Il colore della femminilità: le manzoniane Per approfondire dark ladies La cupezza della colpa di Gertrude Nei non ci sono donne bionde. Anche i due archetipi contrapposti di femminilità – la dolce e modesta Lucia e la fatale e infida Gertrude – sono accomunati dai capelli bruni. Promessi sposi La nera chioma della monaca può non sorprenderci: nel canone letterario la bellezza di una capigliatura scura è spesso il segno della malvagità. Le ciocche bionde invece sono per convenzione sinonimo di bontà: le esibivano Venere e Diana, poi la Laura di Petrarca, l’Angelica di Ariosto, la Teresa delle e via dicendo, quasi senza eccezione. Ultime lettere di Jacopo Ortis Il ritratto di Gertrude è coerente con l’iconografia, tipicamente ottocentesca, della donna fatale: il contrasto tra i capelli e gli occhi scuri da una parte e il viso languido e pallido dall’altra rientra nel romantico della «bellezza contaminata» (Praz) da una sofferenza segreta e da una corruzione conturbante. topos I «neri e giovanili capelli» di Lucia Ben diversa è l’immagine di Lucia, che porta i capelli spartiti da una «drizzatura» e disposti in trecce arrotolate sulla nuca. La sua esteriorità ordinata e regolare riflette armonicamente granitiche certezze esistenziali; d’altro canto la sua è una «modesta bellezza», in linea con l’ideale rassicurante dell’angelo del focolare. Eppure non è bionda, ma – contro ogni stereotipo – sfoggia anche lei «neri e giovanili capelli». T12 Renzo nel tumulto di Milano Cap. 13 Renzo, entrato a Milano, trova la città in rivolta per l’aumento del prezzo del pane. Risucchiato dal «vortice», assiste alla devastazione dei forni e all’assedio alla casa del vicario di provvisione, cioè il funzionario incaricato del vettovagliamento della città, che il popolo ritiene responsabile della situazione. In preda a una rabbia incontrollabile, la folla cerca di scardinare il portone del palazzo mentre il vicario, terrorizzato, si rifugia nel solaio. Per sua fortuna di lì a poco giungerà il gran cancelliere Ferrer in persona a metterlo in salvo nella sua carrozza, promettendo ai rivoltosi un rapido e severo processo. Un ingenuo nel cuore della paesano sommossa Renzo, questa volta, si trovava nel forte del tumulto, non già portatovi dalla piena, 1 ma cacciatovisi deliberatamente. A quella prima proposta di sangue, aveva sentito 2 il suo rimescolarsi tutto: in quanto al saccheggio, non avrebbe saputo dire se fosse bene o male in quel caso; ma l’idea dell’omicidio gli cagionò un orrore pretto e 3 immediato. E quantunque, per quella funesta docilità degli animi appassionati 5 all’affermare appassionato di molti, fosse persuasissimo che il vicario era la cagion principale della fame, il nemico de’ poveri, pure, avendo, al primo moversi della turba, sentita a caso qualche parola che indicava la volontà di fare ogni sforzo per salvarlo, s’era subito proposto d’aiutare anche lui un’opera tale; e, con quest’intenzione, s’era cacciato, quasi fino a quella porta, che veniva travagliata in cento 10 4 modi. Chi con ciottoli picchiava su’ chiodi della serratura, per isconficcarla; altri, con pali e scarpelli e martelli, cercavano di lavorar più in regola: altri poi, con pietre, con coltelli spuntati, con chiodi, con bastoni, con l’unghie, non avendo altro, scalcinavano e sgretolavano il muro, e s’ingegnavano di levare i mattoni, e fare una breccia. Quelli che non potevano aiutare, facevan coraggio con gli urli; ma nello 15 stesso tempo, con lo star lì a pigiare, impicciavan di più il lavoro già impicciato dalla gara disordinata de’ lavoranti: giacché, per grazia del cielo, accade talvolta anche nel male quella cosa troppo frequente nel bene, che i fautori più ardenti divengano un impedimento. nel cuore. nel forte: 1 ai propositi sanguinosi della folla, decisa a mettere le mani sul vicario. A quella… sangue: 2 chiaro, schietto. pretto: 3 sconquassata. travagliata: 4 I magistrati ch’ebbero i primi l’avviso di quel che accadeva, spediron subito a 20 chieder soccorso al comandante del castello, che allora si diceva di porta Giovia; 5 il quale mandò alcuni soldati. Ma, tra l’avviso, e l’ordine, e il radunarsi, e il mettersi in cammino, e il cammino, essi arrivarono che la casa era già cinta di vasto assedio; e fecero alto lontano da quella, all’estremità della folla. L’ufiziale che li 6 comandava, non sapeva che partito prendere. Lì non era altro che una, lasciatemi 25 dire, accozzaglia di gente varia d’età e di sesso, che stava a vedere. All’intimazioni che gli venivan fatte, di sbandarsi, e di dar luogo, rispondevano con un cupo e 7 lungo mormorìo; nessuno si moveva. Far fuoco sopra quella ciurma, pareva all’ufiziale cosa non solo crudele, ma piena di pericolo; cosa che, offendendo i meno terribili, avrebbe irritato i molti violenti: e del resto, non aveva una tale istruzione. 30 8 Aprire quella prima folla, rovesciarla a destra e a sinistra, e andare avanti a portar la guerra a chi la faceva, sarebbe stata la meglio; ma riuscirvi, lì stava il punto. 9 1 0 Chi sapeva se i soldati avrebber potuto avanzarsi uniti e ordinati? Che se, in vece di romper la folla, si fossero sparpagliati loro tra quella, si sarebber trovati a sua discrezione, dopo averla aizzata. L’irresolutezza del comandante e l’immobilità 35 1 1 de’ soldati parve, a diritto o a torto, paura. La gente che si trovavan vicino a loro, 1 2 si contentavano di guardargli in viso, con un’aria, come si dice, di me n’impipo; 1 3 quelli ch’erano un po’ più lontani, non se ne stavano di provocarli, con visacci 1 4 e con grida di scherno; più in là, pochi sapevano o si curavano che ci fossero; i guastatori seguitavano a smurare, senz’altro pensiero che di riuscir presto nell’impresa; 40 1 5 gli spettatori non cessavano d’animarla con gli urli. Spiccava tra questi, ed era lui stesso spettacolo, un vecchio mal vissuto, che, spalancando due occhi affossati e infocati, contraendo le grinze a un sogghigno di compiacenza diabolica, con le mani alzate sopra una canizie vituperosa, agitava 1 6 in aria un martello, una corda, quattro gran chiodi, con che diceva di volere attaccare 45 il vicario a un battente della sua porta, ammazzato che fosse. «Oibò! vergogna!» scappò fuori Renzo, inorridito a quelle parole, alla vista di tant’altri visi che davan segno d’approvarle, e incoraggito dal vederne degli 1 7 altri, sui quali, benché muti, traspariva lo stesso orrore del quale era compreso lui. «Vergogna! Vogliam noi rubare il mestiere al boia? assassinare un cristiano? Come 50 volete che Dio ci dia del pane, se facciamo di queste atrocità? Ci manderà de’ fulmini, e non del pane!». «Ah cane! ah traditor della patria!» gridò, voltandosi a Renzo, con un viso da indemoniato, un di coloro che avevan potuto sentire tra il frastono quelle sante parole. «Aspetta, aspetta! È un servitore del vicario, travestito da contadino: è una 55 spia: dàlli, dàlli!». Cento voci si spargono all’intorno. «Cos’è? dov’è? chi è? Un servitore del vicario. Una spia. Il vicario travestito da contadino, che scappa. Dov’è? dov’è? dàlli, dàlli!». il castello Sforzesco. castello… di porta Giovia: 5 si fermarono. fecero alto: 