L’opera Canzoniere T6 Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono T7 Era il giorno ch’al sol si scoloraro T8 Movesi il vecchierel canuto et biancho T9 Solo et pensoso i più deserti campi T10 Padre del ciel, dopo i perduti giorni T11 Erano i capei d’oro a l’aura sparsi T12 Chiare, fresche et dolci acque T13 Italia mia, benché ’l parlar sia indarno T14 Pace non trovo, et non ò da far guerra T15 O cameretta che già fosti un porto T16 Rotta è l’alta colonna e ’l verde lauro T17 La vita fugge, et non s’arresta una hora L’opera di una vita in sintesi È grazie al se ancora oggi leggiamo Petrarca. Non potrebbe essere altrimenti, poiché si tratta di un’opera che per secoli ha “dettato legge” alla lirica italiana sul piano lessicale e formale, in cui la realtà concreta viene superata su un piano di stilizzazione simbolica e di . Un’opera senza tempo che attraversa i secoli Canzoniere perfezione formale È una raccolta a cui Petrarca di fatto affida una funzione decisiva per la costruzione della sua immagine esemplare, nonostante la preferenza da lui accordata alla lingua latina: lo testimonia il fatto che praticamente per . vi lavora tutta la vita I temi affrontati – la forza e il tormento dei sentimenti, ma anche la politica e la religione – e la sua capacità di esplorare la profondità dell’animo umano la rendono . ancora oggi attuale (Frammenti di componimenti in volgare) è il titolo in latino dato da Petrarca alla raccolta di a noi nota con il titolo cinquecentesco di . Nonostante sembri suggerire una produzione di poco rilievo, il fatto che Petrarca abbia lavorato a quest’opera per tutta la vita, ritoccando costantemente i testi per raggiungere una perfezione formale, dimostra l’importanza che attribuiva all’espressione di sentimenti e stati d’animo in lingua volgare. Rerum vulgarium fragmenta componimenti in volgare Canzoniere Rerum vulgarium fragmenta Cominciamo la trattazione dell’opera proprio a partire dal titolo. In omaggio alla tradizione consolidata, anche noi lo chiameremo , sebbene questo termine compaia per la prima volta in un’edizione del 1516. La genesi del titolo Canzoniere Petrarca infatti titola la sua raccolta , cioè “Frammenti di componimenti in volgare”, ma anche “popolari”, “di poco conto”. L’autore li definisce “cosette di scarso valore”, motivo per cui alcuni editori moderni hanno titolato l’opera o semplicemente . Rerum vulgarium fragmenta Rime sparse Rime Contraddittoria appare dunque l’indicazione che Petrarca stesso ci fornisce: da un lato la scelta del volgare, che per un autore di grande cultura classica potrebbe sembrare quasi un impoverimento, insieme a un titolo che mostra di considerare quei componimenti come una produzione di poco rilievo; dall’altro lato, invece, il lavoro instancabile di decenni, testimoniato dalle numerose note a margine e frutto di ripensamenti, correzioni, modifiche, intorno all’opera che meglio esprime la complessità della sua , rivelando ambiguità, ma anche slanci, entusiasmi e passioni. Un’indicazione contraddittoria: la scelta del volgare e il lavoro di decenni dimensione morale ed esistenziale >> pagina 374 Il è una raccolta di , disposti secondo un disegno in parte narrativo: 317 sonetti, 29 canzoni, 9 sestine, 7 ballate e 4 madrigali, schemi metrici già presenti nelle opere dei trovatori e nella tradizione siciliana, siculo-toscana e stilnovistica. L’opera è tradizionalmente : “Rime in vita di madonna Laura” (dal componimento 1 al 263), che coprono un periodo di ventun anni; e “Rime in morte di madonna Laura” (dal 264 al 366), che coprono un arco di dieci anni. Trentun anni complessivi sono dunque il “tempo della storia” del . Osservando il numero dei componimenti, è evidente l’allusione al numero dei giorni dell’anno, escludendo il sonetto proemiale, che funge da introduzione, nel quale Petrarca chiarisce i motivi della stesura di quest’opera rivolgendosi direttamente al lettore. Struttura dell’opera Canzoniere 366 componimenti lirici divisa in due sezioni Canzoniere , al pari delle e delle altre raccolte epistolari. Ha in mente il progetto di una grande opera autobiografica, una