intrecci cinema Il cinema e la memoria il 1940, e con Il grande dittatore Charlie Chaplin precorre i tempi e denuncia al mondo la follia nazista con la storia di un barbiere ebreo che finisce in un campo di concentramento. Dopo la guerra, il cinema si fa strumento della memoria. Gi nel 1946 Orson Welles affronta la Shoah in modo diretto con Lo straniero (in cui un ex criminale nazista vive sotto falso nome in una cittadina americana, ma un poliziotto lo smaschera), inserendo nel film le immagini di un documentario autentico girato in un lager; Welles dichiara: «Per principio sono contrario a sfruttare miseria, agonie, morti reali a scopo spettacolare. Ma sono convinto che ogni volta che si riesce a mostrare al pubblico, sotto qualunque pretesto, un solo metro di pellicola sui campi nazisti, Roberto Benigni e Giorgio Cantarini in una scena di La vita bella (1997). si fatto un passo avanti». Lo spazio fisico e mentale dei campi di sterminio Molti film sono ambientati nei lager. In Kap (1960), di Gillo Pontecorvo, per spirito di sopravvivenza una giovane ebrea si mette al servizio dei nazisti come kap , cio come guardiana delle altre prigioniere; innamoratasi di un deportato russo, si sacrificher per favorire una fuga collettiva. Nell opera di Pontecorvo, dunque, l amore uno strumento di redenzione e pu riscattare l umana debolezza. Nel 1982 Alan J. Pakula dirige La scelta di Sophie. A New York, nel 1947, la polacca Sophie ossessionata dal passato: prigioniera ad Auschwitz con i due figli, ha dovuto scegliere quale salvare; nonostante i tentativi di sopravvivere ai sensi di colpa, la donna decider di suicidarsi. Il film si ricorda soprattutto per la struggente recitazione di Meryl Streep (premiata con l Oscar), capace di dare corpo alla meditazione e al dolore pi profondi. La verit non basta a capire le cose Alcune opere filtrano la tragedia attraverso la fantasia e il surreale, come La vita bella (1997) di Roberto Benigni, dove in un campo di sterminio un uomo nasconde al figlioletto la verit facendogli credere che sia tutto un gioco. Professione di fede nell amore e riflessione sull orrore che si trasforma in un ode alla vita, il film conquista tre Oscar e il pubblico di tutto il mondo, superando le polemiche sull opportunit di ambientare una commedia in un lager: Benigni dichiara che in La vita bella «c l esplosione del lato tragico del comico. Ma il film poetico, fa ridere e poi sorridere, perch strazia il cuore. Non malinconico, commovente, e la cosa ben diversa. Quando la risata sgorga dalla lacrima si spalanca il cielo. Finisce il primo tempo che gli spettatori hanno le lacrime agli occhi dalle risate e il secondo tempo che hanno le risate per le lacrime agli occhi». Con una leggerezza di tocco che non scade mai nella superficialit , Radu Mihaileanu dirige Train de vie (1998). Per sfuggire ai nazisti, nel 1941 gli abitanti di un 1096 villaggio ebraico organizzano un treno di falsi deportati, interpretando sia il ruolo delle vittime sia quello dei carnefici. Con le peripezie di questa folle arca di No sui binari, che si affida alla fantasia per sopravvivere, Mihaileanu tiene viva la memoria della Shoah colpendo con la satira (dal pungente umorismo yiddish) il fascino del potere e l istinto di sopraffazione dell uomo contro i suoi simili: quando i finti tedeschi cominciano a prendersi troppo sul serio, i falsi deportati diventano comunisti, e le storie d amore tra gli opposti schieramenti non vengono tollerate L orrore della realt attraverso gli occhi di un bambino Arrivederci ragazzi (1987) di Louis Malle si svolge nel 1944, nella Francia invasa dai nazisti: in un collegio religioso Julien fa amicizia con Jean, un allievo appena arrivato, e scopre che il ragazzino un ebreo rifugiatosi nel convitto sotto falso nome; quando una spia lo denuncia alla Gestapo, Jean viene deportato ad Auschwitz. Leone d oro al festival di Venezia, il film ispirato a un ricordo di scuola di Malle e affronta senza retorica il tema della fine dell infanzia con l apprendimento dell assurda crudelt dell uomo. Una scena da Arrivederci ragazzi (1987), diretto da Louis Malle.