I personaggi in sintesi La caratteristica che è alla base della fisionomia di quasi tutti i personaggi della è la complessità. Essi non spiccano tanto per le loro imprese, quanto per l’ che li agita, per i tortuosi meccanismi psicologici con cui vivono l’eterno dissidio tra pulsioni del cuore e dovere religioso. Chiusi nei loro tormenti interiori, i protagonisti del poema risultano sempre incapaci di comunicare con gli altri, costretti in una condizione di solitudine, fosco e , di cui sono ben consci. Il complesso profilo psicologico degli eroi Liberata intrico dei sentimenti inermi e sconfitti da un ineluttabile destino D’altra parte, l’atteggiamento di Tasso nei confronti delle figure che popolano il suo poema è molto diverso da quello di . Questi la capricciosa e favolosa varietà della vita, gli eventi del mondo, le difficoltà e gli insuccessi dei suoi cavalieri erranti, consapevole di quanta menzogna e di quanto artificio fantastico ci siano nelle sue narrazioni. invece , profondendovi la propria umanità, immedesimandosi nelle passioni e nei travagli di quelli che appaiono come uomini e donne reali e non come creature di una bella storia letteraria. Ariosto guarda distaccato Tasso partecipa dei sentimenti dei suoi eroi A differenza di Ariosto, che costruisce i suoi personaggi e ne segue le vicissitudini con il distacco di che è consapevole dell’artificiosità della sua narrazione, Tasso partecipa alle passioni e ai travagli dei personaggi a cui dà vita. La poesia dei personaggi della risiede dunque nell’ . Non a caso, l’unico personaggio sempre uguale a sé stesso, mai sfiorato dal dubbio, il capitano senza macchia , è quello artisticamente meno riuscito: perfetto esemplare di , incarna l’aspirazione del poeta a superare le debolezze e le passioni umane in nome di un alto ideale. In questo campione di nobiltà e grandezza si ritrovano fusi sia i valori della tradizione classica (forza, coraggio, lealtà) sia le virtù cristiane (fede, obbedienza a Dio, senso del dovere). L’eroe senza macchia: Goffredo Liberata infelicità Goffredo eroe della Controriforma Agli antipodi di Goffredo si può invece collocare , il personaggio in cui Tasso ha riposto tutte le incertezze e le contraddizioni dell’esistenza. Con lo stesso slancio, che ne caratterizza l’indole, Rinaldo cede allo sdegno e all’ira, si annulla nel piacere dei sensi e si abbandona alla mistica preghiera grazie alla quale può vincere l’incanto della selva di Saron. L’eroe coraggioso e l’eroe tormentato: Rinaldo e Tancredi Rinaldo Mentre Rinaldo ha una prorompente vitalità, è malinconico, assorto nel sogno e nell’inquietudine, assillato dal senso di colpa per l’illecito amore che nutre nei confronti della guerriera musulmana Clorinda, e poi straziato dall’averne provocato egli stesso la morte. Tancredi Proprio questo oscillare tra , tra devozione religiosa e tentazione profana è un tratto che caratterizza l’interiorità dei personaggi principali del poema: ne sono immuni solo le figure non toccate dai tormenti amorosi (il cristiano Goffredo o i saraceni Argante e Solimano). fede e peccato Il personaggio meno delineato della Gerusalemme liberata è Goffredo di Buglione , il capo dell’esercito cristiano, quello a cui si deve l’esito finale della storia e del racconto, perché è figura “troppo positiva” , incarnazione di tutte le virtù classiche e cristiane. L’ ambivalenza di Tasso si riflette piuttosto sui due eroi Rinaldo e Tancredi , combattuti fra l’amore e il dovere, la passione e il sentimento religioso. Le tre donne protagoniste, Armida , Erminia e Clorinda , sono tutte saracene, incarnano il fascino diabolico femminile a cui non si può resistere, ma si riscattano abbracciando infine la fede cristiana. Quanto ai , anch’essi non mancano di nobiltà e di generosità, anzi: orgogliosi, accaniti e talora segnati da una specie di autolesionistico desiderio di morire, appaiono come , disposti a tutto pur di mostrare il proprio valore e di non retrocedere dinanzi al rischio o a imprese che non hanno alcuna possibilità di successo. Anche – e specialmente – le , che dovrebbero ostacolare i crociati, sono in realtà pervase da un senso di sconfitta imminente, sublimato dalla conversione finale: , la perfida maga al servizio del Male che poi si redime abbandonandosi all’amore per Rinaldo; , l’innamorata sognatrice che realizza nel finale il proprio desiderio di assistere e proteggere Tancredi ferito; ma soprattutto , che nel momento della morte riacquista la fede cristiana e la bellezza femminile prima sacrificata nella ferocia della guerra. Gli eroi e le eroine pagani personaggi pagani eroi dolenti e ricchi di dignità tre eroine Armida Erminia Clorinda Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, , 1618. Edimburgo, Scottish National Gallery. Erminia ritrova Tancredi ferito >> pagina 1001 La struttura poetica Nella scelta e nella disposizione della materia Tasso obbedisce alla tendenza precettistica e normativa tipica della letteratura della seconda metà del Cinquecento. Mentre Ariosto si era esplicitamente rifatto al precedente rappresentato da Boiardo, , considerato troppo libero, troppo “laico”, troppo lontano dai rigidi schemi del genere. Fondamentale si rivela, in tal senso, la lettura della aristotelica: Tasso accoglie il ( p. 953), concependo la trama del poema intorno a un eroe (Goffredo) e a un’azione (la liberazione della città santa), in uno spazio preciso (Gerusalemme), in un tempo definito e circoscritto (la prima crociata). Oltre Ariosto: il progetto di un poema eroico Tasso si discosta dal modello ariostesco Poetica principio di unità dell’azione drammatica ▶ Tasso accoglie, a differenza di Ariosto, il principio aristotelico dell’unità dell’azione drammatica : c’è un eroe (Goffredo di Buglione) che conduce un’azione (la conquista di Gerusalemme) in un determinato spazio (il campo dell’esercito cristiano) e in un determinato tempo (il sesto anno della prima crociata). Il principio aristotelico dell’unità dell’azione drammatica serve al poeta per raccontare intorno a un fatto storico realmente accaduto una storia di invenzione e di fantasia che sia verosimile, ossia che potrebbe essere vera. Scopo della poesia è infatti per Tasso quello di unire l’ utile (la Storia e i suoi insegnamenti) al dilettevole (la finzione letteraria). Come suggeriscono i dettami della poetica aristotelica, Tasso attribuisce alla storia l’obbligo di raccontare il vero, mentre il specifico , vale a dire ciò che sarebbe potuto avvenire: in altri termini, non può essere leggendario, ma , rispetto al quale tuttavia conserva un margine di invenzione, di libertà, di finzione. Obiettivi e strumenti della poesia compito della poesia è narrare il verosimile il poema eroico deve basarsi su un evento storico Al tempo stesso, però, (cioè rappresentare le azioni più nobili e gli effetti della virtù più alta), rendendolo compatibile con il (secondo il precetto del poeta latino Orazio, “mescolare l’utile al dolce”). In concreto, da un lato la base narrativa deve attingere alla Storia: né troppo lontana né troppo recente, affinché non ci siano né cadute in un “passato” mitologico troppo estraneo al lettore né riferimenti a un presente troppo vicino che precluderebbe all’autore la «licenza di fingere», cioè di inventare; dall’altro lato, la storia stessa deve rappresentare un oggetto di riflessione e di insegnamento morale, che la letteratura si incarica di rendere più piacevole aggiungendovi – come Tasso scrive nel proemio – dei «fregi», episodi di fantasia, non accaduti realmente ma che sarebbero potuti accadere. la poesia deve perseguire l’utile diletto L’invenzione è possibile a patto che rimanga entro certi limiti e non superi i confini del credibile: il compito più impegnativo del poeta epico è proprio mantenere l’ , salvaguardando il diritto-dovere di arricchire la vicenda storica (la crociata contro i musulmani) con episodi nei quali si riflettano le virtù dei personaggi e i misteriosi interventi di Dio in lotta contro le forze del Male. Tra verosimile e meraviglioso equilibrio tra reale e ideale, storia e fantasia, verosimile e meraviglioso Nonostante la verosimiglianza della narrazione, la infatti non fa eccezione rispetto alle altre opere del genere epico-cavalleresco: è un elemento fondamentale del poema. Ciò non comporta il ricorso alle favole pagane, alla mitologia antica o alle gratuite invenzioni della fantasia: obiettivo di Tasso è creare il “ ”, vale a dire un insieme di prodigi, miracoli e apparizioni divine, a cui i lettori possano credere in quanto opera di Dio. La presenza di tali elementi assicureranno al poema epico il conseguimento del suo duplice fine, educativo e dilettevole Liberata la presenza del magico e del soprannaturale meraviglioso cristiano . La magia , infatti, è portatrice di disordine , simboleggiando l’irrazionalità e l’oscurità che turbano le pieghe della Storia e dell’agire umano. Essa nasconde la presenza del maligno nella vita degli individui, come si vede dall’esperienza dei cavalieri cristiani, impegnati nell’ardua impresa di evitare le tentazioni che li distolgono dal retto cammino, tentazioni che possono presentarsi sotto forma di incantesimi e soprattutto sotto il seducente aspetto della bellezza (a cui non riesce a sottrarsi, per esempio, Rinaldo, il quale finisce nella rete amorosa della maga Armida). Nonostante la verosimiglianza del racconto, nella , come in tutte le opere del genere epico-cavalleresco, sono presenti il magico e il soprannaturale. Qui però prodigi e miracoli provengono da Dio, sono il “meraviglioso cristiano” che porta alla (i cristiani) (i pagani). Gerusalemme liberata vittoria del Bene sul Male >> pagina 1002 Oltre a tener fede a queste convinzioni teoriche, Tasso persegue anche l’obiettivo di costruire un’opera in cui la vicenda portante non perda mai le caratteristiche di unitarietà (diversamente dal , per cui si è parlato di “policentrismo”). Tuttavia, attorno all’azione principale ci può essere spazio per digressioni ed episodi secondari, utili a evitare il rischio della monotonia. Ciò non comporta il succedersi avventuroso e quel groviglio inestricabile di situazioni che si manifestano fino all’estremo nel poema ariostesco. In Tasso la prospettiva religiosa fa sì che la rimanga intorno allo scopo unico della conquista del Santo Sepolcro: a tale fine devono essere ricondotti i guerrieri sviati («erranti»), tentati cioè dalle forze del Male. Il poema come «un picciolo mondo»: la ricerca dell’unità Furioso struttura narrativa salda, chiusa, concentrata I temi Nello sviluppo della trama Tasso inserisce temi diversi – l’amore, le avventure, le magie – che servono a intrattenere i lettori e insieme a presentare la sua visione del mondo. È un mondo pieno di conflitti e di contraddizioni, nel quale lottano forze contrastanti: da una parte i fedeli e dall’altra gli infedeli; da una parte dall’altra ; da una parte la magia diabolica e dall’altra il senso cristiano del meraviglioso. Viene sempre rimarcata l’ , una dimensione universalmente irrealizzabile che riproduce la lotta eterna tra Dio e Satana. L’insanabile separazione di due mondi le potenze infernali e quelle angeliche impossibilità della concordia Il mondo rappresentato nel poema è teatro di forze contrastanti, rigorosamente distinte nelle rispettive caratteristiche e in eterna lotta. Da un lato ci sono i fedeli, dall’altro gli infedeli. I primi sono sostenuti dalle potenze angeliche – il meraviglioso cristiano – e sono riuniti sotto la protezione dalla Chiesa; i secondi sono sostenuti dalle potenze infernali – gli incantesimi e la magia diabolica – e sono nemici dell’umanità perché portatori di un’etica spregiudicata e individualistica. A differenza di quanto accade nell’ (dove cavalieri cristiani e musulmani sono così simili da risultare spesso indistinguibili), nella i personaggi sono divisi in modo rigido tra i rappresentanti della virtù e quelli del vizio. La guerra che essi combattono è – diremmo oggi – una “guerra di civiltà”. Coerentemente con la visione religiosa della Controriforma, Goffredo e le sue truppe incarnano l’utopia di un mondo cristianizzato, condotto dalle armi “benedette” sotto l’ala protettiva della Chiesa. , oltre a essere i seguaci di Maometto, sono indicati come , personificazione del peccato, soldati di Satana. Due conflitti: il Bene e il Male; l’Umanesimo e la Controriforma Orlando furioso Gerusalemme liberata I saraceni nemici dell’umanità Ma c’è di più. Oltre che su un piano religioso, possiamo collocare il conflitto anche su un piano culturale. sono , spregiudicata e individualistica. In altre parole, incarnano un codice di che i cristiani hanno l’obbligo di rifiutare o di sottomettere alla disciplina di un criterio superiore. Quei valori non hanno perso per Tasso il loro fascino (come ben documentano gli stessi cristiani, sempre in bilico tra rigore e trasgressione, autocontrollo e cedimento): la sua religiosità tormentata non lo rende immune dalle lusinghe mondane e dai richiami della bellezza fisica. In questo senso, le tentazioni vissute dai suoi eroi sono le stesse a cui il poeta non riesce mai del tutto a sottrarsi: il «bifrontismo», di cui abbiamo già parlato, si manifesta appieno in queste contraddizioni. I cavalieri musulmani portatori di un’etica laica valori “umanistici” >> pagina 1003 Anche il tema della è sottoposto alla stessa ambiguità: essa costituisce un’ per sconfiggere il Male ed esaltare l’eroismo individuale a difesa della fede. Valori come l’onore, il coraggio e il senso del dovere morale non sono mai messi in discussione, né viene meno l’esaltazione, tipicamente rinascimentale, delle armi, che possiamo cogliere nelle scene epiche dei duelli e delle battaglie. L’ambivalente visione della guerra guerra esperienza necessaria Tuttavia il è rappresentato realisticamente come un’ da descrivere nella sua verità raccapricciante e luttuosa. In fondo alla guerra ci sono sempre la morte che incombe e il dolore da rispettare pietosamente, anche quando tocca i vinti infedeli. conflitto avventura disumana Il “bifrontismo” di Tasso si manifesta nella sua visione della guerra , che considera necessaria per il trionfo del Bene ma di cui, nel contempo, vede la mortifera disumanità . Per comprendere appieno il mondo interiore di Tasso e la sua più schietta vena lirica, dobbiamo poi immergerci nell’atmosfera delle vicende amorose che si susseguono nel poema, nelle quali l’effusione dei sentimenti si alterna sempre al . Eros e peccato senso del rimorso e del peccato Anche l’ , infatti, nasce e cresce come , tra piacere e colpa, voluttà e tristezza, fantasie languide e cattivi presagi. I protagonisti toccati dalla passione sono scossi da una forza oscura e fatale, che non dà loro gioia, bensì tormento e solitudine, nonché la sofferta coscienza che abbandonarsi alle lusinghe dei sensi comporta il venir meno ai doveri morali e religiosi. Non a caso, nella maggior parte delle situazioni la passione è unilaterale oppure nasce in condizioni tali che gli innamorati prevedono sin dall’inizio la tragica vanità del loro desiderio: Tancredi è innamorato della pagana Clorinda; lo stesso Tancredi è invece a sua volta amato dalla dolce Erminia, che è incapace di comunicargli i propri sentimenti; la maga Armida ama follemente Rinaldo che è soggiogato da lei, ma la loro separazione è necessaria per la vittoria cristiana sui pagani. amore scontro tra opposti A nche all’amore l’autore guarda con un atteggiamento bivalente: l’insorgenza della passione è sempre accompagnata da rimorso e senso del peccato . Come i protagonisti e le situazioni narrate, anche il paesaggio riporta sempre alla sensazione di qualcosa che sfugge, «a quel perenne fluttuare di belle forme che albeggiano e subito tramontano» (Getto). È un , ma al contrario alimenta pensieri di tristezza e caducità. Panorami solitari, luci tenere dell’aurora, ombre della notte, rovine abbandonate, deserti e oceani sconfinati, tempeste improvvise: più che sfondi narrativi (o divertenti scenari fantastici, come in Ariosto), sembrano “personaggi” essi stessi, pronti a trasformarsi, a minacciare o tranquillizzare l’uomo, animati da forze malefiche o benigne. Anche attraverso questa Tasso riesce a esprimere la magia dell’atmosfera che aleggia in tutto il suo capolavoro. Il paesaggio come stato d’animo paesaggio che non rasserena natura splendida e inquietante Persino i paesaggi in cui sono inseriti i personaggi non sono mai rasserenanti, ma rispecchiano i turbamenti delle loro anime: sono inquietanti anche quando sono stupendi e grandiosi. Lo stile Oltre ai contenuti narrativi, Tasso cerca di conformare anche lo stile a un criterio il più possibile omogeneo, ricercando il sublime e il solenne, come conviene all’argomento narrato, senza cedimenti a quegli aspetti comici o frivoli che troviamo nella tradizionale produzione cavalleresca umanistico-rinascimentale italiana. Tuttavia la volontà dell’autore di « » secondo i criteri della