riscrittura ideale della propria vita, e decide di compierlo unendo tra loro alcuni testi minori, d’occasione, rispetto alle grandi opere in latino. Petrarca concepisce l’insieme delle poesie come un’opera unitaria Familiares All’ordinamento dei diversi componimenti in un’architettura organica e in un libro compiuto, Petrarca lavora in varie fasi, fino agli ultimi anni di vita. Il manoscritto originale, in gran parte autografo, conservato nella Biblioteca Vaticana (codice ), databile allo stesso anno della morte dell’autore, è considerato la redazione definitiva di un’opera la cui tormentata composizione ha rivelato, attraverso gli studi filologici, l’esistenza di addirittura nove stesure diverse. Vaticano latino 3195 Il Canzoniere è una raccolta di 366 componimenti (soprattutto sonetti, ma anche canzoni, sestine, ballate e madrigali) ordinati da Petrarca in modo da sviluppare un racconto autobiografico unitario . La raccolta è incentrata sulla figura di Laura, a cui sono intitolate le due sezioni che la compongono: “Rime in vita di madonna Laura” e “Rime in morte di madonna Laura”. I temi Il è un’autobiografia ideale, sul modello della di Dante. Petrarca vuole , o meglio una “conversione”: il – come l’amore per Laura o la gloria poetica – . Se il percorso è chiaro e lineare sul piano ideologico, lo è però di meno sul piano letterario, perché l’uomo che raccoglie questi testi dispersi e li riorganizza in una struttura unitaria è diverso dall’uomo che li ha scritti anni prima. Quando li ha composti Petrarca era nell’«errore», ancora preda del sentimento amoroso. Quando li riprende per farne questo libro autobiografico, diversi anni dopo, non è più schiavo delle proprie passioni, ma ha ricostruito la propria integrità interiore. Un’autobiografia ideale Canzoniere Vita nuova descrivere una trasformazione passaggio dai valori terreni a quelli religiosi e cristiani Come la Vita nuova di Dante, il Canzoniere narra di una trasformazione, di un’ elevazione spirituale : dai valori terreni, come l’amore e la gloria, ai valori religiosi e cristiani, dall’errore alla purificazione. La donna amata, Laura , è il personaggio centrale, figura che, per quanto idealizzata e simbolica, mantiene, a differenza della Beatrice di Dante, la sua umanità e sensualità. Laura: una visione terrena dell’amore Personaggio cardine dell’opera è Laura, la donna amata, già a partire dal nome, che allude alla “laurea”, cioè all’incoronazione poetica con l’alloro, simbolo, appunto, della poesia. figura idealizzata e fortemente simbolica Anche le circostanze in cui avviene il primo incontro, il 6 aprile 1327 (Venerdì Santo) nella chiesa di Santa Chiara ad Avignone, hanno un significato simbolico. In apparenza, la Laura di Petrarca ha una stretta parentela con le donne degli Stilnovisti; al di là della descrizione stereotipata priva di elementi concreti – che ci restituisce un “angelo” biondo, dalla pelle chiarissima, con denti di perla e labbra di rubino –, Laura appare come una sorta di essere superiore. Ma laddove Beatrice rappresenta ancora un tramite tra l’uomo e Dio, Laura non viene più percepita come un essere metafisico, ma assume prepotentemente . Siamo ancora ben lontani, tuttavia, dalla sensibilità umanistica che consentirà all’individuo umanista e rinascimentale di guardare all’amore terreno con maggiore leggerezza. Petrarca non è in grado, nella sua posizione di uomo medievale, di accettare quella visione dell’amore, che sente come irrevocabilmente terrena e che determinerà – insieme con la ricerca della gloria mondana – il dramma della sua vita. Le differenze con le donne stilnovistiche connotati di umanità e di sensualità >> pagina 375 Nell’opera si percorre la parabola di un che comprende anche la dimensione sensuale. Il poeta esplora , oscilla tra sensazioni contrastanti senza mai una risoluzione definitiva, gioca simbolicamente sul nome della donna, ne contempla in vari modi l’immagine creata dal sogno, dalla fantasia o dalla memoria (Laura è sempre lontana, altrove nello spazio e nel tempo). L’amore è soprattutto un mito letterario, il fulcro su cui Petrarca