Il secondo Novecento e gli anni Duemila – L'autore: Pier Paolo Pasolini 1 La vita L’infanzia e l’adolescenza Pier Paolo Pasolini nasce a nel , primogenito di Carlo Alberto (ufficiale di carriera, appartenente al ramo secondario di una nobile famiglia ravennate, i Pasolini dall’Onda) e di Susanna Colussi (maestra elementare, originaria di Casarsa della Delizia, un borgo friulano alla cui antica fondazione la leggenda racconta che i Colussi avessero partecipato). Bologna 1922 Le origini familiari Nell’infanzia e per tutta l’adolescenza abita in varie città dell’Italia del Nord, seguendo gli spostamenti del padre: nel 1923 la famiglia è a Parma; nel 1924 a Conegliano; nel 1925 a Belluno, dove nasce il . Dopo qualche altra peregrinazione, la famiglia si trasferisce nel 1929 a Sacile, presso Pordenone. Dal 1932 al 1935 i Pasolini vivono a Cremona, poi si trasferiscono a Scandiano (in provincia di Reggio Emilia) e in seguito a Bologna, dove resteranno fino alla fine del 1942. fratello Guido Gli anni della scuola Saltato per il brillante profitto l’ultimo anno di liceo classico, nel 1939 Pasolini si iscrive alla facoltà di Lettere dell’Università di Bologna; in tutto questo periodo giovanile, nella girandola delle scuole diverse e dei traslochi, rimane una costante della famiglia l’usanza di trascorrere le , «un vecchio borgo […] grigio e immerso nella più sorda penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate figure di contadini e intronato dal suono senza tempo della campana». All’università le materie preferite di Pasolini sono Filologia romanza e Storia dell’arte; segue le lezioni dello storico dell’arte Roberto Longhi e decide di chiedergli la tesi. Ancora studente, scrive articoli per “Architrave”, la rivista del Gruppo universitario fascista (Guf), ed è redattore del “Setaccio”, l’organo della Gioventù italiana del Littorio (Gil). Il suo potenziale è tutto , fatto di insofferenza per l’angustia e le censure del regime. vacanze a Casarsa antifascismo culturale L’università a Bologna Nel pubblica, presso un piccolo editore di Bologna, , testi scritti nel friulano «della destra del Tagliamento», una lingua che non vantava tradizioni letterarie e che egli in parte inventa per puri scopi artistici. La pubblicazione del libretto, elogiato dal critico Gianfranco Contini, cambia la vita dell’autore: da questo momento il suo impegno principale diventa la poesia. 1942 Poesie a Casarsa La scoperta della poesia Il periodo di Casarsa Pasolini viene chiamato alle armi pochi giorni prima dell’8 settembre 1943. Quando il suo reparto viene fatto prigioniero dai tedeschi, lui riesce a fuggire e si mette in salvo a , dove intanto la famiglia si era trasferita per attendere al sicuro la fine della guerra. Nella fuga perde gli appunti della tesi di laurea, episodio che lo convince a cambiare l’oggetto della ricerca: si laureerà nel novembre del 1945 con una . Casarsa tesi su Giovanni Pascoli La fuga dalla guerra A Casarsa si dedica con passione all’ : dapprima in una piccola scuola privata aperta da lui e dalla madre per dare istruzione ai figli dei contadini, poi con un incarico alla scuola media di Valvasone, nei pressi di Pordenone. Vivere in paese lo avvicina alla gente e ai suoi problemi sociali: ora il dialetto non è più soltanto una lingua per fare poesia, ma un idioma effettivamente parlato. insegnamento L’immersione nel mondo friulano Intanto , partigiano nella brigata azionista (cioè facente riferimento al Partito d’azione) Osoppo, dai partigiani comunisti che combattono per l’adesione del Friuli alla Repubblica iugoslava di Tito. Ciononostante, alla fine del Pasolini (Pci) e partecipa attivamente alle sue iniziative. nel febbraio del 1945 il fratello Guido è ucciso 1947 si iscrive al Partito comunista italiano La morte del fratello e l’impegno politico >> pag. 964 Il 30 agosto 1949 