Il CLIL in Italia L Unione Europea considera il plurilinguismo dei cittadini europei uno strumento prioritario per favorire la conoscenza reciproca dei popoli, per garantire la coesistenza di comunità linguistiche diverse all interno di determinate aree geografiche, per sostenere i giovani nel loro ingresso nel mondo del lavoro. Per questo fin dal Piano d azione 2004-2006, e poi in tutti i documenti successivi, le indicazioni ufficiali pongono l accento su alcuni percorsi ritenuti particolarmente efficaci a questo scopo, primo fra tutti la didattica CLIL. La metodologia CLIL, Content and Language Integrated Learning, pur se sperimentata come buona pratica già da tempo in contesti particolari, ad esempio nel Canada bilingue, viene riconosciuta infatti formalmente proprio in Europa nel 1994 e da allora diviene oggetto di ricerca e di definizione normativa. Oggi la metodologia CLIL è entrata a far parte della programmazione didattica in quasi tutti gli Stati membri dell UE, con specificità relative al livello di scolarizzazione (5-12 anni, 12-19 anni) e alle lingue individuate. In Italia il documento di riferimento è il Regolamento emanato con DPR 15 marzo 2010, n. 89, che all articolo 6, comma 2, introduce nei licei linguistici l insegnamento di discipline non linguistiche (DNL) in lingua straniera secondo la metodologia CLIL a partire dal terzo anno. Lo stesso DPR all articolo 10, comma 5, prende in considerazione gli altri licei, stabilendo che l insegnamento di una disciplina non linguistica in L2 debba essere impartito nel quinto anno. L attuazione della normativa richiede agli istituti scolastici un notevole sforzo in termini di utilizzo delle risorse e di programmazione condivisa. Non si può infatti pensare di demandare l insegnamento in metodologia CLIL ai singoli docenti di discipline non linguistiche, pur se formati sia sul versante metodologico, sia su quello linguistico. Un efficace percorso CLIL, sia esso sviluppato su tre anni o sia concentrato nell ultimo anno, non può infatti prescindere da alcune strategie di Istituto quali: la costituzione di un CLIL team, che coinvolga docenti di DNL diverse, docenti di L2 ed eventuali conversatori madrelingua; la programmazione condivisa tra i docenti di L2 e docenti di DNL all interno dei Consigli di Classe; l istituzione di rapporti costanti tra scuole o reti di scuole, per facilitare lo scambio di esperienze e di materiali. La complessità del compito è proporzionata alla rilevanza delle motivazioni che lo sostengono. Perché la metodologia CLIL è considerata efficace in un contesto di cambiamenti globali, che sfida i sistemi educativi nazionali con richieste nuove e spesso imprevedibili? La risposta è duplice. Da un lato la ricerca scientifica sulle modalità di apprendimento sottolinea come gli studenti con una formazione plurilinguistica e in possesso di competenze utilizzabili nella risoluzione di problemi nuovi in contesti in trasformazione ottengano migliori risultati, sia nel proseguimento degli studi sia nella vita lavorativa. Dall altro la riflessione teorica e l applicazione didattica di una metodologia centrata sul learning, cioè sul processo di apprendimento da parte dello studente, sono per i docenti un momento di crescita professionale e di valorizzazione delle loro competenze disciplinari, metodologiche e didattiche. La progettazione di un modulo CLIL deve tenere in considerazione numerosi elementi tra loro connessi: l individuazione degli obiettivi contenutistici e linguistici; la definizione dei tempi di lavoro; la scelta e l adattamento dei materiali (input); lo scaffolding linguistico e contenutistico; l uso di strategie come warm-up, brainstorming, recalling previous knowledge; le attività, o esercizi, per consolidare la comprensione dei materiali forniti; la scelta tra attività individuale, di coppia, di gruppo; la relazione tra il language of learning, language for learning, language through learning; la relazione tra le 4C; la relazione del percorso con le quattro skills linguistiche: listening, reading, speaking, writing BICS e CALP;