fa convergere i suoi stati d’animo fluttuanti, e un omaggio alla vicina tradizione romanza che imponeva di incentrare nell’amore e nella donna ogni esperienza umana. Tuttavia Petrarca se ne serve per esprimere il proprio smarrimento e, dopo il lungo “vaneggiare”, il ritorno in sé, sino alla considerazione della , compresa la gloria letteraria. Il “romanzo” di Laura amore terreno moti e conflitti interiori vanità fragile di ogni bellezza e bene terreno La svolta che si attua nelle “Rime in morte di madonna Laura” è l’aspirazione a ritrovare l’integrità intellettuale, a ricomporre a causa della passione amorosa (intesa come esperienza irrazionale vissuta all’insegna del senso di colpa) e a volgersi verso una dimensione più salda e duratura, nella quale si fa quindi insistente il pensiero di Dio. un io diviso Che sia una donna realmente vissuta ad Avignone o un’immagine di sogno, un simbolo dell’amore ideale, un mito letterario, Laura è il perno attorno a cui si svolge il percorso tormentato dell’io poetico nel Canzoniere . Ai turbamenti dell’amore sensuale si oppongono il riconoscimento della vanità dei beni terreni, la volontà di ricomporre il proprio equilibrio interiore, il pensiero di Dio. Se leggiamo il in chiave biografica, sembra che il vero amore, la passione totalizzante della vita di Petrarca, sia quello per Laura. In realtà non ci è dato sapere con certezza fino a che punto questo amore rappresenti una concreta esperienza nella vita del poeta e quanto invece sia una semplice creazione letteraria. L’identità di Laura Canzoniere Laura è una persona realmente vissuta o la proiezione di un sentimento? La critica nel corso del tempo ha formulato . Il critico e filologo Giuseppe Billanovich si è spinto a negare l’esistenza storica di una precisa figura femminile. Non bisogna però dimenticare che la poesia medievale ha sempre un sostrato di verità e un punto di partenza concreto. Del resto diversi indizi fanno propendere per l’esistenza reale di Laura: Petrarca stesso ci dice che Simone Martini aveva dipinto un ritratto di Laura; in uno scambio epistolare con l’amico Giacomo Colonna, che mette in dubbio l’esistenza di Laura, il poeta risponde vivacemente; infine conosciamo la data di morte di Laura, il 6 aprile 1348. svariate ipotesi Un amore per parlare dell’amore Come detto, è possibile che Petrarca abbia inventato o trasfigurato un amore per parlare dell’amore in generale, come passione totalizzante, mettendone a fuoco caratteristiche ed effetti. Anche l’amore di cui trattano i suoi versi potrebbe essere metafora di un più generale stato d’animo del poeta. L’amore per Laura Come quello cantato da Cavalcanti ( p. 152), il sentimento petrarchesco è un , che peraltro non comporta nella donna alcuna forma di obbligo reciproco: Laura, difesa dall’impenetrabilità della propria virtù, non sembra corrispondere mai alla passione del poeta, limitandosi a provare pietà (intesa come simpatia, compartecipazione psicologica) nei confronti suoi e del dramma intimo che egli sta vivendo. ▶ fatto irrazionale e ossessivo I versi dedicati a Laura possono essere letti e intesi come versi sull’amore in generale, amore quale passione totalizzante che crea un irrisolvibile conflitto tra desiderio e senso del peccato. L’animo del poeta è diviso tra motivazioni opposte: la passione disgregante che mina l’identità del soggetto nasce dal conflitto tra riprovazione morale dell’amore e irresistibilità del desiderio, cioè tra ancora non superate e non del tutto affermate. L’esperienza dell’io sofferente istanze medievali istanze umanistiche >> pagina 376 Del resto, benché la presenza di Laura sia senza dubbio prevalente, il vero protagonista dell’opera è il poeta stesso. E in questo consiste l’importante evoluzione rispetto alla lirica dei trovatori, dei poeti siciliani e degli Stilnovisti: . Tanto che Petrarca nel sonetto proemiale si rivolge ai lettori chiedendo comprensione in nome del proprio stato d’animo, che egli sa di poter condividere con loro. , studiato in ogni sua minima piega e accompagnato nelle sue reazioni più contraddittorie. Una poesia dell’interiorità al centro dei versi non troviamo più la donna protagonista, ma l’animo tormentato dell’autore L’animo angosciato è dunque il reale protagonista Più ancora di Laura, vero protagonista dell’opera sembra essere il poeta stesso , il suo animo tormentato dalle angosce comuni a tutti coloro che amano. Oltre l’amore: politica e fede (che l’autore colloca nel 1348), il mondo del poeta sembra diventare più angusto, oltre che più triste e proiettato verso un desiderio di purificazione in chiave ultraterrena. Permane il ricordo dell’amata, accanto al quale sono ancora presenti le affrontate da Petrarca nelle liriche del : la degli Stati italiani e la , oltre a un sentimento di cosmopolitismo inquieto, accompagnato da una per i diversi che nel corso del tempo hanno rappresentato la sua . Un Petrarca più triste e assorto Dopo la morte di Laura altre tematiche Canzoniere situazione politica questione della curia papale forte nostalgia luoghi patria Nella seconda sezione del , “Rime in morte di madonna Laura”, oltre a quelli in ricordo dell’amata, sono presenti componimenti dedicati alla degli Stati italiani, alle rivalità tra le famiglie patrizie nella città di Roma, alla corruzione della curia papale. Canzoniere questione politica Un certo numero di componimenti del affronta tematiche etico-politiche. In particolare vanno segnalate due canzoni, (53) e (128, T13, p. 400). La prima viene scritta quando Cola di Rienzo prende il potere a Roma, ed esprime la speranza di Petrarca che quel passaggio storico possa porre fine una volta per tutte alle rivalità tra le famiglie patrizie della città, restaurando gli . La seconda, di incerta datazione, critica duramente le lotte tra i diversi Stati italiani e il ricorso alle truppe mercenarie, auspicando una capace di rivolgere le energie belliche contro quelle potenze straniere che costituiscono la vera minaccia per l’Italia. Sempre di argomento politico sono i cosiddetti “sonetti avignonesi” o “sonetti babilonesi” (136-138), invettive contro la e incapace di riscuotersi dal torpore morale che la blocca. La tematica politica Canzoniere Spirto gentil Italia mia ▶ antichi valori repubblicani concordia politica curia papale corrotta Il del è quello . Esso è presente in diversi componimenti dedicati alla passione per Laura, a partire dallo stesso sonetto proemiale, in quanto all’amore si legano i motivi del peccato, del pentimento e della conversione. L’argomento religioso è approfondito in particolar modo nelle “Rime in morte di madonna Laura” e raggiunge la sua massima espressione nella canzone conclusiva alla Vergine ( ), in cui l’esaltazione mistica della bellezza e della bontà della madre di Dio contiene una fiduciosa domanda di intercessione per la salvezza del poeta. Ma tutta l’opera è percorsa dalla tensione religiosa e dal dramma non risolto dell’uomo incapace di condannare in modo definitivo le passioni terrene: anche quando, come negli ultimi componimenti, il poeta pare deciso a rifiutare le lusinghe dell’amore terreno per volgersi solo a quello sacro, si può cogliere più il dolore per la colpa commessa che la pace della redenzione divina. La tematica religiosa: peccato, pentimento e conversione terzo grande tema Canzoniere religioso Vergine bella, che, di sol vestita Dall’esigenza di profonda introspezione nasce la poesia di Petrarca, che chiarisce, attraverso l’analisi dell’esperienza personale, la condizione stessa dell’uomo della propria epoca, il quale ha smarrito la saldezza religiosa e morale, si sente condannato alla sofferenza ma non rinuncia a credere nella , da conquistare con la confessione e la preghiera. salvezza mediante la grazia Nella seconda sezione del Canzoniere trova spazio anche la tematica religiosa : il desiderio di salvezza, la fede nella grazia divina. >> pagina 377 Il tempo, la memoria, la morte Nella rappresentazione delle opposizioni e degli stati d’animo del poeta acquistano un grande rilievo lo e lo che attende ogni uomo. Del resto, la stessa vicenda narrata nel si configura come una : la scomparsa della donna amata può essere considerata come la prova della disillusione che