Unità 11 Roma tardoantica Le coordinate dell’arte La crisi del III secolo Con la morte di Alessandro Severo, nel 235, si apre un cinquantennio di durante il quale ogni fazione dell’esercito sostiene un suo aspirante alla carica imperiale. La costante minaccia rappresentata dalle incursioni dei popoli barbarici, unita alle mire autonomistiche delle ricche e potenti province d’Africa e d’Oriente, comporta ingenti che, sostenute mediante un costante inasprimento del prelievo fiscale, mettono in ginocchio le attività produttive. Al contempo, i molti teatri di guerra rendono difficoltoso l’approvvigionamento dei mercati urbani provocando un inevitabile innalzamento dei prezzi dei generi di prima necessità. L’unico momento di parziale stabilità politica e lieve ripresa economica è dovuto al governo di (270-275). Al (letteralmente “restauratore del mondo” titolo onorifico che gli viene riconosciuto nel 274 per aver ricostituito l’unità imperiale) si deve anche la costruzione a Roma di una lunga circa diciotto chilometri, dotata di trecentottanta torri e diciassette porte fortificate. Sebbene gli sforzi si concentrino inevitabilmente sulle necessità difensive, l’iniziativa di Aureliano prelude all’ultima grandiosa ripresa dell’attività edilizia che, di qui a pochi anni, doterà la città di alcuni tra i suoi più celebri edifici. anarchia militare spese militari Aureliano restitutor Orbis nuova poderosa cinta muraria Tratto delle Mura Aureliane, 270-275. Roma. Dalla tetrarchia alla caduta dell’impero d’Occidente Pongono fine all’anarchia militare le profonde riforme politico-amministrative ed economiche poste in essere dall’imperatore (284-305). Per agevolare il controllo dell’impero, Diocleziano divide il territorio in quattro parti dette “prefetture”. Ai due , Diocleziano stesso e suo figlio Massimiano, viene assegnato il controllo rispettivamente delle prefetture dell’Illirico (con capitale a Nicomedia) e di quella d’Italia e d’Africa (la cui capitale viene spostata da Roma a Milano nel 286). Il governo della prefettura d’Oriente e di quella delle Gallie viene invece affidato a due , in posizione subordinata rispetto agli augusti. Tale organizzazione statale, definita “ ” ovvero “governo dei quattro”, intendeva anche scongiurare le lotte per la successione al trono imperiale dal momento che i due cesari sarebbero dovuti succedere agli augusti, nominando a loro volta dei nuovi cesari. Il nuovo ordinamento, tuttavia, ha vita breve: a Diocleziano e Massimiano, che abdicano nel 305, succedono effettivamente i due cesari designati Galerio e Costanzo Cloro i quali nominano, a loro volta, dei nuovi cesari che però non arriveranno mai a ricoprire la carica di augusti per via di nuovi conflitti. In Oriente si afferma infatti al potere un solo imperatore, Licinio, mentre l’Occidente è conteso tra (figlio di Massimiano e autoproclamatosi augusto) e (figlio di Costanzo Cloro). Sconfitto Massenzio nella (312), Costantino affronta successivamente Licinio fino a farlo uccidere nel 324, ricostituendo, anche se temporaneamente, l’antica unità territoriale dell’impero (la cui , ora ribattezzata ). La contesa tra i figli di Costantino porta infatti una nuova divisione tra Oriente e Occidente che, fatta eccezione per gli ultimi anni di vita di Teodosio, rimane definitiva fino alla , ultimo imperatore d’Occidente, da parte del re barbaro nel 476. Diocleziano augusti cesari tetrarchia Massenzio Costantino battaglia di Ponte Milvio capitale viene trasferita nel 330 a Bisanzio Costantinopoli deposizione di Romolo Augustolo Odoacre L’impero romano riorganizzato da Diocleziano con l’istituzione della tetrarchia. , IV secolo, porfido rosso egiziano, h 136 cm. Venezia, Basilica di San Marco. I Tetrarchi › pagina 279 IL TEMPO LE OPERE III secolo d.C. 235-268 Anarchia militare e guerra civile 270-275 Aureliano imperatore Costruzione delle Mura Aureliane 284-305 Diocleziano imperatore 293 Istituzione della tetrarchia 298-306 Terme di Diocleziano 300-305 Palazzo di Diocleziano a Spalato IV secolo d.C. 308-312 ca. Inizia la costruzione della Basilica di Massenzio 312 Costantino sconfigge Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio 312-315 Arco di Costantino a Roma 313 Editto di Milano 313-324 Testa colossale di Costantino 320-330 ca. Mosaici della Villa del Casale 330 Trasferimento della capitale a Costantinopoli 337 Morte di Costantino 380 Editto di Tessalonica 476 Odoacre depone Romolo Augustolo › pagina 280 L’ultima grande campagna urbanistica di Roma Nonostante abbia perso il suo ruolo di centro del potere politico, a essa viene riservato il rango di dell’impero. È lo stesso Diocleziano ad avviare in città un’imponente campagna