durante una festa di paese Pasolini si apparta con alcuni ragazzi, ma il giorno dopo uno di loro ne parla e qualcuno informa i carabinieri: per corruzione di minorenni e atti osceni in luogo pubblico, viene rinviato a giudizio. Il processo finirà poi con il ritiro delle querele di parte e con un’assoluzione per insufficienza di prove, ma intanto è scoppiato lo scandalo: lo scrittore è ed . Nel gennaio del , non riuscendo più a sopportare la situazione creatasi in paese, Pier Paolo e la madre decidono un improvviso , quasi una fuga, a , presso uno zio materno. denunciato sospeso dall’insegnamento espulso dal Pci 1950 trasferimento Roma Lo scandalo dell’omosessualità Gli anni romani Dal 1950 fino alla morte Pasolini resterà a Roma con la madre, cambiando più volte quartiere. Gli nella capitale sono : la madre si impiega come governante e lui guadagna qualcosa come comparsa nei film prodotti a Cinecittà; alla fine del 1951 (e fino al 1953) trova un posto di insegnante presso la (tra i suoi alunni c’è il futuro scrittore Vincenzo Cerami). Diventa amico dei poeti , poi degli scrittori . Grazie all’interessamento del poeta Attilio Bertolucci, gli vengono commissionate dalla casa editrice Guanda due antologie: una dedicata alla poesia dialettale del Novecento e l’altra alla poesia popolare italiana. Al 1954 risale il primo : Pasolini è tra gli sceneggiatori di un film di Mario Soldati, , con la giovane Sophia Loren. Collabora anche con Mauro Bolognini per diversi suoi film e con Federico Fellini per e per . inizi durissimi scuola media privata di Ciampino Sandro Penna e Giorgio Caproni Alberto Moravia ed Elsa Morante lavoro cinematografico La donna del fiume Le notti di Cabiria La dolce vita Il difficile inserimento nella realtà della capitale Gli anni Cinquanta sono per Pasolini il , legato alla scoperta di un universo per lui nuovo, quello delle abitate dal sottoproletariato, dove conosce alcune “guide” che lo aiuteranno a penetrare in quel difficile tessuto umano e sociale: prima i fratelli Sergio e Franco Citti e poi Ninetto Davoli. Da questa esplorazione del mondo delle borgate deriva il romanzo , che fa di Pasolini un personaggio noto e controverso (il successo di pubblico è favorito da un processo per oscenità, da cui l’autore è poi assolto); segue nel 1959 . Nel Pasolini pubblica la raccolta di poemetti , che lo qualifica come “ ” per l’atteggiamento critico nei confronti della dirigenza del Pci, dopo l’invasione dell’Ungheria e il XX congresso del Partito comunista dell’Unione Sovietica (Pcus), nel 1956. Dal 1955 al 1959 dirige, insieme a Francesco Leonetti, Roberto Roversi, Franco Fortini e Angelo Romanò, la bolognese “ ”, i cui orientamenti di poetica ne fanno una sorta di ponte tra il Neorealismo e le nascenti neoavanguardie. periodo di massimo entusiasmo creativo borgate (1955) Ragazzi di vita Una vita violenta 1957 Le ceneri di Gramsci comunista eretico rivista Officina Gli anni Cinquanta e la scoperta del sottoproletariato >> pag. 965 il carattere Una personalità sofferta Le tensioni familiari Durante l’infanzia e l’adolescenza Pier Paolo e il fratello Guido soffrono dei cattivi rapporti tra il padre e la madre, che spesso sfociano in litigi; il padre, d’indole passionale, talvolta violento, lamentava che la moglie lo disprezzasse e non lo amasse abbastanza; quando cadeva nelle sue ricorrenti crisi depressive, finiva per bere in modo eccessivo. Tuttavia, nel complesso, l’immagine che si ricava dei primi anni della vita di Pasolini è quella di un ragazzo che la famiglia pone al centro di tutte le cure: adorato e riverito dal fratello, esaltato dai genitori per la precoce vocazione di poeta, capace di amicizie e desideroso di avventura; un ragazzo forte e sportivo, che ama la scherma e il gioco del calcio, capo naturale di bande di ragazzi che giocano alla guerra. Nelle tensioni familiari il piccolo Pier Paolo sta completamente dalla parte della madre, più colta e riservata. Con lei, del resto, lo scrittore manterrà sino alla fine un legame speciale. In una lirica della raccolta (1964), intitolata , Pasolini enuclea, in alcuni densi e lucidissimi versi, il rapporto edipico con la figura materna, ma anche tutto il suo affetto e il suo amore, ragione dell’impossibilità di una vita sentimentale appagante: È difficile dire con parole di figlio / ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio. // Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, / ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore. // Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere: / è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia. // Sei insostituibile. Per questo è dannata / alla solitudine la vita che mi hai data. // E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame / d’amore, dell’amore di corpi senza anima. // Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu / sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù Se l’amore “spirituale” è completamente assorbito dalla madre, gli altri amori potranno attingere soltanto la dimensione fisica e sessuale («fame […] di corpi senza anima», appunto). Veniamo così a un aspetto fondamentale per capire la psicologia di Pasolini, vale a dire la sua omosessualità, resa nota con una vicenda che destò scandalo nel 1949 a Casarsa. Un accenno a quell’episodio è contenuto in alcune poesie e in un romanzo ( ) pubblicati postumi; ma è strano che la circostanza più romanzesca di tutta la sua vita non abbia mai trovato, nella sua pur abbondante produzione, un momento di piena espressione. Pasolini tratta apertamente la tematica omosessuale in chiave autobiografica soltanto in due racconti, scritti negli anni immediatamente successivi alla fine della guerra, ma usciti postumi (nel 1982): , dove la storia si sviluppa in termini angosciati e angosciosi, e , caratterizzato da un’atmosfera più serena. Quest’ultima è l’unica sua opera in cui dell’omosessualità si dà una rappresentazione positiva, leggera, giocosa, priva di sensi di colpa e di preoccupazioni per lo stigma sociale che ne deriva: dalla spensieratezza giovanile, l’esperienza di vita dello scrittore si muove infatti in tutt’altra direzione, sino al suo tragico epilogo. Lo stretto legame con la madre Poesia in forma di rosa Supplica a mia madre « » La condizione omosessuale Il disprezzo della provincia Atti impuri Amado mio Pier Paolo Pasolini con la madre Susanna nel 1962. >> pag. 966 Gli anni Sessanta rappresentano per lo scrittore un periodo di : venuta meno la fiducia nell’interpretazione marxista del mondo, questo comincia ad apparirgli come un gigantesco caos in cui la borghesia (intesa più come attitudine psicologica che come classe sociale) occupa l’intero orizzonte e delinea un’oscura «nuova preistoria», vale a dire un’epoca di regressione etica e intellettuale. Di fronte alla crescente integrazione del proletariato nella mentalità borghese e alla sua conseguente perdita di spontanea umanità, Pasolini cerca un’alternativa sempre più a Sud e più lontano: dal «Terzo Mondo accampato nelle nostre periferie» passa alle «Casiline del mondo», cioè alle periferie globali. Nel fa un con Moravia ed Elsa Morante, dal 1962 in poi (spesso ancora con Moravia) viaggia soprattutto in Africa. In questo periodo cresce anche il suo interesse per il cinema, una forma artistica a cui Pasolini si accosta e universale, a partire dai primi anni Sessanta con i film da lui diretti (1961) e (1962). smarrimento e incertezza 1961 viaggio in India alla ricerca di un pubblico più ampio Accattone Mamma Roma Gli anni Sessanta e la passione per il cinema Nella notte del 1° novembre Pasolini viene assassinato all’idroscalo di . Al processo, l’unico imputato, Pino Pelosi, è condannato per omicidio «in concorso con ignoti ». All’inizio la pista più accreditata sembra quella legata all’ambiente della prostituzione omosessuale, ma in seguito sono emerse diverse , tanto da far ipotizzare che i mandanti venissero da altri ambienti: politici, economici o mafiosi, come conseguenza delle opinioni sempre più scomode da lui espresse e delle inchieste, denunce e polemiche di cui si faceva portatore. Certo è che dopo tanti anni il mistero di quella tragica notte rimane fitto, e forse per sempre inestricabile. 