capitolo 14 Crisi “occidentale” e ripresa della Guerra fredda le parole della storiografia Neoliberismo A partire dal periodo interbellico, soprattutto nella cultura austriaca (Ludwig von Mises, Friedrich von Hayek), si sviluppò un pensiero critico nei confronti dell’intervento dello Stato nella sfera economica, che veniva legato all’economia di guerra e giudicato come una “via per il totalitarismo”. Questo approccio fu ripreso dopo la Seconda guerra mondiale negli Stati Uniti, in particolare dalla scuola di Chicago che, negli anni Settanta, di fronte alla fine del sistema di Bretton Woods e del boom postbellico, propose una visione radicale del libero mercato in opposizione allo stato sociale amministrativo e redistributivo. Essa contribuì così a legittimare le politiche di Margaret Thatcher nel Regno Unito e di Ronald Reagan negli Stati Uniti e fu battezzata “neoliberista” dai suoi oppositori, che ne sottolinearono l’innegabile legame con il conservatorismo, ignorandone però quello con il libertarismo. Mosso a tratti da una spinta utopica, il neoliberismo puntava a creare un ordine internazionale fondato sul libero mercato e sulla competizione globale, che però si sarebbe affermato solo grazie alla modernizzazione cinese, alla fine del protezionismo indiano e alla dissoluzione del blocco sovietico.