Unità 5 Dal Manierismo all’arte della Controriforma Le coordinate dell’arte Nuovi percorsi di ricerca  Nella letteratura artistica del XV e del XVI secolo col termine si intendeva indicare semplicemente lo stile di un artista. La definizione di , introdotta dalla storiografia d’orientamento classicista per individuare l’arte prodotta tra la morte di Raffaello (1520) e la fine del XVI secolo, ha invece un’ , volendo indicare una certa generale “artificiosità” unita all’allontanamento dal modello dei grandi maestri. Lungo il Cinquecento si verifica in effetti il , fenomeno che inevitabilmente si accompagna alla ricerca di nuove forme espressive. Questo mutamento non poteva prescindere dalla riflessione sull’opera dei grandi maestri, talvolta tentando una fusione tra i loro linguaggi, talaltra sviluppando all’estremo un solo aspetto del loro stile. Si tratta dunque di un periodo complesso che si distingue per la forte e durante il quale si raggiungono esiti differenti ma molto fecondi. “maniera” Manierismo accezione negativa progressivo distacco dall’ideale rinascimentale tendenza alla sperimentazione La diffusione del protestantesimo e del cattolicesimo in Europa nel Cinquecento. Firenze  Firenze vive nei primi trent’anni del secolo una situazione di forte instabilità politica dovuta al continuo rovesciamento di potere fra la Repubblica e la famiglia Medici. Alla frammentazione della committenza corrisponde inevitabilmente quella dell’orientamento culturale della produzione artistica, situazione resa ancor più complessa dal peso che continua a esercitare l’eredità del Savonarola rintracciabile nella spiritualità accesa e patetica che molti artisti di questi anni cercano di coniugare col linguaggio figurativo rinascimentale. Nell’opera di si rintracciano per esempio complessi elementi simbolici che rimandano a significati religiosi profondi; essi vengono risolti stilisticamente attraverso l’inedita sintesi tra la grazia raffaellesca, la potenza volumetrica dei corpi di Michelangelo e lo “sfumato” leonardesco. Evidente è anche la tendenza a coinvolgere emotivamente lo spettatore, volontà che troviamo anche nei suoi allievi, e , i quali però si allontanano dall’equilibrio formale del maestro portando all’estremo il dinamismo plastico michelangiolesco mediante composizioni complesse e inusuali, ricche di drammaticità ma immerse in atmosfere astraenti e rarefatte, giocate su gamme cromatiche per lo più metalliche e dalle tinte contrastanti. Nel 1530 da Clemente VII e in cambio si impegna nella restaurazione del potere mediceo a Firenze, . Assassinato nel 1537, gli succede , appartenente al ramo cadetto della famiglia. Con lui si apre una nuova fase di grande mecenatismo mirato alla legittimazione del nuovo potere. La risistemazione interna del Palazzo della Signoria e la costruzione degli Uffizi, affidate a , e l’edificazione di una reggia suburbana (l’attuale Palazzo Pitti), in cui è impegnato , modificano profondamente il volto della città. Andrea del Sarto Rosso Fiorentino Pontormo Carlo V viene incoronato imperatore investendo Alessandro del titolo di duca Cosimo I Giorgio Vasari Bartolomeo Ammannati , , 1525 ca., olio su tavola, Ø 70 cm. Firenze, Cappella Capponi, Chiesa di Santa Felicita. Agnolo Bronzino San Matteo  › pagina 269  IL TEMPO LE OPERE  1500 1512 Firenze cade la Repubblica e i Medici tornano alla guida della città   1513 Giulio II muore, Leone X è il nuovo papa 1515 Francesco I sale al trono di Francia Sebastiano del Piombo, Pietà 1517 Martin Lutero pubblica le 95 tesi: avvio della Riforma protestante   1519 Carlo V imperatore   1523 Clemente VII papa     1523-1527   Roma: costruzione della Zecca su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane 1526 Mantova: inizia la costruzione di Palazzo Te su progetto di Giulio Romano 1527 Sacco di Roma; a Firenze torna la Repubblica   1528   Pontormo, Visitazione 1529 Clemente VII incorona Carlo V re d’Italia e imperatore   1530 Restaurazione del potere mediceo a Firenze: Alessandro è nominato duca da Carlo V   1534 Paolo III Farnese papa   1537 Cosimo I duca di Firenze Venezia: inizia la costruzione della Libreria Marciana su progetto del Sansovino 1538   Roma: Perin del Vaga affresca la Sala Paolina in Castel Sant’Angelo 1545-1554   Benvenuto Cellini, in bronzo Perseo   1545-1563 Concilio di Trento   1547-1548   Venezia: Tintoretto, per la Scuola Grande di San Marco San Marco libera lo schiavo 1549   Vicenza: inizia la costruzione del Palazzo della Ragione su progetto di Palladio 1556 Carlo V abdica; i possessi austriaci vanno a Ferdinando I, quelli spagnoli a Filippo II   1559 Firenze: inizia la costruzione degli Uffizi su progetto di Vasari 1568   Roma: inizia la costruzione della Chiesa del Gesù su progetto del Vignola 1575-1579   Firenze: Federico Zuccari affresca la cupola di Santa Maria del Fiore 1582   Giambologna, Ratto delle Sabine  › pagina 270  Roma  Roma, in virtù dei grandi cantieri aperti, rappresenta nei primi decenni del secolo il più importante polo d’attrazione per gli artisti. Qui la lezione raffaellesca viene portata avanti da , , e . Più intimamente vicina alla lezione di Bramante è invece la sensibilità di . Figure di grande originalità sono , che arricchisce la resa volumetrica michelangiolesca con il colorismo veneto, e Parmigianino, che volge il linguaggio raffaellesco verso un’estenuata eleganza che arriva a deformare le proporzioni classiche delle figure. Il vivace panorama artistico romano, sostenuto dalla figura di , il secondo papa Medici salito al soglio nel 1523, viene repentinamente disgregato dalle atrocità del (compiute nel 1527 dai Lanzichenecchi assoldati dall’imperatore Carlo V). Costretti alla fuga gli artisti riparano presso altre corti italiane e straniere, contribuendo alla diffusione dei fermenti che si erano sviluppati in città. La ripresa delle attività artistiche è tuttavia assicurata dal successivo rientro in città di Perin del Vaga, Sebastiano del Piombo, e Baldassarre Peruzzi. Giulio Romano Perin del Vaga Antonio da Sangallo il Giovane Baldassarre Peruzzi Jacopo Sansovino Sebastiano del Piombo Clemente VII Sacco di Roma Benvenuto Cellini Venezia  Le rotte commerciali marittime, ormai dominate dall’impero asburgico da un lato e dagli Ottomani dall’altro, costringono la Repubblica di Venezia a concentrarsi sull’espansione verso la terraferma, impegnando una gran quantità di risorse per i primi trent’anni del secolo. Una grande ripresa della committenza si registra negli anni successivi. L’opera pubblica più importante che viene avviata è il riassetto di piazza San Marco, sotto la direzione di Jacopo Sansovino, giunto da Roma nel 1527 e nominato “proto di San Marco”, ovvero direttore di tutti i cantieri, nel 1529. A Vicenza stava intanto compiendo le sue prime prove , successore di Sansovino nel ruolo di “proto” nel 1580, che elabora un classicismo pulito e studiato razionalmente, adeguato a ogni tipologia di edificio secondo un approccio destinato a una grande fortuna nei secoli a venire. Esiti originalissimi raggiunge in pittura il che introduce elementi michelangioleschi in un colorismo intenso e fortemente espressivo. Andrea Palladio Tintoretto , , 1592-94, olio su tela, 365x568 cm. Venezia, Basilica di San Giorgio Maggiore. Tintoretto Ultima cena Le corti europee  Al mecenatismo degli stati italiani si affianca adesso quello delle grandi case regnanti di tutta Europa. Il caso più vistoso è quello di , re di Francia, presso il quale aveva già lavorato Leonardo, che affida la sistemazione della sua reggia di Fontainebleau a Rosso Fiorentino (divenuto pittore di corte nel 1530) e a (che arriva l’anno successivo). Tra il 1540 e il 1541 giungono invece lo scultore Benvenuto Cellini e gli architetti e Sebastiano Serlio. Se gli artisti italiani sono chiamati nelle corti europee, gli stranieri giungono in Italia per aggiornare il loro linguaggio figurativo. Casi emblematici sono quelli di e di . Dürer, a seguito di alcuni viaggi a Venezia, approda a una singolare sintesi tra il dettagliato realismo fiammingo e la lezione prospettica italiana che poi porta con sé a Norimberga e nei Paesi Bassi. El Greco, originario dell’isola di Creta, si forma a Venezia ma si sposta anche a Genova e a Roma per approdare infine a Toledo. Al peregrinare degli artisti si affianca l’utilizzo sempre più esteso della stampa e dell’incisione che contribuisce alla diffusione dei modelli dell’arte italiana in tutta Europa. Francesco I Primaticcio Jacopo Barozzi da Vignola Albrecht Dürer El Greco , , 1500, olio su tavola, 67x48 cm. Monaco, Alte Pinakothek, Bayerische Staatsgemäldesammlungen. Albrecht Dürer Autoritratto in pelliccia La Controriforma  La reazione alla messa in campo dalla Chiesa cattolica, ricordata col nome di , trova il suo culmine nei lavori del promosso da papa e svoltosi tra il 1545 e il 1563. Nella sua fase finale il concilio si occupa delle modalità di divulgazione delle nuove direttive dottrinarie attraverso le opere d’arte. Ai vescovi viene assegnato il compito di verificare che non siano introdotte nelle chiese opere dalle iconografie poco chiare (o alludenti a temi pagani), figure di nudo oppure personaggi raffigurati in pose o abiti licenziosi. Tra gli artisti più rappresentativi dell’arte della Controriforma ci sono il Vignola in architettura, e in pittura. Riforma protestante Controriforma concilio di Trento Paolo III Federico Zuccari Federico Barocci , , affresco. Caprarola, Palazzo Farnese. Federico e Taddeo Zuccari Paolo III apre il concilio di Trento  › pagina 271  Forma, funzioni e idee Nel corso del Cinquecento si verifica la che gli ideali neoplatonici avevano precedentemente assicurato. L’arte di questo secolo muove dunque alla ricerca di una , rispetto alla quale non si verifica alcuna cesura netta. Nemmeno l’applicazione delle norme volute dal concilio di Trento determina l’abbandono definitivo dello studio dei modelli rinascimentali – che sono semplicemente riadattati secondo le imposte necessità di decoro. Per contro, è importante sottolineare come molte delle tendenze “anticlassiche” che si concretizzano nel cosiddetto Manierismo fossero in realtà presenti nell’opera dei grandi maestri del maturo Rinascimento. Le potenti torsioni delle pose michelangiolesche, che sfiorano la deformazione delle figure, sono estremizzate nella pittura del Rosso e del Pontormo e giungono fino agli stupefacenti e virtuosistici avvitamenti dei gruppi scultorei del . La stessa architettura di Michelangelo, così dinamica nella evidente tensione introdotta dalle linee curve, è modello per le prove di Antonio da Sangallo il Giovane e del Peruzzi. L’espandersi all’infinito dello spazio negli affreschi del Correggio porta alla grandiosa teatralità della ( p. 281) dipinta da Giulio Romano a Palazzo Te – nella quale non esiste più distinzione tra spazio reale e spazio figurato – fino all’illusionismo totale degli affreschi del a Villa Barbaro ( pp. 322-323). Forse la chiave di lettura più importante per l’arte di questo periodo è proprio la volontà di . In fondo lo stesso tentativo di fondere lo stile di diversi maestri è una prima manifestazione di questa libertà totale dell’arte nel superare i propri limiti che giunge fino alla ricorrente integrazione organica di architettura, pittura e scultura. Sotto il medesimo aspetto possiamo interpretare anche il . Quest’ultima non viene più razionalmente analizzata e misurata, né purificata attraverso il processo di idealizzazione classica; viene piuttosto accettata, anche nei suoi lati più difformi e bizzarri, e in un certo senso direttamente inglobata nell’arte, dissimulando anche il confine tra essa e l’artificio. Questo fenomeno è particolarmente evidente nel , vero e proprio luogo d’incontro tra architettura e natura. Qui e nelle sontuose dimore suburbane possiamo in particolare notare il frequente ricorso al (una decorazione del paramento murario che simula la sovrapposizione di pietre grezze) o alla sostituzione degli elementi tipici degli ordini classici con elementi fitomorfi. rottura dell’unità tra fede cristiana e pensiero classico mediazione tra l’affermazione di una nuova spiritualità e la grande eredità lasciata dall’ideale rinascimentale in nuce Giambologna Sala dei Giganti ► Veronese ► abbattimento dei confini nuovo rapporto tra Uomo e Natura giardino cinquecentesco bugnato , , 1524, olio su tavola, Ø 24 cm. Vienna, Kunsthistorisches Museum. Parmigianino Autoritratto allo specchio GUIDA ALLO STUDIO I concetti chiave l’arte che va dal 1520 (morte di Raffaello) alla fine del secolo XVI. Si distingue per le molte sperimentazioni condotte sul linguaggio figurativo del Rinascimento maturo. fusione dello stile dei grandi maestri dell’inizio del secolo; unione di tutte le arti; maggior coinvolgimento dello spettatore (sia emotivamente che fisicamente); ricerca del bizzarro e dell’inconsueto; introduzione diretta di elementi naturali nelle arti figurative e nell’architettura. nel corso del secolo XVI i modelli dell’arte italiana si diffondono in tutta Europa. MANIERISMO: Caratteristiche principali: Influenze: quella prodotta secondo i dettami del concilio di Trento (1545-1563). ARTE DELLA CONTRORIFORMA: