T2 La vita è un «ingannevole sogno» , Parte prima Ultime lettere di Jacopo Ortis Dopo aver compreso che Teresa, la donna amata, non potrà essere sua, Jacopo inizia il proprio vagabondaggio nelle campagne dei colli Euganei, dove la contemplazione del pae­saggio gli ispira riflessioni amare sul destino umano. Il   dell’uomo e l’  della natura dolore indifferenza Da' colli Euganei, 19 Gennajo 1798 Umana vita? sogno; ingannevole sogno al quale noi pur diam sì gran prezzo, siccome 1 le donnicciuole ripongono la loro ventura nelle superstizioni e ne’ presagj! 2 3 Bada; ciò cui tu stendi avidamente la mano è un’ombra forse, che mentre è a te 4 cara, a tal altro è nojosa. Sta dunque tutta la mia felicità nella vota apparenza 5 6 delle cose che ora m’attorniano; e s’io cerco alcun che di reale, o torno a ingannarmi, 5       7 o spazio attonito e spaventato nel nulla! Io non lo so; ma, per me, temo che 8 Natura abbia costituito la nostra specie quasi minimo anello passivo dell’incomprensibile 9 suo sistema, dotandone di cotanto amor proprio, perché il sommo 1 0 timore e la somma speranza creandoci nella immaginazione una infinita serie di mali e di beni, ci tenessero pur sempre affannati di questa esistenza breve, dubbia, 10     1 1 infelice. E mentre noi serviamo ciecamente al suo fine, essa ride del nostro orgoglio che ci fa reputare l’universo creato solo per noi, e noi soli degni e capaci di dar 1 2 leggi al creato. Andava dianzi perdendomi per le campagne, inferrajuolato sino agli occhi, 1 3 considerando lo squallore della terra tutta sepolta sotto le nevi, senza erba né fronda 15     che mi attestasse le sue passate dovizie. Né potevano gli occhi miei lungamente 1 4 fissarsi su le spalle de’ monti, il vertice de’ quali era immerso in una negra 1 5 nube di gelida nebbia che piombava ad accrescere il lutto dell’aere freddo ed ottenebrato. E parevami vedere quelle nevi disciogliersi e precipitare a torrenti che 1 6 innondavano il piano, trascinandosi impetuosamente piante, armenti, capanne, 20     1 7 e sterminando in un giorno le fatiche di tanti anni, e le speranze di tante famiglie. Trapelava di quando in quando un raggio di Sole, il quale quantunque restasse poi soverchiato dalla caligine, lasciava pur divedere che sua mercé soltanto il mondo 1 8 1 9 non era dominato da una perpetua notte profonda. Ed io rivolgendomi a quella parte di cielo che albeggiando manteneva ancora le tracce del suo splendore: – O 25     Sole, diss’io, tutto cangia quaggiù! E verrà giorno che Dio ritirerà il suo sguardo da te, e tu pure sarai trasformato; né più allora le nubi corteggeranno i tuoi raggi 2 0 cadenti; né più l’alba inghirlandata di celesti rose verrà cinta di un tuo raggio su l’oriente ad annunziar che tu sorgi. Godi intanto della tua carriera, che sarà forse 2 1 affannosa, e simile a questa dell’uomo; tu ’l vedi; l’uomo non gode de’ suoi giorni; 30     e se talvolta gli è dato di passeggiare per li fiorenti prati d’Aprile, dee pur sempre 2 2 temere l’infocato aere dell’estate, e il ghiaccio mortale del verno. noi, tuttavia, diamo così alto valore ( ). noi pur diam sì gran prezzo: 1 prezzo come le donnette. siccome le donnicciuole: 2 danno significato alla propria sorte. ripongono… ventura: 3 fai attenzione. Bada: 4 fastidiosa o indifferente. nojosa: 5 vuota, inconsistente. vota: 6 se io vado in cerca di qualcosa che sia autentico. s’io cerco… reale: 7 vago nel vuoto, stupito e impaurito. o spazio… nulla: 8 come un minuscolo elemento inerte e privo di volontà nel grande ingranaggio meccanico della natura. quasi… passivo: 9 attribuendoci un grande, incomprensibile orgoglio. dotandone di cotanto: 10 nel perpetuo affanno di una vita incerta e limitata. affannati… dubbia: 11 che ci fa immaginare. che ci fa reputare: 12 imbacuccato, coperto da un mantello a ruota (“ferraiuolo”). inferrajuolato: 13 testimoniasse le sue trascorse ricchezze, cioè la vegetazione rigogliosa nel corso dell’estate ormai terminata. attestasse le sue passate dovizie: 14 vetta, cima. vertice: 15 verso. a: 16 bestiame. armenti: 17 coperto dalla nebbia. soverchiato dalla caligine: 18 distinguere. divedere: 19 accompagneranno (l’immagine ritornerà nel sonetto , v. 3, T6, p. 558). corteggeranno: 20 Alla sera ▶ percorso. carriera: 21 deve. dee: 22  >> pagina 541 Dentro il TESTO I contenuti tematici L’esistenza umana è un sogno ingannevole e la è alla nostra sorte. Questo concetto antico, presente nella tradizione occidentale come in quella orientale, viene ripreso da Foscolo che ha ben presenti sia le famose parole di William Shake­speare («Noi siamo della stessa materia di cui sono fatti i sogni, e la nostra piccola vita è circondata di sonno», dice il saggio mago Prospero nella ), sia l’altrettanto famosa opera del drammaturgo spagnolo Pedro Calderón de la Barca, dal titolo (1635). Le cose a cui teniamo di più, i nostri ideali al pari di tutto ciò che possediamo nella vita, hanno semplicemente – e tragicamente – la consistenza di ombre. L’illusione è menzognera, ci fa credere in un mondo che non esiste ed è solo lo specchio delle nostre aspettative più profonde, che non trovano alcun riscontro nella realtà. natura indifferente Tempesta La vita è sogno Le illusioni ingannatrici All’interno di una concezione della vita