L’AUTORE nel tempo Il Settecento A fronte del grande successo di pubblico, la produzione teatrale di Goldoni non è stata sempre accolta con unanime consenso dalla critica, a partire da quella a lui contemporanea. In particolare, Giuseppe Baretti, fondatore del periodico “La frusta letteraria” (su cui pubblica, nel 1764, una feroce stroncatura della ), rimprovera a Goldoni un eccessivo moralismo e una scarsa preparazione filosofica. Maggior favore riscontra l’autore presso intellettuali illuministi come Pietro Verri, Voltaire (che in una lettera lo definisce «figlio e pittore della natura») e Jean-Jacques Rousseau. Bottega del caffè L’Ottocento e il pregiudizio romantico Durante il Romanticismo, il realismo di Goldoni viene spesso giudicato come segno di superficialità. La sensibilità romantica, che ricerca nell’opera letteraria l’enfatizzazione dei sentimenti, la rappresentazione di grandi ideali eroici e la tensione verso l’assoluto, mal si coniuga con l’ispirazione dello scrittore veneziano, attratto da una quotidianità tutta terrena. Francesco De Sanctis riprende il giudizio negativo sulla presunta superficialità di Goldoni e sulla sua incapacità di addentrarsi negli aspetti più profondi della personalità umana; ne apprezza però la portata innovativa, l’attenzione all’essere umano come responsabile del proprio destino e l’abilità di scrittura, che conferisce vivacità alle sue commedie. Il Novecento: l’approdo a nuove prospettive Tra fine Ottocento e inizio Novecento l’opera di Goldoni viene sottoposta a uno studio più attento, volto a ricondurla al contesto culturale da cui è scaturita. Si pone l’accento, in particolare, sui grandi cambiamenti apportati dalla commedia riformata alla commedia dell’arte, anche se non vengono ancora superati i pregiudizi sul suo valore letterario. Benedetto Croce, per esempio, nega valore artistico (e quindi la definizione di “poesia”) all’opera di Goldoni, pur riconoscendovi – nell’ambito di una letteratura ilare e bonaria, e quindi marginale – un certo impegno morale e un significato genericamente culturale. Attilio Momigliano individua nel commediografo doti di raffinata creatività, non supportate però, a suo parere, da un’adeguata coscienza critica. Prospettive nuove sull’opera e sull’orizzonte culturale e ideologico di Goldoni vengono proposte negli anni Trenta da critici quali Nino Valeri, che invita a studiare la produzione goldoniana nell’ambito del pensiero illuministico, e Mario Apollonio, che mette in rilievo il valore attribuito dall’autore al ceto popolare. La rivalutazione della critica storicista A partire dagli anni Cinquanta, la critica marxista e storicista studia e valorizza le implicazioni sociologiche e ideologiche dell’opera goldoniana; in tale ottica, studiosi come Walter Binni, Giuseppe Petronio e Mario Baratto pongono in luce la problematicità del pensiero di Goldoni e l’evoluzione della sua visione sul ruolo della borghesia e sui suoi rapporti con la nobiltà e le classi popolari. Gli ultimi decenni Negli ultimi decenni numerosi e importanti studi (per esempio quelli di Roberto Alonge, Franco Fido e Alfredo Stussi) hanno sottratto definitivamente Goldoni all’accusa di essere superficialmente giocoso e leggero. Tali ricerche rivelano la complessità e la ricchezza di implicazioni dell’opera di uno scrittore che, con le sue commedie, ha offerto uno strumento di indagine dell’essere umano e della società ancora oggi attuale.