per riprendere il filo L’Europa e il mondo nel XIX secolo 1. L’Ottocento e la transizione alla modernità 2. Demografia, questione contadina, industrializzazionee società moderna 3. Politicizzazione e reazione 4. Imperi e Stati-nazione 5. Il predominio dell’Occidente e l’imperialismo L’Ottocento e la transizione alla modernità 1. Un’epoca di contraddizioni L’Ottocento fu “ ” e di rinnovate forme di dominio coloniale, ma anche l’epoca delle , dei nazionalismi e delle . l’età degli imperi nazioni indipendenze Esso segnò il “ ” e dell’ , ma in un mondo in cui l’agricoltura restava il principale settore produttivo e la era motore di eventi importanti. trionfo della borghesia industrialismo questione della terra Nell’Ottocento si affermarono e incrociarono e le diverse reazioni che esse generarono. A una graduale delle masse e a impianti politico-istituzionali più partecipati, corrisposero resistenze all’ e la formazione di tanti regimi autocratici. Parimenti, si assistette alle prime lotte organizzate per l’ , che tuttavia rimasero circoscritte ad alcuni paesi e a ristrette cerchie sociali. nuove culture politiche politicizzazione ampliamento del suffragio emancipazione femminile L’Ottocento fu il teatro delle prime , ma per questo fece emergere l’esigenza di regolamentarle meglio e di creare a tutela delle vittime. guerre moderne istituzioni internazionali Infine, l’Ottocento sperimentò i primi tentativi di scolarizzazione di massa, l’istituzione di nuovi sistemi universitari, cui si accompagnarono grandi scoperte ed espressioni artistiche. Ma fu anche il periodo in cui e soppiantarono l’ottimistica idea di progresso dei primi decenni del secolo. bellicismo razzismo Insomma, l’Ottocento fu un , legato alle eredità settecentesche e napoleoniche, alle rivoluzioni americana e francese, all’esplosione demografica e industriale. Eppure l’Ottocento portò a compimento la transizione dall’antico al nuovo regime, conducendo il mondo nell’ . secolo ricco di contraddizioni età contemporanea Demografia, questione contadina, industrializzazione e società moderna 2. A sovvertire antichi equilibri socio-economici e politici fu la prodotta dalla settecentesca: minor natalità, crollo della mortalità e aumento della moltiplicarono la popolazione in e . Crescita demografica e mobilità geografica in primis crescita della popolazione “rivoluzione demografica” ▶ speranza di vita Europa America Un contributo decisivo al popolamento del nord America lo dettero le : percorsi non lineari e spesso destinati a concludersi col ritorno nei luoghi natii, che però portarono negli Usa prima tanti nordeuropei e poi tantissimi italiani, spagnoli e asiatici. Nuove mentalità e stili di vita legati all’industrialismo, il minor bisogno di manodopera dell’agricoltura meccanizzata e la rivoluzione demografica cambiarono anche le strutture familiari, soprattutto nelle città e nelle campagne più avanzate, dove si ebbero sempre più . migrazioni transoceaniche ▶ famiglie ristrette speranza di vita Indicatore statistico che individua il numero medio di anni che un essere umano vive in un dato luogo e momento storico. famiglia ristretta Famiglia costituita da padre, madre e figli (famiglia nucleare) con l’aggiunta al massimo di qualche altro membro legato o meno da parentela. >> pagina 21 Nelle aree rurali più arretrate, dove i modelli demografici (alte mortalità e natalità) e familiari ( ) restavano quelli tradizionali, l’aumento della popolazione rese ancor più precaria una condizione contadina già soggetta alle conseguenze dei periodici eventi climatici, delle carestie, della e della scarsa igiene. A queste si aggiungeva la di accesso alle risorse comuni (boschi, campi, corsi d’acqua), dovuta alla vendita a notabili dei beni demaniali e di quelli confiscati alla Chiesa in epoca rivoluzionaria. Mondo rurale e questione della terra ▶ famiglia allargata sottoalimentazione perdita dei diritti consuetudinari Se la precarietà era una caratteristica comune, il mondo contadino restava però assai . Esso si componeva di attività contrapposte o intrecciate fra loro, oltre che con quelle urbane: allevamento, pastorizia, agricoltura, lavori stagionali in città. E vi conviveva una varietà di: (aziende capitalistiche, colture estensive, piccola proprietà), (lavoro salariato, ) e (latifondisti, imprenditori agricoli, contadini proprietari, affittuari, braccianti salariati). diversificato realtà produttive contratti agrari ▶ mezzadria figure Infine, immense erano le in termini di colture prevalenti, modernizzazione e modalità di conduzione. I vecchi metodi, l’autoconsumo e la commercializzazione lungo i canali tradizionali caratterizzavano le zone più arretrate, e non di rado coesistevano in una stessa area con produttori e mercanti invece più evoluti. Altrove, però, le migliori (rotazioni, concimazioni), i (trebbiatrice, aratro a vapore), la produttiva e i come il treno e la nave a vapore si sommarono alla necessità di sfamare una popolazione crescente, sollecitando un notevole , la riduzione dei costi, una maggiore produttività e l’inserimento in un sempre più e soggetto alle speculazioni. differenze fra un’area e l’altra tecniche agricole nuovi macchinari specializzazione mezzi di trasporto aumento delle superfici coltivate mercato globale famiglia allargata Famiglia costituita, oltre che da genitori e figli, anche da altri soggetti imparentati o meno appartenenti spesso a diverse generazioni. mezzadria Contratto con cui il proprietario dà un podere a un colono, impegnandolo a lavorarlo e a dividere a metà spese e utili. >> pagina 22 Nonostante la maggior parte della popolazione vivesse ancora in campagna e l’agricoltura restasse centrale anche nelle economie più avanzate, l’Ottocento vide la comparsa dell’ e della . L’incremento demografico, l’inurbamento contadino e l’industrializzazione aumentarono i residenti in grandi città e finirono per dar vita a un , ossia da quei paesi dove l’industrialismo aveva più attecchito e che quindi avevano un’evidente sul piano economico, tecnologico e nella capacità di controllare il resto del mondo, facendo dell’ Industrialismo, urbanizzazione e comunicazioni industria accentrata città moderna sistema policentrico dominato dall’Occidente superiorità economia industriale un fenomeno dagli effetti globali [ 1]. [ 1] Le zone europee industrializzate a metà XIX secolo e a inizio Novecento La prima ondata di industrializzazione toccò solo il Belgio, Paesi Bassi, alcuni cantoni svizzeri, la Renania e alcune province francesi (Parigi, Lille e le zone lungo i fiumi Loira e Rodano). In seguito, a conoscere un buon sviluppo industriale furono anche la Prussia e il resto dell’area tedesca, la Boemia, la Slesia, gli Stati nordorientali degli Stati Uniti, la Pianura Padana italiana, il Piemonte, alcune aree dell’Impero russo, l’Argentina, il Messico e l’Impero giapponese. Nei paesi di più recente industrializzazione non fu il settore tessile a trainare lo sviluppo, quanto piuttosto il meccanico , il siderurgico , i comparti legati a vecchie e nuove fonti d’energia ( elettricità , petrolio e il carbone , che copriva il 90 % della produzione energetica) e il chimico , cui si dovettero invenzioni come il cemento armato o i pesticidi. Si trattava dunque di settori con grandi impianti e alto tasso d’innovazione, che presupponevano uno stretto intreccio con la sia nei processi produttivi sia nell’organizzazione del lavoro. Ciò condusse all’ e spinse imprenditori come lo statunitense a impiantare le prime ( ) ricerca scientifica ▶ integrazione verticale Henry