rinascimento maturo scopri l’opera Leonardo da Vinci L’Ultima cena 1495-1497   tempera e olio su intonaco su muro   6,60x8,80 m   Ludovico Sforza detto il Moro, duca di Milano   Milano, Convento di Santa Maria delle Grazie,              refettorio, parete nord Che cosa sappiamo? A Milano, per volere del duca Ludovico il Moro, Leonardo dipinge una delle sue opere più celebri: l’ (detta anche ) nel refettorio del convento dei frati domenicani di Santa Maria delle Grazie. Il soggetto è adatto a un , perché è l’ambiente dove la comunità religiosa si riunisce per consumare il pasto. Sulla parete Leonardo non realizza un vero e proprio affresco ( p. 190), ma sperimenta una tecnica simile alla pittura su tavola ( p. 187): dipinge infatti con la (“a secco”) e ritorna poi ripetutamente ad applicare leggere stesure colorate ( ) a , facendo modifiche e ritocchi. La pittura ha però cominciato ben presto a distaccarsi e le cadute di colore risultano irreparabili. Ultima cena Cenacolo refettor io vedi vedi tempera sull’intonaco asc iu tto velature ol io Leonardo usa una tecnica “mista” Che cosa vediamo? Leonardo rappresenta un episodio importante raccontato nei Vangeli: l’ultima cena che, alla vigilia della Pasqua ebraica, Gesù fa insieme agli apostoli prima della sua morte. La vicenda si svolge in una casa, nella sala destinata ai pasti, che al tempo degli antichi romani era detta , parola da cui deriva l’appellativo attribuito ai dipinti con questo soggetto. c oe naculum Cenacolo L’opera fissa il momento di . Gesù, seduto al centro, annuncia ai compagni: «Uno di voi mi tradirà». Il traditore è Giuda, raffigurato alla destra di Gesù, con barba e capelli neri, mentre stringe in mano la borsa con i trenta denari, ricevuti come compenso per consegnare Gesù ai soldati che nella notte verranno ad arrestarlo. massima tens io ne L’opera fissa l’attimo cruciale della cena , dal profilo torvo e adunco, è ritratto insieme agli altri apostoli mentre stringe la borsa dei denari. Giuda Leggiamo l’opera Tutti i personaggi siedono dietro la lunga tavola. La figura di è isolata al centro, mentre gli si spingono verso le estremità. Essi reagiscono alle parole di Gesù con espressioni dei volti, atteggiamenti e gesti molto diversi fra loro, riunendosi a , a loro volta concatenati fra loro. Leonardo pone l’accento sui “moti dell’animo”, cioè sulle di ogni personaggio, tema pressoché assente nelle precedenti rappresentazioni dell’ . Cristo apostoli gruppi emoz io ni Ultima cena La semplice , dove si svolge l’episodio, si allunga alle spalle dei personaggi fino alla parete di fondo dove si aprono tre finestre. La scena è illuminata da due fasci luminosi: uno proveniente dal paesaggio sullo sfondo e l’altro da sinistra, in coincidenza con la che penetra nel refettorio da alcune finestre laterali. Ponendosi di fronte all’opera, si ha l’illusione che lo spazio reale della sala prosegua in quello dipinto, con continuità. stanza rettangolare luce r ea le Ogni personaggio esprime un’emozione Una composizione studiata   osserva La composizione è impostata secondo una  , con il punto di fuga posto dietro alla testa di Cristo. prospettiva centrale Gesù, al centro, risulta inscrivibile in un triangolo equilatero, espressione di perfezione e certezza. Gli apostoli si riuniscono in quattro gruppi di tre, ordinati   rispetto alla figura di Cristo. simmetricamente confronta Nel corso del Quattrocento, a Firenze, il tema dell’ultima cena è ricorrente nella tradizione dei refettori dei conventi. In particolare, l’ dipinta da Domenico Ghirlandaio nel Convento di San Marco a Firenze influenza il milanese. Confronta le due opere: qual è la differenza più significativa che puoi notare? Ultima cena Cenacolo , , 1480 ca., affresco, 400x800 cm. Firenze, Museo nazionale di San Marco. Domenico Ghirlandaio Ultima cena