L’OTTOCENTO analisi d’opera attiva Francisco Goya Saturno che divora un figlio 1820-1823, olio su intonaco trasportato su tela, 146x83 cm. Madrid, . Museo del Prado Leggi il testo, osserva l’immagine e completa scegliendo tra le parole indicate. più luminosa caverna drammaticità luce sgranati contrasti cromatici materiche buio forza rosso • • • • • • • • • • Goya raffigura qui il mito di Saturno, lo spaventoso Titano che divora i suoi figli. Saturno compare dal ........................... e occupa uno spazio che pare quasi troppo piccolo per contenerlo. È colto in una posa innaturale, forse nel tentativo di rialzarsi, e solo alcune parti del suo corpo, le più esposte e più vicine all’osservatore, sono colpite dalla ........................... , che crea forti ........................... ed evidenzia la muscolatura del Titano. Il volto invece è interamente visibile, incorniciato da capelli e barba ispidi che ricadono sul petto; gli occhi ........................... , stravolti dall’ira, sembrano quasi roteare fissando un punto indefinito. La bocca, spalancata in modo da sembrare quasi una ........................... , sta divorando quello che resta del braccio sinistro della vittima. Ogni particolare contribuisce a rappresentare con efficacia la ferocia del dio, che ci appare simile a un bruto, pazzo e furioso. Il figlio è rappresentato di spalle: la sua schiena è la parte ........................... di tutta l’opera e contrasta fortemente con il ........................... del sangue che ricopre la parte superiore del corpo; mutilato della testa e del braccio destro, sembra un manichino, ancor più piccolo tra le mani del gigante, chiuse in una stretta che ci fa percepire tutta la terribile ........................... . I colori bruni e terrosi, i forti contrasti chiaroscurali, le pennellate ........................... conferiscono ancora maggiore ........................... alla scena, che ci appare caratterizzata da un’altissima e coinvolgente intensità emotiva. Competenze Svolgi una ricerca in internet sulla casa di Goya chiamata “Quinta del Sordo” e sui dipinti che conteneva. Utilizza una scatola di cartone per ricreare la struttura della casa e incolla le fotocopie delle opere nella loro posizione originaria.