il CARATTERE Il genio dietro una banale normalità Basterebbe forse affidarsi alle tante fotografie che ritraggono Svevo per farsi un’idea della sua vita e del suo carattere: questo impiegato di banca che, come un tipico arrampicatore sociale, diventa un ricco industriale attraverso il matrimonio, ci appare sempre con l’aspetto di un baffuto e opulento borghese immerso nella quiete dorata del proprio salotto. La sigaretta, la partita a tennis, i bagni termali, la passioncella per il violino e l’hobby della scrittura come un passatempo necessario, un ingrediente di una quotidianità senza rischi. Né per riscattare l’immagine di questo conformismo ci si può appigliare alle testimonianze dei pochi letterati che lo hanno frequentato, perché il ritratto che essi danno di Ettore Schmitz è ben poco edificante. Eppure quest’uomo che ha sempre cercato di nascondersi, appagato in apparenza dalle comodità domestiche, in realtà ha depistato tutti, nascondendo sotto la superficie della mediocrità la sua impassibile e tenace investigazione dell’interiorità degli individui. E rimane un segreto come un borghese qualunque e tanto a suo agio nella ritualità un po’ snob del benessere mercantile sia stato capace di coltivare fino all’ultimo, sotto le false sembianze del dilettante, la sua dissacrante e sovversiva attività di profondo, impietoso e sorprendente indagatore della coscienza collettiva. Le opere in sintesi Una vita ▶ T2 Il primo romanzo di Svevo esce nel , a spese dell’autore, presso uno stampatore triestino: era stato vano, infatti, il tentativo di proporlo a Emilio Treves, editore di prestigio. Il primo titolo immaginato per l’opera era , ipotesi poi scartata proprio a seguito del giudizio di Treves: «Eh via, ci sono già troppi inetti nella vita: e li vuole mettere anche nell’arte?». 1892 Un inetto Testi plus: «Alfonso credeva di avere dello spirito» , un giovane paesano trapiantato in città, trova lavoro come modesto impiegato nella Banca Maller di Trieste, dove le sue ambizioni di gloria letteraria svaniscono, a contatto con un ambiente meschino e conformista. La vita quotidiana gli procura soltanto umiliazioni e amarezze: ignorato dai colleghi, canzonato a causa delle sue inclinazioni poetiche, è costretto a trascorrere le giornate nel chiuso della squallida casa in cui ha trovato alloggio. La trama Alfonso Nitti Un fatto imprevisto potrebbe cambiargli la vita: l’invito del padrone della banca a frequentare il salotto della figlia, la bella , circondata da uno stuolo di vacui ammiratori. La ragazza, anch’essa animata da ambizioni letterarie, chiede ad Alfonso di aiutarla nella stesura di un romanzo. Da questa inattesa collaborazione nasce ben presto un amore, che potrebbe rappresentare per il giovane la grande occasione della vita, con la quale riscattare le proprie miserie e conquistare un ruolo più gratificante in seno alla società. Ma quando si profila all’orizzonte la possibilità di sposare Annetta, Alfonso comincia a tergiversare, vittima delle sue incertezze. Annetta La malattia della madre gli offre poi la scusa per sottrarsi alle responsabilità: rifugiatosi nella casa materna come un fuggiasco, assiste la donna morente. Quando torna in città, invece della compassione, trova ad accoglierlo soltanto il disprezzo e l’indifferenza dei colleghi, impegnati nella lotta quotidiana per la carriera. Alfonso, isolato da tutti, viene a sapere che Annetta lo ha dimenticato, sostituendolo con disinvolta facilità con , cugino della ragazza e brillante avvocato di successo. Chiesto un ultimo colloquio con la ex fidanzata, Alfonso è però costretto a fronteggiare il fratello di lei, che lo provoca, sfidandolo a duello. L’uomo si convince a questo punto che la scelta più dignitosa sia quella di un’altra fuga, estrema e liberatoria, e si suicida avvelenandosi con il gas. Macario Alfonso Nitti, il protagonista, si trasferisce a Trieste dal paese natale. Gli piacerebbe diventare uno scrittore, ma lavora in banca: è intrappolato in una . Quando viene invitato dal signor Maller, il suo capo, a