1975 Ostia incongruenze Una morte tragica 2 Le opere La poesia Pasolini nasce come poeta, e quindi è da questo aspetto della sua multiforme produzione che conviene partire. La scrittura poetica viene del resto da lui percepita «come scrittura privilegiata, luogo dell’assoluto, dove ogni asserzione diventa verità e il privato può presentarsi come universale. A questa perenne tensione verso la poesia vanno ricondotte anche tutte le altre sue scritture, compreso il cinema. In numerosi interventi egli ascrive le sue molteplici esperienze a questa volontà poetica ininterrotta e onninclusiva» (Bandini). La produzione in dialetto friulano Poesie a Casarsa La prima opera pubblicata di Pasolini è la raccolta , 14 componimenti usciti alla fine di luglio del 1942 in trecento copie. Sono poesie in dialetto friulano, il che non è indice però della scelta di un registro basso e solo colloquiale, essendo presenti molti : dalla poesia provenzale all’Ottocento italiano di Leopardi o di Tommaseo, dal Novecento di Ungaretti a sparse citazioni da Rimbaud, Mallarmé, Verlaine, Lorca. Poesie a Casarsa riferimenti alla tradizione letteraria >> pag. 967 I temi di questi testi rimandano a Casarsa, il paese friulano della madre, luogo delle vacanze della famiglia nei primi anni Quaranta, ma anche luogo di fuga e di isolamento, di letture e di esperienze. Sono versi che parlano di , di gioia di vivere, di innocenza, di un rapporto diretto con la natura; ma anche di un serpeggiante , di una certa inquietudine esistenziale, della paura della morte. A questo secondo filone tematico, diciamo “negativo”, si connette il motivo di una non pacificata e . spensieratezza turbamento religiosità non rasserenante La meglio gioventù Nel 1954 esce la raccolta , che comprende, oltre alle (linguisticamente modificate), tutta la produzione in friulano che va dagli anni 1939–1940 al 1953. In questa raccolta (il cui titolo è tratto da un canto degli alpini, ) compaiono precisi , che rivelano, attraverso il ricorso al “noi”, la partecipazione del poeta alla Storia collettiva. La meglio gioventù Poesie a Casarsa La mejo zoventù la va soto tera riferimenti alla Seconda guerra mondiale e alla Resistenza La produzione in lingua italiana L’usignolo della Chiesa Cattolica Nel 1958 esce la raccolta , contenente testi in lingua italiana composti fra il 1943 e il 1949. Il principale è quello . Si tratta però di una religiosità “decadente”, in cui ricorre il motivo di un turbamento erotico e sessuale, per esempio di fronte alla nudità del corpo di un Cristo rappresentato spesso come un giovinetto dai tratti femminei. L’usignolo della Chiesa Cattolica tema religioso Le ceneri di Gramsci La raccolta (1957) comprende scritti da Pasolini negli anni Cinquanta, di vario argomento, ma tutti, in qualche modo, legati alla sua delle borgate. Nella disposizione dei componimenti è forse ravvisabile un’intenzione definita: «la struttura di fondo può essere individuata in un movimento che va da una prospettiva massimamente allargata (due lunghe carrellate sull’Italia, la prima geografica, la seconda vagamente storica) a un progressivo restringimento sulla propria storia personale e sulla propria delusione politica» (Bazzocchi). Le ceneri di Gramsci 11 poemetti scoperta del sottoproletariato romano La religione del mio tempo L’opera, edita nel 1961, raccoglie poesie scritte nella seconda metà degli anni Cinquanta. Molte sono le contenute in diversi . Potrebbe, in qualche modo, riassumerle tutte quello intitolato : «Terra di infanti, affamati, corrotti, / governanti impiegati di agrari, prefetti codini, / avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi, / funzionari liberali carogne come gli zii bigotti, / una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino! / Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci / pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti, / tra case coloniali scrostate ormai come chiese». E, poco più avanti, l’autore conclude senza pietà: «Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo». polemiche epigrammi Alla mia nazione Poesia in forma di rosa Uscito nel 1964, il volume comprende componimenti scritti tra il 1961 e il 1963. Si tratta della più ampia raccolta di versi di Pasolini e di un’opera estremamente eterogenea anche quanto ai generi e alle forme metriche (si va dal classico poemetto in terzine allo sperimentalismo della poesia visiva). Sul piano tematico, torna a più riprese il motivo di una generale del poeta. Gli ideali in cui aveva creduto sono definitivamente tramontati, si è ormai affacciata una nuova epoca che egli non è più in grado di comprendere. Il stesso è, sempre più, . «Le belle bandiere» (questo è il titolo di un testo) non sventolano più: le bandiere rosse degli anni Quaranta, il sogno comunista di un proletariato ancora ingenuamente fiducioso. delusione popolo borghesia >> pag. 968 Trasumanar e organizzar Con la raccolta di versi (1971), l’ultimo libro poetico di Pasolini, siamo, insieme, all’ dello scrittore e a un’anticipazione, nei temi e nei toni, dell’ultimo Pasolini, quello delle riflessioni sulla società e sulla politica presenti negli Scritti corsari e nelle . Il titolo, per metà dantesco («Trasumanar significar / non si poria», , I, 70–71), allude alla coesistenza, nello scandaglio pasoliniano, di («trasumanar») di attenzione alla più concreta e (“organizzare” è verbo che si applica all’industria, al commercio e, se vogliamo, anche all’attività politica). Trasumanar e organizzar addio alla poesia Lettere luterane per verba Paradiso riflessione metafisica e dimensione materiale dell’esistenza La prosa Spinto dall’esigenza di raggiungere un pubblico più vasto, Pasolini affianca presto a quella in versi una produzione in prosa, di tipo sia narrativo sia saggistico. Dopo le prime prove – e , due brevi racconti autobiografici editi postumi nel 1982, ma scritti già alla fine della guerra – sono proprio i romanzi a dargli fama e celebrità, nonché il primo periodo di benessere economico dopo anni molto travagliati. Atti impuri Amado mio La narrativa Il sogno di una cosa avrebbe dovuto intitolarsi un romanzo scritto da Pasolini tra il 1948 e il 1949. Uno dei suoi nuclei narrativi era costituito dai violenti scontri tra latifondisti e braccianti, con i primi ostinati a resistere al lodo De Gasperi (un decreto legge del 1947 che imponeva ai proprietari terrieri di assumere la manodopera disoccupata) e i secondi determinati invece a richiederne la piena attuazione. Il romanzo si intitolerà invece e sarà pubblicato soltanto nel 1962. L’espressione deriva da una , riportata in epigrafe al libro: «Il nostro motto dev’essere dunque: riforma della coscienza non per mezzo di dogmi, ma mediante l’analisi della coscienza non chiara a se stessa, o si presenti sotto forma religiosa o politica. Apparirà allora che il mondo ha da lungo tempo il sogno di una cosa…». I giorni del lodo De Gasperi Il sogno di una cosa frase di Karl Marx I riferimenti storici In realtà nel romanzo i fatti legati al lodo De Gasperi sono soltanto una parte (seppure collocata in posizione centrale) della materia narrativa, che vede come protagonisti , Nini, Eligio e