inevitabilmente colpisce gli uomini e della precarietà dei beni concessi e poi negati dall’esistenza terrena. In tal modo, le liriche petrarchesche presentano una : il passato rappresenta il tempo del «giovenile errore», della passione amorosa e della presenza di Laura; il presente costituisce il piano della consapevolezza, dell’introspezione e del pentimento; il futuro fa balenare la speranza di una possibile ricomposizione dei conflitti che agitano l’io del poeta. La caducità delle cose struggimento per il tempo fuggito sgomento per il destino mortale Canzoniere visione del tempo trascorso continua oscillazione tra il presente, il passato e il futuro Tema ricorrente nel Canzoniere è il senso della vanità delle cose terrene , per il trascorrere inesorabile del tempo, per l’incombere della morte e della fine di tutte le cose umane. Da qui deriva un sentimento del tempo come corso ineluttabile: non a caso il tema della fugacità delle cose umane è sottolineato dalla ossessiva ricorrenza dei verbi «volare» e «fuggire». Nel racconto dell’invecchiamento e della morte di Laura, l’autore mostra che l’ delle cose non è che un , poiché l’incombente spettro del tempo si incarica prima o poi di mostrare che «quanto piace al mondo è breve sogno» ( , v. 14, T6, p. 380). La soggettività del tempo eternità falso miraggio Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono ▶ La vita quindi si manifesta progressivamente come una perdita, una percezione continua di ciò che è stato prima e ora non è più. Il solo schermo che attutisce questa nozione del tempo è costituito dalla , che permette al poeta di aggrapparsi alla sua fragile identità di vivente recuperando gli attimi e i frammenti del passato, fissandoli poi sulla pagina e sottraendoli alla corrosione del tempo grazie alla funzione della che lo rende invece eterno. L’esperienza del ricordo memoria scrittura Nessuno, prima e meglio di Petrarca, ha saputo dare forma lirica al dramma dell’individuo che riesce a capire sé stesso solo penetrando nel mistero della memoria di tutto ciò che ormai non esiste più. Solo la memoria può trattenere o recuperare frammenti del passato e solo la scrittura può renderli eterni. Una scelta linguistica originale . La scelta linguistica operata da Petrarca nel Canzoniere è decisamente originale, soprattutto se contestualizzata nel momento storico e se paragonata a quella dantesca, teorizzata nel De vulgari eloquentia e concretizzata nella Commedia Per Dante il volgare è una scelta netta e decisa, che prevede la creazione di un idioma che sia «illustre», «cardinale», «aulico» e «curiale», ma che contemporaneamente sappia spaziare in un amplissimo ventaglio di registri e di scelte lessicali. Per Petrarca, al contrario, il volgare deve tendere a . La letteratura latina, infatti, ha raggiunto una perfezione che ormai si può soltanto imitare; il volgare, d’altro canto, può elevarsi al livello di una lingua letteraria, purché venga sottoposto a un processo di continuo raffinamento. La solennità di un volgare modellato sul latino riprodurre la perfezione lessicale e strutturale del latino Del resto, che per Petrarca la scelta del volgare sia un’opzione letteraria, quasi “estranea” al parlato e alla comunicazione quotidiana, è ampiamente testimoniato dalle glosse in latino con le quali si autocommenta a margine dei testi: (“benissimo!”) oppure (“qui correggi”). Ciò significa che optime! hic corrige per Petrarca la lingua quotidiana è più il latino che non il volgare, soprattutto nel periodo in cui vive ad Avignone, dove parla provenzale solo con la gente del popolo, mentre usa il latino con le persone colte. Per Petrarca la lingua della comunicazione, colta e quotidiana, è il latino. Il volgare, per avere dignità letteraria, deve riprodurre la perfezione del lessico e della struttura del latino. >> pagina 378 Coerentemente con il suo progetto di una rappresentazione totale della realtà, Dante aveva utilizzato le diverse possibilità espressive della nascente lingua italiana, declinandola in tutti i suoi registri: dall’alto al basso, dal tragico al comico. Viceversa, Petrarca opta per uno