Per l’alternanza scuola-lavoro Professione archeologia Che cos’è l’archeologia?  L’archeologia è una disciplina che si occupa dello studio delle civiltà del passato per poterne ricostruire la storia, attraverso le tracce che sono giunte fino a noi. L’arco temporale che viene preso in considerazione dagli studi archeologici è compreso fra la comparsa degli esseri umani sulla Terra e i giorni nostri. Cenni di storia dell’archeologia Antiquaria  Fino al la parola “archeologia” era spesso utilizzata per indicare la passione, tipica degli antiquari, di collezionare oggetti e manufatti antichi, senza però considerare il contesto in cui quegli oggetti erano stati prodotti. 1700 Archeologia classica  A partire dal XVIII secolo, in seguito al lavoro del tedesco (1717-1768), le opere d’arte antica vennero studiate attraverso la definizione di stili estetici; alla produzione greca del V secolo a.C., definita “classica”, fu riservato il primato per perfezione e armonia delle forme e fu utilizzata, quindi, come termine di paragone per le altre. Così, per oltre due secoli, la ricerca archeologica classica fu spesso vincolata alla ricerca del bello e del monumentale, procedendo con la messa in luce dei soli materiali considerati meritevoli di studio. Johann Joachim Winckelmann Archeologia preistorica I primi a porre l’attenzione sui metodi di scavo furono gli archeologi preistorici dei primi anni del . Essi, non disponendo di fonti scritte che guidassero le loro ricerche, dovettero sviluppare un e di raccolta dei dati materiali rinvenuti che consentisse di ricostruire i contesti storici a cui essi erano appartenuti: lo . Si creò così una contrapposizione che, seppur in maniera meno marcata, esiste ancora oggi fra l’archeologia classica, legata alla storia dell’arte e alle materie umanistiche, e l’archeologia preistorica, assimilabile più alla geologia e alle materie scientifiche in genere. Nello studio dei manufatti vennero create delle classificazioni tipologiche (vedi “Metodi di ricerca”) grazie alle quali era possibile suddividere le diverse culture e l’evoluzione delle stesse. In questo ambiente emerse una figura fondamentale nel panorama archeologico mondiale: Vere Gordon Childe (1892-1957), che teorizzò sia il concetto di “cultura archeologica” sia quello di “rivoluzione neolitica”. XIX secolo metodo di studio scavo stratigrafico Il sito preistorico di Atapuerca (Spagna), da cui provengono i più antichi fossili di ominidi europei risalenti a circa un milione di anni fa. Foto aerea e particolare della collina di Hissarlik, dove un tempo sorgeva l’antica Troia. La scoperta della città fortificata si deve a Heinrich Schliemann. Le campagne di scavo da lui condotte sono un esempio della selezione per interesse dello studio archeologico. Secondo una leggenda, Schliemann, attraverso la sola lettura di Omero, riuscì a identificare la collina con l’antica Troia e cominciò i lavori di scavo, bramoso di poter riconoscere la fase relativa alla città narrata nell’Iliade. Partendo da congetture sbagliate, secondo le quali la città di Priamo doveva trovarsi negli strati più profondi del terreno, demolì gli strati superiori senza alcuna premura di registrare i reperti ed effettuare rilievi precisi, perdendo un patrimonio di notizie sull’evoluzione storica dell’insediamento. New archaeology  La vera rivoluzione in campo di ricerca archeologica si ebbe a partire dagli del Novecento. Cercando di individuare delle leggi alla base dei comportamenti dell’essere umano applicabili a qualunque civiltà, i avevano come obiettivo (utopistico) quello di trasformare l’archeologia in una Scienza, spinti anche dall’ottimismo scientifico che si viveva in quegli anni grazie alle scoperte e agli sviluppi tecnologici (DNA, calcolatori, datazione col radiocarbonio…). Grande importanza fu data alla relazione che intercorre fra le civiltà antiche e l’ambiente in cui si sono sviluppate, cercando di risalire ai stesse: clima, sfruttamento delle risorse, caratteristiche geomorfologiche, trasformazioni naturali o artificiali dei territori. Per questo la viene chiamata anche “archeologia processuale”. anni Sessanta new archaeologists processi che hanno influito sui cambiamenti delle civiltà New archaeology  › pagina 461  Post-processualismo  L’eccessiva attenzione materialistica e matematico-scientifica che veniva data dall’archeologia processuale rappresentava uno schema eccessivamente rigoroso, all’interno del quale le società antiche venivano analizzate come un’entità monolitica. A partire dagli , quindi, molti archeologi