gotico Gli artisti La pittura gotica: Cimabue e Duccio Tra Firenze e Siena la pittura italiana prepara la sua rivoluzione Come per la scultura, anche i grandi maestri della pittura gotica sono Cimabue e Duccio di Buoninsegna iniziano quel percorso che porterà l’arte italiana a . toscani: staccarsi definitivamente dalle convenz io ni della pittura bizantina La croce dipinta di Cimabue Cenni di Pepi, noto con il nome di Cimabue, compare nei documenti tra il 1272 e il 1302 e probabilmente gestiva a una dove si formavano i giovani artisti. Tra il 1270 e il 1280 realizza un grande ( ) per la basilica cittadina di Santa Croce: oggi purtroppo la croce è molto danneggiata, con ampie porzioni di pittura perdute, perché fu sommersa dall’acqua e dal fango nel corso dell’alluvione che devastò la città toscana il 4 novembre 1966. Firenze bottega Crocifisso 20 Cimabue rappresenta Cristo sulla croce secondo l’iconografia del (“Cristo sofferente”): non più vivo, come nell’arte romanica, trionfante sulla morte, ma , con gli occhi chiusi. Nonostante questo dettaglio realistico, il corpo e soprattutto i muscoli dell’addome, marcati da spesse linee scure e da lumeggiature ottenute con l’oro, sono ancora . Christus Pat ie ns morto convenz io nali e schematici   Biografia di Cimabue   ,  , 1280 ca., tempera su tavola, 448x390 cm. Firenze, Museo dell’Opera di Santa Croce, prima (sopra) e dopo l’alluvione (in alto). 20. Cimabue Crocifisso La croce è stata , sperimentata per la prima volta: il restauratore ha integrato le porzioni perdute più estese con un colore neutro, le più piccole con un tono simile a quello delle zone circostanti. In questo modo, l’osservatore può comprendere com’era il dipinto in origine e nello stesso tempo riconoscere le integrazioni frutto del restauro. restaurata con una tecnica innovativa La Maestà di Duccio A opera invece Duccio di Buoninsegna (1255-1318 circa). Per decorare l’altare maggiore della cattedrale cittadina l’artista realizza una d’altare monumentale, la ( ): con questo termine si indica la raffigurazione della Vergine seduta in trono, con in braccio il Bambino, attorniata da angeli e talvolta da altre figure religiose (per esempio i profeti del Vecchio Testamento o i santi). È una raffigurazione che inizia a diffondersi in alla metà del XIII secolo. S ie na pala M ae stà 21 Ital ia centrale L’opera di Duccio mostra tutte le che cominciano a manifestarsi nell’arte toscana: i volti dei santi sono tutti diversi, così come le loro ; gli angeli che si affacciano dai bordi del trono suggeriscono l’idea della , rafforzata dai piedi delle figure in primo piano, saldamente ancorati al gradino ai lati del trono. La Vergine, simile a una regina, indossa un mantello realizzato con il colore più costoso dell’epoca, il blu oltremare ottenuto dal . novità espress io ni profondità spaz ia le lapislazzuli   Biografia di Duccio di Buoninsegna   ,  , 1308-1311, tempera e oro su tavola, 214x412 cm. Siena, Museo dell’Opera del Duomo. 21. Duccio Maestà Cimabue e Duccio   ricorda Sono attivi in                                                             Si allontanano dalla pittura                                                             Iniziano a recuperare la profondità e le emozioni                                                           le tecniche La pittura a tempera su tavola I dipinti di età gotica che non si trovano su una parete sono eseguiti usando come supporto la dipinta con la tecnica della . tavola di legno, tempera Materiali e procedimenti In Italia nel Duecento la tavola è in genere in e si realizza assemblando tra loro varie assi, grazie a : per renderle uniformi, adatte a essere dipinte, si ricoprono poi con una , che serve a nascondere i difetti del legno e a evitare che cambi di temperatura causino la rottura della tavola. Su questa superficie si stende quindi uno strato di per isolare e proteggere la superficie. La tavola. legno di p io ppo colle vegetali di lino tela gesso Come prima cosa, nei punti in cui il dipinto ha parti in oro, si applica il , cioè un’argilla di colore rosso, che serviva da “colla”; l’ era venduto in foglie, spesse come la nostra pellicola di alluminio e di forma quadrata. Una volta applicato, l’oro viene , cioè lucidato e poi in certe zone inciso e graffito con speciali strumenti, chiamati , che servono per decorare dettagli particolari come tessuti o aureole di personaggi sacri. L’oro. bolo oro “brunito” punzoni Solo a questo punto si procede a colorare le parti restanti: la tecnica prediletta è la , che si otteneva mescolando i , ossia i colori in polvere, con un una sostanza che aiuta a mescolarli. Nel caso nella tempera i leganti erano , in proporzioni variabili a seconda dell’effetto desiderato, più trasparente (con più acqua) o più “grasso” e intenso (con più uovo). La tempera. tempera pigmenti legante, l’acq ua e il rosso d’ uo vo I pigmenti erano di : si ricavavano, per esempio, da piante e fiori (come il giallo dallo zafferano), ma anche da pietre preziose, come il costoso blu oltremare, ottenuto frantumando il lapislazzuli, che nel Medioevo arrivava in Europa dal lontano Afghanistan. origini diverse