L’AUTORE nel tempo Una fortuna immediata e duratura La fortuna di Petrarca è da subito molto grande e ben presto si diffonde un’imitazione della sua poesia amorosa che prende il nome di , fenomeno che si svilupperà poi soprattutto nel Cinquecento: da una parte fioriscono imitazioni più legate all’eleganza formale; dall’altro vi sono invece elaborazioni originali fuse con le più autentiche istanze culturali e letterarie del periodo, per esempio il platonismo. Petrarca diventa dunque il poeta più letto e imitato in tutta Europa tra Cinque e Seicento e resta un riferimento nella cultura europea – pur con momenti di minor fortuna – fino alle soglie del Romanticismo. Petrarchismo Tuttavia non mancano le voci critiche. Le polemiche intorno al valore dell’opera letteraria di Petrarca iniziano quando il poeta è ancora in vita; ciò porta Petrarca stesso a intervenire in difesa della propria opera e a chiarirne il messaggio culturale in un’ottica umanistica come si può riscontrare per esempio nell’epistola ( T5, p. 367). La stessa prospettiva è offerta da Boccaccio nella sua opera (Vita e costumi del fiorentino Francesco Petrarca), che rappresenta la prima biografia petrarchesca. Boccaccio, trascurando la produzione in volgare rispetto a quella latina, promuove l’immagine di un Petrarca filosofo morale e poeta epico-storico. Così le rime italiane passano in secondo piano come opere minori, in modo coerente, peraltro, allo stesso disinteresse che il poeta aveva ostentato nei loro confronti. Alla posterità ▶ De vita et moribus Francisci Petracchi de Florentia La diffusione quattrocentesca L’Umanesimo quattrocentesco affina le conoscenze e lo studio filologico delle lettere latine e greche. Nel frattempo, tuttavia, si comincia a valorizzare la poesia in volgare. Così, a partire dalla seconda metà del XV secolo il viene “recuperato” e può trovare ampia diffusione. Lo stesso accade ai , che interpretano alla perfezione il gusto classicistico del tempo, in particolare in virtù dei ricchi riferimenti storico-mitologici che li caratterizzano, e che diventano anche fonte d’ispirazione per la fantasia di pittori, incisori e miniaturisti. Canzoniere Trionfi Pietro Bembo e il Petrarchismo cinquecentesco Quando, nel 1525, Pietro Bembo, una delle voci più autorevoli della cultura cinquecentesca – che nel 1501 aveva già curato una edizione del , stampata a Venezia da Aldo Manuzio –, dà alle stampe il trattato , la cultura poetica in volgare conosce un momento di grande fervore, praticando l’imitazione del petrarchesco come forma privilegiata di scrittura poetica. Bembo teorizza ciò che già stava avvenendo: chi avesse voluto scrivere poesie in volgare avrebbe dovuto imitare la lingua e lo stile di Petrarca. Canzoniere Prose della volgar lingua Canzoniere Il Seicento e il rifiuto di Petrarca La stagione d’oro di Petrarca e dei Petrarchisti termina nel Seicento. Se nella seconda metà del Cinquecento, Torquato Tasso ancora venerava e imitava Petrarca, con la diffusione del Barocco si delinea una sempre maggiore insofferenza nei confronti delle autorità culturali stabilite e dei valori letterari consacrati dalla tradizione. Diminuiscono drasticamente le edizioni del , molte delle quali, secondo le indicazioni della Controriforma, escono “purgate” dei sonetti scritti da Petrarca in polemica con la Chiesa ai tempi della cattività avignonese. Canzoniere Nel Settecento la “rivisitazione” di Alfieri Con l’inizio del XVIII secolo, in virtù dei princìpi estetici di semplicità e grazia che vogliono superare il “cattivo gusto” barocco, come intendeva fare l’Accademia dell’Arcadia, Petrarca è di nuovo apprezzato, soprattutto nelle caratteristiche formali. Lo scrittore e drammaturgo Vittorio Alfieri nelle sue rivive la lezione etica e sentimentale di Petrarca, che viene da lui trasfigurata coscientemente. Egli cioè riprende alcune situazioni meditative petrarchesche, come l’amore per la natura solitaria o le incertezze esistenziali, per caricarle di una nuova forza tragica. Rime Foscolo, primo lettore moderno del Canzoniere Nell’Ottocento cambia radicalmente il modo di guardare a Petrarca: non più come maestro di stile e di gusto, ma come autore dalla sensibilità inquieta e dunque moderna, pienamente in accordo con lo spirito romantico, che rivalutava il Medioevo e scopriva l’importanza della soggettività e dell’introspezione psicologica. Questo è già l’approccio di Ugo Foscolo nei suoi quattro , che partono da una precisa base di documentazione storica per sviluppare un’indagine della biografia spirituale di Petrarca e dell’universo psicologico nel quale affonda le radici il mondo del . Foscolo si sofferma anche sulle idee politiche di Petrarca, evidenziandone l’amore per Roma e l’avversione per la presenza delle potenze straniere nel territorio italiano. Saggi sul Petrarca Canzoniere Tra i romantici, Manzoni fu poco petrarchista, mentre lo fu maggiormente Leopardi, che nel 1826 pubblicò a Milano un commento al . Nel secondo Ottocento sarà il critico Francesco De Sanctis a offrire una sintesi critica su Petrarca. Egli ne individua la contraddizione tra reale e ideale, una contrapposizione non risolta che sfocia nell’accidia. De Sanctis ambienta questi contrasti – tra carne e spirito, immanenza e trascendenza, riflessione e immaginazione – sullo sfondo storico del passaggio dal Medioevo all’Umanesimo, fra tradizione e innovazione: da ciò la definizione di Petrarca come «primo uomo moderno» e «padre dell’Umanesimo». Canzoniere Petrarca nel Novecento Il Novecento vede instaurarsi un rapporto complesso con Petrarca e con la sua poesia. La “rivoluzione” poetica pascoliana determina un deciso aggiornamento del lessico e dello stile verso una maggiore aderenza alla quotidianità. Però il modello petrarchesco continua a esercitare, magari un po’ in sordina, influssi importanti sulla produzione in versi. A partire da Guido Gozzano, che intitola la prima sezione dei suoi “Il giovenile errore”; per proseguire con Gabriele d’Annunzio, che reinterpreta il in una chiave estetizzante in termini di musica e stile; fino a giungere ai poeti della rivista “La Ronda” e dell’Ermetismo, che guardano a Petrarca come a un modello di essenzialità espressiva. Giuseppe Ungaretti definisce Petrarca il «primo inventore della poesia moderna». Colloqui Canzoniere