iniziarono a considerare le società come un insieme di individui, dando molta importanza a idee, credenze e significati che collegano l’uomo con le cose da lui prodotte. anni Ottanta L’archeologia oggi  Ancora oggi permangono differenti approcci teorici all’indagine archeologica, ma l’obiettivo dell’archeologia rimane quello di studiare le società del passato attraverso lo pervenuteci, comprendendo le relazioni che esse hanno avuto fra di loro e con l’ambiente in cui si sono sviluppate. Alla base di questa ricerca si trova il concetto di “ ”: come si collocano gli oggetti materiali rinvenuti all’interno di uno spazio e di una fascia temporale determinati in un coerente rapporto reciproco dal punto di vista culturale e funzionale. La ricostruzione del contesto parte proprio dall’oggetto. Solo tramite corrette tecniche di recupero un oggetto è in grado di trasformarsi in un , il quale attraverso un corretto metodo di analisi può diventare un . Lo studio dei documenti e il confronto con altre realtà può produrre interpretazioni del contesto, permettendo così un’ipotesi ricostruttiva. L’oggetto in sé può assumere funzioni e simbologie differenti, a seconda del contesto in cui si trova. Solo attraverso un corretto utilizzo dei metodi della ricerca archeologica è possibile ottenere un maggior numero di informazioni che possano portare a una ricostruzione più plausibile, raramente certa, del contesto indagato. Come un medico, che dallo studio dei sintomi di un paziente cerca di risalire a una malattia, o come un investigatore, che attraverso l’analisi degli indizi deve ricostruire le dinamiche di un delitto, allo stesso modo un archeologo, attraverso l’osservazione e il confronto dei reperti aspira alla ricostruzione storica di un contesto. Come uno scienziato egli raccoglie i dati, conduce esperimenti, formula ipotesi e le verifica confrontandole con altri dati e, infine, costruisce un modello. Solo attraverso l’uso corretto delle metodologie di ricerca l’archeologo può avvicinarsi alla ricostruzione storica del contesto indagato, procedendo per esclusione. studio delle tracce materiali contesto reperto documento Una ruota di bicicletta all’interno di un cantiere edile. La funzione che svolge è completamente diversa rispetto a quella per cui era stata creata: in un contesto edile, infatti, la ruota si è trasformata in una puleggia, la parte meccanica che permette il funzionamento di un argano. In base alle esigenze specifiche del contesto di indagine, l’archeologo deve applicare le tecniche più adatte alla raccolta del maggior numero di dati, con il minor dispendio di denaro e di tempo. I principali metodi di indagine sono cinque. Metodi di ricerca  Il lavoro dell’archeologo è suddivisibile in : tre fasi studio preliminare;  raccolta dei dati sul campo; rielaborazione dei dati raccolti durante lo scavo. Raccolta dei dati attraverso l’osservazione della superficie, senza dover intaccare il terreno.  Ricognizione topografica Scavo del terreno che procede con la rimozione degli strati accumulati nel tempo, nell’ordine inverso rispetto a quello di formazione.  Stratigrafia Analisi sui manufatti volte a scoprire l’evoluzione e la trasformazione degli oggetti nel tempo, mettendo in relazione quelli con forme o funzioni simili.  Tipologia Studio dei reperti botanici (semi, pollini) e zoologici (ossi animali) rinvenuti e delle componenti geologiche dei manufatti e dei paesaggi.  Scienze naturali Analisi fisiche e chimiche dei reperti che permettono di trarre informazioni riguardanti l’età di fabbricazione e le tecnologie produttive dei manufatti. Archeometria Pane egizio. Grazie agli studi archeometrici è possibile risalire al grano utilizzato dagli antichi Egizi per produrre il pane. L’archeometria si occupa dello studio scientifico (con analisi di laboratorio) dei materiali che costituiscono i reperti ritrovati negli scavi. Scavo di uno scheletro di cavallo di 100 000 anni fa in Alvernia (Francia). Attraverso lo studio degli ossi animali rinvenuti in contesti archeologici è possibile capire fondamentali informazioni di carattere sociale, economico e culturale di una civiltà. Gli ossi animali, per esempio, consentono di inquadrare cronologicamente la domesticazione degli animali o di ricostruire la dieta delle antiche popolazioni. Specialisti di tali studi sono gli archeozoologi.  › pagina 462  La campagna di scavo archeologico  Nell’immaginario collettivo, l’archeologo è colui che, armato di cappello a tesa larga e avvolto in nubi di polvere, sovrintende ai lavori di scavo per mettere in luce magnifici e misteriosi manufatti. In realtà, gli oggetti che egli riporta alla luce non sono il fine delle sue indagini, ma i mezzi per poter giungere al suo vero scopo: la . A tal proposito occorre fare una considerazione spietata, ma veritiera: l’archeologia, per poter ricavare il maggior numero di informazioni e per poter giungere a una plausibile ricostruzione storica, deve procedere con la distruzione del contesto studiato. Per questo motivo, durante l’opera di scomponimento degli strati archeologici, che possa permettere, anche a distanza di anni, di effettuare delle rielaborazioni dei dati a fronte di nuove scoperte e di perfezionarne o cambiarne la ricostruzione storica. ricostruzione storica ogni passaggio necessita di un’accurata registrazione e documentazione Un’altra tecnica non invasiva è l’ scattate a seguito di una , grazie alla quale è possibile individuare anomalie nella distribuzione della vegetazione o del terreno (non percepibili da terra) che possono indicare la presenza di strutture o di buchi nel sottosuolo. Questo tipo di ricognizione negli ultimi anni ha conosciuto una maggiore diffusione grazie allo sviluppo dei droni. Ricerche e indagini preliminari  Per capire come in realtà un archeologo lavori sul campo, bisogna tener presente che non esiste un modo univoco di operare, poiché ogni scelta deve essere compiuta considerando le caratteristiche ambientali e climatiche del luogo indagato, oltre che le risorse economiche a disposizione. Prima di iniziare la vera attività di scavo in un determinato territorio è necessario compiere alcuni studi preliminari, consultando sia la documentazione di eventuali ritrovamenti precedenti, sia le fonti e i documenti storici.  Studi preliminari Fra le tecniche non invasive in ambito archeologico, le più diffuse sono senza dubbio le , che prevedono la suddivisione in fasce dell’area che si vuole indagare; ciascuna fascia viene percorsa da un archeologo per individuare i reperti emergenti in superficie, registrandone così quantità e distribuzione. Ricognizioni topografiche ricognizioni di superficie analisi delle fotografie ricognizione aerea Un altro tipo di ricognizione non invasiva è la : questa macchina, battendo l’area oggetto di indagine, invia nel sottosuolo onde elettromagnetiche che, in base alle differenti risposte del segnale, captano e registrano la presenza di un ostacolo o di un avvallamento presenti sotto terra. ricognizione con georadar Ricognizione di superficie in un campo in cui la coltura aiuta la suddivisione dell’area in fasce di competenza. Le bandierine servono per segnalare i ritrovamenti sporadici di materiale archeologico per facilitarne il posizionamento sulla mappa. I resti dell’insediamento di Stonea Camp (risalente all’età del ferro) situato in Inghilterra, nella regione paludosa delle Fens. Le antiche strutture hanno influenzato la crescita della vegetazione del campo coltivato. In corrispondenza dei muri, essendoci meno materia organica, la vegetazione cresce meno; mentre laddove è presente un fossato, la maggior presenza di materia organica e la concentrazione di acqua contribuiscono a uno sviluppo maggiore della vegetazione. Studenti di archeologia di Denver utilizzano il georadar per individuare la presenza di sepolture all’interno di un parco cittadino, dove nel XIX secolo si trovava un cimitero. Grazie a queste indagini è possibile rintracciare le eventuali sepolture che non sono state spostate durante i lavori di riconversione dell’area.  › pagina 463  Lo scavo stratigrafico  Di derivazione geologica, lo scavo stratigrafico rappresenta la più grande conquista dell’archeologia moderna. Le logiche che stanno alla base del metodo stratigrafico trascendono l’epoca e la cultura indagate. Alla base del metodo stratigrafico vi è il concetto di “ ” (US). Con questo termine vengono nominate tutte le realtà registrabili durante le fasi di scavo: strato geologico, strato di crollo, struttura umana, tracce di rimozione della terra (unico esempio di traccia immateriale con cui deve operare l’archeologo), tombe. Le principali sono quattro. unità stratigrafica fasi dello scavo La terra si presenta a un archeologo come un libro da sfogliare: gli strati in cui si imbatte corrispondono a pesanti pagine da sfogliare o rimuovere. I manufatti e le componenti presenti in ogni strato sono le lettere che riempiono la pagina e forniscono le informazioni necessarie per poter capire le relazioni che intercorrono fra le pagine. A differenza del libro, la lettura degli strati comincia dalla fine per procedere a ritroso nel tempo fino al principio della storia. Per poter interpretare le tracce contenute nella terra, l’archeologo procede con una utilizzando la cazzuola inglese ( ); per rimuovere lo strato e accelerare le operazioni di movimento della terra si ricorre anche al piccone e al badile. La procedura di rimozione prosegue fino all’emersione di una nuova US, che può differenziarsi dall’US rimossa per consistenza della matrice (argillosa, sabbiosa), composizione (presenza di laterizi, frammenti ceramici, carboni, ossi animali, sassi, monete…) e colore.  Lavorare con la terra pulizia della superficie dello strato trowel Ogni volta che l’archeologo riconosce una nuova US deve procedere con la sua : inserisce in un elenco il (US 1, US 2, US 3…). A ogni US presente sull’elenco deve corrispondere una scheda di US. La scheda rappresenta il documento d’identità dell’US: al suo interno l’archeologo procede con una descrizione dello strato; specifica secondo quali criteri ha potuto distinguere l’US da quelle contigue; segnala a quali profondità inizia e termina lo strato; indica le relazioni fisiche (per esempio da quale US era coperta e quale US copre) e temporali (per esempio si è formata prima dell’US che la copriva e dopo quella che copre) tra l’US e quelle contigue.  Raccogliere informazioni registrazione numero identificativo dell’US Visto che per procedere con le indagini l’archeologo è costretto a rimuovere gli strati, è indispensabile che ogni singola US venga documentata, oltre che con la scheda di US, anche attraverso la fotografia. Le caratteristiche delle devono poter permettere di fare elaborazioni del contesto anche a chi consulta le immagini a distanza di anni, dopo che esso è stato distrutto. All’interno della foto sarà quindi indispensabile inserire un , per indicare le dimensioni e la posizione dello strato. Inoltre, per evitare le deformazioni dovute all’obiettivo della macchina fotografica, le devono essere : l’angolo che si forma fra oggetto scattato e punto di presa deve essere un angolo retto.  Rilievo fotografico foto archeologiche riferimento metrico e geografico foto scattate zenitalmente Accanto ai tradizionali metodi di rilievo su lucido con matita, grazie agli sviluppi tecnologici soprattutto in campo architettonico e ingegneristico, il rilievo archeologico viene effettuato utilizzando grazie a di disegno digitale (CAD). Strumenti come il hanno permesso rilievi di dettaglio inimmaginabile fino a vent’anni fa. Grazie ad alcuni informatici è infatti possibile operare sui modelli tridimensionali effettuati con il , “rivestendoli” con le fotografie e ricreando così l’oggetto del rilievo nelle tre dimensioni digitali. Rilievo archeologico macchine che permettono di registrare su computer i punti rilevati, per rielaborarli e disegnarli digitalmente software laser scanner software laser scanner Sezione archeologica con una stratigrafia moderatamente complessa che mostra il concetto di “taglio”. Con questo termine viene identificata l’azione di scavo o di rimozione della terra avvenute in tempi precedenti. Anche se tale azione non lascia tracce materiali, è indispensabile registrarla alla pari di qualsiasi unità stratigrafica per ricostruire l’ordine delle azioni che hanno interessato un luogo. Se nel fare una buca vengono “tagliati” due strati e, dopo aver deposto un oggetto, la buca viene richiusa (“riempita”) con un nuovo strato, la successione degli eventi prevede che l’archeologo rimuova in principio il riempimento della buca, trovi i limiti del taglio, rimuova poi il primo strato “tagliato” e proceda quindi con la rimozione del secondo strato “tagliato”. In alto un archeologo procede con la pulizia dello strato (rimozione dei detriti appartenenti allo strato rimosso) utilizzando la ; in basso a destra un altro archeologo rimuove la terra dalla superficie di un’anfora grazie all’utilizzo di un bisturi, uno strumento che permette una maggiore precisione, evitando il rischio di danneggiare l’oggetto da scavare. trowel Tre possibili opzioni per eseguire una fotografia zenitale: salire su una scala per effettuare lo scatto; posizionare una macchina fotografica in cima a un’asta; utilizzare il drone.  › pagina 464  L’archeologo professionista  In Italia la figura professionale dell’archeologo è direttamente controllata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact). Il controllo ministeriale è affidato a e all’Istituto centrale per l’archeologia. Gli archeologi, assunti tramite bandi nazionali, lavorano direttamente per il Mibact all’interno di questi enti. L’accesso a questi bandi è aperto solo a coloro che hanno effettuato il seguente percorso di studi: laurea triennale in Scienze dei beni culturali, laurea magistrale in Archeologia e diploma di dottorato o, in alternativa, diploma della Scuola di specializzazione. Oltre al lavoro di controllo e monitoraggio svolto all’interno delle Soprintendenze, il Mibact può assumere archeologi per la gestione di siti, parchi archeologici e musei. Accanto alla carriera all’interno di enti dei beni culturali, le possibilità lavorative in ambito archeologico comprendono la carriera universitaria, come professore o ricercatore, oppure come libero professionista. In questi casi il lavoro svolto è spesso legato a : lo scavo di ricerca e gli scavi d’emergenza e di salvataggio. 39 Soprintendenze territoriali di archeologia, belle arti e paesaggio campagne di scavo che avvengono in maniera e in situazioni totalmente differenti Scavi di ricerca  Si svolgono in contesti tutelati e possono essere oggetto di campagne periodiche. Sono spesso diretti da professori o ricercatori universitari che impiegano i fondi a disposizione per proseguire le , ampliando o approfondendo l’area di indagine. La forza lavoro di questi scavi è composta in prevalenza da che durante questi stage apprendono le tecniche sul campo. indagini in siti già oggetto di scavo studenti universitari Scavi d’emergenza e di salvataggio  La maggior parte degli archeologi operanti in Italia è impegnata negli scavi di emergenza o di salvataggio. Durante i (metropolitane, autostrade, metanodotti...) le ditte esecutrici dei lavori hanno l’obbligo di fare ricorso ad archeologi liberi professionisti o ditte archeologiche perché affianchino, controllino e documentino il lavoro delle ruspe durante le operazioni di scavo. Qualora durante queste attività emergano evidenze archeologiche, l’archeologo deve interrompere i lavori e, consultando la Soprintendenza, decidere se procedere con uno scavo archeologico per documentare e rimuovere gli strati archeologici. Lo scavo di salvataggio viene sempre affidato a , in questo caso chiamati a intervenire per sistemare o documentare le evidenze archeologiche danneggiate in seguito a eventi particolari quali alluvioni, erosioni, frane. lavori di grandi infrastrutture liberi professionisti o ditte archeologiche Esempio di scavo di emergenza nel centro di Londra. Durante i lavori di riqualificazione degli edifici della London School of Economics, sono emersi importanti tracce di Lundenwic, la capitale del regno anglosassone. I lavori per la metropolitana C di Roma hanno permesso di elaborare nuovi modelli di musealizzazione e valorizzazione dei beni archeologici emersi durante gli scavi d’emergenza per la costruzione di tunnel e stazioni, facendo nascere due nuovi poli attrattivi. La stazione di San Giovanni è diventata un museo in cui viene narrata la Storia attraverso gli oggetti rinvenuti durante i lavori; la stazione di Amba Aradam, invece, sarà un parco archeologico sotterraneo: attraverso una parete di vetro sarà possibile ammirare i resti della caserma di epoca adrianea emersa durante le opere di scavo. Una disciplina in continua evoluzione  L’archeologia, come abbiamo visto, ha : infatti, dalla collaborazione fra gli archeologi e gli antropologi forensi (che studiano i resti umani per risalire alle cause del decesso) si sono aperte interessanti ricerche sugli scheletri antichi. Al contempo l’archeologo può essere chiamato a svolgere scavi in casi giudiziari, per riconoscere e classificare le tracce che permettono di ricostruire la scena di un crimine. molti aspetti interdisciplinari Un’equipe canadese di archeologi forensi al lavoro a Budak in Bosnia Erzegovina. Qui è stata trovata una fossa comune contenente cento cadaveri, dei quali, grazie al lavoro degli archeologi forensi, è stato possibile favorire il riconoscimento. La fossa comune è da ricollegare all’eccidio di Srebrenica, dove l’11 luglio 1995 le truppe paramilitari serbo-bosniache massacrarono oltre 8000 musulmani bosniaci.  › pagina 465  L’archeologia entra a scuola La legge 110 del 2014 recita:  «Art. 9-bis. Professionisti competenti ad eseguire interventi sui beni culturali. 1. […] Gli interventi operativi di tutela, protezione e conservazione dei beni culturali nonché quelli relativi alla valorizzazione e alla fruizione dei beni stessi, […] sono affidati alla responsabilità e all’attuazione, secondo le rispettive competenze, di archeologi, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, antropologi fisici, restauratori di beni culturali e collaboratori restauratori di beni culturali, esperti di diagnostica e di scienze e tecnologia applicate ai beni culturali e storici dell’arte, in possesso di adeguata formazione ed esperienza professionale».  