Ford ▶ catene di montaggio fordismo [ 2]. integrazione verticale Politica aziendale che consiste nell’integrare all’interno della propria attività quanti più “passaggi intermedi” necessari a ottenere il prodotto finito. catena di montaggio Sistema di produzione in cui ogni operaio svolge un singolo e ripetitivo compito al ritmo dettatogli dal nastro trasportatore su cui scorre il semilavorato. Operai della Ford di Dearborn in Michigan. [ 2] Catena di montaggio La necessità di capitali indusse a costituire quotate in Borsa per coinvolgere più investitori come i privati, lo Stato e le banche, il cui peso nella capitalizzazione delle grandi aziende produsse una stretta . L’industria pesante godeva del sostegno degli Stati, che tutelavano l’industria nazionale con finanziamenti pubblici, , e norme che tolleravano , e quasi-monopoli creati per ridurre al minimo la concorrenza e controllare il mercato. Il diffondersi dell’industrializzazione creò per i nuovi standard internazionali monetari ( o ) e di misurazione del tempo (fusi orari), nonché più interconnesso grazie al , ai primi esperimenti di e e alla “ ”, concretizzatasi nella , nel , nei mezzi pubblici (tram, ) e nei primi esemplari di e ▶ società per azioni compenetrazione fra mondo finanziario e industriale ▶ commesse tariffe protezionistiche ▶ cartelli ▶ trust un mondo “più piccolo” e uniforme ▶ parità aurea gold standard telegrafo [ 3] radiotelegrafia radiofonia rivoluzione dei trasporti navigazione a vapore treno [ 4] metropolitane automobili aeroplani società per azioni (s.p.a.) Imprese il cui capitale è frazionato in quote (azioni) collocate sul mercato in modo che chiunque possa acquistarle e così partecipare alla divisione dei profitti in proporzione alla percentuale di azioni possedute. commessa Ordinazione di beni o merci da produrre. cartello Accordo fra imprese diverse dello stesso settore, teso a limitare la concorrenza concordando i prezzi dei propri prodotti. trust Imprese fuse in un insieme a direzione unitaria al fine di limitare i costi di produzione e battere la concorrenza. parità aurea Valore in oro di una unità monetaria fissato ufficialmente, che serve da garanzia per la convertibilità del denaro circolante (monete, carta moneta) nell'equivalente importo in oro, rappresentando quindi la base per fissare i cambi con le altre monete. Se già a metà del XIX secolo il telegrafo collegava alcune delle principali città del mondo, nel 1913 erano ormai oltre 2 milioni i km di linee telegrafiche che correvano lungo il pianeta, consentendo comunicazioni in tempi brevi fra Europa, Americhe, Asia, Oceania e l’Africa settentrionale. [ 3] Reti telegrafiche mondiali a metà Ottocento e a inizio Novecento Alla metà del XIX secolo, lo sviluppo delle ferrovie si concentrò in Europa (dai 25 000 km del 1850 agli oltre 100 000 del 1870) e negli Usa (da 15 000 km a oltre 55 000). Poi, con l’espansione coloniale e i cospicui capitali investiti dalle grandi potenze nei paesi in via di sviluppo, reti ferroviarie furono costruite anche in America Latina, Asia e in alcune regioni africane. [ 4] Reti ferroviarie a metà XIX secolo e a inizio Novecento >> pagina 24 La “ ” di fine Ottocento era in realtà una società articolata e frantumata. Le élite borghesi si erano differenziate al loro interno avvicinandosi in parte alla nobiltà; erano nati nuovi (impiegati, negozianti, liberi professionisti, , ) e, accanto a una composta da operai qualificati, vi era una maggioranza di lavoratori non qualificati le cui condizioni erano migliorate di poco. Si andavano inoltre formando blocchi costruiti attorno a ( , gruppo professionale, genere) che iniziavano a rivendicare diritti gettando le basi dell’ tipica delle più progredite società contemporanee. Le società moderne e un nuovo mondo del consumo società di massa “ceti medi” manager ingegneri “aristocrazia operaia” nuovi elementi identitari ▶ classe individualizzazione Ad assorbire una produzione di , mai così ampia, era dunque in primo luogo la dall’aumento demografico, dal maggior potere d’acquisto dei “ceti medi” urbani e dall’abbassamento dei prezzi, che rendeva accessibili esperienze, beni e tempo libero a sempre più ampie fette della popolazione. Nascevano così, prima negli Stati Uniti e poi in altri paesi occidentali, con i loro luoghi simbolo (i grandi magazzini), le pubblicità, le mode e nuove forme di intrattenimento (sport, hobby, vacanze). ▶ beni di consumo domanda interna, accresciuta società consumistiche classe Nel lessico marxiano, insieme di persone che hanno interessi comuni perché condividono una data condizione nel quadro del sistema produttivo. beni di consumo Prodotti o servizi utili a soddisfare direttamente un bisogno senza dover né subire ulteriori trasformazioni né servire a produrre altri beni. >> pagina 25 Fra ottimismo borghese, razzismi e presentimenti della crisi Le società più alfabetizzate e benestanti produssero anche una maggiore domanda di cultura. Per buona parte dell’Ottocento vi risposero soprattutto saggi, e drammi capaci di diffondere (non solo all’ambiente borghese) un modello culturale che attingeva ai , alla filosofia idealista, all’ , al , al e all’ di . romanzi principi liberali utilitarismo romanticismo positivismo evoluzionismo Charles Darwin Con il potenziale ampliamento del pubblico, la produzione culturale si diversificò maggiormente. Da una parte artistiche e letterarie contestarono la società borghese, ritenuta ormai inerte, e trovarono alla fine del secolo sponda nelle critiche alla cultura e alla tradizione delle scienze esatte occidentali mosse da filosofi ( , Henri-Louis Bergson), scienziati ( ) e dalla di . Dall’altra parte, l’allargamento del pubblico accentuò invece il carattere commerciale della produzione editoriale ( , collane economiche, , libri di lettura per operai o fanciulle), tesa a celebrare la modernità (stili come il e il modernismo) e scienze come l’ , la e l’ . “avanguardie” Friedrich Nietzsche Albert Einstein “rivoluzione psicanalitica” [ 5] Sigmund Freud ▶ tabloid ▶ romanzi d’appendice liberty ingegneria sociologia antropologia Scritti sempre più popolari divulgarono versioni distorte del positivismo e dell’evoluzionismo. Dal primo derivarono approcci deterministici al diritto o alla medicina e l’idea di un . Dal secondo prese le mosse il , che trasferiva il principio di sopravvivenza ai rapporti fra individui, classi e popoli, giustificando il diritto dei più forti sui più deboli. progresso indefinito Darwinismo sociale A queste idee si legavano molte teorie razziste: quelle che giustificavano il ; il , che ispirava le legislazioni di vari Stati degli Usa e associazioni come il , volte a “punire” i neri emancipati dopo la Guerra civile del - ; l’ nell’Impero austro-ungarico e in quello tedesco; infine, il montante che propugnava la superiorità della e legittimava le discriminazioni patite dagli ebrei, i nell’Impero russo e l’individuazione di capri espiatori come l’ufficiale ebreo-alsaziano , ingiustamente condannato in Francia per spionaggio. Si generò così la di ebrei russi in Palestina ( - ) e la nascita del , un movimento politico transnazionale volto alla costituzione di uno Stato ebraico. colonialismo suprematismo bianco Ku Klux Klan 1861 65 antislavismo antisemitismo “biologico” “razza ariana” ▶ pogrom Alfred Dreyfus “prima immigrazione” 1881 1903 sionismo tabloid Giornale popolare di formato e prezzo ridotti. romanzo d’appendice Romanzi pubblicati a puntate sui giornali e rivolti a un pubblico non particolarmente colto. pogrom Traducibile con “devastazione”, il termine russo indica massacri e saccheggi ai danni di gruppi etnoreligiosi (soprattutto ebrei) compiuti dalla popolazione, ma favoriti dalle autorità. Congresso internazionale di psicanalisi, L’Aia, 1920. Sigmund Freud è seduto al centro. [ 5] I padri della psicanalisi Politicizzazione e reazione 3. Le principali culture politiche del periodo possono essere analizzate separatamente, ma va ricordato che nella realtà esse si presentarono di regola come , quali le varie forme di , il e il . Le culture politiche e i principi liberali ibridi nazionalsocialismo nazionaliberalismo liberalsocialismo Fra le dottrine politiche che si affermarono nell’Ottocento ci fu il , un insieme di riflessioni accomunate dal voler realizzare la attraverso il ri liberalismo libertà politica conoscimento dei diritti fondamentali dell’individuo (vita, proprietà, espressione), strumenti giuridico-istituzionali come le costituzioni , e sistemi di rappresentanza parlamentare . Avversi all’assolutismo, i liberali diffidavano altrettanto della democrazia , col suo presupposto egualitario e coi rischi di abusi della maggioranza sulla minoranza. Essi auspicavano piuttosto uno Stato gestito da una minoranza con determinate qualità socioculturali , che garantisse ai governati i diritti fondamentali, il benessere e ampie libertà personali (culto, educazione) ed economiche, all’interno di un mercato che si supponeva capace di autoregolarsi ( liberismo ). >> pagina 26 Dal socialismo “utopico” alle Internazionali socialiste Fra i più aspri critici del capitalismo industriale borghese vi furono i socialisti che attraverso , spesso utopiche, sin dal Settecento ne avevano denunciato l’iniquità. analisi e soluzioni differenti Fu però solo col cosiddetto “socialismo scientifico” di e che il socialismo acquistò un più solido impianto analitico e iniziò a circolare oltre ristrette cerchie di intellettuali. Nel i due scrissero il , spiegando come il socialismo dovesse mirare a una società senza Stato né proprietà privata, esito necessario di un sistema economico (quello capitalista) che per sua natura tendeva ad acuire le disuguaglianze sociali fino a spingere la a sovvertire l’ordine borghese mediante una Karl Marx Friedrich Engels 1848 Manifesto del Partito comunista classe operaia rivoluzione [ 6]. Mentre ancora il marxismo stentava a diffondersi, nel a Londra si riunì l’Associazione internazionale dei lavoratori (poi nota come ). Essa divenne subito un riferimento ideale per le lotte dei lavoratori, ma la vaghezza del suo profilo ideologico e i e la corrente anarchica guidata da ne limitarono la capacità di coordinare i movimenti operai e, nel , la portarono allo scioglimento. 1864 Prima Internazionale contrasti fra Marx Michail Bakunin 1876 A partire dai tardi anni Ottanta, però, l’ , l’acuirsi della questione sociale e l’ portarono alla nascita dei principali europei, fra i quali spiccava l’ . aumento del numero di operai allargamento del suffragio partiti socialisti Spd tedesco Furono questi partiti a costituire nel una ispirata al marxismo e senza gli anarchici. Di fronte a una società che si stava arricchendo e articolando invece di polarizzarsi e impoverirsi, alcuni teorici fra cui proposero di superare i , sfruttando i buoni risultati elettorali ottenuti dai socialisti per realizzare riforme graduali in attesa dell’implosione del capitalismo. Il gradualismo ispirò anche il laburismo inglese, che riuscì col tempo a sostituire il partito liberale come principale avversario dei conservatori. Tuttavia, il di Bernstein fu rigettato dalla maggioranza della Spd e dalla maggioranza dei socialisti russi ( ), secondo la proposta di rifiutata invece dalla minoranza ( ). Nell’Impero austro-ungarico proponeva intanto un “ ”, che conciliava la lotta di classe e le questioni nazionali. 1889 Seconda Internazionale Eduard Bernstein limiti della teoria marxiana revisionismo bolscevichi Vladimir Lenin menscevichi Otto Bauer austromarxismo . La ricca e articolata società statunitense era infatti poco attratta dalle promesse del , mentre i regimi oligarchici sudamericani, legati alla grande proprietà terriera, depo Scarso peso ebbe invece il socialismo fuori d’Europa Socialist Party of America tenziarono sindacati e partiti socialisti alternando paternalismo e repressione . Infine, in Asia e in Africa le forze socialiste erano poche e quasi sempre parte di movimenti anticoloniali o fautori di una modernizzazione sul modello occidentale, come ad esempio l’ Indian National Congress . In questo quadro di Emilio Longoni, intitolato [ 6] Lo sciopero L’oratore dello sciopero (1890-1891) l’oratore di una manifestazione, aggrappato a un lampione e con la mano a pugno chiuso, arringa le folle: espressione della crescente diffusione dei movimenti operai e delle moderne forme di lotta sociale. >> pagina 27 La questione operaia s’intrecciava spesso con le , le quali suggerirono ai socialisti apparati retorico-simbolici e progetti di “vie nazionali al socialismo” che fondevano aspirazioni nazionali e sociali. Nazioni e nazionalismi questioni nazionali Si andava nel frattempo definendo e diffondendo la come , sia nella sua accezione più formulata dalla Rivoluzione francese per legittimare il nuovo corso, sia in quella più di matrice romantica, usata dal movimento resistenziale tedesco per opporsi all’occupazione napoleonica. Così, nel corso dell’Ottocento la nazionalità divenne sempre più l’asse attorno al quale , che fino ad allora erano definite primariamente dall’appartenenza religiosa o dalla condivisione di un limitato spazio geografico e sociale (il villaggio, la provincia). nuova idea di nazione soggetto collettivo politica etnoculturale si ristrutturarono le identità individuali e collettive Per estendere la portata di questo strumento ideale di legittimazione e mobilitazione fu però necessario definirne meglio i contorni rispetto a nazioni diverse o nemiche, assemblando un proprio patrimonio culturale (lingua, letteratura, storia, cultura materiale): una costruzione della nazione ( ) di solito opera di élite politico-intellettuali capaci di manipolare e inventare tradizioni, creare culture politiche sincretiche e definire . nation building ex novo peculiari costruzioni identitarie nazionali Il diritto della nazione ad e ad avere divenne così un forte fattore legittimante sia per i regimi subentrati ad altri diversamente legittimati (Luigi Filippo d’Orleans “re dei francesi” al posto dei Borbone “re per grazia di Dio”), sia per le e le politicamente frammentati. autodeterminarsi un “proprio” Stato secessioni guerre per unificare territori Se in principio molti movimenti nazionali erano al tempo stesso rivoluzionari e internazionali, una volta costruiti i principali Stati-nazione il nazionalismo assunse sempre più una connotazione . In nome della nazione si avviarono infatti le espansioni in zone nazionalmente estranee (colonie, territori limitrofi). Inoltre, alle richieste nazionaliste delle minoranze presenti nei propri confini, gli Stati-nazione opposero dure repressioni e assimilazioni forzate. conservatrice, bellicista e imperialista Fra Ottocento e Novecento nacquero , , e sostenitori della necessità di affermare con le armi la potenza della patria nella . partiti nazionalisti reazionari illiberali razzisti lotta per la supremazia internazionale L’esperienza dei partiti socialisti e nazionalisti era legata al progressivo inserimento dei ceti medi e inferiori nel gioco politico. Già da tempo l’ era capace d’influenzare i governi, ma le classi dirigenti restavano composte da nobili e borghesi, mentre le conservavano strutture organizzative esili e un profilo ideologico assai sfumato. I meccanismi del consenso si limitavano spesso a o clientelari, rinsaldati con sporadici comizi sotto elezioni; il alle donne e alla stragrande maggioranza degli uomini su base culturale e censitaria. La politica alle “masse”, i partiti e le nuove istituzioni opinione pubblica fazioni politiche legami personali voto era precluso Verso fine secolo i regimi liberali iniziarono a entrare in crisi. Da un lato essi scontentavano quella parte di classe dirigente che riteneva la dei sistemi parlamentari incompatibile con il progresso, opponendovi e antilibe lentezza decisionale ▶ teorie elitiste rali. Dall’altro lato la limitata partecipazione ai processi decisionali cozzava con gli obblighi sempre maggiori imposti ai cittadini (scolarizzazione, servizio militare, tasse) e con il crescente protagonismo delle classi medie nella vita sociale ed economica. Per rispondere a questa più pressante domanda di partecipazione, in molti paesi si attuò un graduale , spesso accompagnato da azioni tese a far accettare ai nuovi elettori le gerarchie sociali e a rifiutare le idee eversive. Le forze socialiste erano state infatti tra le prime a cogliere la necessità di costituirsi in , dotati di , di dirigenti e apparati burocratici professionali, di sedi centrali e , di e di , nonché di militanti e di una capillare. ampliamento del corpo elettorale moderni partiti politici complesse macchine organizzative sezioni periferiche programmi simboli propaganda Questo processo conobbe a seconda del grado di ampliamento dell’elettorato, dei sistemi di voto e rappresentanza e delle condizioni socioeconomiche degli strati sociali più umili. Tuttavia, a fine Ottocento si realizzava ormai in buona parte d’Europa ciò che gli conoscevano sin dai tardi anni Venti, quando sotto la presidenza di la partecipazione popolare divenne un dato strutturale del quadro politico statunitense, che pure seguitava a escludere dal voto le donne e i neri. tempi e intensità diversi Stati Uniti Andrew Jackson teorie elitiste Teorie secondo cui i sistemi politici sono per definizione retti da élite che si avvicendano nel corso del tempo, minimizzando l’impatto dei meccanismi democratici. >> pagina 28 L’estensione del voto non riguardò quasi mai le , le e alcune su cui pesavano sospetti d’infedeltà alla nazione, vecchi pregiudizi e nuove teorie razziste. Nonostante le prime sporadiche proteste, le donne restavano , confinate nella e discriminate negli studi e nel lavoro. L’emancipazionismo donne persone di colore minoranze etniche e religiose giuridicamente subordinate sfera domestica Fu solo con l’avvicinarsi al Novecento che una , un maggior impiego di manodopera femminile nelle fabbriche e le tante migrazioni produssero una certa emancipazione, almeno nelle più evolute società occidentali. Acquisita una maggior presenza nella vita economica e sociale, la conquista dei divenne il principale obiettivo dei , i più forti fra i quali operavano negli Usa e nel Regno Unito. Cortei, scioperi e giornali come sortirono però modesti risultati. socialità urbana meno segregata diritti politici movimenti emancipazionisti femminili The Suffragette [ 7] Proprio negli Usa, alla battaglia per l’estensione alle donne dei diritti politici si associò quella degli , emancipati nel , ammessi a voto e cittadinanza nel - , ma presto colpiti dalla reazione dei bianchi sconfitti. Fin dai tardi anni Settanta, la e i costrinsero infatti i neri ad accettare condizioni di , mentre le discriminazioni legali configuravano ormai forme di vera e propria fondate sul principio ipocrita “ ” (“separati ma uguali”). ex schiavi neri 1865 1868 70 mancata riforma agraria ▶ black codes lavoro semiforzato ▶ segregazione separate but equal black codes Norme emanate in diversi Stati degli Usa per limitare alcuni diritti fondamentali dei neri (affittare terre, detenere armi, muoversi liberamente). segregazione Rigida separazione discriminatoria fra cittadini appartenenti a gruppi etnici diversi. [ 7] Azione di protesta delle emancipazioniste francesi Suffragette invadono una sezione elettorale e tentano di impadronirsi dell’urna in una illustrazione del 1908. >> pagina 29 Religioni e istituzioni religiose dovettero fare i conti con le nuove dottrine politiche, la di società e cultura, l’industrialismo e la delle strutture politico-istituzionali. Esse reagirono alternando chiusura e apertura alla modernità; collaborazione e rivendicazione delle proprie prerogative; condanna dei nuovi valori e capillare . Fu così che islam, ebraismo e cristianesimo riuscirono almeno ad arginare la loro marginalizzazione. Religioni e modernità ▶ secolarizzazione laicizzazione proselitismo L’islam vide emergere due approcci opposti ma convergenti nel : da una parte il movimento , che provava ad adeguare l’islam a valori e stili di vita occidentali; dall’altra i , che cercavano nella fede professata dai primi musulmani ( , da cui ) potenzialità innovatrici alternative alla modernità e connotate in senso antioccidentale. conciliare la fede con la modernità Nahda modernisti salaf salafismo Oggetto di pregiudizi e discriminazioni, gli ebrei videro invece nella secolarizzazione delle società europee un’ . Così, pur con intensità diversa da area ad area, a loro volta presero a reinterpretare l’ebraismo in chiave razionalisitca e a . occasione d’integrazione stemperare le proprie pratiche identitarie Nella Chiesa cattolica, dopo una fase di riaffermazione dell’ortodossia dottrinale e di chiusura alle istanze di rinnovamento, una svolta arrivò con l’ ( ) del papa Leone XIII , che favorì la nascita di , società di mutuo soccorso e , particolarmente diffusi nelle campagne. Essa stimolò anche movimenti fra loro interconnessi, favorevoli a un aggiornamento della dottrina ( ) e all’allargamento della partecipazione politica, nella convinzione che fosse possibile conciliare democrazia e un rinnovato cattolicesimo ( ). ▶ enciclica Rerum novarum 1891 [ 8] partiti cattolici sindacati modernismo democrazia cristiana secolarizzazione Perdita di potere e di influenza da parte della Chiesa rispetto allo Stato; il termine indica anche il declino del valore della sfera religiosa nella società. enciclica Lettera circolare con cui il papa espone il pensiero ufficiale della Chiesa su specifici argomenti. [ 8] Leone XIII Il papa pronuncia davanti al fonografo le parole della Santa Benedizione («La Domenica del Corriere», 29 marzo 1903), emblema di una Chiesa che a fine Ottocento provava a misurarsi e a sfruttare la modernità per la propria azione apostolica. Imperi e Stati-nazione 4. Malgrado l’affermarsi dell’idea di nazione e i nazionalismi, nella seconda metà del secolo la forma statuale dominante era quella imperiale: diversi Stati-nazione, come il Regno Unito, crearono grandi imperi coloniali e l’Eurasia era dominata da imperi come l’ , il e l’ . Si trattava di Stati caratterizzati dal (etnico, linguistico, religioso) e dove spesso dall’omogeneità con l’etnia al potere o da un superiore livello economico e culturale dominavano masse contadine di altra nazionalità/etnia (russi ortodossi su non russi e musulmani; élite tedesche o magiare sugli slavi dell’Impero asburgico). Un mondo di imperi asburgico russo ottomano pluralismo minoranze avvantaggiate Questi Stati affrontarono le sfide poste dalla e dalla ispirandosi allo Stato napoleonico sul piano politico-istituzionale e, sul piano economico, con la costruzione di ferrovie, l’urbanizzazione, l’ingresso nei circuiti commerciali internazionali, lo sviluppo di (la Boemia asburgica, il Donbass zarista) e la in produzioni agricole per l’esportazione. Tuttavia, negli imperi dell’Europa orientale ciò avvenne in proporzioni inferiori all’Occidente e ciò accrebbe il dalle principali potenze mondiali. modernità globalizzazione distretti industriali specializzazione divario >> pagina 30 Dopo la sconfitta nella del , l’Impero asburgico fu trasformato in una , in cui il governo austriaco e quello ungherese avevano pari dignità e larghe autonomie nella gestione dei rispettivi territori e dei popoli loro sottomessi, in . Proprio le ungheresi, il crescente seguito di movimenti nazionalisti come i “ , l’ e l’ diffusi nel paese si sommarono però ai tentativi di modernizzazione politico-istituzionale, preparando il terreno alla futura implosione di uno Stato che cercava nei Balcani un compenso alla perdita d’influenza sulla penisola italiana. La duplice monarchia austro-ungarica guerra austro-prussiana 1866 duplice monarchia austro-ungarica [ 9] maggioranza slavi politiche ▶ assimilazioniste Giovani cechi” antislavismo antisemitismo assimilazionismo Pratica politica secondo cui una minoranza etnica abbandona, grazie a un misto di forza e attrazione, la propria cultura in favore di quella dominante. [ 9] Francesco Giuseppe imperatore d’Austria e re d’Ungheria All’indomani del compromesso del 1867, l’Impero asburgico fu trasformato in una Duplice monarchia, in cui Regno d’Ungheria e territori dinastici avevano governi autonomi. Francesco Giuseppe d’Asburgo e sua moglie, Elisabetta di Baviera (la principessa Sissi), mantennero la corona imperiale e vi sommarono il titolo di re e regina d’Ungheria, ponendosi come la massima autorità garante del delicato equilibrio politico-istituzionale austro-ungherese. Anche l’Impero russo aveva tratto spunto da una sconfitta – quella nella ( - ) contro l’alleanza ottomano-franco-britannica – per tese a recuperare prestigio internazionale, modernizzando Stato e società, stimolare la produzione scientifica e culturale dell’intellettualità ( ) e meglio controllare le aree più riottose al dominio zarista mediante operazioni di “ ” nel e la della . Il regime zarista fu però scosso tanto dalle prime manifestazioni operaie e socialiste, quanto dalle reazioni dei popoli non russi alla russificazione, che resero più difficile il controllo dei vasti territori dell’impero. Sul piano internazionale, lo zar riuscì a siglare strategiche alleanze come la con la Francia ( ), ma la sua espansione in l’Asia creò tensioni col Regno Unito e il Giappone. L’Impero russo Guerra di Crimea 1853 56 avviare riforme rafforzare l’autocrazia intelligencija ▶ chirurgia demografica Caucaso ▶ russificazione Polonia Duplice Intesa 1894 chirurgia demografica Rimozione da un territorio di una parte della popolazione con particolari caratteristiche (sociali, linguistiche, etniche, religiose) tramite la sua eliminazione o il suo spostamento indotto o forzato (migrazioni forzate). russificazione Imposizione di lingua e altri elementi culturali russi a popolazioni di cultura diversa. >> pagina 31 Il controllo del territorio era un problema anche per il sultano, già sconfitto dagli indipendentisti greci ( - ). Dopo la e l’inserimento nei grazie al ( ), alle preesistenti difficoltà si aggiunsero le resistenze delle élite locali, l’ostilità al governo dei riformisti antioccidentali ispirati all’ortodossia islamica ( ), le , il rafforzamento delle identità nazionali e il fastidio di varie popolazioni per la . Crebbe così la reazione al riformismo, quel che si era proposto di modernizzare lo Stato, armonizzare il diritto islamico con la legislazione statale, ridurre l’autonomia di governatori locali, e coinvolgere nella vita pubblica i non musulmani, in nome dell’appartenenza alla comune , sancita costituzionalmente nel . L’Impero ottomano 1821 32 vittoria nella Guerra di Crimea circuiti commerciali internazionali canale di Suez 1869 “Giovani ottomani” tensioni fra cristiani e musulmani perdita di antichi privilegi Tanzimat occidentalizzare la società nazionalità imperiale ottomana 1876 Fu questo groviglio di tensioni a produrre le di vari principati balcanici ( - ) e la ( - ), che avrebbero portato il ( ) a sancire la fine del predominio ottomano nei Balcani, divisi in Stati definiti secondo criteri etnici e nazionali guerre d’indipendenza 1875 78 Guerra russo-turca 1877 78 Congresso di Berlino 1878 [ 10] . La perdita dei territori europei pose fine al Tanzimat e accentuò il carattere islamico e asiatico dell’Impero ottomano , rafforzando i sentimenti antioccidentali, il ▶ panislamismo e il desiderio di rivalsa turco. panislamismo Pensiero politico-religioso che auspica l’unione di tutti i popoli islamici in un unico Stato. Il Congresso di Berlino sancì l’indipendenza di Serbia, Montenegro, Romania, Bulgaria e l’amministrazione asburgica della Bosnia ottomana. [ 10] I Balcani nel 1878 L’Impero britannico Patria della rivoluzione industriale e delle teorie liberoscambiste, il Regno Unito era una a livello economico e tecnologico, fiorente dal punto di vista culturale, stabile grazie al in cui si alternavano al governo due partiti (progressisti e conservatori), e al . In politica estera il Regno Unito tutelava i propri interessi strategici globali mediante la combinazione di alleanze e di minacce: la . Il costituzionalismo liberale britannico rispose inoltre alle agitazioni sociali accompagnando la repressione con una (sindacati legali, riduzione dell’orario di lavoro) e con un più efficiente . potenza egemone sistema parlamentare graduale ampliamento del suffragio “diplomazia della cannoniera” legislazione sociale all’avanguardia sistema assistenzialistico Tuttavia, durante l’ , la sottovalutazione inglese della irlandese del - e conseguenti stravolgimenti sociali e demografici ( , concentrazione delle terre, polarizzazione fra Nord industriale e Sud agricolo, riduzione dei parlanti gaelico) spinsero il nazionalismo irlandese verso la per l’ . Questa battaglia fu condotta dall’ mentre il parlamento britannico gettava benzina sul fuoco, bocciando le proposte di ( e ). età vittoriana “Grande fame” 1845 50 ▶ diaspora lotta armata indipendenza di un’Irlanda repubblicana Irish Republican Brotherhood ▶ Home Rule 1886 1893 Ancor più impegnativo era mantenere il ruolo di grande potenza coloniale. Da un lato Londra doveva difendere le proprie sfere d’influenza dalle mire altrui, generando conflitti come la Guerra di Crimea contro lo zar ( 1853 - 56 ). Dall’altro il colonialismo permeò l’identità della “nazione imperiale” britannica, assumendo forme diverse per limitare i costi del progetto espansionistico: trattati commerciali, sostegno statale a spedizioni esplorative, delega a compagnie privilegiate, dominazione diretta, “ ”. Questa politica richiedeva comunque ingenti sforzi economici e diplomatici per condizionare Stati formalmente sovrani, come nel caso delle contro l’Impero cinese ( ▶ autogoverno responsabile due guerre dell’oppio 1839 - 42 e 1856 - 60 ), o tenere sotto controllo i popoli più recalcitranti: dalla rivolta indiana del 1857 - 58 [ 11] , all’Afghanistan nel 1839 - 42 e nel 1878 - 80 . diaspora Dispersione in varie parti del mondo di un popolo costretto ad abbandonare la propria terra. Home Rule Forma di autogoverno concessa dal potere centrale a uno dei territori che ne compongono lo Stato. autogoverno responsabile Semiautonomia, in cui la colonia paga l’amministrazione e l’esercito, ed è governata mediante un sistema parlamentare a due camere: una camera bassa elettiva, e una camera alta scelta dal governatore, a sua volta nominato da Londra. [ 11] Vittoria imperatrice dell’India La regina Vittoria studia la lingua hindi. La strategia britannica per gestire il suo vastissimo impero era assai articolata. Laddove era necessario, Londra non esitava a usare la sua notevole forza militare. Tuttavia, più spesso preferiva sfruttare la collaborazione di classi dirigenti, capi o tribù locali, mostrando paternalistica magnanimità nei loro confronti in modo da garantirsene la fedeltà e dar vita a un’ampia gamma di forme di dominio indiretto. >> pagina 32 Se gli imperi furono i protagonisti dell’Ottocento, è anche vero che uno dei fenomeni più rilevanti di quest’epoca fu la . In realtà, nessuno Stato-nazione era davvero omogeneo, sia per la presenza di (catalani e baschi in Spagna, bretoni e normanni in Francia), sia per le plurime identità subnazionali in cui si divideva la “maggioranza nazionale”. Ecco perché in molti paesi le classi dirigenti e le élite culturali fecero grandi sforzi per e assimilare le minoranze. Caratteristiche e primi esempi di Stato-nazione nascita di Stati fondati sulla presunta omogeneità nazionale dei propri cittadini minoranze nazionalizzare le masse Le prime indipendenze nazionali conquistate mediante lotta armata erano state quelle dei , emancipatisi dal dominio coloniale tra gli anni Dieci e Venti. In Europa, e (che univa però cattolici francofoni e fiamminghi) furono i primi Stati a conquistare l’indipendenza. Tuttavia, il primo nuovo grande Stato-nazione fu quello italiano, nato nel . paesi dell’America Latina Grecia Belgio 1861 Anche dopo l’annessione di Roma nel , l’Italia soffriva un’unità ancora incompleta (mancavano le cosiddette “ ” del e della ) e frutto di un processo non lineare: favorita dagli Il processo di unificazione e l’Italia unita 1870 ▶ terre irredente Trentino Venezia Giulia aiuti stranieri contro gli Asburgo (francese nel 1859 e prussiano nel 1866 e guidata da personaggi dalle diverse visioni politiche, fra cui Giuseppe Garibaldi [ 12] , Camillo Benso di Cavour e Giuseppe Mazzini . Inoltre, sin dal 1861 il processo di nation building era stato ostacolato dalle marcate differenze socioeconomiche fra le regioni, dalla diffidenza della classe dirigente liberale verso la politicizzazione delle masse, dalla guerra al brigantaggio combattuta nel Centro-Sud nel corso degli anni Sessanta e dal mancato riconoscimento papale del nuovo Stato. Furono insomma una nazione ancora in fieri e uno Stato ancora in cerca di solidità quelli che dagli anni Ottanta avviarono una pur lenta e circoscritta industrializzazione . Ed era sempre un’Italia alle prese con il malcontento contadino , con un enorme esodo di migranti , con le prime iniziative socialiste e con le tensioni derivanti dalla loro violenta repressione, quella che dal 1881 intraprese una politica estera più attiva. Alla Triplice Alleanza del 1882 con l’Impero tedesco e quello austro-ungarico seguì l’espansione coloniale in Africa (Eritrea e Somalia), arrestata dalla sconfitta di Adua contro l’Impero etiope ( 1896 ): un colpo durissimo al già malconcio orgoglio nazionale e la dimostrazione che l’ Italia non era una grande potenza . A fine secolo, si profilava quindi una profonda , accentuata poi dall’assassinio del re Umberto I nel . Vari sentimenti attraversavano il paese: un diffuso antiparlamentarismo, il montante consenso raccolto da un nazionalismo illiberale e bellicista, le tentazioni reazionarie e le forti tensioni sociali. Per placare gli animi e aprire un dialogo con la Chiesa e le forze dell’estrema sinistra, nel il nuovo re, , chiamò al governo . Iniziava così l’“ ”. crisi 1900 1901 Vittorio Emanuele III Giovanni Giolitti età giolittiana terre irredente Territori soggetti a dominio straniero, rivendicati sulla base di un’identità culturale o di un precedente legame storico. [ 12] Giuseppe Garibaldi Dopo l’unità italiana Garibaldi venne spesso rappresentato come un santo e l’intero processo di unificazione fu celebrato come un “Risorgimento” della nazione italiana corale, epico e provvidenziale. In realtà, esso fu sopratuttto il frutto di iniziative parallele e di circostanze favorevoli. >> pagina 33 Per rinverdire i fasti di Napoleone Bonaparte, nel proclamò il , caratterizzato da un peculiare modo di governare chiamato . Furono avviate la del paese e una fase di , concretizzatosi nella prosecuzione dell’espansione coloniale iniziata negli anni Trenta e nella partecipazione tanto alla Guerra di Crimea quanto alla Guerra austro-piemontese del La Francia di Napoleone III e della Terza Repubblica 1852 Napoleone III Secondo Impero ▶ bonapartismo prima ondata d’industrializzazione rinnovato protagonismo sulla scena internazionale La nacque invece dall’abdicazione di Napoleone III dopo la sconfitta subita nella del 1870 dalla Prussia e dagli Stati della Confederazione Tedesca del Nord. Il governo provvisorio fu così costretto ad accettare le condizioni di pace imposte dal nemico (ingenti danni di guerra, ), provocando la breve esperienza della : un rivoluzionario esperimento di partecipazione democratica al governo della città capace di mobilitare le masse urbane lungo il duplice asse ideologico nazionalismo-socialismo. Terza Repubblica battaglia di Sedan cessione di Alsazia e Lorena Comune di Parigi Pur caratterizzato da forte instabilità politica, minacciato da progetti autoritari, contestato da un forte movimento operaio e attraversato da sentimenti antiparlamentari, nazionalisti e antisemiti (culminati col e la nascita dell’ nel 1899), l’assetto repubblicano resse. Nonostante lo e un’industrializzazione non rapidissima, la Terza Repubblica conseguì anzi alcuni successi: garantì un periodo di pace e progresso, nostalgicamente ricordato come ; rinvigorì il patriottismo delle masse e rafforzò la sua posizione internazionale grazie all’espansione coloniale e alla del 1894 con l’Impero russo. Il tutto finalizzato anche alla nei confronti dell’Impero tedesco. caso Dreyfus Action française scarso incremento demografico Belle époque Duplice intesa rivincita bonapartismo Regime tipico di Napoleone I e Napoleone III in cui si mischiavano militarismo, richiami rivoluzionari, metodi dittatoriali e populisti. >> pagina 34 L’Impero tedesco fu l’ultimo grande Stato-nazione a formarsi, grazie alle vittoriose guerre guidate dalla Prussia, prima per estromettere l’Austria dal mondo tedesco ( ) e poi contro la Francia (sconfitta definitivamente a Sedan nel ) . Il guidato dal prussiano si fondò sull’ , e fu attraversato da fremiti e . Esso fu fermo nella del socialismo, nell’emanciparsi dalle gerarchie ecclesiasti che e nell’assimilare le minoranze cattoliche ( Nascita e affermazione dell’Impero tedesco 1866 1870 [ 13] Secondo Reich ▶ cancelliere Otto von Bismarck alleanza fra borghesia industriale e aristocrazia terriera e militare antislavisti antisemiti repressione Kulturkampf ), ma anche efficace nel nazionalizzare le masse e nel dotarsi di uno ▶ Stato sociale (o Welfare State ) e di un sistema d’istruzione avanzati. Grazie allo sviluppo dell’industria, in particolare quella siderurgica e chimica, il Reich nel 1914 era la maggiore potenza economica e militare dell’Europa continentale. Bismarck aveva stabilizzato il quadro europeo ( pax germanica ) fra il 1871 e il 1890 coi due Congressi di Berlino ( 1878 sui Balcani, 1884 - 85 sulla spartizione dell’Africa). Tuttavia, con la sua uscita di scena e la salita al trono del nuovo Kaiser (imperatore) Guglielmo