materialistica e meccanicistica di stampo illuministico, la natura è la grande colpevole, preoccupata solo di governare il mondo all’interno di un ciclo di produzione e distruzione: essa ha creato la stirpe umana (rr. 7-8). (esprimendo direttamente le idee dell’autore) non di Dio ma , che ha generato esseri mortali come anelli di una catena meccanica, minuscoli e ciecamente asserviti a un fine che non conoscono. quasi minimo anello passivo dell’incomprensibile suo sistema Jacopo parla di una forza impersonale Gli individui della specie umana hanno in più un difetto gravissimo, che nella Grecia antica si identificava con il peccato di , un insieme di orgoglio, tracotanza, brama di autoaffermazione e sfida rivolta contro volontà superiori (il destino, gli dèi stessi), con le quali è persino ridicolo mettersi a confronto, tanto gli uomini sono miseri, inermi e soli. hybris Uomo e natura Le scelte stilistiche : l’inizio della lettera introduce il lettore nel mezzo di una meditazione già iniziata, che si può quindi immaginare come persistente nell’animo irrequieto di Jacopo. L’andamento del discorso è quello di un , in cui all’intonazione meditativa iniziale, scandita da un periodare ampio e complesso e suggerita anche dall’uso del tempo presente, ne subentra nella seconda parte (dalla r. 14 in poi)una più narrativa, contrassegnata dall’imperfetto. Nelle righe conclusive (in cui l’autore rielabora i versi di una poesia giovanile, , composta nel 1797), invece, le immagini si fanno più liriche, con l’invocazione al Sole (dalla r. 25 in avanti) che si apre al tono profetico, sottolineato dalla presenza dei verbi al futuro. Umana vita? sogno monologo drammatico Al Sole L’alternanza dei tempi verbali Verso le COMPETENZE Comprendere Riassumi il contenuto della lettera in circa 5 righe. 1 Analizzare Nel primo paragrafo Jacopo fa uso di un . Individualo e spiegane il significato. 2 climax Spiega la metafora con cui si chiude il brano. 3 Descrivi le caratteristiche del paesaggio ed evidenzia gli elementi preromantici che è possibile cogliervi. 4  >> pagina 542 Interpretare Che cosa intende Foscolo con la frase (r. 29)? 5 l’uomo non gode de’ suoi giorni La specie umana viene definita un (r. 6) nel sistema della natura. Spiega questa espressione, soffermandoti in particolare sul significato dell’aggettivo . 6 minimo anello passivo passivo Alle rr. 25-26 Jacopo chiama in causa Dio ( ): a tuo giudizio, tale riferimento appare incoerente con la visione meccanicistica che Foscolo ha della realtà? Motiva la tua risposta. 7 E verrà giorno che Dio ritirerà il suo sguardo da te Produrre   8 Scrivere per argomentare.  Le righe finali (rr. 25-32) richiamano la canzone giovanile Al Sole. Leggi la poesia contenuta nel libro digitale e commenta, in un testo espositivo-argomentativo di circa 20 righe, analogie e differenze. T3 L’amore di Teresa , Parte prima Ultime lettere di Jacopo Ortis Durante una passeggiata sui monti, mentre la Luna sorge all’orizzonte, Jacopo incontra Teresa, che gli parla della passione di Petrarca per Laura e accende nel cuore dell’innamorato il sentimento struggente di una profonda affinità. I due si siedono sotto un grande gelso e si scambiano un bacio, che trasforma l’animo del giovane, il quale sente improvvisamente la natura e la vita stessa trasfigurarsi ai suoi occhi. Riportiamo qui le tre lettere in cui il protagonista racconta l’avvenimento all’amico e descrive gli effetti che esso ha prodotto nel suo animo. Gli   eccezionali di un  effetti bacio 14 Maggio, ore 11 Sì, Lorenzo! – dianzi io meditai di tacertelo – or odilo, la mia bocca è tuttavia rugiadosa – d’un suo bacio – e le mie guance sono state innondate dalle lagrime di Teresa. Mi ama – lasciami, Lorenzo, lasciami in tutta l’estasi di questo giorno di paradiso. 14 Maggio, a sera O quante volte ho ripigliato la penna, e non ho potuto continuare: mi sento un 5        po’ calmato e torno a scriverti. – Teresa giacea sotto il gelso – ma e che posso dirti che non sia tutto racchiuso in queste parole? Vi amo. A queste parole tutto ciò ch’io vedeva mi sembrava un riso dell’universo: io mirava con occhi di riconoscenza il cielo, e mi parea ch’egli si spalancasse per accoglierci! deh! a che non venne la 1 morte? e l’ho invocata. Sì; ho baciato Teresa; i fiori e le piante esalavano in quel 10     momento un odore soave; le aure erano tutte armonia; i rivi risuonavano da lontano; e tutte le cose s’abbellivano allo splendore della Luna che era tutta piena della luce infinita della Divinità. Gli elementi e gli esseri esultavano nella gioja di due 2 cuori ebbri di amore – ho baciata e ribaciata quella mano – e Teresa mi abbracciava tutta tremante, e trasfondea i suoi sospiri nella mia bocca, e il suo cuore palpitava 3 4 su questo petto: mirandomi co’ suoi grandi occhi languenti, mi baciava, e le sue 15     labbra umide, socchiuse mormoravano su le mie – ahi! che ad un tratto mi si è staccata dal seno quasi atterrita: chiamò sua sorella e s’alzò correndole incontro. Io me le sono prostrato, e tendeva le braccia come per afferrar le sue vesti – ma 5 non ho ardito di rattenerla, né richiamarla. La sua virtù – e non tanto la sua virtù, quanto la sua passione, mi sgomentava: sentiva e sento rimorso di averla io primo 20     6 eccitata