edilizia, proseguita poi da Massenzio e da Costantino, che a differenza di quanto avvenuto al tempo di Aureliano torna adesso a concentrarsi sulle . Gli edifici realizzati riflettono in modo evidente la supremazia culturale, politica ed economica ormai raggiunta dai territori d’Oriente, dalla cui tradizione architettonica mutuano lo sfarzo ostentato e il gigantismo delle proporzioni. La sopravvivenza della gloria di Roma passa invece dal reimpiego in queste nuove costruzioni di materiali ed elementi decorativi provenienti da monumenti antichi, i quali garantiscono, pur caricati di significati ideologici attuali, una continuità col passato. Roma capitale culturale e spirituale grandi opere a carattere pubblico e celebrativo Forma, funzioni e idee Già a partire dal I secolo a.C. sono introdotti a Roma, provenienti dall’Oriente e dal Nord Africa, alcuni culti come quello di Iside, di Mitra e del i quali, insieme naturalmente al Cristianesimo, sono accomunati dalla credenza nell’ , dalla ricerca di un e dalla conseguente visione dell’esistenza terrena quale processo verso la salvezza. Inizialmente questi culti si legano tra loro e con la religione ufficiale in un complesso rapporto di analogie, sovrapposizioni e vari gradi di sincretismo. È però nel corso del III e del IV secolo che essi raggiungono la loro maggior affermazione, quando cioè le profonde crisi economiche, sociali e militari provocano una generale sfiducia nella possibilità di comprendere e migliorare l’esistente attraverso la razionalità, alla quale consegue l’anelito spirituale verso una realtà ultraterrena perfetta e giusta. La stessa filosofia, con la diffusione del , concepisce adesso il mondo come emanazione dell’Uno, una realtà superiore inconoscibile e inesprimibile verso la quale l’anima deve cercare di ascendere. Siamo dunque approdati a una visione diametralmente opposta a quella greco-romana che concepiva l’aldilà come un luogo infernale popolato da spettri eternamente sofferenti al quale faceva da contraltare un fortemente umanizzato e curiosamente partecipe delle vicende terrene. È importante chiarire come questa , e la visione del mondo che ne deriva, sia stata spesso apertamente sostenuta dallo stesso potere imperiale. In modo particolare le divinità solari di Mitra e del (che dall’età aureliana in avanti si fondono in un’unica religione) sono state, a partire dagli imperatori Severi, lo strumento attraverso il quale affermare la che giunge a compimento con Diocleziano, al quale si attribuisce ormai l’appellativo di . Va da sé che il naturalismo dell’arte greca non risponda più alle mutate necessità espressive di questa epoca. Osservando la raffigurazione scultorea dei quattro tetrarchi, proveniente da Costantinopoli e collocata oggi in piazza San Marco a Venezia, vediamo come le pose risultino rigide e i corpi siano costruiti su semplici volumi geometrici. Abolita qualsiasi ricerca di caratterizzazione fisionomica, le quattro figure risultano tanto simili da essere quasi intercambiabili. Unico scopo è quello di celebrare la suggellata fratellanza tra gli augusti e i cesari, i primi riconoscibili dai secondi solo mediante pochi particolari convenzionali, quali la barba (che indica una età più avanzata) e il gesto di porre la mano sulla spalla del proprio successore. È dunque in questo periodo che l’ approda a una dimensione totalmente portando a compimento quel processo di uscita i cui esordi sono riscontrabili nei rilievi della Colonna Aureliana e che condizionerà le forme dell’arte e il linguaggio figurativo medievale. Sol Invictus eternità dell’anima unicum divino pensiero neoplatonico pantheon nuova sensibilità religiosa Sol Invictus divinizzazione dell’imperatore Dominus ac Deus arte simbolica dal linguaggio classico , fine del II secolo d.C., marmo. Roma, Museo Nazionale Romano (dalle Terme di Diocleziano). Rilievo raffigurante il Sol Invictus GUIDA ALLO STUDIO I concetti chiave a partire dal periodo degli imperatori Severi il centro propulsore dell’impero, dal punto di vista politico, economico e culturale, si sposta da Roma alle province del Nord Africa e d’Oriente. Dove: nel corso del III e del IV secolo si affermano una spiritualità e una visione dell’universo profondamente diverse rispetto a quelle che avevano sino ad allora caratterizzato il mondo greco-romano. La nuova sensibilità religiosa: l’arte abbandona il naturalismo di matrice ellenica e torna ad adottare un linguaggio simbolico per meglio esprimere contenuti di natura divina. L’arte della Roma tardoantica: la dimensione simbolica del linguaggio figurativo nato nella tarda antichità è destinato a caratterizzare tutta l’arte del Medioevo. Il linguaggio figurativo: