La Scuola siciliana in sintesi La Scuola siciliana è un movimento letterario che nasce nel Duecento presso la corte di Federico II di Svevia. Dall inizio del XIII secolo fino al 1250 (o 1266), essa è promotrice di un intensa produzione lirica in volgare. L imperatore Federico II di Svevia è il fulcro attorno al quale si sviluppa la Scuola siciliana: promuove la formazione della Magna Curia, una grande corte che diventa un vivace centro culturale, multilinguistico, un ambiente laico in cui dedicarsi in particolare allo studio del latino e delle scienze naturali. Nasce una poesia letteraria in volgare siciliano, espressione e manifestazione del prestigio dei funzionari della Magna Curia. I componimenti dei poeti siciliani giunti no a noi sono circa 150. I principali autori sono, tra gli altri, Giacomo da Lentini, Stefano da Messina, Cielo d Alcamo e lo stesso Federico II. Una scuola poetica alla corte di Federico II I limiti cronologici della corrente La denominazione di Scuola siciliana, che possiamo far risalire a Dante (De vulgari eloquentia, I, 12, 4), indica un movimento letterario che sorge intorno al 1230 e dà luogo a una vasta produzione lirica in volgare. Tale esperienza ha come centro la corte di Federico II, re di Sicilia, e dei suoi figli, specialmente Manfredi. Alcuni studiosi attribuiscono al fenomeno della Scuola siciliana un estensione cronologica ristretta, limitandola al secondo quarto del XIII secolo e ritenendola terminata già nel 1250, data della morte di Federico II, almeno nei suoi aspetti più significativi. Altri invece fissano al 1266 la fine di questa corrente, quando con la morte di Manfredi viene meno il potere della casa di Svevia. La multiculturale Magna Curia Federico II di Svevia (1194-1250), figlio di Enrico VI e di Costanza d Altavilla, è prima re di Sicilia sotto la reggenza della madre (1196), poi re di Germania (1212) e infine imperatore (1220). Detto Meraviglia del mondo per il suo immenso potere e per lo splendore della sua corte, due volte scomunicato per contrasti politici con il papa, poliglotta, grande mecenate, fondatore della prima università statale italiana (Napoli, 1224), è autore del De arte venandi cum avibus (La tecnica della caccia con gli uccelli), trattato di falconeria in latino, e di sei componimenti poetici, a lui attribuiti pur tra qualche incertezza. Dopo la nomina a imperatore, Federico crea, in opposizione a quello della Chiesa, un ambiente culturale laico e raffinato, che ha il suo punto di forza nello studio del latino (lingua delle cancellerie e degli affari internazionali) e delle scienze naturali. La Magna Curia (cioè la grande corte ) di Federico II si configura così come il più vivace centro cortese e statale europeo, grazie al multiculturalismo e al multilinguismo. Dai modelli provenzali al volgare siciliano Nella formazione e nella vita dell imperatore e della sua corte la poesia riveste un ruolo di prim ordine; essa è l espressione di un élite che ama esibire il proprio prestigio. Federico conosce il tedesco, il francese, il latino, l arabo, il greco e il volgare siciliano, lingua quest ultima che usa per dar vita a una produzione poetica ispirata ai modelli provenzali. Questo fatto è di capitale importanza, perché segna la nascita di una poesia d arte in volgare italiano. I protagonisti della Scuola Dei Siciliani ci sono giunti circa 150 componimenti, di cui una trentina anonimi, mentre i restanti sono suddivisi tra 25 autori, quasi tutti impiegati o funzionari della corte imperiale. Tra questi, Giacomo da Lentini protonotaro di corte , cioè segretario dell amministrazione imperiale , considerato un caposcuola (come tale è già riconosciuto da Dante al v. 56 del canto XXIV del Purgatorio, in cui lo chiama, per antonomasia, « l Notaro ); Stefano Protonotaro da Messina, di cui ci rimane l unico componimento tramandato nella lingua originale (mentre tutti gli altri, come si vedrà, ci sono giunti in una veste linguistica toscanizzata); Rinaldo d Aquino, pro- Ritratto del poeta Heinrich von Veldeke, XIV sec., Codice Manessiano. Heidelberg, Biblioteca Palatina. 111