Unità 10 Roma imperiale Le coordinate dell’arte Augusto, il primo imperatore  L’incapacità del sistema repubblicano di risolvere la divisione interna tra popolari e patrizi finisce per favorire l’ascesa al potere dei generali dell’esercito. Dopo la congiura che porta all’uccisione di Cesare (44 a.C) emergono le due figure di , console collaboratore di Cesare, e Gaio Giulio Cesare , pronipote e figlio adottivo di Cesare. In seguito alla vittoria di Azio, nel 31 a.C., ottiene il potere proconsolare su tutte le province, il comando delle forze armate e la carica di , da intendersi come primo cittadino dello Stato ( , ovvero “primo tra pari”). Egli decide tuttavia, nel 27 a.C., di confermare l’autorità del Senato rinunciando ai poteri dittatoriali, atto che gli valse l’attribuzione dell’appellativo di (da , “accrescere”, ovvero colui che è in grado di accrescere il benessere e il prestigio della patria). Mantenendo in vita, anche se solo formalmente, l’ordinamento repubblicano, Ottaviano si assicura il favore sia dei patrizi sia delle classi popolari, cosa che gli consente di impadronirsi di fatto di tutte le funzioni dello Stato: nel 23 a.C. assume infatti la carica di , che gli dà il diritto di veto su qualsiasi deliberazione del Senato, mentre nel 12 a.C. diviene ( ) ovvero capo del collegio sacerdotale. Marco Antonio Ottaviano Ottaviano princeps senatus primus inter pares Augusto augere tribuno della plebe pontefice massimo pontifex maximus L’impero romano ai tempi della sua massima estensione (117 d.C.). L’arte del periodo augusteo  Augusto dà avvio a un’organica e ponderata che affida alla letteratura e alle arti figurative il compito di il nuovo regime e di diffonderne il . Emblematico da questo punto di vista è il diretto rapporto intrattenuto dall’imperatore con i più importanti letterati del tempo (Virgilio, Orazio, Ovidio e Tito Livio) ai quali Mecenate, ministro e stretto collaboratore di Augusto, offre protezione e sostegno economico. Osservando la produzione artistica di questo periodo alla luce dell’opera letteraria di questi autori possiamo avere una chiara idea delle funzioni che a essa vengono assegnate e delle precise scelte fatte in ambito stilistico. Orazio, nell’ (non a caso ricordata come ), ci dice quali sono gli e le : essa deve ma soprattutto , deve rispettare la (rifuggendo dunque l’irrazionale e il fantastico), mirare alla , alla e al (ovvero all’armonia e alla coerenza). Tutte queste caratteristiche sono individuate nell’arte attica del periodo classico (V-IV secolo a.C.): ne è un esempio il cosiddetto ( p. 237) che è evidentemente basato sul canone policleteo. Tuttavia, rispettando il precetto oraziano di studiare l’arte dei Greci senza però imitarla, al nudo tipicamente greco si preferisce l’esibizione degli oggetti simbolici o delle azioni (come la , forma solenne di discorso) capaci di chiarire il ruolo politico e le virtù del personaggio ritratto. Rinnovato impulso riceve anche l’ . Sotto Augusto è infatti ultimato il Foro iniziato da Giulio Cesare e se ne costruisce uno nuovo. Si edificano nuovi templi, teatri e terme, mentre la necessità di propaganda e glorificazione del nuovo potere imperiale porta all’introduzione dell’ , una nuova tipologia edilizia dalle funzioni puramente celebrative. L’architettura è anche vista come fondamento per raggiungere l’unità politica e culturale dell’impero, tanto è vero che il fervore costruttivo di questi anni non si limita alla sola capitale ma viene programmaticamente avviato anche nelle province, contribuendo alla diffusione di uno stile tendenzialmente omogeneo. politica culturale legittimare messaggio pacificatore Epistola ad Pisones Ars poetica obiettivi qualità dell’arte dilettare educare verosimiglianza chiarezza formale razionalità decoro Augusto di Prima Porta ► adlocutio edilizia pubblica arco di trionfo , particolare dei rilievi dell’arco di Traiano, 114 d.C., marmo greco. Benevento. I mercanti che ringraziano Traiano  › pagina 233  IL TEMPO LE OPERE 31 a.C.-68 d.C. Dinastia Giulio-Claudia 31 a.C.-14 d.C. Principato di Augusto 27 a.C.   Arco di Augusto a Rimini 20-10 a.C.   Affreschi della Villa di Livia a Prima Porta 13-9 a.C.   