L epoca e le idee in sintesi I generi e i luoghi La mappa dei generi Nel secondo Novecento il panorama delle esperienze letterarie italiane si presenta quanto mai composito. L esigenza di rinnovamento della cultura matura infatti con soluzioni diverse, e accanto al recupero di modalit documentarie, adottate dal Neorealismo (e almeno in parte modellate secondo un canone naturalista di marca ottocentesca), si trovano sperimentazioni originali, come quelle della Neoavanguardia, nelle quali si assiste a una ricercata commistione di generi: autori di primo piano come Italo Calvino e Umberto Eco contaminano tipologie narrative diverse mediante il ricorso a giochi combinatori e al sapiente intreccio di riferimenti, che prevede il riutilizzo di materiali ed elementi espressivi di varia provenienza. Anche la poesia oscilla tra poli opposti, presentando, accanto a forme liriche improntate alla tradizione, esperienze caratterizzate da un forte sperimentalismo linguistico, stilistico e contenutistico. La narrativa La lotta partigiana e la fiducia in un Italia libera dal nazifascismo sono le radici della narrativa neorealista, che si incarica di raccontare la realt . Con un linguaggio antiletterario, i Neorealisti rievocano le vicende della guerra e documentano la vita delle classi popolari, descrivendone le speranze di riscatto. Le diverse facce del racconto neorealista La narrativa neorealista nasce dalle speranze suscitate dalla lotta partigiana e dalla fiducia in un Italia nuova, libera dalla dittatura. In polemica con le poetiche ermetiche e con l aristocratica astrattezza della letteratura precedente, gli scrittori neorealisti manifestano l esigenza di raccontare la realt , spesso vissuta in prima persona. Adottando un linguaggio volutamente antiletterario, essi rievocano le vicende della guerra e documentano le condizioni di vita delle classi popolari, presentando spesso il ritratto di figure nobili e di eroi positivi che incarnano le speranze di riscatto e di emancipazione degli umili. All interno di questa grande corrente si possono distinguere vari filoni. Il primo quello pi marcatamente documentario, basato sul resoconto memorialistico di esperienze dirette. Autori come il giovane Italo Calvino (1923-1985), Renata Vigan (1900-1976), Primo Levi (1919-1987) e Beppe Fenoglio (1922-1963) raccontano la lotta partigiana o testimoniano gli orrori della Shoah. Un secondo filone si concentra sulla difficile condizione del Sud Italia: abbiamo una letteratura meridionalistica nelle opere di scrittori quali Francesco Jovine (1902-1950), Rocco Scotellaro (1923-1953), Domenico Rea (1921-1994), Anna Maria Ortese (1914-1998). In una posizione originale si colloca invece la produzione di Cesare Pavese (1908-1950), il cui realismo non disgiunto dall analisi interiore e da un evidente vena di lirismo, destinata a innalzarsi al mito o a sfociare nel simbolo. Legate a temi sociali e politici sono le opere di Vasco Pratolini (1913-1991) e di Elio Vittorini (1908-1966), autori che concepiscono la letteratura come espressione di un forte impegno morale e civile. A questa visione si rifanno anche narratori di poco pi giovani, come Pier Paolo Pasolini (1922-1975) e Leonardo Sciascia (1921-1989): la loro prima produzione (Ragazzi di vita e Una vita violenta di Pasolini, Le parrocchie di Regalpetra e Il giorno della civetta di Sciascia) si sofferma sulla descrizione, rispettivamente, della vita delle borgate romane e della situazione siciliana. Altri autori scelgono modalit diverse per rappresentare la realt : il caso, per esempio, di Natalia Ginzburg (1916-1991), che indaga l evolversi della societ mediante il filtro dei rapporti familiari, e di Luigi Meneghello (1922-2007), che invece privilegia la dimensione autobiografica per documentare il trapasso del mondo contadino veneto dal fascismo alla democrazia. 1025