6 lasciare spazio. dar luogo: 7 non aveva ordini in tal senso. non… istruzione: 8 ad assalire quanti davano l’assalto alla casa del vicario. a portar la guerra a chi la faceva: 9 la cosa migliore. la meglio: 10 indecisione. irresolutezza: 11 concordanza a senso, con un soggetto al singolare e il verbo al plurale. La gente che si trovavan: 12 non m’importa. me n’impipo: 13 non si trattenevano dal. non se ne stavano di: 14 cercare di abbattere il muro a colpi di piccone. smurare: 15 degna di ribrezzo. vituperosa: 16 incoraggiato. incoraggito: 17 Renzo ammutolisce, diventa piccino piccino, vorrebbe sparire; alcuni suoi vicini lo prendono in mezzo; e con alte e diverse grida cercano di confondere quelle 60 voci nemiche e omicide. Ma ciò che più di tutto lo servì fu un «largo, largo», che si sentì gridar lì vicino: «largo! è qui l’aiuto: largo, ohe!». Cos’era? Era una lunga scala a mano, che alcuni portavano, per appoggiarla alla 1 8 casa, e entrarci da una finestra. Ma per buona sorte, quel mezzo, che avrebbe resa la cosa facile, non era facile esso a mettere in opera. I portatori, all’una e all’altra cima, 65 e di qua e di là della macchina, urtati, scompigliati, divisi dalla calca, andavano a 1 9 onde: uno, con la testa tra due scalini, e gli staggi sulle spalle, oppresso come sotto 2 0 un giogo scosso, mugghiava; un altro veniva staccato dal carico con una spinta; la 2 1 scala abbandonata picchiava spalle, braccia, costole: pensate cosa dovevan dire coloro de’ quali erano. Altri sollevano con le mani il peso morto, vi si caccian sotto, 70 2 2 se lo mettono addosso, gridando: «animo! andiamo!». La macchina fatale s’avanza balzelloni, e serpeggiando. Arrivò a tempo a distrarre e a disordinare i nemici di Renzo, il quale profittò della confusione nata nella confusione; e, quatto quatto sul principio, poi giocando di gomita a più non posso, s’allontanò da quel luogo, dove non c’era buon’aria per lui, con l’intenzione anche d’uscire, più presto che potesse, 75 dal tumulto, e d’andar davvero a trovare o a aspettare il padre Bonaventura. 2 3 scala a pioli. scala a mano: 18 attrezzo. macchina: 19 i montanti della scala. staggi: 20 oppresso come sotto un giogo slegato, urlava come una bestia. oppresso… mugghiava: 21 coloro a cui appartenevano le spalle, braccia, costole. coloro de’ quali erano: 22 a lui Renzo era stato indirizzato da fra Cristoforo. Non avendolo trovato in convento, aveva deciso di dare un’«occhiata al tumulto». il padre Bonaventura: 23 >> pagina 841 Dentro il TESTO I contenuti tematici In precedenza (cap. 12) Renzo ha assistito al saccheggio dei forni milanesi, dinanzi al quale il buon senso contadino gli ha dettato una semplice riflessione: «Se concian così tutti i forni, dove voglion fare il pane? Ne’ pozzi?». Ora l’ si fa più , e la perplessità si tramuta in repulsione: (rr. 4-5). Pur essendo convinto anch’egli che la colpa della carestia vada attribuita al vicario, ritiene intollerabile ogni spargimento di sangue. Quando dunque si prospetta l’ipotesi del linciaggio, il giovane interviene a fin di bene, per impedire che quella idea sciagurata venga messa in atto. La sintonia con le idee dell’autore è in questo caso perfetta. Per l’episodio probabilmente Manzoni attinse a un traumatico ricordo personale, ovvero al brutale assassinio del ministro napoleonico Giuseppe Prina, linciato dalla folla durante il tumulto del 1814 a pochi passi dalla sua abitazione di via Morone. atmosfera cupa l’idea dell’omicidio gli cagionò un orrore pretto e immediato Non uccidere La situazione precipita, e la