Il Manierismo a Firenze Dalla bizzarria inquieta all’eleganza preziosa e al virtuosismo tecnico A Firenze i rivolgimenti politici e i contrasti religiosi spingono gli artisti verso . Dagli anni Trenta, con l’avvento del principato dei Medici, si sviluppa , in sintonia con i gusti del principe e del suo ambiente. linguaggi inquieti e intimi un’arte di corte ricercata e prez io sa Rosso Fiorentino e Pontormo, due eccentrici Rosso Fiorentino e Jacopo Pontormo, coetanei, sperimentano linguaggi nuovi, con e “stravaganti”, ma dimostrano caratteri molto diversi. accenti anticlassici Giovan Battista di Jacopo (1495-1540), detto Rosso per il colore dei suoi capelli, era disinvolto e affascinante. Nella ( ), dipinta nel 1521 per l’altare della Chiesa di San Francesco a Volterra, la composizione è . Deposiz io ne di Cristo dalla croce 25 convulsa e disperata Il pittore si identifica nel san Giovanni evangelista, anch’egli con i capelli rossi e il viso nascosto fra le mani. I personaggi hanno , come intagliate nel legno. I colori sono accesi: prevalgono i rossi e gli aranci, in tutte le gradazioni, illuminati da abbaglianti. La scena si svolge contro un fondale che pare una lastra di piombo e crea , senza speranza. forme spigolose colpi di luce un’atmosfera cl au strofobica Jacopo Carucci (1494-1557), chiamato Pontormo per il suo luogo di nascita (Pontorme), aveva un carattere scontroso, solitario, incline alle ossessioni. La pala con la ( ), dipinta per una cappella della chiesa fiorentina di Santa Felicita, è una composizione , senza riferimenti spaziali e temporali. I personaggi sono , sospesi a grappolo, poggiati solo sui piedi dei tre personaggi in primo piano. Le , risentono di Michelangelo: in particolare è evidente il ricordo della ( p. 275), nel corpo del Cristo col braccio abbandonato. I (in particolare azzurro e rosa) sono . La scena è pervasa da una , a cui partecipa defilato il pittore rappresentato sulla destra in abito da lavoro. Deposiz io ne di Cristo nel sepolcro 26 evanescente flutt ua nti figure, allungate P ie tà Vaticana vedi colori acidi e cang ia nti malinconica accettaz io ne del dolore   Biografia di Rosso Fiorentino   Biografia di Pontormo   ,  , 1521, olio su tavola, 337x196 cm. Volterra (Pisa), Pinacoteca. 25. Rosso Fiorentino Deposizione di Cristo dalla croce   ,    , 1525-1528, tempera su tavola, 313x192 cm. Firenze, Chiesa di Santa Felicita. 26. Pontormo Deposizione di Cristo nel sepolcro  >> pagina 290  Cellini: la sfida del Perseo Benvenuto Cellini (1500-1571) è un orafo raffinato, medaglista e scultore, attivo fra Firenze, Roma e la Francia. A Firenze riceve dal duca Cosimo I una prestigiosa commissione: una statua in bronzo raffigurante l’eroe ( ), il figlio di Zeus, che secondo la mitologia greca vinse Medusa, la Gorgone con i serpenti al posto dei capelli che pietrificava chiunque con un solo sguardo. Cellini ama le sfide: lavora nove anni all’opera e realizza per la prima volta una statua di proporzioni monumentali con , senza cioè assemblare varie parti fuse separatamente. L’opera segna il punto di arrivo di un’illustre tradizione statuaria, dall’arte classica al Quattrocento fino a Michelangelo. Ma, rispetto alla potenza drammatica dell’opera del Buonarroti, Cellini preferisce l’ e la dei dettagli (i riccioli dei capelli, i vari ornamenti). Pers eo 27 un’unica fus io ne in bronzo a cera persa eleganza delle forme raffinatezza Collocata sotto un arco della Loggia dei Lanzi affacciata in piazza della Signoria, nel cuore politico della città (dove si trova tuttora), la statua viene inaugurata nel 1554. Perseo che guarda la folla, mostrando con il braccio teso la testa decapitata di Medusa morta ai suoi piedi, allude al duca di Firenze , vittorioso, che ammonisce chiunque voglia minacciare il suo potere. Cosimo de’ Medici     ,  , 1545-1554, bronzo con basamento di marmo, h 550 cm. Firenze, piazza della Signoria, Loggia dei Lanzi. 