Milio. Viste le difficoltà economiche in cui si trovano a vivere nella loro terra, Nini ed Eligio clandestinamente nella vicina Iugoslavia, in cerca di lavoro. Ma la loro situazione non migliora e, anzi, i due fanno la fame. Milio emigra poi in Svizzera, e il racconto di quest’altra esperienza è condotto in uno , tanto che possiamo intravedere qui un’anticipazione di quelle che saranno le scelte linguistiche più caratteristiche dei romanzi romani. tre ragazzi friulani emigrano stile vicino al parlato La trama e lo stile >> pag. 969 Ragazzi di vita (1955) è il romanzo in cui Pasolini riversa la propria conoscenza del sottoproletariato romano, sviluppata a partire dal suo trasferimento nella capitale all’inizio del 1950. Ragazzi di vita L’ coperto dalle vicende narrate è quello del dopoguerra a Roma «dal caos pieno di speranze dei primi giorni della liberazione alla reazione del ’50–51» (come scrive Pasolini nel 1954 in una lettera al suo editore, Livio Garzanti). Questa realtà storico–sociale è colta e rappresentata in : da qui l’ quasi . arco temporale presa diretta andamento cinematografico del racconto Storia e società È la storia di un gruppo di ragazzi di borgata, tra i quali emerge il personaggio del , sul quale si concentra maggiormente l’attenzione del narratore. Stenteremmo però a definirlo il protagonista del romanzo, perché Ragazzi di vita è un’opera dominata da una sostanziale forza centrifuga, in virtù della quale contano soprattutto una coralità di personaggi e un insieme di episodi, capaci di definire, con la loro successione, un ambiente, un luogo, una realtà sociale, più che una vicenda unitaria con un inizio, uno svolgimento e una fine (struttura di fatto assente). Per questo potrebbe essere definito un , visto che un vero e proprio intreccio non c’è. I «ragazzi di vita» sono giovani nati e vissuti in un : non c’è la sicurezza del lavoro, ma neanche quella della casa e della famiglia. Gli adulti sono ostili, abbrutiti dalla fatica e dalle frustrazioni; il rapporto tra le generazioni è segnato da una sorda e rancorosa ostilità reciproca. In assenza del cerchio protettivo degli affetti, i ragazzi sono costretti a crescere in fretta, a imparare presto ad arrangiarsi, a vivere di espedienti. Riccetto romanzo a episodi ambiente sociale privo di certezze Un romanzo corale è stato letto in vari modi, dando origine a interpretazioni tra loro discordanti. Una prima chiave di lettura è quella legata alla tradizione della : la provvisorietà materiale, l’instabilità morale, la capacità di improvvisare soluzioni ai problemi concreti che di volta in volta si presentano, la soggezione agli istinti primari della fame, del sonno, del sesso, la gioia di vivere all’aria aperta, per le strade, il gusto per una libertà scelta e rivendicata come la propria condizione naturale, la tendenza a trasgredire l’etica sociale e religiosa (con il furto, la truffa, la prostituzione) sono tutte caratteristiche che i ragazzi pasoliniani hanno in varia misura in comune con i picari del spagnolo. Un’altra chiave di lettura è quella del : il Riccetto cresce, e crescendo matura, sebbene tale maturazione non sia vista con occhio positivo da Pasolini, che la interpreta come sinonimo di corruzione, di perdita di quell’innocenza infantile che rendeva speciale il personaggio. Si tratta dunque di una formazione che è piuttosto, per così dire, una . Quella di Riccetto peraltro è una maturazione tutta particolare. Non segue le tappe tradizionali della pedagogia borghese, con i suoi luoghi e le sue istituzioni: la famiglia, la scuola, la Chiesa. È invece una formazione che avviene tramite una sorta di “ ”, fatta della capacità di sfruttare le occasioni che si presentano, occasioni spesso criminali, visto che il lavoro non è contemplato tra le possibilità: lavorare significherebbe rinunciare irrimediabilmente alla