Ara Pacis I secolo d.C. 14-37 Impero di Tiberio   37-41 Impero di Caligola   41-54 Impero di Claudio   54-68 Impero di Nerone   64-68 Domus Aurea 68-69 Anarchia militare   69-96 Dinastia Flavia 69-79 Impero di Vespasiano   72   Anfiteatro Flavio 79-81 Impero di Tito   Fine del I secolo Arco di Tito 81-96 Impero di Domiziano   96-98 Impero di Nerva   98-117 Impero di Traiano   II secolo d.C. 110-113 Colonna Traiana 114 Arco di Traiano a Benevento 117-192 Dinastia degli Antonini 117-138 Impero di Adriano 118-125 Pantheon 118-138 Villa di Adriano a Tivoli 138-161 Impero di Antonino Pio 161-180 Impero di Marco Aurelio 176-180 Statua equestre di Marco Aurelio 176-192 Colonna Aureliana 180-192 Impero di Commodo   193-197 Guerre civili   197-235 Dinastia dei Severi 197-211 Impero di Settimio Severo   III secolo d.C. 202-203   Arco di Settimio Severo a Roma   205-209   Arco dei Severi a Leptis Magna 211-217 Impero di Caracalla   212 Constitutio Antoniniana     218-222 Impero di Elagàbalo   222-235 Impero di Alessandro Severo   235-283 Anarchia militare    › pagina 234  Dal periodo dinastico a quello degli imperatori adottivi  Sotto le dinastie e Flavia si fa strada la tentazione di instaurare un potere assolutistico sul modello delle monarchie orientali. (96-98), al fine di contrastare le derive dispotiche mostrate soprattutto da (37-41), (54-68) e (81-96), introduce l’uso dell’adozione di un successore scelto dall’imperatore sulla base dei meriti e delle capacità di governo. Si apre così una nuova fase, lunga quasi un secolo, durante la quale l’impero tocca il suo apogeo sotto la guida delle grandi figure di (98-117), (117-138), (138-161) e (161-180). Poiché questi ultimi quattro sono legati da gradi diversi di parentela, sono stati riuniti sotto la definizione di “ ”, sebbene non si tratti di una vera e propria dinastia. Giulio-Claudia Nerva Caligola Nerone Domiziano Traiano Adriano Antonino Pio Marco Aurelio imperatori antonini Il tempio romano detto , I secolo a.C. Nimes (Francia). Maison Carrée Disegno ricostruttivo del Foro di Traiano. Arte plebea e arte colta  Traiano dà avvio a una delle campagne edilizie più vaste e ambiziose mai sostenute: vengono realizzati i porti di Ancona e Civitavecchia e la via Appia è prolungata fino a Brindisi, mentre a Roma si edifica un nuovo Foro e, accanto a esso, un grande mercato coperto. Proprio al centro del nuovo Foro viene collocata la prima , la ( p. 268), un’inedita tipologia di . I rilievi della si caratterizzano per l’integrazione tra il e alcune , la cui continuità tra periodo repubblicano e imperiale testimonia come questo particolare linguaggio risponda a caratteri peculiari e profondi della cultura romana. L’utilizzo della gerarchia proporzionale e della vista a volo d’uccello vanno intese, infatti, come risposte alla priorità che la cultura romana assegna alla chiarezza del messaggio rispetto alla ricercatezza formale. colonna coclide Colonna Traiana ► monumento celebrativo Colonna Traiana linguaggio figurativo greco soluzioni formali tipiche dell’arte plebea Mercati di Traiano, inizi del II secolo d.C. Roma.  › pagina 235  L’influenza dell’arte delle province e l’uscita dal canone classico  Questa fase dell’epoca imperiale vede la crescente acquisizione di potere politico ed economico da parte delle province più lontane, che si traduce anche in una loro maggiore influenza a livello artistico e culturale (gli stessi Traiano e Adriano sono del resto nati in Spagna). Il risultato forse più emblematico di questo fenomeno è l’ , tipica dell’architettura ellenistica, visibile nella Villa di Adriano a Tivoli ( p. 262), nella quale ritroviamo un’inconsueta e una generale tendenza, tipicamente orientale, alla varietà, all’andamento curvilineo e al capriccio. Anche il confronto tra i rilievi della e di quella ( p. 269), realizzata poco più di mezzo secolo dopo, rende evidente come si compia l’uscita dai caratteri fondamentali del linguaggio figurativo classico per approdare a un’arte dal carattere simbolico, dove alla razionalità, alla misura e alla centralità dell’uomo nel suo universo si sostituisce uno che rispecchia un sentimento di impotenza di fronte al soprannaturale. assimilazione