nel suo cuore innocente. Ed è rimorso – rimorso di tradimento! Ahi mio cuore codardo! – Me le sono accostato tremando. – Non posso essere vostra mai! – e pronunciò queste parole dal cuore profondo e con una occhiata con cui parea rimproverarsi e compiangermi. Accompagnandola lungo la via, non mi guardò più; né io avea più cuore di dirle parola. Giunta alla ferriata del giardino mi prese 25     7 di mano la Isabellina e lasciandomi: Addio, diss’ella; e rivolgendosi dopo pochi 8 passi, – addio. Io rimasi estatico: avrei baciate l’orme de’ suoi piedi: pendeva un suo braccio, e i suoi capelli rilucenti al raggio della Luna svolazzavano mollemente: ma poi, appena appena il lungo viale e la fosca ombra degli alberi mi concedevano di travedere 30     9 le ondeggianti sue vesti che da lontano ancor biancheggiavano; e poiché l’ebbi perduta, tendeva l’orecchio sperando di udir la sua voce. – E partendo, mi volsi con le braccia aperte, quasi per consolarmi, all’astro di Venere: era anch’esso sparito. ebbene, perché. deh! a che: 1 non tanto il Dio cristiano, ma la divinità pagana della natura e dell’amore. Divinità: 2 richiamo dantesco all’episodio di Paolo e Francesca («La bocca mi basciò tutto tremante», , V, 136). tutta tremante: 3 Inferno trasferiva, emanava. trasfondea: 4 mi sono disteso ai suoi piedi, davanti a lei. me le sono prostrato: 5 sentivo. sentiva: 6 inferriata. ferriata: 7 la sorella minore di Teresa. Isabellina: 8 intravedere. travedere: 9 15 Maggio Dopo quel bacio io son fatto divino. Le mie idee sono più alte e ridenti, il mio 10 aspetto più gajo, il mio cuore più compassionevole. Mi pare che tutto s’abbellisca 35     11 a’ miei sguardi; il lamentar degli augelli, e il bisbiglio de’ zefiri fra le frondi son 12 13 oggi più soavi che mai; le piante si fecondano, e i fiori si colorano sotto a’ miei piedi; non fuggo più gli uomini, e tutta la Natura mi sembra mia. Il mio ingegno 14 è tutto bellezza e armonia. Se dovessi scolpire o dipingere la Beltà, io sdegnando 15 ogni modello terreno la troverei nella mia immaginazione. O Amore! le arti belle 40     sono tue figlie; tu primo hai guidato su la terra la sacra poesia, solo alimento degli animali generosi che tramandano dalla solitudine i loro canti sovrumani sino alle più tarde generazioni, spronandole con le voci e co’ pensieri spirati dal cielo ad altissime imprese: tu raccendi ne’ nostri petti la sola virtù utile a’ mortali, la Pietà, per cui sorride talvolta il labbro dell’infelice condannato ai sospiri: e per te rivive 45     16 sempre il piacere fecondatore degli esseri, senza del quale tutto sarebbe caos e morte. Se tu fuggissi, la Terra diverrebbe ingrata; gli animali, nemici fra loro; il 17 Sole, foco malefico; e il Mondo, pianto, terrore e distruzione universale. Adesso che l’anima mia risplende di un tuo raggio, io dimentico le mie sventure; io rido delle minacce della fortuna, e rinunzio alle lusinghe dell’avvenire. – O Lorenzo! 50     18 sto spesso sdrajato su la riva del lago de’ cinque fonti mi sento vezzeggiare la 19 20 faccia e le chiome dai venticelli che alitando sommovono l’erba, e allegrano i fiori, 21 e increspano le limpide acque del lago. Lo credi tu? io delirando deliziosamente mi veggo dinanzi le Ninfe ignude, saltanti, inghirlandate di rose, e invoco in lor 22 23 compagnia le Muse e l’Amore; e fuor dei rivi che cascano sonanti e spumosi, vedo 55     uscir sino al petto con le chiome stillanti sparse su le spalle rugiadose, e con gli 24 occhi ridenti le Najadi, amabili custodi delle fontane. Illusioni! grida il filosofo. 25 – Or non è tutto illusione? tutto! Beati gli antichi che si credeano degni de’ baci delle immortali dive del cielo; che sacrificavano alla Bellezza e alle Grazie; che diffondeano lo splendore della divinità su le imperfezioni dell’uomo, e che trovavano 60     26 il Bello ed il Vero accarezzando gli idoli della lor fantasia! Illusioni! ma 27 intanto senza di esse io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor più) nella rigida e nojosa indolenza: e se questo cuore non vorrà più sentire, io 28 me lo strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele. sono diventato simile a un dio per la felicità. son fatto divino: 10 benigno. La solidarietà verso il prossimo (la compassione è etimologicamente il “sentire con”) costituisce per Foscolo uno dei più alti effetti dell’amore, capace di assicurare la convivenza civile. compassionevole: 11 cinguettio degli uccelli. lamentar degli augelli: 12 delle brezze primaverili. de’ zefiri: 13 al mio passaggio. sotto a’ miei piedi: 14 disprezzando. sdegnando: 15 sineddoche per indicare “la bocca”. labbro: 16 sgradevole, odiosa. ingrata: 17 sorrido delle minacce della sorte e rifiuto le ingannevoli illusioni del futuro. io rido… avvenire: 18 il piccolo lago, formato dall’acqua di cinque diverse fonti, che ricorda a Jacopo il bacio di Teresa. lago… fonti: 19 accarezzare. vezzeggiare: 20 spirando dolcemente. alitando: 21 le divinità greche dei boschi. Ninfe: 22 danzanti. saltanti: 23 gocciolanti. stillanti: 24 divinità delle fonti e delle acque. Najadi: 25 idealizzavano la figura umana, rendendola simile a quella degli dèi. diffondeano… dell’uomo: 26 le creazioni immaginarie. gli idoli: 27 provare sentimenti. sentire: 28  >> pagina 544 Dentro il TESTO I contenuti tematici Il bacio di Teresa sconvolge Jacopo, che ne descrive gli effetti all’amico, in un scatenate dall’amore e ora rappresentate con un , addirittura convulso, provocato da un’emozione prepotente. La sera stessa, Jacopo riflette sull’accaduto e rende partecipe il suo confidente dell’evolversi della vicenda, analizzando gli episodi della giornata con psicologia sottile ed estrema partecipazione: oltre al trasporto emotivo del protagonista, alle sue esitazioni e alla sua veemenza, scopriamo però, in controluce, anche la complessa personalità di Teresa, nella migliore tradizione stilnovista (come indicano i suoi tremori e , r. 14), ma anche figura capaci di travalicare ogni convenzione sociale e familiare (il suo ardore romantico è espresso con palpiti e languori, rr. 14-15). crescendo di reazioni ritmo frenetico donna angelicata sospiri dotata di passioni La seconda lettera ( ) è percorsa dai sentimenti che si avvicendano: la natura sembra partecipare all’estasi di Jacopo, l’intero universo sorride, in quella sorta di tra paesaggio e stato d’animo che è uno dei tratti tipici della sensibilità romantica. Al tempo stesso, però, Jacopo è turbato, teme di violare il “cuore innocente” di Teresa, avverte che la propria felicità non può essere slegata dal dolore e dall’imminenza della morte, in un triste presentimento che la verità si incarica subito di confermare quando Teresa gli dice: (r. 22). 14 Maggio, a sera simbiotico rispecchiamento Non posso essere vostra mai! L’avvenimento e le sue risonanze La consapevolezza dell’ non cancella però la percezione della sua forza irresistibile. Nella lettera del giorno successivo il senso di pienezza che il sentimento trasmette rende la realtà molto diversa da come fino a quel momento è apparsa a Jacopo. Gli effetti del bacio lo portano a sperimentare appieno la potenza dell’amore descritta nella tradizione lirica: l’innamorato che si identifica con la stagione primaverile, la passione che ispira la poesia, l’amore che anima il cosmo e diventa principio di eroismo (le , r. 44), di umanità (la , r. 44), di vita stessa. (rr. 38-39), confessa il protagonista, che vede il suo destino rasserenarsi e il mondo popolarsi di presenze divine dell’antica tradizione pagana. Tutta la seconda parte della lettera del 15 maggio evoca le ombre gentili della mitologia: Ninfe, Muse, Naiadi appaiono a Jacopo che sta (r. 53). Appaiono anche le Grazie, prefigurando il poema che Foscolo comporrà dieci anni dopo, già associate nel pensiero del protagonista al Bello e al Vero, che l’uomo può scoprire contemplando (r. 61). irrealizzabilità dell’amore altissime imprese Pietà Tutta la Natura mi sembra mia. Il mio ingegno è tutto bellezza e armonia delirando deliziosamente gli idoli della lor fantasia La trasfigurazione del mondo  >> pagina 546 Recuperando, secondo lo spirito neoclassico, i valori della bellezza e dell’armonia – e al contempo polemizzando con i filosofi, che con atteggiamento raziocinante condannano i frutti dell’immaginazione poetica – Foscolo ragiona qui proprio sulla : esattamente allo stesso modo degli antichi, i quali, grazie al conforto della fantasia, erano in grado di vincere i limiti umani. Le illusioni peraltro non costituiscono una fuga dal mondo o un mezzo per evadere nella dimensione astratta e consolatoria del sogno, ma al contrario rappresentano lo strumento (l’unico concesso all’uomo) per attivare le forze creative e un’energia indomita senza la quale la vita sarebbe ridotta a (r. 48). Si avverte qui una , colpevole, con la sua fredda analisi del reale, di evidenziare il dolore dell’esistenza umana, spegnendo ogni illusione e condannando quindi l’individuo alla noia e alla rassegnazione. potenza salvifica delle illusioni come risarcimento dal dolore provocato dalla Storia pianto, terrore e distruzione universale critica del razionalismo illuministico La forza vivificante delle illusioni Le scelte stilistiche Jacopo non riesce a raccontare in modo puntuale e razionale ciò che è accaduto: ha bisogno di scrivere tre lettere il 14 (la prima, che non abbiamo riportato, costituisce una sorta di preambolo narrativo al bacio) e poi un’altra, il giorno immediatamente successivo, per fermare il prorompere della passione amorosa e descrivere l’impatto che essa ha avuto su di lui. Il breve biglietto inviato all’amico ( ) comunica tutta la sua eccitazione, che egli chiede di non turbare ( , r. 3). Ma anche la lettera successiva ( ) svela la sua tensione emotiva, sottolineata da interrogative, esclamative, interiezioni ( , r. 8; , r. 16). 14 Maggio, ore 11 lasciami, Lorenzo, lasciami in tutta l’estasi di questo giorno di paradiso 14 Maggio, a sera deh ahi L’enfasi non diminuisce nemmeno il giorno successivo, quando l’autore esprime, con entusiastica commozione, il palpito dei sensi e della mente ( , r. 34; e , r. 34; , r. 35: sono solo alcuni degli aggettivi che troviamo nelle prime frasi). Anche in questo caso, la componente sentimentale traspare chiaramente sulla pagina, puntellata com’è da esclamazioni ( , r. 40; , r. 50; , r. 57; , r. 58) e da domande retoriche ( , r. 53; , r. 58). L’emozione raggiunge infine il culmine con l’immagine conclusiva: (rr. 63-64). divino alte ridenti gajo O Amore! O Lorenzo! Illusioni! Grida il filosofo tutto! Beati gli antichi Lo credi tu? Or non è tutto illusione? se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani Un’emozione sconvolgente G. Baldry, , XIX sec. Woodbridge, Simon Carter Gallery. Il bacio  >> pagina 546 Verso le COMPETENZE Comprendere Dai un titolo a ciascuna delle tre lettere presen­tate. 1 All’inizio della lettera del 15 maggio Jacopo descrive gli effetti del bacio sulla propria percezione di sé e della natura. Riassumili in un linguaggio corrente. 