propria libertà, sentita come il bene più prezioso, anzi forse proprio l’unico che si possiede. Ragazzi di vita narrativa picaresca Siglo de Oro romanzo di formazione deformazione pedagogia della strada Le interpretazioni Pasolini parla agli attori e alle comparse sul set del film (1961). Accattone >> pag. 970 Una terza chiave di lettura è quella del . In effetti la rappresentazione delle borgate offre uno spaccato decisamente istruttivo delle realtà di povertà e di emarginazione su cui all’epoca le istituzioni e l’opinione pubblica preferivano tenere gli occhi chiusi. Il processo per oscenità che Pasolini dovette affrontare per questo libro era legato probabilmente anche al fastidio che una fascia della borghesia provava nel vedere raccontata apertamente una realtà di indigenza e degrado che era più comodo fingere di non vedere. romanzo sociale Lo stile del romanzo si muove efficacemente fra , quest’ultimo utilizzato soprattutto (ma non solo) nei dialoghi. Non si tratta tanto dell’utilizzo di una lingua letterariamente documentata (il romanesco di poeti come Belli o Trilussa), quanto di quella tipica di una certa malavita di quartiere, un lessico gergale contaminato dai dialetti del Sud della recente migrazione interna. È, insomma, il “ ”, il romanesco parlato nelle borgate: una , fatta spesso di interiezioni e caratterizzata da un esteso ricorso al turpiloquio. Tale lingua non è solo documento umano, ma precisa scelta di poetica, già . italiano e dialetto romanaccio lingua ridotta all’essenziale oltre il Neorealismo Lo stile Una vita violenta Più lineari sono la struttura e la trama del romanzo (1959), storia della presa di coscienza di classe da parte di un ragazzo di borgata, , che acquista consapevolezza politica passando attraverso la successiva adesione ad alcuni dei principali partiti degli anni Cinquanta: prima il Movimento sociale, poi la Democrazia cristiana e infine il Partito comunista. Sarà proprio in virtù dell’adesione agli ideali solidaristici del comunismo – sembra volerci dire l’autore tra le righe – che il ragazzo, già minato dalla tubercolosi, metterà a repentaglio la propria vita per salvare quella di una prostituta travolta dalla tracimazione del fiume Aniene. Una vita violenta Tommaso Puzzilli Appare un po’ posticcia la conclusione del romanzo, incentrata su uno sprezzo del pericolo e su una generosità strettamente connessi alla nuova fede ideologica. La morte di Tommasino – che avviene in seguito all’aggravarsi delle sue condizioni di salute dopo che si è gettato nelle gelide acque dell’Aniene per salvare la donna che rischiava di annegare – sancisce la : al rosso della bandiera comunista fa ora il rosso del sangue che gli macchia la canottiera, simbolo del suo sacrificio. L’epilogo del romanzo sottolinea l’ ideologica di Pasolini: la salvezza del personaggio «è in questa morte “eroica”, non in un paziente futuro di lavoro e impegno politico» (Mannino). santificazione laica del personaggio pendant impasse L’ ideologica impasse Teorema è un’opera duplice: il libro con questo titolo esce nel marzo del 1968 e contemporaneamente hanno inizio le riprese dell’omonimo film, poi presentato al Festival di Venezia di quell’anno. In realtà il è dal punto di vista stilistico, rappresentando una sorta di sceneggiatura in forma narrativa del lungometraggio. Teorema romanzo assai spoglio Dal libro al film Il titolo ha a che fare con l’assunto di partenza (ipotesi) da cui discenderebbero necessariamente alcune specifiche conseguenze (tesi): se in una irrompesse una visita inattesa e misteriosa, questa famiglia finirebbe per disintegrarsi. La famiglia alto– borghese (ma ideologicamente e psicologicamente piccolo-borghese) rappresenta la non classe sociale storicamente determinata ma come generale : sinonimo, cioè, di bieca razionalità e di spento grigiore quotidiano, routine