stile sempre medio. Da qui la definizione del critico di «plurilinguismo» per l’opera di Dante e di «monolinguismo» per quella di Petrarca. Il monolinguismo di Petrarca contro il plurilinguismo di Dante Gianfranco Contini Se Dante aveva sfruttato tutte le possibilità espressive del volgare, e tutti i registri, dall’alto al basso, Petrarca si attiene a un registro medio . Il suo stile è depurato dei tratti dialettali e realistici e tende all’astrattezza. Le scelte lessicali sono sottoposte a un continuo lavoro di correzione e riscrittura. Se per Dante dunque si è parlato di plurilinguismo, per Petraca si parla di monolinguismo . Secondo il critico, di conseguenza . Il plurilinguismo dantesco non è solo uso concomitante di latino e volgare, ma soprattutto «poliglottia degli stili e […] dei generi letterarî» sia nella prosa sia nella poesia. Invece la lingua del di Petrarca è sostanzialmente fiorentina ma in senso astratto, e limitata stilisticamente al linguaggio letterario: la scelta linguistica è pertanto rigorosamente sul piano lessicale, continuamente dei tratti dialettali o anche solo realistici, lontana da ogni sperimentalismo, sottoposta a un incessante lavoro di correzione, riduzione, riscrittura degli stessi testi. La definizione del critico Gianfranco Contini nella poesia di Dante entrano tutti i diversi livelli linguistici e stilistici Canzoniere univoca depurata Per i propri componimenti, , sottratto alla concretezza della vita reale, mirato alla rappresentazione di una vicenda esclusivamente interiore. La sua lingua è inadatta a riferire contenuti realistici e tesa invece a esprimere esperienze assolute, quasi fuori dallo spazio e dal tempo. Alcuni critici hanno notato che dalla lingua di Petrarca emerge una sorta di immobilità e gli stessi verbi, di fatto, non definiscono azioni o movimenti reali. Una lingua lontana dallo spazio e dal tempo Petrarca mette a punto un linguaggio chiuso e selettivo La lingua del è basata su una . La volontà dell’autore di conferire organicità al disegno dell’opera, di usare le parole chiave della poesia d’amore, nonché il carattere ossessivo della riflessione psicologica del soggetto e del suo desiderio amoroso determinano l’alta frequenza di singole parole ( , , , , , , ecc.), a loro volta inserite in abbinamenti ricorrenti ( , / , , , , ) o fissate nel modulo tipicamente petrarchesco della dittologia, soprattutto a fine verso ( ; ; ecc.). Canzoniere magistrale alternanza di ripetizione e variazione core amore occhio viso dolce vago bello begli occhi bel viso volto alta impresa dolce riso dolce vista aura soave pietà, nonché perdono uscio e varco canuto et biancho A interrompere, ma solo apparentemente, questa fissità, interviene, sul piano sintattico, la : se, sul piano psicologico, essa può essere interpretata come l’espressione del perenne conflitto interiore del poeta, sul piano della struttura letteraria, essa determina l’armonia retorica della composizione. È come se la lacerazione emotiva dell’animo del poeta si ricomponesse nella : la sua passione si cristallizza nella perfezione dei versi. Tale trasposizione del caos del reale nella serenità rappacificante della forma è, in fondo, la caratteristica del . L’ampio uso delle figure retoriche figura retorica dell’antitesi perfetta armonia del livello formale ▶ classicismo La figura retorica maggiormente impiegata da Petrarca è l’ antitesi che, pur richiamando il conflitto interiore del poeta, contribuisce a dare simmetria e armonia alla composizione. La parola Classicismo Con il termine classicismo si intende l’aderenza di uno scrittore o di un artista al gusto e agli stilemi propri dell’arte del mondo classico. In altre parole, classicismo è il complesso di concetti teorici e norme pratiche derivati dagli antichi greci e romani e applicati alla composizione e al giudizio delle opere d’arte. Il vocabolo indica sia un atteggiamento spirituale (equilibrio tra fantasia e realtà, tra spontaneità e riflessione ecc.), sia una cura di tipo formale come sobrietà, decoro, proporzione, che sono i caratteri salienti delle forme espressive dell’arte antica.