della grandiosità scenografica ► commistione di ordini diversi Colonna Traiana Aureliana ► stile drammatico e concitato Dal principato al dominato  Nella seconda metà del III secolo d.C. si fa sempre più forte la sui confini dell’impero, provocando un crescente senso di insicurezza che apre nuovamente la via del potere politico all’esercito. Primo fra i cosiddetti “imperatori-soldato” è (197-211 a.C.), fondatore di una dinastia che attua il definitivo superamento del principato, il sistema di governo inaugurato da Augusto che prevedeva l’avallo del Senato nella proclamazione dell’imperatore, in favore del cosiddetto , una monarchia assolutistica di stampo militare che rimarrà in auge per tutta la fase tarda dell’impero. Tale mutamento politico si accompagna alla della figura dell’imperatore, fenomeno che favorisce ulteriormente l’adozione di un linguaggio figurativo di natura fortemente simbolica, come possiamo notare osservando gli archi di trionfo fatti costruire da Settimio Severo a Roma e Leptis Magna (nell’attuale Libia), sua città natale. pressione dei popoli del Nord Europa Settimio Severo dominato divinizzazione Forma, funzioni e idee Perdura anche in epoca imperiale la prevalenza della sulla qualità estetica, insieme a una certa diffidenza verso il puro godimento estetico. Da ciò deriva la sostanziale dell’arte romana: contrariamente a quanto avveniva in Grecia, dove per scultori e pittori era abitudine diffusa firmare le proprie creazioni, ai nomi degli artisti romani che ci vengono tramandati dalla letteratura non è mai possibile attribuire un preciso di opere. L’intento glorificatore (di un imperatore, di un politico o di un generale), che soggiace alla quasi totalità delle opere d’arte romana, porta a una decisa perché è necessario che i personaggi raffigurati e la narrazione dei fatti storici siano riconoscibili. Il carattere fondamentalmente eclettico dell’arte romana, ovvero l’utilizzo “strumentale” di diversi stili a seconda del messaggio che si intende veicolare, approda a quel particolare incontro tra “realismo” e “idealizzazione” che costituirà uno dei pilastri dell’arte occidentale nei secoli a venire. L’arte romana rimarrà a lungo l’unica testimonianza del linguaggio figurativo “classico”: alcuni dei suoi caratteri torneranno a essere riproposti in più occasioni durante il Medioevo e su di essa poggerà la costruzione di nuove concezioni estetiche tra le quali quelle del Rinascimento e del Neoclassicismo del secondo Settecento. funzione pratica anonimia corpus aderenza al vero , I secolo d.C., onice, 31x26,5 cm. Parigi, Bibliothèque Nationale, Cabinet des Médailles. Gran Cammeo di Francia GUIDA ALLO STUDIO I concetti chiave in età augustea l’arte greca del periodo classico viene scelta come la più adatta a legittimare e celebrare il nuovo potere imperiale. L’arte augustea: in una prima fase, coincidente con le dinastie Giulio-Claudia e Flavia, la cosiddetta arte plebea è riscontrabile unicamente nelle opere di committenza popolare e in quelle di committenza imperiale nei luoghi periferici dell’impero. Dopo Traiano essa assume, in virtù della sua immediatezza espressiva e comunicativa, un’importanza sempre maggiore, tanto da essere applicata anche per i grandi monumenti celebrativi di Roma. L’arte plebea: nel corso del II secolo d.C. si assiste al progressivo abbandono della misura e dell’equilibrio classici e all’affermazione di un linguaggio figurativo fortemente drammatico, in cui sono reintrodotte soluzioni formali simboliche. L’uscita dai canoni classici: questo fenomeno è in parte spiegato con il progressivo incremento del peso economico, politico e culturale delle province orientali e d’Africa. Se nelle arti figurative tale influenza porta al superamento del naturalismo di matrice greca, in architettura essa comporta la tendenza al gigantismo degli edifici, alla predilizione per gli effetti di grandiosità scenica, all’adozione di forme curvilinee e al mescolamento degli stili. Il decentramento del potere e i suoi effetti sull’arte: in età imperiale tra i monumenti a funzione celebrativa vengono introdotti l’arco di trionfo e la colonna coclide. Nuove tipologie monumentali: