10 roma imperiale un’arte di propaganda La Pax augustea Dopo l’assassinio di Cesare, Roma vive una nuova fase di conflitti che, dopo la battaglia di Azio del 31 a.C., vede Ottaviano prevalere. Nel 27 a.C. assume la carica di e riceve l’ (dal latino “degno di venerazione”). Ottaviano Princeps Senatus appellativo di “Augusto” Augusto è il primo imperatore romano e con lui inizia una nuova stagione di pace e prosperità: la . Pax augustea Dopo di lui l’Impero romano, fra fasi alterne di crisi ed espansione, vive la sua Età Aurea (96-192 d.C.) con gli imperatori Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio. In seguito si hanno i primi segni di una che culminerà nel 235 d.C. con l’anarchia militare e che si protrarrà per un cinquantennio. crisi arte  e arte : la propaganda usa plebea classica linguaggi diversi La vastità dell’Impero romano e la varietà delle lingue parlate al suo interno rendono più acuta l’esigenza di creare un linguaggio figurativo comprensibile a tutti e che crei maggiore consenso all’imperatore. i ritratti di augusto Il modo di rappresentare il si allontana dai ritratti di età repubblicana, che avevano forti caratterizzazioni fisionomiche. In quest’epoca si fissano i diversi tipi di rappresentazione. princeps Il dei Musei Capitolini lo raffigura giovane, non ancora Augusto. Il naturalismo del capo inclinato verso destra e dei capelli scomposti rientra nella tradizione del ritratto di . Ritratto di Ottaviano stile ellenistico , 40 a.C., Musei Capitolini, Roma Ritratto di Ottaviano L’ lo rappresenta come condottiero, nell’ (ossia nell’atto di tenere il discorso alle truppe), protetto dagli dèi che sono raffigurati a rilievo sulla corazza. Lo e la posa bilanciata si ispirano al di Policleto [vedi pag. 29]. Augusto di Prima Porta Adlocutio stile classico Doriforo , 27 a.C., Musei Vaticani Augusto di Prima Porta L’ mostra , vestito di una lunga toga, nell’atto di compiere un sacrificio. Il volto riprende quello di Prima Porta. Augusto Pontefice Massimo l’imperatore nelle vesti di sacerdote Nel ritratto di Augusto della si ha la divinizzazione dell’imperatore. L’imperatore veste i panni del dio Giove capitolino ed è seduto accanto a una donna, personificazione di Roma. Gemma augustea La   è un , ossia una pietra preziosa lavorata a rilievo. Gemma augustea cammeo  › pagina 53  la sistemazione dei fori Il programma di propaganda di Augusto si mostra soprattutto nella . Oltre a ristrutturare molti santuari (più di 80), l’imperatore interviene in molte zone della città. risistemazione urbanistica e architettonica di Roma Nell’ termina il Foro di Cesare e vi costruisce il Tempio di Venere Genitrice; inoltre edifica un altro foro, che prende il nome di Foro di Augusto, dove erige il Tempio di Marte Ultore (vendicatore), costruito in ricordo dell’uccisione degli assassini di Cesare. area dei Fori Nella zona del amplia la Casa imperiale collegandola a un nuovo Tempio di Apollo. Palatino Nel (una zona della città fuori dalle mura in cui si radunava l’esercito) costruisce le opere più importanti: il Pantheon, un tempio dedicato a tutti gli dèi [vedi pag. 61] e le prime Terme pubbliche. Campo Marzio Sotto il costruisce due teatri: la e il [vedi immagine pag. 58], dedicato al nipote ed erede designato, morto prematuramente. Campidoglio Crypta Balbi Teatro di Marcello Nella costruisce un orologio solare presso il quale inaugura l’ e fa erigere il suo , cioè la sua tomba. zona Nord di Roma Ara Pacis Mausoleo l’ ara pacis L’ara, realizzata in marmo, esalta la pace portata da Augusto nei territori imperiali. Con uno stile misurato, ispirato all’arte greca classica, narra eventi contemporanei, mitologici e    . ▶ allegorici L’altare è circondato da un . alto recinto decorato con rilievi L del recinto è diviso in due fasce: sopra corre una ghirlanda e sotto è riprodotta una palizzata. ’interno L’ è sempre diviso in due fasce. esterno La fascia inferiore ha riprodotti dei girali d’acanto. La fascia superiore presenta: nei due lati lunghi, una processione di sacerdoti e familiari di Augusto;  nel lato corto, ai lati dell’ingresso, due miti sulla nascita di Roma;  nel lato opposto due allegorie della nuova età dell’oro. : in arte l’allegoria è la rappresentazione pittorica o scultorea di un concetto astratto. allegorici interpretata anche come che dispensa fertilità Dèa Tellus Pax augustea  › pagina 54  arte colta e arte plebea Accanto a un nutrito filone di arte “colta”, ossia arte ispirata a modelli della Grecia classica, a Roma affiora nelle province un’arte più espressiva, chiamata “arte plebea” [vedi pag. 50]. Questa espressione artistica rielabora i modelli greci in un linguaggio originale, più comunicativo. La distinzione fra questi due stili non è però così netta. Soprattutto in epoca imperiale, questo linguaggio più semplice dell’arte plebea è utilizzato anche in molti monumenti ufficiali, in particolare quelli realizzati nelle zone lontane da Roma. Ne è un esempio il fregio presente nell’ a Susa, eretto per celebrare la pace fra Augusto e un re locale. Quest’ultimo è rappresentato come sacerdote mentre celebra un sacrificio. Lo stile del fregio è semplice e approssimativo: gli artisti locali si mostrano più sicuri nella rappresentazione degli animali piuttosto che nella raffigurazione dei costumi delle cerimonie ufficiali. Arco di Augusto Un altro esempio di arte plebea è nel dove personaggi e oggetti sono raffigurati nello stile popolaresco. rilievo del fruttivendolo di Ostia Arco di Augusto, , fine I sec., Susa Particolare del fregio , II sec., Ostia antica Rilievo del fruttivendolo di Ostia la dinastia giulio-claudia Alla morte di Augusto il potere passa a Tiberio, che inaugura la dinastia Giulio-Claudia. In questo periodo prosegue il culto dell’imperatore, inaugurato da Augusto sul modello ellenistico di Alessandro Magno. L’iconografia imperiale si arricchisce di nuovi modelli. Con Tiberio, e soprattutto con Claudio, l’imperatore viene raffigurato nelle vesti di Giove. , I sec., Musei Vaticani, Città del Vaticano Statua di Claudio in veste di Giove nerone e la domus aurea Con Nerone, ultimo discendente della dinastia Giulio-Claudia, la divinizzazione dell’imperatore raggiunge il culmine. Si pensi al Colossus Neronis, una statua bronzea (oggi perduta) alta 30 metri, che l’imperatore fece realizzare mentre era ancora in vita. Anche nel progetto urbanistico si nota la differenza fra Augusto (che riqualifica interi quartieri) e Nerone, che approfitta dell’incendio del 64 d.C. per impossessarsi di una vasta zona al centro della città e costruirvi la sua nuova dimora: la (“casa d’oro”), così chiamata per l’eccezionale ricchezza delle sue decorazioni. Domus Aurea La viene concepita come villa suburbana, un genere di villa diffusa in età imperiale che comprende una grande parte agricola con vigneti, pascoli e un lago artificiale. Domus Aurea Ben distinta da questa zona c’è la parte residenziale, che nella era molto sviluppata, ed era composta da 300 stanze. Questa zona era divisa in due settori, al centro del settore orientale [in giallo nella pianta] si trova la , coperta da una cupola emisferica, cioè a forma di mezza sfera, che ha al centro un grande lucernario. Domus Aurea sala ottagonale Tutta la parte orientale della è un susseguirsi di stanze ricoperte da ricchissime decorazioni pittoriche, marmi e stucchi. Lo storico latino Svetonio descrive i soffitti delle sale da pranzo, realizzati con lastre d’avorio che si aprivano per investire gli ospiti di petali di fiori e profumi. Domus Aurea Dopo la sua morte, Nerone è condannato alla (dal latino: condanna della memoria), che prevede la cancellazione di tutto ciò che ricorda il condannato. Perciò i successori di Nerone cancellano ogni traccia della . La statua del è trasformata in una raffigurazione del dio sole e sarà poi messa vicino all’Anfiteatro Flavio, che da questa statua prenderà il nome di Colosseo. Le ricche decorazioni scultoree e i marmi vengono tolti e riutilizzati. Infine parte della è riempita di terra, seppellendo così pitture e stucchi. In seguito sulla Traiano farà costruire le sue terme. damnatio memoriae Domus Aurea Colossus Domus Domus Aurea Sala ottagonale, , Roma Domus Aurea Pianta della Domus Aurea Nel XV secolo si scoprono alcuni resti della  . Gli ambienti decorati sono creduti delle grotte, e per questo le pitture vengono chiamate “grottesche”. Domus Aurea , affresco, Roma Domus Aurea  › pagina 55  la pittura e gli stili pompeiani L’usanza di dipingere le pareti delle dimore era frequente fin dall’età repubblicana. La scoperta nel Settecento della città di Pompei (sepolta dall’eruzione del 79 d.C.) porta alla luce cicli pittorici perfettamente conservati. Alla fine dell’Ottocento August Mau classifica gli affreschi pompeiani in quattro stili. Classificazione che si usa ancora oggi per tutta la pittura romana. ( ) (200 a.C.-100 a.C.) detto anche strutturale. Le case dei ricchi in epoca repubblicana sono decorate come quelle greche. Il muro è diviso in tre fasce orizzontali: uno zoccolo ocra, poi una zona mediana che imita i marmi e infine una fascia decorata solitamente con cornici di stucco. In questo stile è decorata la . A I stile Casa di Sallustio A. ( )  (100 a.C.-30 a.C.). In questo stile vengono raffigurati finti marmi e colonne che creano l’illusione di architetture in prospettiva (infatti si parla di stile illusionistico). Un esempio di II stile si trova nella sul Palatino e nella a Pompei [vedi pag. 57] dove compaiono anche le prime scene con grandi figure. B II stile Casa dei Grifi Villa dei Misteri B. ( )  (30 a.C.-50 d.C.). In questo stile, che coincide con l’età augustea, la parete è concepita come superficie unica. C III stile Resta solo uno zoccolo nero, e sopra questo piccole fasce colorate; sulla parete sono poi riprodotte delle scene che ricordano veri e propri quadretti. A quest’epoca appartengono gli affreschi della a Napoli in cui al centro della parete bianca campeggiano (cioè risaltano sullo sfondo) piccoli paesaggi con scene pastorali, rese con uno stile molto accurato. Sono gli stessi temi che si trovano nella poesia augustea. Villa di Agrippa C. Nella a Roma la parete viene trasformata in un finto giardino rigoglioso che si apre oltre la recinzione dipinta in primo piano. Villa di Livia C. ( )  (50 d.C.-79 d.C.). A questo stile appartengono le case di Pompei ricostruite dopo il terremoto del 62 d.C. e prima dell’eruzione del 79 d.C. Gli affreschi sono caratterizzati da architetture fantastiche, come quelle della . Hanno uno spazio ripartito da sottili elementi architettonici fra i quali trovano posto tende o tappeti dipinti. La decorazione abbonda di elementi dipinti in giallo oro, come candelabri, colonne ecc. D IV stile Casa dei Vetti A questo stile appartengono anche gli affreschi della di Nerone a Roma. Domus Aurea D.  › pagina 57  Le tecniche pittoriche Le pitture parietali possono essere realizzate: , cioè applicando sull’intonaco di calce fresco i colori diluiti in acqua; a fresco , cioè con colori diluiti in solventi oleosi (olio, rosso d’uovo e cera) per farli aderire al supporto; a tempera , sciogliendo i pigmenti nella cera calda, in modo che raffreddandosi si fissano e rimangono molto brillanti. a encausto I pigmenti e i colori I sono i colori che si trovano allo stato naturale. pigmenti I utilizzati in epoca romana erano di origine animale, minerale e vegetale. Fra questi: colori il , ottenuto dalla calcinazione di ossa e avorio, ossia attraverso un processo di riscaldamento ad alte temperature in modo da eliminare anidride carbonica e vapore acqueo; nero il , color rosso scuro, ricavato dal solfato di mercurio; cinabro il , pigmento azzurro, ottenuto dal rame; ceruleo i gialli, ottenuti dalle (minerali terrosi). ocre Un’origine diversa ha invece il rosso, caratteristico di molti affreschi pompeiani. In origine era giallo, è diventato rosso a causa delle altissime temperature raggiunte con l’eruzione del Vesuvio. La scena rappresenta l’iniziazione di una sposa ai riti dionisiaci (accanto alla donna è raffigurato il dio Dioniso). Villa dei Misteri, pitture di II stile, Pompei un’architettura al servizio dei cittadini i flavi Alla morte di Nerone, il potere passa alla famiglia dei che cancella le opere di Nerone con il processo della . I Flavi restituiscono così al popolo lo spazio della e progettano grandi edifici, aperti a tutti i cittadini. È un programma dal forte valore simbolico che si ricollega alla politica imperiale di Augusto. Il primo intervento è l’apertura al pubblico dei giardini della ; anche il grande lago artificiale, fatto costruire da Nerone, viene svuotato e al suo posto verrà edificato il Colosseo. Flavi damnatio memoriae Domus Aurea Domus Aurea le terme Dove sorgevano le terme private di Nerone vengono edificate nuove terme pubbliche inaugurate da . Le terme di Tito hanno dimensioni ridotte ma sono importanti perché costituiscono l’esempio di un nuovo tipo di terme che viene ripreso e ampliato poi da Traiano e che diventerà uno schema ripetuto in tutto il mondo romano. Tito Il modello delle terme di Tito ( ), infatti, viene ripreso e ampliato nelle terme che (98-117 d.C.) fa costruire circa vent’anni dopo. 1 Traiano La tipologia delle terme prevede un asse longitudinale lungo il quale ci sono una serie di ambienti differenti, che nelle terme di Traiano sono: una vasca per il nuoto ( ) ( ); natatio 2 un ( ), con una vasca d’acqua fredda, di solito circolare e coperta da una cupola; frigidarium 4 una sala più piccola detta ( ); tepidarium 5 una sala chiamata , ( ) con bacini d’acqua calda, generalmente esterna ed esposta a mezzogiorno. calidarium 6 Ai lati del si aprono due parti uguali e speculari, che ospitano e ( ). frigidarium spogliatoi palestre 3 Terme del Foro di Pompei  › pagina 58  i teatri Per molto tempo a Roma non si costruiscono teatri in muratura ma strutture provvisorie in legno. Il primo teatro in pietra è quello in Campo Marzio, costruito nel 55 a.C. da Pompeo e oggi inglobato nel tessuto urbano. Su questo edificio si basa Vitruvio per descrivere le [in relazione a quello greco, vedi pag. 31]: tre caratteristiche essenziali del teatro romano l’ (il luogo dove è rappresentato lo spettacolo), è semicircolare, a differenza di quella circolare del teatro greco; orchestra l’ (che costituisce lo sfondo fisso dell’orchestra) è unito alla cavea; edificio scenico la è costruita su arcate (anziché appoggiata a un pendio, come nel teatro greco). cavea Ricostruzione di un teatro romano Teatro di Marcello, unico teatro romano ancora oggi visibile a Roma; restaurato da Vespasiano, servirà da modello per il Colosseo.  › pagina 59  gli anfiteatri Come indica la parola stessa (composta dal prefisso greco , “tutto intorno”, e ), l’anfiteatro è uno spazio in cui gli spettatori si dispongono tutt’intorno all’ ( ). Ha forma ellittica ed è destinato ad ospitare grandi eventi e spettacoli. amphi teatro arena 1 L’arena è lo spazio dove avvengono i combattimenti fra gladiatori e le simulazioni di caccia con le belve ( ); il suo nome deriva dalla sabbia con cui è ricoperto il pavimento. venationes Intorno all’arena corre un muro alto 4 metri, detto ( ), su cui vi sono i posti d’onore. Da qui partono le gradinate, destinate al popolo; a queste si accede da un sistema di gallerie sovrapposte. podio 2 Il deve il suo nome al Colossus la grande statua di Nerone ed è il . è costruito da Vespasiano, inaugurato da Tito nell’80 e completato da Domiziano nel 90 d.C. Tutti e tre gli imperatori sono della dinastia dei Flavi, per questo il Colosseo prende il nome di Anfiteatro Flavio. L’esterno è scandito da arcate inquadrate da pilastri che hanno semicolonne addossate (appoggiate). Colosseo primo anfiteatro edificato a Roma Per alleggerire la facciata si usano tre ordini diversi: in basso tuscanico, sopra ionico e infine corinzio. L’accesso degli spettatori era gratuito ma la loro disposizione nelle gradinate era basata su criteri di appartenenza sociale. un’architettura celebrativa gli ARCHI TRIONFALI Nel corso della storia romana l’arco assume anche una , in particolare in occasione dell’ingresso trionfale dei comandanti al ritorno dalle loro conquiste. funzione celebrativa L’arco trionfale è sempre dedicato a un personaggio illustre di cui celebra le imprese. Dal punto di vista strutturale, riprende la sua forma da quella delle porte urbane a un solo . ▶  fornice In un primo tempo infatti l’arco è ancora inserito nella cinta muraria ( ), ma presto diventa una struttura a sé stante, isolato su tutti e quattro i lati ( ). A B : grande apertura ad arco. fornice Arco di Augusto, Rimini, 27 a.C. A. Arco di Augusto, Aosta, 25 a.C. B. Dal confronto fra archi di periodi diversi si nota l’evoluzione dell’arco trionfale verso una nell’architettura e verso un . maggiore monumentalità impiego più esteso del rilievo Infatti dai primi archi di Augusto, privi di decorazione, si passa a un tipo di arco, dove la decorazione è a bassorilievo ed è solo in alcune zone. Ne è un esempio a Roma l’  ( ) che celebra la conquista di Gerusalemme da parte dell’imperatore (70 d.C.). Arco di Tito A Infine si arriva ad archi dove la decorazione ad altorilievo invade tutte le superfici. A Benevento l’  ( ), costruito per l’inaugurazione di un nuovo tratto della via Appia, è un vero racconto per immagini che illustra le imprese di guerra e le opere costruite dall’imperatore in tempo di pace. Arco di Traiano B Arco di Tito, Roma A. Arco di Traiano, Benevento B.  › pagina 60  L’imperatore adriano Nel 117, alla morte di Traiano, diventa imperatore Adriano (76-138 d.C.). Diversamente dal suo predecessore, Adriano preferisce consolidare i confini dell’impero piuttosto che dedicarsi a nuove conquiste. Infatti in Britannia costruisce una (il Vallo di Adriano) lunga 120 chilometri. muraglia fortificata Nella l’imperatore vuole ricreare in piccolo i luoghi e i monumenti tipici delle province dell’impero, soprattutto di Grecia ed Egitto. Villa di Adriano a Tivoli Per esempio nel (che prende il nome da un sobborgo di Alessandria) è realizzato un grandioso quadriportico circondato da doppi colonnati, con al centro un’enorme vasca (lunga 119 metri), circondata da un colonnato al cui interno ci sono copie di statue greche e di animali esotici come i coccodrilli. Canopo Il Vallo di Adriano Villa Adriana, Tivoli, Roma  › pagina 61  Il Pantheon Il (dal greco, tempio dedicato a “tutti gli dèi”) viene edificato da Agrippa, genero di Augusto, e ricostruito da Adriano dopo due incendi. Pantheon L’edificio è costituito da un (prònao) con colonne corinzie e da una (la cella). portico struttura rotonda Il prònao sormontato dal timpano risale al di Agrippa. La rotonda, invece, è del tempo di Adriano ed è in opera cementizia, rivestita di mattoni. Pantheon All’interno un’immensa copre la sala, che è alta esattamente quanto il diametro della cupola (21,72 metri). Queste proporzioni regolari danno a chi entra un’impressione di armonia assoluta, impreziosita dallo sfarzo dei marmi policromi delle pareti e del pavimento. Al centro della cupola c’è un’apertura circolare (oculo). cupola emisferica Una serie di accorgimenti alleggerisce la struttura e anche i materiali usati sono più leggeri a mano a mano che si procede verso l’alto, vicino all’oculo è usata infatti una leggerissima pietra pomice. Marco aurelio Nel II secolo la pressione dei nemici ai confini dell’impero cresce e Marco Aurelio, passato alla storia come imperatore filosofo, è costretto a combattere sul fronte del Danubio contro i popoli germanici. Nei suoi Marco Aurelio appare sempre serio e pensieroso, sia nell’iconografia del tipo giovanile senza barba con i capelli ricci, sia in quella dove è maturo con la barba, tipica dei filosofi. ritratti Anche nella sua famosa mostra un atteggiamento serio. Vestito da militare (tunica corta e lungo mantello), ha il braccio sollevato con la mano aperta, gesto tipico delle rappresentazioni dell’ , ossia dell’arrivo a cavallo dell’imperatore. Il cavallo è reso nei particolari con naturalismo ed è anche lui nella posizione delle scene di , ossia con la zampa anteriore sollevata, per compiere un nuovo passo. Statua equestre di Marco Aurelio adventus adventus , 176-180 d.C., bronzo dorato, Musei Capitolini, Roma Statua equestre di Marco Aurelio  › pagina 62  la colonna coclide Oltre agli archi di trionfo, l’altro tipico romano è la , ossia una che si avvolge a spirale, con un movimento detto “a chiocciola”. All’interno c’è una stretta scala a chiocciola che porta fino alla piattaforma superiore. monumento celebrativo colonna coclide colonna decorata da un fregio la Colonna Traiana, FUSIONE DI ARTE PLEBEA E CLASSICA Fra il 110 e il 113 d.C. Traiano fa erigere una colonna coclide all’interno del suo Foro. Sulla sommità c’era una sua statua bronzea (sostituita nel Cinquecento con una di san Pietro); nel basamento cubico c’era invece la camera funeraria con l’urna dell’imperatore. Sulla colonna sono raccontate le in Dacia. Il  ( ) è decorato a ; gli edifici e i paesaggi sono resi minuziosamente, spesso con vedute a volo d’uccello (ossia visti dall’alto, come in volo) tipiche dell’arte plebea. I personaggi sono raffigurati con . I rilievi mostrano dunque una . guerre combattute da Traiano fregio traianeo A bassorilievo sobrietà e compostezza classica fusione perfetta con la cosiddetta arte plebea Colonna Traiana, Roma A. il nuovo stile della colonna aureliana Sessantatré anni dopo, in Campo Marzio, è eretta la Il fregio illustra le . Colonna Aureliana . vittorie di Marco Aurelio Rispetto alla Colonna Traiana (come si può vedere nelle due immagini a lato) le scene di battaglia sono rappresentate con maggiore crudezza. Il  ( ) è decorato ad . L’uso del trapano (nelle barbe e nei particolari), lo spazio affollato e la ripetizione di figure e gesti sono elementi che creano un . fregio aureliano B altorilievo nuovo linguaggio di facile e immediata lettura Colonna Aureliana, Roma B. la TECNICA DEL TRAPANO Da Adriano in poi gli scultori iniziano a usare il trapano. Questa tecnica, che permette di tracciare solchi profondi intorno alle figure, , dove le figure e gli elementi decorativi si staccano in maniera decisa dal fondo. favorisce il passaggio dal bassorilievo all’altorilievo Inoltre il lavoro diventa più rapido e ciò permette di rispondere alla crescente richiesta di monumenti in marmo.  › pagina 63  settimio severo Settimio Severo (145-211 d.C.), designato imperatore da una parte dell’esercito, dà origine alla dinastia dei Severi. Dopo le due campagne militari contro i Parti, con cui riconquista parte della Mesopotamia, gli vengono dedicati due archi trionfali. L’ a Roma, alle pendici del Campidoglio, ha tre fornici inquadrati da colonne di ordine composito (capitelli a volute ioniche e foglie d’acanto corinzie). Sui fornici minori vi sono le campagne di Settimio Severo in Mesopotamia, la narrazione in questi quattro pannelli si legge dal basso verso l’alto come nelle colonne coclidi. Arco di Settimio Severo Anche lo stile dei rilievi è simile a quello della Colonna Aureliana, anche se più schematico e limitato a pochi avvenimenti essenziali. Le forti incisioni, intorno alle figure, sono ottenute anche col trapano e creano forti contrasti di luce e ombra. L’imperatore, nelle scene di guerra, compare su un piano rialzato, quasi fosse un’apparizione divina in mezzo ai soldati. Arco di Settimio Severo, 202-203, Roma i sarcofagi figurati Dall’età di Adriano si diffonde presso i Romani l’uso di seppellire i defunti, anziché cremarli. Questo comporta il passaggio dalle urne cinerarie alle grandi casse marmoree decorate come quelle in uso in Grecia e in Asia Minore. A differenza di queste però i sarcofagi romani sono decorati solo su tre lati perché un lato era addossato alla parete. ( ) Il è uno dei più antichi. Le ghirlande sorrette da figure sono di tradizione ellenistica, ma qui sono alternate a piccole scene mitologiche, usanza tipica dei sarcofagi romani. A Sarcofago di Gaio Bellico ( ) Ben presto, come nel , scene con miti di morte coprono le pareti dell’intera cassa. Le composizioni si fanno più affollate, senza spazi liberi. B Sarcofago di Oreste ( ) Nella seconda metà del II secolo si diffondono soggetti sia civili sia militari, come nel , dove è raffigurata una battaglia fra Romani e Barbari. C Sarcofago detto Grande Ludovisi Al centro della scena compare un giovane a cavallo, identificato con Ostiliano, figlio dell’imperatore Decio. In questo periodo nei rilievi figurati compare un personaggio con il volto del defunto. A. B. C.