retorica classicistica è spesso contaminata da tendenze assai diverse: all’interno di uno stile per molti versi ambiguo, corrispettivo del suo «bifrontismo» ideologico. Il «bifrontismo» stilistico parlar grande e magnifico l’epico si trova così fuso con il lirico In tal modo, l’ottava di Tasso appare ora sostenuta ed eroica, ora flebile e patetica, spesso spezzata e con una , adattati alla situazione narrata, ma sempre finalizzati ad acutizzare gli effetti emotivi del testo. Anche le scelte linguistiche accen vasta escursione di toni tuano la tensione lirica soggettiva: l’uso di espressioni intensamente evocative e di parole inconsuete ricerca proprio le sensazioni più varie e sfumate di una morbida musicalità . Al fine di dare risalto alla solennità degli avvenimenti e ai diversi caratteri dei personaggi Tasso impiega un ampio registro di toni, eroici o lirici o patetici a seconda delle situazioni e degli stati d’animo che intende mostrare. >> pagina 1004 Nel poema non viene mai meno la , data dal richiamo costante a immagini e stilemi della tradizione più aulica. Tale è infatti la sostanza del vocabolario della : mobile, soggetto a numerosi registri (dall’epico al lirico, dall’aspro al languido ecc.), ma sempre alto e ricercato, aperto ai grandi autori della cultura classica (Virgilio, Ovidio, Lucano ecc.) e volgare (Dante, Petrarca, Boccaccio, Poliziano, Ariosto, Della Casa). L’ampliamento dei modelli forte letterarietà Liberata Sono evidenti i debiti di Tasso con la tradizione letteraria più illustre. Il suo uso sapiente della retorica classica, l’artificiosità e complessità delle sue scelte lessicali e sintattiche, il suo periodare ipotattico, ricco di subordinate, incisi, inversioni delle parti del discorso ne fanno un autore a sua volta illustre, capace di uno spericolato virtuosismo . Come si comprende anche dalla parallela riflessione teorica, sviluppata soprattutto nei e nei , un indicatore decisivo dello stile «magnifico» è, insieme al lessico, il sistema delle : qui troviamo un uso intenso di tutte quelle tecniche che «s’allontanano da l’uso commune» per , per la loro capacità di evidenziare l’intensità e l’eccezionalità delle situazioni e degli stati d’animo dei protagonisti. Una scrittura asimmetrica Discorsi dell’arte poetica Discorsi del poema eroico scelte sintattiche e retoriche artificiosità e complessità Il periodare della è per lo più e non di rado complicato da incisi parentetici, da concatenazioni tra una frase e l’altra regolate più dal senso che da precise congiunzioni logico-grammaticali (è il cosiddetto « »), o ancora da figure come l’ (rinominato dal poeta «rompimento de’ versi»). L’impianto retorico intreccia inoltre sia figure di composta (anafore, dittologie ecc.) sia modalità tipiche dello stile che Tasso chiama « », in quanto muta l’ordine consueto delle parti del discorso (soprattutto anastrofi e iperbati): artifici, questi, che non piacquero ai revisori della , ma che Tasso difese strenuamente in quanto utili ad accrescere gli effetti di tensione e partecipazione emotiva alla vita e al sentire dei personaggi. Liberata ipotattico parlar disgiunto enjambement simmetria e parallelismo obliquo o distorto Liberata I testi Temi e motivi dei brani antologizzati T6 Proemio I, 1-5 la guerra sacra • la finalità morale dell’opera • la dedica ad Alfonso d’Este • T7 L’apparizione di Gerusalemme III, 1-8 il collettivo dei crociati • pathos l’arrivo a Gerusalemme come la fine di un pellegrinaggio • T8 Tancredi e Clorinda XII, 52-70 il destino di amore e morte dei due guerrieri • il pentimento, il battesimo e la morte di Clorinda • T9 Rinaldo e Armida nel giardino delle delizie XVI, 1-2; 9-22 il giardino incantato simbolo di smarrimento della ragione • l’Eden come luogo misterioso e peccaminoso • la natura come illusione • l’amore come risultato di una magia • T10 Rinaldo vince l’incantesimo della selva XVIII, 18-38 la sconfitta della magia “infernale” • il raggiungimento dell’equilibrio e della saggezza da parte dell’eroe • la serenità della natura contrapposta all’artificiosità della magia • Testi plus: Solimano e la tragica condizione umana Testi plus: La conclusione del poema Analisi del testo interattiva: La battaglia notturna di Solimano