2 Analizzare Che tipo di lessico utilizza Jacopo in queste lettere? 3 Quali dettagli fisici ci vengono mostrati di Teresa? E qual è il suo comportamento? Dopo avere individuato tutte le espressioni che la riguardano, analizzale e prova a costruire un ritratto della donna. 4 L’espressione (r. 53) presenta contemporaneamente due figure retoriche. Quali? 5 delirando deliziosamente Elenca tutti gli aggettivi che connotano positivamente la condizione interiore di Jacopo. 6 Interpretare Nella descrizione della natura compaiono elementi tipici sia della sensibilità neoclassica sia di quella preromantica. Quali sono? 7 In che senso gli antichi vengono definiti (r. 58)? Quale capacità li differenzia dai moderni? 8 Beati Quale immagine della Natura emerge nella lettera del 15 Maggio? 9 Produrre   10 Scrivere per esporre.  In queste lettere emerge chiaramente la funzione delle illusioni esercitata, secondo Foscolo, nella vita umana. Facendo diretto riferimento al racconto e alle considerazioni di Jacopo, ragiona sull’argomento in un testo espositivo di circa 25 righe. T4 L’incontro con Parini , Parte seconda Ultime lettere di Jacopo Ortis Quando fuggì esule, dopo il trattato di Campoformio Foscolo incontrò Parini a Milano. Nel brano che riportiamo egli immagina che anche Jacopo, durante una delle sue peregrinazioni, incontri il «vecchio venerando» una sera presso i tigli di Porta Orientale. Si tratta di un momento molto importante del romanzo: l’incontro di Jacopo con Parini segna infatti la conclusione del percorso ideologico del protagonista, ormai irrimediabilmente dominato dal senso di delusione storica; non a caso comincia a presentarsi alla sua mente l’idea del suicidio. Il   della  valore civile poesia Milano, 4 Dicembre […] Jer sera dunque io passeggiava con quel vecchio venerando nel sobborgo 1 orientale della città sotto un boschetto di tigli. Egli si sosteneva da una parte sul mio braccio, dall’altra sul suo bastone: e talora guardava gli storpj suoi piedi, e poi senza dire parola volgevasi a me, quasi si dolesse di quella sua infermità, e mi ringraziasse della pazienza con la quale io lo accompagnava. S’assise sopra uno di 5       que’ sedili ed io con lui: il suo servo ci stava poco discosto. Il Parini è il personaggio 2 più dignitoso e più eloquente ch’io m’abbia mai conosciuto; e d’altronde un profondo, generoso, meditato dolore a chi non dà somma eloquenza? Mi parlò a lungo della sua patria, e fremeva e per le antiche tirannidi e per la nuova licenza. 3 Le lettere prostituite; tutte le passioni languenti e degenerate in una indolente 10     4 vilissima corruzione: non più la sacra ospitalità, non la benevolenza, non più l’amore figliale – e poi mi tesseva gli annali recenti, e i delitti di tanti uomiciattoli 5 6 ch’io degnerei di nominare, se le loro scelleraggini mostrassero il vigore d’animo, non dirò di Silla e di Catilina, ma di quegli animosi masnadieri che affrontano 7 8 il misfatto quantunque e’ si vedano presso il patibolo – ma ladroncelli, tremanti, 15     9 saccenti – più onesto insomma è tacerne. – A quelle parole io m’infiammava di 1 0 un sovrumano furore, e sorgeva gridando: Ché non si tenta? morremo? ma frutterà dal nostro sangue il vendicatore. – Egli mi guardò attonito: gli occhi miei in quel 1 1 dubbio chiarore scintillavano spaventosi, e il mio dimesso e pallido aspetto si 1 2 rialzò con aria minaccevole – io taceva, ma si sentiva ancora un fremito rumoreggiare 20     cupamente dentro il mio petto. E ripresi: Non avremo salute mai? ah se gli 1 3 uomini si conducessero sempre al fianco la morte, non servirebbero sì vilmente. 1 4 – Il Parini non apria bocca; ma stringendomi il braccio, mi guardava ogni ora più fisso. Poi mi trasse, come accennandomi perch’io tornassi a sedermi: E pensi, tu, proruppe, che s’io discernessi un barlume di libertà, mi perderei ad onta della 25     1 5 mia inferma vecchiaja in questi vani lamenti? o giovine degno di patria più grata! se non puoi spegnere quel tuo ardore fatale, ché non lo volgi ad altre passioni? 1 6 degno di venerazione, sia per l’età avanzata sia per il suo profilo di letterato impegnato sul piano civile. venerando: 1 oggi diremmo “panchine”. sedili: 2 Parini disapprova il vecchio dominio prima spagnolo e poi austriaco dei secoli passati, ma anche la sfrenatezza e la corruzione dei costumi ( ) proprie del governo francese figlio della Rivoluzione. per le antiche tirannidi... licenza: 3 licenza si allude qui a quei poeti e scrittori pronti a “vendere” la propria penna ai nuovi signori. Le lettere prostituite: 4 mi narrava i fatti recenti. mi tesseva gli annali recenti: 5 misfatti. delitti: 6 Lucio Cornelio Silla (138-78 a.C.) e Lucio Sergio Catilina (108-62 a.C.), personaggi della storia romana celebri per la spregiudicatezza delle loro azioni ma anche per la forza d’animo. Silla... Catilina: 7 coraggiosi banditi. animosi masnadieri: 8 sebbene vedano che la conseguenza (dei loro misfatti) può essere facilmente la forca, la condanna a morte. quantunque... il patibolo: 9 ladri di poco conto, pusillanimi, dotati solo di spocchia. ladroncelli, tremanti, saccenti: 10 germinerà, nascerà dall’esempio del nostro sacrificio. frutterà dal nostro sangue: 11 nella luce incerta del crepuscolo. in quel dubbio chiarore: 12 salvezza (sul piano politico). Il significato della parola deriva direttamente dall’etimologia latina. salute: 13 pensassero continuamente al comune destino mortale. Secondo altri: “fossero sempre pronti a morire”. si conducessero... la morte: 14 nonostante la. ad onta della: 15 quella passione che il destino ti ha dato in dote. quel tuo ardore fatale: 16 Allora io guardai nel passato – allora io mi voltava avidamente al futuro, ma io errava sempre nel vano e le mie braccia tornavano deluse senza pur mai stringere nulla; e conobbi tutta tutta la disperazione del mio stato. Narrai a quel generoso 30     1 7 Italiano la storia delle mie passioni, e gli dipinsi Teresa come uno di que’ genj celesti 1 8 i quali par che discendano a illuminare la stanza tenebrosa di questa vita. E alle mie parole e al mio pianto, il vecchio pietoso più volte sospirò dal cuore profondo. – No, io gli dissi, non veggo più che il sepolcro: sono figlio di madre affettuosa e benefica; spesse volte mi sembrò di vederla calcare tremando le mie pedate e seguirmi 35     1 9 fino a sommo il monte, donde io stava per diruparmi, e mentre era quasi con 2 0 2 1 tutto il corpo abbandonato nell’aria – essa afferravami per la falda delle vesti, e mi 2 2 ritraeva, ed io volgendomi non udiva più che il suo pianto. Pure s’ella – spiasse tutti 2 3 gli occulti miei guai, implorerebbe ella stessa dal Cielo il termine degli ansiosi miei 2 4 giorni. Ma l’unica fiamma vitale che anima ancora questo travagliato mio corpo, è 40     la speranza di tentare la libertà della patria. – Egli sorrise mestamente; e poiché s’ac corse che la mia voce infiochiva, e i miei sguardi si abbassavano immoti sul suolo, 2 5 ricominciò: – Forse questo tuo furore di gloria potrebbe trarti a difficili imprese; ma – credimi; la fama degli eroi spetta un quarto alla loro audacia; due quarti alla sorte; e l’altro quarto a’ loro delitti. Pur se ti reputi bastevolmente fortunato e crudele per 45     2 6 aspirare a questa gloria, pensi tu che i tempi te ne porgano i mezzi? I gemiti di tutte le età, e questo giogo della nostra patria non ti hanno per anco insegnato che 2 7 2 8 2 9 non si dee aspettare libertà dallo straniero? Chiunque s’intrica nelle faccende di un 3 0 paese conquistato non ritrae che il pubblico danno, e la propria infamia. Quando 3 1 3 2 3 3 e doveri e diritti stanno su la punta della spada, il forte scrive le leggi col sangue e 50     pretende il sacrificio della virtù. E allora? avrai tu la fama e il valore di Annibale che profugo cercava per l’universo un nemico al popolo Romano? – Né ti sarà dato di 3 4 essere giusto impunemente. Un giovine dritto e bollente di cuore, ma povero di ricchezze, 3 5 ed incauto d’ingegno quale sei tu, sarà sempre o l’ordigno del fazioso, o la 3 6 vittima del potente. E dove tu nelle pubbliche cose possa preservarti incontaminato 55     3 7 dalla comune bruttura, oh! tu sarai altamente laudato; ma spento poscia dal pugnale 3 8 notturno della calunnia; la tua prigione sarà abbandonata da’ tuoi amici, e il 3 9 tuo sepolcro degnato appena di un secreto sospiro. – Ma poniamo che tu superando e la prepotenza degli stranieri e la malignità de’ tuoi concittadini e la corruzione de’ tempi, potessi aspirare al tuo intento; di’? spargerai tutto il sangue col quale conviene 60     nutrire una nascente repubblica? arderai le tue case con le faci della guerra civile? 4 0 unirai col terrore i partiti? spegnerai con la morte le opinioni? adeguerai con le stragi le fortune? ma se tu cadi tra via, vediti esecrato dagli uni come demagogo, dagli 4 1 4 2 4 3 altri come tiranno. Gli amori della moltitudine sono brevi ed infausti; giudica, più 4 4 che dall’intento, dalla fortuna; chiama virtù il delitto utile, e scelleraggine l’onestà 65     4 5 che le pare dannosa; e per avere i suoi plausi, conviene o atterrirla, o ingrassarla, e 4 6 ingannarla sempre. E ciò sia. Potrai tu allora inorgoglito dalla sterminata fortuna reprimere in te la libidine del supremo potere che ti sarà fomentata e dal sentimento 4 7 della tua superiorità, e della conoscenza del comune avvilimento? I mortali sono 4 8 4 9 naturalmente schiavi, naturalmente tiranni, naturalmente ciechi. Intento tu allora a 70     puntellare il tuo trono, di filosofo saresti fatto tiranno; e per pochi anni di possanza 5 0 e di tremore, avresti perduta la tua pace, e confuso il tuo nome fra la immensa 5 1 turba dei despoti. – Ti avanza ancora un seggio fra’ capitani; il quale si afferra per 5 2 mezzo di un ardire feroce, di una avidità che rapisce per profondere, e spesso di una viltà per cui si lambe la mano che t’aita a salire. Ma – o figliuolo! L’umanità geme al 75     5 3 nascere di un conquistatore; e non ha per conforto se non la speranza di sorridere su la sua bara. – Tacque – ed io dopo lunghissimo silenzio esclamai: O Cocceo Nerva! 5 4 tu almeno sapevi morire incontaminato. – Il vecchio mi guardò – Se tu né speri, né temi fuori di questo mondo – e mi stringeva la mano – ma io! – Alzò gli occhi al 5 5 Cielo, e quella severa sua fisionomia si raddolciva di soave conforto, come s’ei lassù 80     contemplasse tutte le tue speranze. – Intesi un calpestio che s’avanzava verso di noi; e poi travidi gente fra’ tiglj; ci rizzammo; e l’accompagnai sino alle sue stanze. […] 5 6 5 7 in questa immagine si può cogliere un riferimento al vano tentativo di Enea di abbracciare, agli Inferi, l’ombra del padre Anchise (cfr. , VI, vv. 700-701). ma io errava... nulla: 17 Eneide spiriti del Paradiso. genj celesti: 18 ripercorrere trepidante i miei passi, seguirmi da vicino con apprensione. calcare... pedate: 19 sulla cima del monte. a sommo il monte: 20 lanciarmi nel dirupo. diruparmi: 21 per il lembo. per la falda: 22 vedesse, conoscesse. spiasse: 23 i miei mali nascosti. gli occulti miei guai: 24 si indeboliva, si incrinava. infiochiva: 25 sufficientemente. bastevolmente: 26 le sofferenze provocate nelle diverse epoche della Storia italiana dalle dominazioni straniere. I gemiti di tutte le età: 27 la presente dominazione francese. questo giogo: 28 ancora. per anco: 29 si intromette, si immischia. s’intrica: 30 sottoposto a un dominio straniero. conquistato: 31 consegue, ottiene. ritrae: 32 danno per la collettività e vergogna per sé. il pubblico danno... infamia: 33 Annibale aveva cercato di procurarsi fuori dalla sua patria ( ) degli alleati contro Roma, ma inutilmente. Lo stesso rischio di insuccesso correrebbe Jacopo, se, anch’egli fuori dalla propria patria (Venezia) in quanto esule, cercasse qualcuno disposto ad aiutarlo nel suo proposito di combattere il potere straniero (l’Austria) che opprime la sua patria. avrai tu... Romano: 34 profugo giusto e ardente di sentimenti. dritto e bollente di cuore: 35 strumento. ordigno: 36 anche se. dove: 37 infamia. bruttura: 38 ma poi sarai colpito di nascosto dai calunniatori. ma spento... calunnia: 39 fiaccole. faci: 40 renderai uguali i patrimoni con le stragi. adeguerai... le fortune: 41 nel bel mezzo della realizzazione di questo disegno politico. tra via: 42 maledetto, odiato. esecrato: 43 durano poco e arrecano sventura. son brevi ed infausti: 44 dall’esito, dal risultato. dalla fortuna: 45 il suo consenso. i suoi plausi: 46 il desiderio. la libidine: 47 le parole di Parini sembrano alludere agli sviluppi della Rivoluzione francese e al passaggio dalla repubblica all’impero. Potrai tu... avvilimento?: 48 gli esseri umani (latinismo). I mortali: 49 da filosofo che eri prima diventeresti tiranno. Come era accaduto, anche qui, con la Rivoluzione francese, favorita dalle idee dei filosofi illuministi e realizzata da ideologi che si ponevano come filosofi, operanti per il bene comune, ma spesso trasformatisi poi in tiranni (si pensi per esempio al caso di Robespierre). di filosofo... tiranno: 50 di potere (esercitato sui sudditi) e di paura (suscitata in loro). Altri intendono tremore nel senso della paura, da parte dello stesso tiranno, di perdere il potere o di subire attacchi, attentati ecc. Tuttavia questa seconda interpretazione appare meno convincente, poiché è più logico che qui Parini intenda sottolineare i vantaggi dell’essere monarca assoluto (più che gli svantaggi, evidenziati subito di seguito). di possanza e di tremore: 51 ti resta ancora un posto tra i condottieri. In altre parole: resta ancora da esaminare l’ipotesi che tu ti affermi come condottiero. Ti avanza... capitani: 52 il quale (seggio) si ottiene tramite un ardimento feroce, un’avidità che toglie ad alcuni per dare ad altri (ai propri soldati), e spesso una viltà per la quale si lecca (lambe) la mano che ti aiuta a salire (cioè, in virtù della quale si lusinga in maniera strumentale chi può essere utile a raggiungere lo scopo). il quale... salire: 53 giurista romano che si suicidò (nel 33 d.C.) per sottrarsi alla tirannide dell’imperatore Tiberio (la vicenda è narrata dallo storico romano Tacito nei suoi , VI, 26). Come a dire: rimane forse un’altra possibilità, quella di sottrarsi alla corruzione dei tempi presenti tramite la morte. Cocceo Nerva: 54 Annali Parini – a differenza di Jacopo, il cui orizzonte (non essendo egli credente) è limitato al mondo terreno – da cristiano e da sacerdote guarda oltre i limiti del contingente, sperando nella felicità eterna che attende i giusti. Se... ma io!: 55 intravidi. travidi: 56 ci alzammo. ci rizzammo: 57 8 Febbrajo, ore 3 Sono andato a dire addio al Parini. – Addio, mi disse, o giovine sfortunato. Tu porterai da per tutto e sempre con te le tue generose passioni alle quali non potrai soddisfare giammai. Tu sarai sempre infelice. Io non posso consolarti co’ miei consiglj, 85     perché neppure giovano alle sventure mie derivanti dal medesimo fonte. Il freddo dell’età ha intorpidito le mie membra; ma il cuore – veglia ancora. Il solo conforto ch’io possa darti è la mia pietà: e tu la porti tutta con te. Fra poco io non vivrò più, ma se le mie ceneri serberanno alcun sentimento – se troverai qualche sollievo querelandoti su la mia sepoltura, vieni. – Io proruppi in dirottissime lagrime, e 