Umanesimo e Rinascimento in sintesi Presso la corte medicea, il poema cavalleresco si arricchisce di uno scopo celebrativo. Lucrezia, madre di Lorenzo il Magnifico, affida a Pulci la redazione di un opera che esalti Carlo Magno come eroe della cristianità. Pulci scrive il Morgante, opera parodica con la quale, al contrario, ridicolizza i poemi cavallereschi tradizionali e i valori umanistici. A Ferrara, attorno alla corte degli Estensi, estimatori della materia cavalleresca e soprattutto del ciclo bretone, gravita Boiardo, autore dell Orlando innamorato. In questo poema l autore recupera sia l eroismo del ciclo carolingio sia l amore e la magia del ciclo bretone. La passione amorosa muove tutta la storia. Numerosi autori si ripropongono di proseguire il poema di Boiardo, interrotto improvvisamente. Tra vari tentativi, più o meno riusciti, si distingue l Orlando furioso, capolavoro di Ludovico Ariosto. 638 I protagonisti Pulci e la cultura medicea Nonostante il preconcetto intellettuale verso un genere considerato minore, la materia cavalleresca ( tabella, p. 637) riscuote un grande successo proprio nella corte politicamente ma anche culturalmente di maggior prestigio, quella medicea, raffinandosi e arricchendosi di un intento encomiastico, cioè celebrativo. Direttamente patrocinato dai Medici e commissionato dalla madre di Lorenzo il Magnifico, Lucrezia Tornabuoni, è il poema di Luigi Pulci (1432-1484), Morgante. Nelle intenzioni dei protettori politici dell autore doveva trattarsi di una rielaborazione, in chiave religiosa, delle imprese di Carlo Magno. Poco incline alla forma e al tono tipici dell epica, Pulci si muove però in tutt altra direzione. Sullo sfondo della guerra tra franchi e saraceni, il racconto delle avventure dei paladini si tramuta in una spregiudicata parodia del mondo cavalleresco, oggetto di un irriverente rivisitazione. Anche lo stile non ha nulla a che vedere con le formule fisse e le facili rime stereotipate tipiche dei cantari: il Morgante presenta infatti una lingua quanto mai originale, frutto della contaminazione di componenti colte e popolaresche, grazie alla quale il poeta mette in burla i valori troppo seri della civiltà umanistica. Boiardo e la politica culturale degli Estensi Il poema cavalleresco assume connotati diversi alla corte di Ferrara, presso la quale i signori locali, gli Estensi, coltivano il gusto delle storie cavalleresche, in particolare quelle legate al ciclo bretone, amate in quanto espressione di garbo e magnanimità. In tale contesto, dove i valori del codice cortese vengono rimpianti e rivissuti, si colloca la scrittura dell Innamoramento di Orlando (od Orlando innamorato, titolo con cui presto sarà letto e conosciuto) da parte di Matteo Maria Boiardo (1441-1494). A un pubblico di gentiluomini e dame aristocratiche, desideroso di belle storie in cui rispecchiarsi, Boiardo regala la possibilità di vedere trasferite nell elegante civiltà signorile le imprese e le virtù dei paladini del mondo feudale, assemblando come già era stato fatto dai cantari, ma con ben altra consapevolezza la materia narrativa del ciclo carolingio, con i suoi eroismi, insieme a quella del ciclo bretone, di cui si rievocano amori, avventure e incantesimi. In particolare, è proprio il sentimento amoroso a rappresentare il motore dell azione dei personaggi, a partire dal più valoroso fra tutti i cavalieri cristiani, Orlando: per la prima volta lo troviamo sopraffatto non dagli avversari in armi, ma dalla ineguagliabile bellezza di una principessa, Angelica. Gli imitatori dell Orlando innamorato L opera di Boiardo riscuote subito un successo straordinario. Lo testimoniano i molteplici tentativi di realizzarne un seguito. Tra improvvisati imitatori, emerge invece la figura del più grande poeta del Rinascimento, il ferrarese Ludovico Ariosto (1474-1533) che, partito dall idea iniziale di continuare il poema interrotto da Boiardo, scrive con l Orlando furioso un opera epica in volgare capace di reggere il confronto con gli immortali racconti di Omero e Virgilio. Il Matto, carta dei tarocchi, Jergot Tarot, XVII sec.