forza pubblica non sa come regolarsi nei confronti della folla inferocita. Dal ringhioso che essa emette in risposta all’intimazione di disperdersi (rr. 26-28) emerge l’atroce proposito di (r. 42). Manzoni, che ricava questa figura da una fonte storica (il trattato di Giuseppe Ripamonti, 1640), ne fa l’emblema della malvagità assetata di violenza. A questo scopo gli conferisce tratti infernali, degni del Caronte dantesco: gli occhi (r. 43), le (r. 43), il (rr. 43-44), addirittura la volontà di crocifiggere il cadavere del vicario alla porta della sua abitazione. A lui si oppone Renzo, con uno di quegli slanci ingenui e generosi che lo caratterizzano. Basta però una sua frase mirata a calmare gli animi a farlo diventare un bersaglio della folla esaltata: (rr. 55-58). A salvarlo dall’ira dei più esagitati non è tanto l’aiuto dei vicini d’accordo con lui, quanto la confusione scaturita dall’arrivo di una scala per dare l’assalto alla casa. mormorìo un vecchio mal vissuto De peste affossati e infocati grinze sogghigno di compiacenza diabolica «Aspetta, aspetta! È un servitore del vicario […] una spia. […] Dov’è? dov’è? dàlli, dàlli!» Il vecchio mal vissuto >> pagina 842 Le scelte stilistiche L’impeto febbrile e disordinato della calca è abilmente mimato dall’accumulo nel medesimo periodo degli strumenti con cui essa cerca di aprire una breccia nella casa del vicario: […] […] (rr. 11-13). All’inverso, la lentezza dei soccorsi è restituita a livello sintattico da una fitta successione di virgole: (rr. 22-23). con ciottoli con pali e scarpelli e martelli con pietre, con coltelli spuntati, con chiodi, con bastoni, con l’unghie tra l’avviso, e l’ordine, e il radunarsi, e il mettersi in cammino, e il cammino Il culmine della tensione è raggiunto tramite una sequenza di frasi spezzate che si sovrappongono una all’altra, trasformando in men che non si dica l’incauto Renzo in , in una , nel vicario stesso (rr. 56-58). Per adeguare il ritmo narrativo alla scena movimentata, il narratore adotta il presente storico: (r. 59). I termini utilizzati per definire la folla ( , , ecc.) e la similitudine* che la accosta a una bestia ( , rr. 67-68) lasciano intuire il di Manzoni. servitore del vicario spia travestito da contadino Renzo ammutolisce, diventa piccino piccino, vorrebbe sparire accozzaglia turba calca come sotto un giogo scosso, mugghiava giudizio negativo Il ritmo della sintassi Verso le COMPETENZE Comprendere Perché i soldati non intervengono per interrompere l’assalto alla casa del vicario? 1 A che cosa Renzo deve la salvezza? 2 Analizzare Nell’espressione (r. 75) quale figura retorica riconosci? 3 non c’era buon’aria per lui Metafora. a Anafora. b Iperbole. c Litote. d Qual è l’opinione di Renzo riguardo al saccheggio dei forni? 4 Interpretare A quali ragioni personali si deve la diffidenza di Manzoni nei confronti della folla? 5 Individua gli interventi ironici del narratore e spiega la loro funzione espressiva. 6 Produrre Riguardo alla folla lo scrittore inglese Thomas Browne (1605-1682) ha scritto: «Quella mostruosità molteplice che, presa un pezzo alla volta, sembra uomini, ragionevoli creature di Dio; ma, confusa insieme, fa una sola grande belva, un mostro tremendo». Che cosa pensi di questa affermazione? Scrivi un testo argomentativo di circa 30 righe. 7 Scrivere per argomentare. Immagina di vivere una situazione analoga a quella di Renzo, in mezzo a una folla aggressiva o incontrollabile. Quali sono le tue reazioni, i tuoi pensieri? Raccontalo in un testo di circa 20 righe. 8 Scrivere per raccontare.