90     5 8 5 9 lo lasciai: ed uscì seguendomi con gli occhi mentr’io fuggiva per quel lunghissimo corridojo, e intesi che ei tuttavia mi diceva con voce piangente – addio. lamentandoti, piangendo. querelandoti: 58 in un pianto senza freni. in dirottissime lagrime: 59  >> pagina 549 Analisi ATTIVA I contenuti tematici Jacopo e Parini sono accomunati dalla derivante dalla dominazione straniera e dal profondo desiderio di giustizia. Tuttavia appaiono da subito evidenti alcune differenze tra i due interlocutori. Si tratta innanzitutto di differenze caratteriali. Jacopo è un giovane idealista, inquieto, irruento, un ribelle tutto proteso all’azione, un eroe solitario, dai tratti alfieriani, refrattario ai compromessi. Parini è un uomo anziano, saggio, pacato, dotato di una visione più disincantata della realtà, incline a una riflessione capace di ponderare i diversi aspetti delle questioni; il suo è il distacco del sapiente, che conosce l’ineluttabilità di certe tristi dinamiche umane. condanna della corruzione dei tempi presenti Ci sono poi anche alcune differenze ideologiche: proprio in virtù dell’irruenza giovanile di cui si diceva, Jacopo vorrebbe mettere presto in atto i suoi propositi, e si duole dell’impossibilità di farlo. Parini, invece, demistifica la retorica dell’eroismo: (rr.  44-45). Il suo cristianesimo lo porta ad aborrire la violenza e a condannare la scelta rivoluzionaria (che peraltro giudica sterile e velleitaria), proprio perché memore del recente terrore giacobino: (rr. 60-61). Al tempo stesso, però, anche nel discorso di Parini confluiscono idee antitiranniche di matrice alfieriana: (rr. 75-77). Del resto – come si diceva – comune ai due interlocutori è il superiore intento politico-civile: l’affermazione dell’indiscusso valore della libertà. La fama degli eroi spetta un quarto alla loro audacia; due quarti alla sorte; e l’altro quarto a’ loro delitti di’? spargerai tutto il sangue col quale conviene nutrire una nascente repubblica? L’umanità geme al nascere di un conquistatore; e non ha per conforto se non la speranza di sorridere su la sua bara  Quali sono i valori di cui Parini deplora la scomparsa? 1  Individua gli   tratti dalla storia romana: qual è la loro funzione? 2 exempla  Analizza il lessico utilizzato da Jacopo e da Parini, evidenziando le differenze (riporta opportuni esempi tratti dal testo). 3  In quale punto del testo fa capolino l’idea del suicidio? 4  Spiega il significato della seguente frase di Parini:       (rr. 48-50). 5 Quando e doveri e diritti stanno su la punta della spada, il forte scrive le leggi col sangue e pretende il sacrificio della virtù  Individua nel testo le interrogative retoriche e le anafore e poi spiega qual è la funzione di tali figure. 6 Un giovane e un vecchio a confronto  >> pagina 550  Foscolo conobbe personalmente Parini fra il novembre del 1797 e l’agosto del 1798, anche se lo scrittore, rievocando l’incontro in una delle sue lezioni pavesi, anticiperà l’avvenimento al 1796, probabilmente per conferire all’autore del un ruolo più determinante nella propria formazione letteraria: particolare che mette in luce l’importanza attribuita da Foscolo a Parini e la stima che egli nutriva nei suoi confronti. Foscolo scrive qui e ne scriverà più tardi nei (vv. 53-77), dove traccia una commossa “orazione funebre” del poeta, la cui ignota sepoltura equivale a una mancata occasione per trasmettere i valori da lui insegnati. Tutto ciò contribuì in maniera determinante a costruire di questo autore un vero e proprio “mito”, destinato ad affermarsi e a diffondersi durante tutto il Risorgimento (insieme, per motivi analoghi, a quello dello stesso Foscolo). Giorno Sepolcri Già nel brano dell’ , Parini è, di fatto, un personaggio di invenzione letteraria: il suo essere claudicante sembra rimandare all’autoritratto che il poeta lombardo aveva tracciato di sé stesso nell’ode . Il Parini foscoliano non è più il fine letterato e raffinato poeta che emerge dalle testimonianze dei suoi contemporanei (non c’è nulla della sua ironia e della sua moderazione), bensì un autentico eroe della resistenza, un uomo «innalzato a campione dei più profondi ideali patriottici, di fieri sdegni contro le tirannidi e di animosa rivolta contro lo straniero» (Caretti). Ortis La caduta  Individua gli aggettivi che vengono usati per descrivere Parini. 7  Quale atteggiamento mostra Jacopo verso la difficoltà fisica di Parini? 8  Quali insegnamenti trasmette Parini a Jacopo rispetto alla libertà, alla giustizia e all’atteggiamento delle masse? 9  Che senso ha l’accenno di Parini alla propria sepoltura, al momento del commiato da Jacopo? 10  Non è difficile scorgere – dietro l’immagine di chi,   (rr. 66-67), aspira a un potere senza limiti – un’allusione a Napoleone. Facendo riferimento a quanto hai finora studiato, illustra in un testo di circa 30 righe il rapporto tra il poeta e il condottiero, sottolineando come e perché esso evolva nel tempo. 11 Scrivere per esporre. inorgoglito dalla sterminata Fortuna  C’è, nella tua vita, una persona che consideri autorevole e con la quale trovi utile confrontarti sulle questioni importanti, per riceverne consiglio e orientamento? Parlane in un testo di circa 30 righe. 12 Scrivere per raccontare. Il “mito” di Parini