unirsi al salotto letterario della figlia, incontra Annetta Maller. Tra i due nasce una storia d’amore. Le nozze sarebbero per Alfonso l’occasione di cambiare vita. Il giovane però ne è spaventato e si rifugia dalla madre malata di questa. Dopo la morte torna a Trieste, ma lo accoglie una : da parte dei colleghi, della famiglia Maller e di Annetta, che lo ha presto sostituito con Macario. L’esito del romanzo è tragico: Alfonso si suicida. vita frustrante e insoddisfacente fredda indifferenza >> pagina 571 In un celebre giudizio critico, Eugenio Montale assimilò il romanzo a «un grande affresco a cui abbiano lavorato, accanto a un maestro, anche collaboratori, aiutanti di bottega». Appartengono, in effetti, a uno Svevo già maturo lo del protagonista e l’utilizzo efficace del ; risultano invece più superficiali l’affrettata conclusione del romanzo, lo scarso approfondimento psicologico degli altri personaggi e le ricostruzioni dei paesaggi e degli interni, che risentono della . Tra novità e continuità scandaglio dell’animo discorso indiretto libero moda naturalistica allora dominante In effetti, la rottura con la tradizione da parte di Svevo è, in questo romanzo, ancora soltanto parziale. Lo sguardo dell’autore indugia, almeno in parte, a indagare gli ambienti: la banca, la casa dei Maller e quella dove Alfonso abita a pensione, il villaggio rurale da cui egli proviene. Anche l’impianto oggettivo del racconto, con la voce giudicante del narratore esterno, la struttura tradizionale, il tema stesso del romanzo (la scalata fallita di un arrampicatore sociale) rimandano a caratteristiche della narrativa ottocentesca. ha ancora : la descrizione di ambienti e paesaggi e la scelta di un narratore esterno e oggettivo. Al tempo stesso, ci sono i primi : il ricorso al discorso indiretto libero e l’attenzione per la psicologia e l’interiorità del protagonista. Una vita caratteristiche del romanzo ottocentesco elementi di rottura con la tradizione La grande novità è però costituita nel romanzo dall’ e dall’acuto senso della crisi che si riflette nell’inettitudine del personaggio. Alfonso Nitti rappresenta infatti una nuova tipologia di “vinto”, che non solo soggiace – come i vinti verghiani – alle condizioni ambientali avverse, ma anche, e soprattutto, alle e alla , che lo rende incapace di vivere. Il suo fallimento è da attribuire a motivazioni del tutto interiori, al suo stesso modo di essere. Le chiavi del suo disadattamento non vanno rintracciate nel mondo ostile che lo opprime, schiacciandolo e condannandolo a una subalternità senza speranze: vanno invece individuate nei recessi della sua psiche. Dentro la coscienza del personaggio analisi dei moti interiori pulsioni dell’inconscio malattia della volontà Anche quando la sorte gli offre la possibilità del riscatto attraverso un matrimonio fortunato, il protagonista si sottrae all’impegno, poiché capisce che per sostenere un ruolo diverso da quello dell’inetto è necessaria quella capacità di agire che egli non possiede. Per questo Alfonso è uno : mentre gli uomini che gli stanno attorno «lottano» (la parola “lotta”, che ricorda la teoria darwiniana della “lotta per la vita”, ritorna più volte nel testo), egli non è in grado di combattere né di provare a tradurre in realtà le sue vaghe aspirazioni, ridotte in fin dei conti a sterili velleità. sconfitto in partenza L’interesse per l’interiorità e la psiche del protagonista è centrale nel romanzo. Alfonso è un “ ”, vittima del mondo in cui vive ma anche di sé stesso. Egli è infatti per la sua affermazione. Il suo insuccesso e la sua insoddisfazione non dipendono da un destino ostile e contrario, come accade in Verga, ma dalla sua intrinseca inettitudine. vinto incapace di agire, di vivere, di lottare La morte non significa per lui affermazione della propria personalità o atto di sfida contro la grettezza della società. Possiamo dire che nel suicidio di Alfonso, a differenza che in quelli di Jacopo Ortis e di tanti eroi romantici che evidenziano con il gesto estremo la forza del proprio idealismo, non vi sia alcuna traccia di nobiltà letteraria. La sua è l’azione di un codardo, di un uomo incapace di reagire alla propria : morire gli permette di sottrarsi alla competizione e di rifugiarsi nell’estrema rinuncia, disertando la vita. La diserzione di un inetto irrimediabile inettitudine Il di Alfonso non è un gesto grandioso, di coraggio e di affermazione di sé. È la da una vita che non è capace di affrontare. suicidio fuga definitiva Senilità ▶ T3 Apparso a puntate nel in appendice al giornale triestino “L’Indipendente”, il secondo romanzo di Svevo esce in volume alla fine dello stesso anno, sempre a spese dell’autore. Dopo il fallimento dell’esordio, si doveva trattare, secondo le sue intenzioni, di una prova d’appello concessa alla letteratura, l’«ultima speranza»: il libro si risolve invece in un altro fiasco decretato dal silenzio quasi unanime della critica. 1898 Testi plus: «Angiolina» Piero Marussig, , 1916-1917. Trieste, Museo Revoltella. Veduta di Trieste >> pagina 572 Anche , come Alfonso Nitti, è un impiegato che coltiva illusioni letterarie: ha pubblicato un romanzo e ne sta scrivendo un altro, che però non riesce a portare a termine. Gli balena di tanto in tanto qualche fantasia, come quella della politica: sente di poter condividere la fede socialista in una società più giusta, ma questa vaga inclinazione svanisce presto, come tutte le altre, nella nebbia dei desideri irrealizzati. Tuttavia non rinuncia alla propria vanità, rappresentandosi come un artista incompreso, che dà lustro a una città che non lo merita. La trama Emilio Brentani Attorno a sé, in una spaventosa povertà di amicizie e di affetti, ha soltanto la sorella nubile, , e lo scultore, , artista privo di talento ma sicuro di sé e pieno di giovanile vitalismo. Emilio invece, a trentacinque anni, ha già l’animo di un vecchio rassegnato, che nel doloroso bilancio della propria esistenza ripensa alla «brama insoddisfatta di piaceri e di amori» e all’«amarezza di non averne goduto». Amalia Stefano Balli Per evadere dal grigiore dei suoi giorni, intreccia una relazione con , una ragazza povera e di facili costumi, che egli però trasfigura e trasforma, in un gioco mistificatorio con sé stesso, in una creatura letteraria. La gente, che ne conosce la vera natura, la chiama con l’epiteto grossolano di “Giolona”; lui la idealizza come “Ange”, un nome adatto a una fanciulla dello Stilnovo. Le poetiche attenzioni dell’amante non sortiscono però l’effetto sperato: stancatasi ben presto delle frivole e sentimentali moine di Emilio, Angiolina amoreggia ora con l’uno ora con l’altro dei suoi pretendenti. Angiolina La sorella di Emilio, abituata anch’essa a una fiacca routine senza passione, è nel frattempo folgorata dall’uomo meno adatto, il dongiovanni Balli. Incapace di manifestare i propri sentimenti, Amalia vive il proprio innamoramento come una debolezza segreta e inconfessabile, consumandosi in una lenta, atroce agonia psichica. Amalia si ammala in seguito della polmonite che la porterà alla morte e il fratello scopre in un armadio le boccette di etere (all’epoca era usato come droga, soprattutto dalle donne) con il quale la donna aveva cercato consolazione dal suo amore impossibile. Dopo la morte della sorella, Emilio torna nel suo stanco grigiore: Angiolina, fuggita a Vienna con il cassiere di una banca, è ormai lontana, un ricordo degli ultimi sussulti di una giovinezza non vissuta. Cancellato ogni desiderio, archiviati errori e inganni, la vita lo condanna a una triste e senile saggezza. Anche il protagonista di , Emilio Brentani, ha aspirazioni letterarie. Vive con la sorella Amalia e ha un solo amico, Stefano Balli. Balli è sicuro di sé ed entusiasta, mentre Emilio si sente sempre , è e . Ha una relazione con la giovane Angiolina: lei vive questo legame con leggerezza e disimpegno, frequentando anche altri uomini; Emilio invece se ne innamora, la considera una creatura perfetta, le scrive poesie. Anche Amalia conduce un’esistenza priva di significato e di emozioni. Si innamora di Balli, ma reprime i suoi sentimenti. Inizia ad abusare di etere, si ammala di polmonite e ne muore. Emilio a questo punto rimane solo. Gli resta soltanto il ricordo di Angiolina, fuggita con un altro uomo, e la tristezza di un’ . Senilità inadeguato insoddisfatto rassegnato esistenza mai vissuta fino in fondo Se in le velleità di Alfonso Nitti mostrano ancora la pretesa, da parte del personaggio, di riscattare le proprie debolezze, la figura di Emilio Brentani appare quella di un uomo imprigionato nel proprio disagio psicologico, che si guarda vivere mentre, preda di sogni destinati a non avverarsi mai, sperimenta una penosa sfasatura tra sé e la realtà che lo circonda. Da un inetto giovane (Alfonso) a un inetto invecchiato (Emilio) Una vita Il protagonista di , pur essendo uno sconfitto e un nevrotico contemplatore del mondo, presentava ancora nelle sue aspirazioni frustrate qualcosa di romanzesco. Emilio Brentani invece, disincantato e lucido, ha coscienza di essere del tutto : ombra vagante in un’esistenza squallida e grigia, egli proietta il proprio disagio tra le pareti asfittiche della casa e dell’ufficio in cui lavora. Una vita privo di qualità I sogni di giovinezza, insomma, a cui Alfonso tenta disperatamente di appigliarsi, sono definitivamente tramontati, scacciati da una malattia incurabile, la “senilità”, vale a dire la dell’uomo che ha smarrito ogni senso di sfida nei confronti della vita, arrendendosi alla miseria e al fallimento. rassegnazione passiva A differenza di Alfonso, Emilio non si uccide. Troppo cinico per farlo, egli si accontenta della propria tranquillità: per dimenticare gli insuccessi, gli basta voltare pagina e ritornare a chiudersi in sé stesso, convinto fino all’ultimo che le immagini di nobiltà e superiorità morale con cui egli maschera la propria inettitudine corrispondano al vero. Emilio è diverso da Alfonso, il protagonista di . Alfonso si aggrappa, fino alla fine, ai suoi progetti illusori. Emilio invece è consapevole della vanità dei suoi sogni, perché sa di non essere capace di fare in modo che si realizzino. , ha rinunciato a lottare e si è rassegnato a vivere . Una vita Emilio si è arreso un’esistenza anonima e insignificante >> pagina 573 Mentre Alfonso era inserito in una fitta trama di relazioni sociali, Emilio è prigioniero di una solitudine claustrofobica, appena rotta dalla compagnia di un’angusta cerchia di personaggi: l’amante, l’amico, la sorella. In questo , è facile cogliere una doppia polarità: da una parte i , Emilio e Amalia; dall’altra, i , Angiolina e Balli, “darwinianamente” più adatti alla vita. Il sistema dei personaggi quadrilatero di personaggi che incrociano i propri destini deboli sognatori forti realisti , affetti dall’inerzia, strozzati dall’ozio e dall’assopimento interiore; , invece, luminosi ed espansivi, , spregiudicatezza e una buona dose di vitalismo: la donna (Angiolina), dotata di una certa amorale naturalità, che la porta a vivere la sessualità e la giovinezza senza inibizioni; l’uomo (Balli), capace di riscattare il proprio fallimento artistico con conquiste da donnaiolo impenitente. I primi subiscono la vita i secondi esibiscono sicurezza Nel romanzo si oppongono . Emilio e Amalia sono vittime della vita, demotivati, insoddisfatti, incapaci di agire. Angiolina e Stefano Balli sono invece entusiasti, decisi a godersi la vita. Realisti e si incontrano e si scontrano, e sono questi ultimi a uscirne . due coppie di personaggi sognatori sconfitti La struttura tradizionale del romanzo non viene ancora del tutto archiviata, ma la narrazione, condotta in terza persona, esprime il , che altera la realtà secondo i suoi rassicuranti schemi mentali. La voce narrante però interferisce, spesso con ironia, nella ricostruzione psicologica degli eventi: i suoi commenti rivelano infatti al lettore le menzogne di Emilio, ne smascherano le pietose giustificazioni, svelano i moventi reconditi delle sue azioni. I procedimenti narrativi punto di vista soggettivo del protagonista Anche lo stile segna una netta evoluzione. I