II, l’atteggiamento tedesco cambiò. Dagli anni Novanta l’idea della pax germanica fu sostituita da una politica più aggressiva, fondata sulla corsa agli armamenti, sul potenziamento della marina e sull’accelerazione dell’espansione coloniale ( Weltpolitik ). cancelliere Nome dato al capo del governo in alcuni paesi di lingua tedesca. Stato sociale Insieme dei provvedimenti e delle attività statali tesi a garantire benessere e assistenza ai cittadini. [ 13] Celebrazione tedesca Un fiero Bismarck siede accanto allo stanco Napoleone III dopo la battaglia di Sedan. La sorprendente vittoria nella guerra con la Francia mostrò la superiorità militare, organizzativa e tecnologica dei tedeschi in guerre moderne decise in primo luogo dal possesso di infrastrutture (ferrovie) e armi all’avanguardia. >> pagina 35 Il predominio dell’Occidente e l’imperialismo 5. Novità, ragioni ed effetti dell’imperialismo L’ultimo quarto dell’Ottocento fu caratterizzato da un fenomeno in larga parte nuovo: l’ . imperialismo Benché l’espansione coloniale risalisse almeno all’età moderna, la fase - assunse questa definizione già a quel tempo, per sottolinearne le ormai e le e di adottate da potenze a volte prive di tradizione coloniale e a loro volta extraeuropee. Nello stesso periodo andò diffondendosi una che legittimava la conquista, attribuendo ai colonizzatori o il dovere morale di una o un di in nome della libertà e del benessere universali. Questa cultura, insieme con una retorica violenta e “ ”, permeò tutti gli strati delle società occidentali, divenendo sentire comune e costruendo un attorno all’imperialismo. 1880 1914 immense dimensioni nuove forme di appropriazione controllo cultura imperialista “missione civilizzatrice” [ 14] “destino manifesto” leadership ▶ razzializzante ampio consenso A produrre l’accelerazione coloniale di fine secolo fu un insieme di spinte diverse ma convergenti, che comprendevano la debolezza degli Stati extraeuropei , il divario tecnologico , gli interessi della finanza e della grande industria , la ricerca di prestigio internazionale , la speranza di rafforzare coesione e orgoglio nazionale , la necessità militare di controllare punti strategici e tutelare dall’espansionismo altrui i territori già acquisiti, oltre alla volontà di trasformare i nuovi possedimenti in ▶ colonie di popolamento . Il fenomeno ebbe effetti di grande rilievo, destinati a ripercuotersi lungo tutto il Novecento. Primo, la sottomissione di gran parte del pianeta a poche grandi potenze strinse ulteriormente i nessi fra le vicende dei popoli europei ed extraeuropei, favorendo i processi di , dei mercati. Ma ciò avvenne di solito senza produrre uno sviluppo industriale autonomo delle aree assoggettate, che si inserivano nei circuiti commerciali in modo . modernizzazione industrializzazione e globalizzazione subordinato agli interessi delle rispettive madrepatrie Secondo, il contatto con gli “altri” favorì le di molti popoli, aiutando nazioni a compattarsi, ma creando anche divisioni e potenziando le contrapposizioni fra gruppi etnici e religiosi. L’ che la dominazione bianca e l’occidentalizzazione ebbero sulle popolazioni indigene dal punto di vista demografico, degli equilibri sociali interni e della conservazione dei loro patrimoni culturali tradizionali fu spesso devastante. definizioni identitarie impatto Terzo, l’espansione delle potenze europee e l’emergere di nuove forze, le cui sfere di influenza erano centrate altrove, provocarono uno dall’Europa al quadrante asiatico e pacifico. Più ancora, però, la natura imperiale di tutte le principali potenze incise sulle relazioni internazionali e sulla natura del fenomeno guerra: scatenare una guerra significava ormai dilatarne il teatro a larga parte del pianeta. spostamento dell’asse geopolitico globale razzializzante Tendente a spiegare le differenze culturali fra soggetti come espressione di differenze razziali e biologiche. colonia di popolamento Possedimento dove poter inviare parte della popolazione in eccesso, al fine di ridurre le tensioni sociali derivanti dal peggior rapporto fra popolazione e risorse. [ 14] Missione civilizzatrice Fra i migliori interpreti di questa idea ci fu lo scrittore inglese, ma nato in India, Joseph Rudyard Kipling. La sua poesia dal titolo Il fardello dell’uomo bianco , scritta nel 1899, sintetizzava perfettamente questa concezione dell’imperialismo in quanto paragonava la superiore civiltà europea a un peso, perché costringeva moralmente i bianchi, e in particolare gli anglosassoni (britannici e statunitensi), a impegnarsi nell’opera di civilizzazione degli altri popoli. >> pagina 36 Se l’imperialismo ebbe i suoi inizi negli anni Ottanta ciò si deve soprattutto a due fattori: la sempre maggiore importanza del nei traffici con l’India e il mutare del quadro geopolitico euromediterraneo dopo la del - . La debolezza mostrata dall’Impero ottomano convinse infatti la Francia a occupare la ( ) e il Regno Unito a fare altrettanto con l’ , garantendosi il controllo del canale ( ). Ciò mentre Leopoldo II del Belgio conquistava il . Dall’esplorazione alla conquista [ 15] canale di Suez guerra russo-turca 1877 78 Tunisia 1881 Egitto 1882 Congo Le tensioni che ne nacquero furono appianate nel ( - ), che sancì grazie a Bismarck il , ossia il criterio che regolamentava la spartizione delle terre africane riconoscendone il possesso al primo Stato firmatario dell’accordo che le avesse occupate. Ebbe inizio così la cosiddetta , cui parteciparono le principali potenze europee. Secondo congresso di Berlino 1884 85 principio di “effettiva occupazione” “Corsa all’Africa” I protagonisti della penetrazione coloniale in Asia, oltre a britannici e francesi, furono l’ , quello giapponese e gli Stati Uniti. Lo zar rafforzò la sua presenza nel Caucaso, in Asia centrale e nella cinese. Londra reagì accentuando l’influenza sull’ attraverso e controllando le vie d’accesso al (Persia, Afghanistan). La Francia prese invece parti consistenti del Sudest, mentre i possedimenti tedeschi, olandesi (Indonesia) e spagnoli (Filippine) saturavano il quadro, decretando il crollo del , attraverso il quale l’Impero cinese aveva influenzato sino ad allora tanti Stati limitrofi. Impero russo Manciuria Impero cinese trattati commerciali subcontinente indiano ▶ sistema tributario sistema tributario Sistema di relazioni internazionali in base al quale Stati periferici indipendenti o semi-indipendenti pagavano un tributo formale di sottomissione all’Impero cinese (doni, accordi commerciali), in cambio della pace e del riconoscimento del proprio governo. [ 15] L’imperialismo dal 1884 alla fine del XIX secolo Se all’indomani del Congresso di Berlino del 1884 l’espansione coloniale europea aveva toccato solo le coste africane e parte dell’Asia, a inizio Novecento le grandi potenze coloniali possedevano quasi il 40% delle terre emerse e governavano su quasi un terzo della popolazione mondiale. Dell’intero continente africano restavano fuori dal controllo occidentale solo l’Impero etiope, invano aggredito dagli italiani; la Liberia, che godeva della tutela statunitense; Tripolitania e Cirenaica, in mano ottomana fino alla guerra italo-ottomana del 1911-12; il Marocco, oggetto di un aspro contenzioso fra Berlino e Parigi e infine trasformato in protettorato francese nel 1912. In Asia la formale indipendenza dell’Impero cinese e il rafforzamento dell’Impero giapponese rendevano l’imperialismo meno evidente ma non meno pervasivo, considerato che l’unico Stato rimasto davvero indipendente era il Siam, che era stato nell’orbita del Regno Unito prima di svolgere la funzione di Stato-cuscinetto fra i possedimenti francesi e quelli britannici. >> pagina 37 Per gestire possedimenti immensi e popolazioni disomogenee, le grandi potenze imperialiste adottarono forme di controllo diverse in base alla rilevanza dell’area, al grado di pacificazione delle terre acquisite, all’organizzazione delle preesistenti istituzioni, alla composizione etnica e religiosa della popolazione e ai rapporti precedentemente instaurati con gli indigeni. Governare imperi e società coloniali Londra prediligeva l’ per contenere i costi, ma non esitava a stabilire un controllo diretto laddove necessario. Di solito più era il modello coloniale francese, che in diverse aree preferiva istaurare ma che spesso concretizzava l’idea della “missione civilizzatrice” estendendo ai territori d’oltremare il sistema amministrativo della madrepatria e creando burocrazie coloniali per lo più francesi. Quest’ultimo modello fu solitamente portato all’estremo nei territori soggetti ai tedeschi, che vi applicavano una rigida centralizzazione gestita per lo più da militari. ▶ Indirect Rule centralistico ▶ protettorati Pur , le popolazioni indigene resistettero, impegnando i colonizzatori in lotte lunghe e sanguinose, non di rado concluse con che a volte sfociarono in veri e propri genocidi . prive di una definita ideologia anticoloniale massacri [ 16] Per quanto stravolte nei loro tradizionali assetti, le società coloniali stabilirono però coi dominatori anche rapporti di . In particolare, alcune e i soggetti a più stretto contatto con i dominatori (impiegati, consulenti) trassero anche vantaggi dalla presenza straniera: l’educazione “all’occidentale” di alcuni leader locali e la loro familiarità con le culture politiche e le istituzioni moderne si sarebbero rivelate decisive nei processi di decolonizzazione novecenteschi. influenza reciproca élite indigene (“dominio indiretto”) Indirect Rule Forma di governo che usa preesistenti strutture di potere locali e delega responsabilità amministrative e militari a élite indigene. protettorato Istituto di diritto internazionale in base al quale uno Stato assume la tutela e la facoltà di interferire negli affari interni di un altro Stato senza che però quest’ultimo perda la sua formale indipendenza. [ 16] Scontri fra occidentali e indigeni Una fase della guerra fra coloni tedeschi e indigeni Herero per l’accesso all’acqua e alla terra. I conflitti fra colonizzatori e colonizzati furono spesso molto sanguinosi, assumendo a volte le sembianze di veri e propri genocidi. >> pagina 38 All’imperialismo occidentale reagirono in modi diversi i tre più importanti imperi asiatici. Gli imperi asiatici: India, Cina e Giappone L’ , passata sotto il del governo britannico dopo la proclamazione della regina Vittoria a imperatrice nel , conobbe una fase di relativa pace. L’inserimento a pieno titolo nell’Impero britannico dei territori prima amministrati dalla Compagnia delle Indie fu affiancato da una politica di accordi coi regnanti dei circa piccoli Stati ancora presenti nel subcontinente indiano. Più che altrove gli stretti contatti fra élite locali e classe dirigente europea produssero riforme importanti in campo sociale e scolastico, iniziando a e favorendo la nascita del moderno movimento nazionalista, incarnato dal nell’ , alla cui nascita parteciparono anche funzionari inglesi e ancor più irlandesi. India controllo diretto 1876 600 modernizzare il paese 1885 Indian National Congress Benché formalmente indipendente, anche l’ soffrì l’imperialismo e la penetrazione commerciale occidentale, soprattutto nei territori sudorientali e in Manciuria. A questa si aggiunse l’espansionismo dell’Impero giapponese, passato da Stato tributario della Cina a nuova potenza regionale dopo la vittoria nella guerra sino-giapponese del - . Pechino provò a porre rimedio alle umiliazioni dei trattati commerciali imposti dalle potenze straniere, alle sconfitte militari e alle tensioni interne ( del - e malcontento contadino legato alla forte pressione demografica) con un’opera di modernizzazione che consentisse all’ di sfruttare sia la macchina statale ancora abbastanza efficiente sia le innovazioni occidentali per ripristinare la propria supremazia in Asia. Tuttavia, la società cinese restava in larga parte rurale e arretrata, l’integrità territoriale dell’impero era pregiudicata e in tutto il paese si intrecciavano un forte e l’ , ritenuta perché di etnia manciù e prona alle pressioni dei paesi industrializzati. Impero cinese 1894 95 rivolta dei Taiping 1851 64 ▶ Impero Celeste nazionalismo antioccidentale avversione alla dinastia Qing straniera Chi invece trasse vantaggio dall’espansionismo coloniale occidentale fu l’ , che, da paese stagnante e con una struttura di stampo , passò a essere parte integrante del mondo avanzato e imperialista. Il Giappone, costretto al pari della Cina a sottostare a sfavorevoli imposti dai paesi occidentali negli anni Cinquanta, mostrò una ben diversa capacità di reazione: dal un eterogeno insieme di forze (mercanti urbani, ricchi contadini, élite militari, aristocratici e burocrazie locali) rafforzò il potere imperiale, definendo un sistema politico-istituzionale autoritario guidato da un’ e avviando una fase di rapida “ chiamata “ ” (dal nome dell’imperatore fautore del cambiamento). Essa fece dell’ non un valore in sé ma un mezzo per competere economicamente e militarmente con le grandi potenze. A partire dagli anni Settanta sviluppò un suo e si emancipò infine dall’influenza cinese per diventare la principale della regione. Impero giapponese feudale trattati commerciali 1868 oligarchia aristocratica modernizzazione dall’alto” Restaurazione Meiji occidentalizzazione peculiare nazionalismo potenza imperialista Impero Celeste Altro nome dell’Impero cinese derivante dalla dottrina politico-religiosa che legittimava il potere imperiale quale mandato divino al sovrano, in quanto “Figlio del Cielo”. >> pagina 39 Nel corso dell’Ottocento gli Usa passarono dall’atteggiamento difensivo e isolazionista, sintetizzato dalla del , a una progressiva espansione territoriale nel continente americano (la “ ” e le ), accompagnata da una crescente ingerenza sui paesi dell’America Latina e nell’area del Pacifico. L’imperialismo statunitense dottrina Monroe 1823 Corsa all’Ovest guerre indiane Tuttavia, fu solo verso la fine del secolo che gli Usa dettero al loro espansionismo un carattere più spiccatamente imperialista . Sostenuti da un’economia fra le più solide al mondo e forti di un quadro politico-istituzionale interno ormai consolidato, dopo la del - gli statunitensi si imposero prima come arbitro delle questioni inerenti le Americhe, poi sfruttarono le rivolte indipendentiste a Cuba e nelle Filippine per subentrare al potere coloniale spagnolo. [ 17] Guerra civile 1861 65 Dalla del , dal rinnovato attivismo commerciale in Cina e dalle successive acquisizioni nel Pacifico gli Stati Uniti non ottennero solo le , Portorico, un protettorato di fatto su , una crescente influenza negli affari dell’Impero Celeste e strategiche basi navali ( , ), bensì uno status di grande potenza, destinato a rafforzarsi nel Novecento: il “secolo americano”. guerra ispano-americana 1898 Filippine Cuba Hawaii Samoa [ 17] Le navi nere I giapponesi chiamavano “navi nere” quelle occidentali, come ad esempio la flotta con cui nel 1854 il commodoro Perry impose l’apertura del Giappone ai commerci statunitensi esibendo la forza militare e tecnologica degli Usa.