 Nel brano il giornalista e studioso Vittorio Strada (n. 1929) racconta il rapporto della poetessa Anna Achmatova (1889–1966) e dello scrittore Michail Michajlovicˇ Žošcˇenko (1895–1958) con lo zdanovismo, la corrente ideologica che promuoveva presso gli artisti e i letterati l’impegno creativo fondato sui princìpi del marxismo–leninismo. I due letterati russi incriminati non appartenevano neppure a quella timida “fronda” che in passato poteva esserci stata tra gli scrittori russi operanti nell’Urss nei riguardi del regime comunista: Anna Achmatova, nella sua solitaria indipendenza, era “leale” verso le autorità, avendo accettato dopo la rivoluzione di restare in patria e di non emigrare per amore della sua terra martoriata, mentre Zoščenko, scrittore più complesso di quanto non creda chi lo incasella nello stereotipo di umorista e satirico, apparteneva alla schiera di quegli intellettuali che erano dominati da una sorta di “complesso d’inferiorità” verso la rivoluzione e da un rovinoso ma sincero desiderio di adattarsi alla nuova realtà e collaborare con essa. Perché, allora, quell’attacco grossolano? E che cosa, in realtà, fu quell’intervento di Andrej Ždanov? Queste domande è bene porsele oggi, mezzo secolo dopo quel fatale 1946, quando ormai, per fortuna, è inattuale una polemica contro lo zdanovismo. Vediamo, prima di tutto, come i due bersagli diretti dell’attacco del gerarca comunista interpretarono quell’intervento. Lasciamo da parte Zoščenko, nel cui appartamento museo, squallidamente povero, a Pietroburgo, oggi si può vedere il numero della “Pravda” col testo del rapporto di Ždanov solcato da segni e sottolineature in matita rossa, frutto della lettura che lo scrittore aveva fatto di quel verdetto. […] Più originale fu la reazione di Anna Achmatova, che costruì una sorta di mito personale, attribuendo a se stessa e a un episodio della sua vita un significato decisivo ed eccessivo. Alla fine del 1945 Isaiah Berlin, oggi noto come storico delle idee 5 10 1 15 20 Andrej Aleksandrovič Ždanov (1896-1948), politico e ideologo sovietico. 1 Ždanov: >> pag. 958 e allora collaboratore dei servizi d’informazione britannici, da Mosca, dove era giunto per un breve soggiorno, si recò a Leningrado e, entrato per caso in contatto con un conoscente dell’Achmatova, espresse il desiderio di visitare e conoscere di persona l’illustre poetessa. […] “Dunque la monaca riceve visite di spie straniere”, dicono (e fu la stessa Achmatova a riferirlo) che abbia esclamato Stalin, ricoprendo la poetessa di epiteti irriferibili, quando seppe di quell’incidente. L’Achmatova indicava anche un altro episodio nella preistoria dell’attacco zdanoviano: il fatto che nell’aprile 1946, durante una serata dedicata ai poeti leningradesi, lei fosse stata applaudita dal pubblico in piedi, onore che era riservato solo al “padre amato dei lavoratori di tutto il mondo”. Di qui l’ira di Stalin. Forse questo “mito personale” contiene una parte di verità, ma certo le ragioni dell’intervento di Ždanov furono altre. Nel quarto di secolo che aveva preceduto l’attacco zdanoviano, la cultura e la letteratura russa sovietizzata avevano subito una durissimo addestramento alla sottomissione grazie a un sistema senza precedenti fatto di violenza e di censura, ma anche di egemonia ideologica, un sistema che, in letteratura, era culminato nel 1934 nella proclamazione del “realismo socialista” a dottrina ufficiale (e Ždanov era stato il dirigente sovietico che aveva tenuto a battesimo il neonato dogma letterario). La guerra antinazista vittoriosa, tuttavia, aveva rianimato qualche speranza anche nella domata intelligentsija sovietica, speranza semplicemente di un attenuamento del rigido controllo del partito. Il rapporto di Ždanov, espressione della politica comunista e quindi personalmente di Stalin, era un richiamo all’ordine da parte del Padrone e l’estinzione di ogni illusione. Il fatto stesso che di mira venissero presi direttamente proprio due letterati di gran nome anche internazionale come l’Achmatova e Zoščenko faceva capire che agli altri, minori, non sarebbe stato risparmiato nulla in caso di un lieve “sgarro”. 25 30 35 2 40 45 Vittorio Strada, , “Corriere della Sera”, 21 ottobre 1996 E Zdanov mandò i poeti all’inferno la classe intellettuale. 1 intelligentsija: Documento 4 L’esito artistico dello zdanovismo è stato il realismo socialista, che aveva il compito di offrire esempi positivi di persone lavoratrici, socialmente impegnate. Aleksandr Aleksandrovič Dejneka (1899–1969), . Collezione privata. I conquistatori dello spazio >> pag. 959 Documento 5 Lo studioso Antonio Tricomi (n. 1975) parla dell’atteggiamento innovativo dello scrittore e intellettuale Pier Paolo Pasolini (1922–1975) nell’agone politico. Egli [Pasolini] asseconda perciò diverse richieste che gli vengono dal mercato e da una civiltà ormai dello spettacolo, ma il suo progetto, anzi la sua illusione, è demistificare e combattere dall’interno una tipologia di dominio e logiche di profitto che ritiene possibile incrinare solo occupando un pur minimo spazio di potere, solo svuotando di senso quelle dinamiche con l’accoglierle per farne veicoli di diffusione di idee ad esse irriducibili. La figura che Pasolini incarna non è insomma quella dello scrittore, dell’intellettuale, del regista cinematografico di e del Potere oppure univocamente, e frontalmente, schierato contro il Potere. È piuttosto quella dello scrittore, dell’intellettuale, del regista cinematografico nonostante il Potere, nel senso che egli mira ad accreditarsi, al contempo, come un autore di sicuro pregio, quantunque le sue opere e i suoi interventi civili ubbidiscano anche a principi spettacolari, persino mercantili, e come un autore capace di discorsi di opposizione al Sistema, sebbene egli li pronunci, per necessità e per motivazioni strategiche, dall’interno del Sistema. 5 10 Antonio Tricomi, , Quodlibet, Macerata 2010 La Repubblica delle Lettere. Generazioni, scrittori, società nell’Italia contemporanea Guida alla stesura Dopo un’attenta lettura di tutti i documenti, fai una breve sintesi di ognuno: Amerigo Ormea è il tipico intellettuale impegnato del secondo Novecento (doc. 1); Calvino ha un rapporto più critico, quasi sfiduciato, nei confronti della politica (doc. 2); per lo zdanovismo la politica deve guidare l’arte (doc. 3); nella poetica del realismo socialista l’immagine ha un forte valore simbolico (doc. 4); Pasolini elabora un modo nuovo di “fare politica”, dall’interno del sistema (doc. 5). Questo ti permetterà di avere un’idea complessiva. Individua le parole chiave presenti in ogni documento e raggruppale in una serie di temi omogenei: Amerigo Ormea rappresenta il prototipo dell’intellettuale militante (doc. 1); esempi di rapporto stretto tra arte e politica sono lo zdanovismo e il realismo socialista (docc. 3, 4); Calvino e Pasolini elaborano posizioni critiche (docc. 2, 5). Individua i punti di contatto e quelli di divergenza tra i diversi temi. Mettili a confronto, spiegando come si sono sviluppati e modificati, e perché. A differenza del saggio breve, l’articolo di giornale usa un linguaggio più brillante e diretto, privilegiando l’aspetto informativo rispetto a quello più strettamente argomentativo.