residui naturalistici, ancora visibili nel romanzo d’esordio, vengono sostituiti dal ricorso sistematico al e al che trasferisce i pensieri del personaggio direttamente sulla pagina senza alcuna mediazione. monologo interiore discorso indiretto libero La voce narrante, in terza persona, assume il punto di vista del protagonista e ne riporta i pensieri attraverso monologhi interiori e discorsi indiretti liberi. La soggettiva ricostruzione delle vicende, ricca di , viene però spesso smentita e contraddetta dai . inganni e giustificazioni commenti ironici del narratore La coscienza di Zeno ▶ T4-T7 Il terzo romanzo di Svevo, quello più maturo e importante, viene pubblicato nel dopo oltre vent’anni di silenzio da parte dello scrittore. Analizziamo l’opera in dettaglio nella seconda parte dell’Unità ( p. 589). 1923 ▶ Le altre opere ▶ T1 Prima della stesura dei romanzi, il giovane Svevo si dedica alla scrittura di racconti e . Mentre queste ultime rientrano nel gusto borghese del teatro di fine Ottocento, i anticipano alcuni temi dei futuri romanzi. Il più importante di questi, (1888), vede come protagonista un Emilio Brentani , Arturo Marchetti, poeta-sognatore innamorato di una donna che gli preferirà un più vitale cultore dello sport. Anche (1890) mette in scena le insicurezze del protagonista, un maldestro omicida per caso che finisce per confessare spontaneamente il proprio delitto. I racconti commedie racconti Una lotta ante litteram L’assassinio di via Belpoggio Svevo scrive alcuni che nella scelta dei temi e dei personaggi. racconti anticipano i romanzi Dopo , gli ultimi anni di vita dell’autore sono contrassegnati da un’intensa attività di scrittura. Svevo lavora in particolare alla stesura di (la più interessante è , scritta nel 1925, che racconta il viaggio di un anziano signore da Milano a Trieste, soffermandosi su alcuni temi già affrontati dal capolavoro: la psicanalisi, la salute, la vecchiaia) e al progetto di , di cui ci rimangono solo alcuni capitoli frammentari, tra i quali ricordiamo in particolare (1928), in cui il protagonista, un uomo anziano, esalta la funzione della scrittura come antidoto alla dimenticanza e come mezzo grazie al quale si può ritrovare il senso dell’esistenza oscurato dall’assurdità della vita quotidiana. Gli ultimi lavori La coscienza di Zeno novelle Corto viaggio sentimentale un quarto romanzo Le confessioni del vegliardo è una novella che recupera alcuni temi della , come la psicanalisi. Dopo il suo capolavoro Svevo pensa anche a un quarto romanzo. Ne rimangono solo alcuni capitoli. Corto viaggio sentimentale Coscienza di Zeno >> pagina 574 La vita Le opere Nasce a Trieste • 1861 Insieme al fratello Adolfo va a Segnitz sul Meno per studiare in un istituto commerciale e apprendere il tedesco • Si avvicina alla letteratura e alla filosofia. Legge Schiller, Goethe, Schopenhauer, Shakespeare e i Naturalisti francesi • 1874-1878 Rientra a Trieste • 1878 Inizia a collaborare, con lo pseudonimo di Ettore Samigli, al quotidiano triestino “L’Indipendente” • Fallisce l’azienda del padre • Svevo si impiega presso la filiale triestina della Union Bank di Vienna • 1880 1888 (novella) Una lotta 1890 (novella) L’assassinio di via Belpoggio 1892 Una vita Si sposa con Livia Veneziani • 1896 1898 Senilità Lascia l’impiego in banca ed entra come funzionario nell’azienda del suocero • 1899 Conosce James Joyce, da cui prende lezioni di inglese, e ne diventa amico • 1905 Legge le opere di Sigmund Freud e si interessa alla psicanalisi • 1908 Dopo lo scoppio della guerra e la requisizione della fabbrica del suocero, torna a dedicarsi alla letteratura • 1915-1918 Pubblica, di nuovo a sue spese, il suo romanzo capolavoro • 1923 La coscienza di Zeno Valéry Larbaud scrive a Svevo chiamandolo «Maestro» della nuova narrativa • 1925 (novella) Corto viaggio sentimentale Celebrazione al Pen Club di Parigi • 1928 Le confessioni del vegliardo Muore a Motta di Livenza (Treviso), dopo un incidente automobilistico che aggrava le già cattive condizioni di salute • 1928