27. Benvenuto Cellini Perseo Dietro l’elmo di Perseo, fra le ali, si intravede un volto barbuto e accigliato: secondo la tradizione è l’ . autoritratto di Cellini Giambologna: sculture in equilibrio Jean de Boulogne (1529-1608) nasce nelle Fiandre ma si trasferisce a Firenze, dove rimarrà tutta la vita, prendendo il nome italianizzato di Giambologna. Diventa lo scultore più importante di fine Cinquecento, dopo Michelangelo e prima di Bernini ( p. 322). vedi Per il granduca Francesco I, Giambologna scolpisce in un marmo colossale tre personaggi nudi di età diverse e in pose varie, : un uomo solleva una giovane fanciulla per rapirla, mentre stringe fra le gambe un anziano sgomento, accovacciato. Una volta realizzata l’opera, le venne attribuito un soggetto decoroso che giustificasse la dei corpi: il gruppo marmoreo venne quindi intitolato ( ), facendo riferimento a un episodio leggendario, secondo cui gli antichi Romani rapirono le donne del vicino popolo dei Sabini sconfiggendo i loro uomini. dinamiche e difficili nudità Ratto della Sabina 28 Il non racconta una storia, ma vuole e affascinare per il e l’ dell’invenzione. La forma della scultura nel suo insieme richiama quella dinamica di una , la cui punta coincide con il dito della fanciulla rapita. L’opera non ha un punto di vista privilegiato, ma è necessario a essa per osservare i corpi e i volti e scoprire ogni dettaglio. Ratto della Sabina stupire virt uo sismo originalità f ia mma girare intorno   Biografia di Giambologna   ,  , 1583 ca., marmo, h 410 cm. Firenze, piazza della Signoria, Loggia dei Lanzi. 28. Giambologna Ratto della Sabina   Lettura d’opera – (Giambologna) Ratto di una Sabina Avvolti a spirale   osserva I tre personaggi della scultura formano un gruppo teso verso l’alto con  . andamento a spirale Il Manierismo a Firenze   ricorda Arte di corte ricercata e preziosa Pontormo e  hanno un linguaggio inquieto e anticlassico                                                           Cellini scolpisce statue con forme eleganti e raffinati                                                           Giambologna sceglie pose contorte e originali per stupire IL SEGNA libro che cos’è uno studiolo? In italiano ci sono varie parole per definire un ambiente raccolto, dedicato ad attività intellettuali: stanzino, scrittoio, studiolo... In pratica, gli studioli rinascimentali erano piccole stanze che (e trattenevano il calore d'inverno), scrigni contenenti quadri che alludevano alle arti, alle scienze, alla storia. Intorno vi erano armadi con sportelli intarsiati dove erano raffigurate vedute di città, oggetti sacri, strumenti musicali, armi e molte altre cose, abilmente messe in prospettiva; negli armadi, il signore conservava e rari, antichi e moderni. A Firenze, un celebre studiolo fu creato per il principe Francesco de' Medici a partire dal 1572 in Palazzo Vecchio, con il coordinamento di Giorgio Vasari. Minuscolo e buio, è ornato di affreschi, bronzi e dipinti sugli sportelli degli armadi, a quel tempo pieni di tesori. Le opere d'arte e gli oggetti nel loro insieme ricreavano la complessità e la bellezza del mondo, costituito da quattro elementi: Acqua, Fuoco, Terra e Aria. favorivano la concentrazione documenti, libri e oggetti preziosi , Studiolo di Francesco I, dal 1572. Firenze, Palazzo Vecchio. Giorgio Vasari