Sguardi sul NOVECENTO giovani i quali, scontrandosi con la realt circostante, attraverso una serie di prove giungono a definire la propria identit in relazione al mondo esterno, per adattarvisi o al contrario per scontrarvisi. Tuttavia rispetto a quanto accadeva nel tradizionale romanzo di formazione, che raccontava il processo di maturazione di un personaggio a questi autori interessa soprattutto rappresentare le inquietudini, le difficolt e la sofferenza della condizione giovanile. Ricorrente appare cos il motivo del disadattamento sociale, inteso non solo come incapacit di uniformarsi alle regole, ma anche come debolezza della volont . Il punto di vista, cio , non tanto quello di un adulto che a po- steriori ricapitoli il proprio percorso di crescita, quanto quello di un narratore che racconta dall interno una condizione percepita come drammatica. Come accade nella pi ampia percezione sociale e culturale, anche in letteratura affiora una certa idea di adolescenza, concepita come una stagione di incompiutezza, rabbia, protesta e rivolta. Viene posta dunque l attenzione su quel dato che nel secondo Novecento diventato proprio di questa et della vita, rappresentata e vissuta non pi solo come passaggio esistenziale sofferto e antagonistico, ma anche, appunto, come slancio, energia, libert , orizzonte aperto e ricco di possibilit . DagIi anni Settanta agli anni Ottanta Gli anni Settanta Nel corso degli anni Settanta la produzione narrativa in Italia segnata da un certo ristagno per quanto riguarda i lavori di autori esordienti. Ci avviene per diverse ragioni: il primato della politica e dell impegno militante porta con s il pregiudizio che la narrativa sia un attivit troppo borghese ; la saggistica e il romanzo-saggio sono considerati generi pi funzionali all urgenza di un dibattito sulle idee; le esperienze neoavanguardistiche (come quella del Gruppo 63), con le loro soluzioni espressive spesso estreme e di difficile lettura, hanno scoraggiato lo sviluppo di nuove forme narrative. Tra la fine degli anni Settanta e l inizio degli anni Ottanta le cose iniziano per a cambiare: gli scrittori cercano di porsi in relazione con il pubblico potenziale dei lettori, recuperando il gusto per la creazione di trame narrative in un linguaggio pi condiviso. Gi qualche anno prima, nel 1976, era uscito il romanzo Porci con le ali, scritto a quattro mani da Rocco e Antonia, in realt Marco Lombardo Radice (19481989) e Lidia Ravera (n. 1951), un libro che aveva scandalizzato i benpensanti per l approccio diretto alla realt giovanile, compresa l esperienza della sessualit , narrata in maniera assai esplicita. Tuttavia la data ufficiale della nascita della cosiddetta giovane narrativa italiana il 1979, quando il ventitreenne Enrico Palandri pubblica Boccalone (sottotitolo Storia vera piena di bugie). Si tratta di un libro assai innovativo per la scelta delle tematiche e per l im- pianto narrativo e stilistico: una sorta di diario scritto in presa diretta che racconta le vicende quotidiane di uno studente universitario a Bologna nel 1977, nell anno della seconda ondata di contestazione giovanile e studentesca. Gli anni Ottanta e la centralit di Tondelli L anno successivo esce Altri libertini (1980), il libro d esordio di Pier Vittorio Tondelli (1955-1991), un opera assai interessante sia dal punto di vista storico e sociologico, come ritratto di una generazione, sia per le sue qualit letterarie. A partire da Altri libertini e poi via via con i romanzi successivi (Pao Pao, 1982; Rimini, 1985; Camere separate, 1989), Tondelli si riveler sempre pi un autore centrale nel panorama della narrativa italiana dagli anni Ottanta a oggi, in quanto uno scrittore fortemente innovativo, innanzitutto per la contaminazione con i pi diversi ambiti artistici dalle arti figurative al cinema, dal fumetto alla musica rock e pop , poi per i toni espliciti con cui affronta la tematica omosessuale. , inoltre, uno scrittore radicato nel contesto italiano, ma aperto a un orizzonte europeo: i suoi romanzi infatti sono ambientati spesso in Italia ma la scena, come nel brano presentato, si sposta anche nelle grandi capitali europee. Tondelli, infine, incarna alla perfezione l icona di una generazione tragicamente tentata dal mito dell autodistruzione. La sua morte per Aids, la malattia simbolo di una vita vissuta pe1229