abitudinaria dei rapporti e vuoto formalismo dei comportamenti. famiglia borghese borghesia come condizione dello spirito La trama >> pag. 971 Nella fattispecie, l’avvento di un (scritto con l’iniziale maiuscola in quanto il nome comune sostituisce quello proprio del personaggio) in una famiglia milanese produce un autentico terremoto. Seducendo tutti quanti – madre, padre, due figli, oltre alla domestica – attraverso l’esperienza di una sessualità trasgressiva, mette in crisi le loro certezze e li spinge all’autodistruzione quando, all’improvviso come è arrivato, se ne va. Ospite Petrolio L’ultimo romanzo, uscito postumo nel 1992 in forma incompiuta, si intitola . Sappiamo che l’autore lo ha e che ci stava ancora lavorando al momento della morte. Qualcuno ha anche avanzato l’ipotesi che determinati contenuti del testo, compromettenti per certe persone, sarebbero stati all’origine della decisione di ambienti della politica, della finanza o della grande industria di assassinare Pasolini, eliminando così un testimone scomodo e pericoloso. Petrolio composto tra il 1972 e il 1975 Un’opera scomoda Il libro si presenta nella forma di una bozza costituita da 133 «Appunti», articolati in due parti intrecciate tra loro: «Mistero» e «Progetto». È un testo che diventa spesso per la presenza di ripetute riflessioni dell’autore sul proprio fare letteratura, di note critiche e filologiche a piè di pagina, di appelli al lettore tra ironia e sarcasmo. , nelle intenzioni di Pasolini, avrebbe dovuto presentarsi come una sorta di edizione critica di un’opera frammentaria commentata dal suo stesso autore: cosa che effettivamente accadrà, anche se in forma incompiuta, perché Pasolini nel frattempo sarà morto. metaromanzo Petrolio Un metaromanzo incompiuto Protagonista del romanzo è , ingegnere della buona borghesia torinese, cattolico e insieme comunista, in carriera all’Eni (Ente nazionale idrocarburi): un dato, quest’ultimo, che rimanda a un personaggio storicamente esistito, Enrico Mattei, che aveva avviato le ricerche petrolifere nella Pianura Padana e che, da presidente dell’Eni (carica ricoperta dal 1953), aveva ricercato accordi diretti con i paesi del Medio Oriente produttori di petrolio e anche con l’Unione Sovietica. Nel 1962 Mattei era morto in un incidente aereo, di cui non è mai stata accertata la causa. Secondo alcuni si trattò di un attentato, le cui motivazioni andrebbero ricercate nella sua volontà di sottrarsi all’egemonia delle maggiori compagnie petrolifere statunitensi. In realtà a tali dati storici Pasolini allude soltanto, in quest’ , di cui è impossibile riassumere la trama (perché, di fatto, una vera e propria trama è assente), che ha sullo sfondo complotti politici e affaristici, il mondo del petrolio (con le crisi dei mercati come quella dell’inverno del 1974– 1975), i servizi segreti statunitensi e il potere mafioso, gli intrallazzi politici italiani e la situazione mediorientale, le due fasi della “strategia della tensione” (nella lettura pasoliniana, la prima organizzata dall’Msi per contrastare l’avanzata delle sinistre, la seconda organizzata dalle stesse forze di governo per ridimensionare il ruolo dello stesso Msi). Carlo Valletti opera magmatica e fantasiosa, apocalittica e visionaria L’assenza di una trama La saggistica Fitta è la produzione saggistica di Pasolini, che annovera interventi sia di critica letteraria e artistica sia di indagine politico–sociale. Tra i pubblicati mentre l’autore è ancora in vita, ricordiamo (1960) ed Empirismo eretico (1972), a cui seguirà la raccolta postuma (1979). Quanto ai , ricordiamo i due volumi (1975) e Lettere luterane (1976), al primo dei quali è dedicata la seconda parte di questa Unità ( p. 992). volumi di interventi letterari Passione e ideologia Descrizioni di descrizioni saggi sulla politica e sulla società Scritti corsari ►