La possibilità di sviluppare progetti di alternanza scuola-lavoro in ambito archeologico è quindi vincolata alla presenza di personale qualificato che abbia le competenze e l’esperienza professionale per poter operare sui beni archeologici. Molti enti, quali parchi, musei, università e associazioni oggi danno la possibilità agli studenti di vivere delle esperienze che li mettano a contatto diretto con le attività legate all’archeologia.  Di seguito viene proposta un’attività cooperativa che, senza intervenire su beni tutelati, consente di mettere in pratica le metodologie dell’indagine archeologica, costituendo una base di partenza per un eventuale progetto nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. COMPITO DI REALTÀ CREARE E SCOMPORRE UN CONTESTO ARCHEOLOGICO Spazio aperto, per esempio il cortile della scuola.  Luogo in cui svolgere l’attività Otto assi di legno (per creare due vasche), fogli di cellofan resistente, fogliame, terriccio, argilla espansa, strumenti per scavare (palette, sessole), fogli di carta millimetrata, matite da disegno, gomme, bussola, riga, bastone graduato, metro a stecca, computer, telefono con fotocamera. Strumenti necessari Fasi di lavoro – Lavorare in gruppo In classe, anche utilizzando gli strumenti informatici, predisponete tre tabelle a quattro colonne per registrare le informazioni (numero identificativo, data, descrizione, nomi dei compilatori delle tabelle) relative a unità stratigrafiche, disegni e foto. Create un modello di scheda di “Unità stratigrafica” (US) che dovrà prevedere le seguenti voci: Fase 1 numero identificativo dell’US;  descrizione;  oggetti rinvenuti all’interno dell’US;  criteri che permettono di distinguere l’US emergente da quella che si sta scavando (colore, consistenza, materiali);  relazione con le altre US (copre o è coperta, taglia o è tagliata, riempie o è riempita);  nomi dei compilatori. Stampate o fotocopiate due serie di tabelle e una ventina di schede US. Dividete la classe in due gruppi omogenei, ciascuno dei quali dovrà creare il contesto di indagine per l’altro gruppo: Fase 2 si stende il foglio di cellofan e si formano i bordi della vasca con le quattro assi;  all’interno della vasca si crea un contesto stratigrafico disponendo a strati i materiali (terriccio, argilla espansa, fogliame ecc...) e posizionando all’interno di ogni strato degli oggetti (monete, chiavi, oggetti personali o di uso comune). Ciascun gruppo lavora sul contesto di indagine predisposto dall’altro gruppo e attribuisce una denominazione al proprio scavo. Distribuite all’interno del gruppo i seguenti compiti: Fase 3 realizzare le fotografie di ogni US a partire dallo strato superficiale riportando le informazioni nella relativa tabella; ricordate che in ogni scatto devono essere presenti un foglio in cui vengono indicati l’oggetto, l’autore e la data della fotografia, un riferimento metrico (posizionando vicino al bordo interno della vasca il bastone graduato, oppure il metro a stecca) e un riferimento geografico (posizionando un segnale che indichi il Nord, individuato mediante la bussola);  misurare le dimensioni della vasca e disegnare il rilievo di ogni US su un foglio di carta millimetrata, in una scala di riduzione prestabilita; per indicare sul disegno l’esatta posizione di ogni oggetto rinvenuto occorre misurare la sua distanza da un angolo prestabilito della vasca con l’aiuto del metro a stecca e della riga (immaginate che l’angolo scelto sia l’origine di un piano cartesiano e i lati della vasca siano l’ascissa e l’ordinata); ricordate che sul foglio devono essere indicati il numero, l’oggetto, l’autore e la data del disegno e che le informazioni vanno riportate nella relativa tabella;  rimuovere un solo strato alla volta, riportando le informazioni nella relativa tabella;  compilare la scheda di US.  Ciascun gruppo (utilizzando eventualmente gli strumenti digitali) prepara una relazione riportando le fasi di lavoro, la suddivisione dei compiti all’interno del gruppo e i tempi impiegati elaborando una ricostruzione “storica” del contesto analizzato sulla base dei dati raccolti. La relazione dovrà essere completata con le tabelle, le schede, le fotografie e i disegni.  Fase 4 Ciascuno studente elabora una scheda di autovalutazione dell’attività svolta. Fase 5