La vita in sintesi Un apolide avventuroso   Giuseppe Ungaretti nasce nel ad dove il padre, di origine lucchese, si era trasferito con la moglie per lavorare come sterratore al canale di Suez. Gli anni dell’infanzia sono fondamentali nella formazione del futuro poeta, a contatto con una serie di ambienti e suggestioni che troveremo poi nella sua opera. L’infanzia in Egitto 1888 Alessandria d’Egitto Ad avvicinarlo alla letteratura è soprattutto l’amicizia con Enrico Pea, giovane intellettuale versiliano che in quel tempo abita ad Alessandria dove si dedica al commercio: nella soffitta della segheria-emporio di questi, chiamata la “Baracca rossa”, Ungaretti conosce una varia umanità di transfughi da tutta Europa, accomunati dall’amore per l’arte e dalle idee politiche vicine all’anarchia. Contemporaneamente affina la sua , studiando soprattutto i testi di , e , nel quadro di una (italiana e francese), alimentata dalla vorace lettura di due importanti riviste: la fiorentina “La Voce” e la parigina “Mercure de France”. formazione letteraria Baudelaire Mallarmé d’Annunzio cultura bilingue Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1888, dove il padre si era trasferito con la famiglia per lavoro. Grazie all’amicizia e alla conoscenza di altri letterati provenienti dall’Europa,   si avvicina alla letteratura . Studia autori come Baudelaire e d’Annunzio, legge riviste tra cui “La Voce”, ha una formazione bilingue.  Quando nel 1912 si trasferisce a  , Ungaretti può dunque già disporre di un notevole bagaglio culturale. L’esperienza francese, a sua volta, si rivela estremamente feconda: la mattina frequenta la facoltà di Lettere della Sorbona, seguendo soprattutto i corsi del filosofo Henri Bergson; la sera incontra nei caffè poeti e pittori dell’avanguardia (tra i quali Guillaume Apollinaire), ma si intrattiene anche con gli intellettuali italiani che in quel periodo frequentano la capitale francese, da Ardengo Soffici a Giovanni Papini, ai quali si sente unito dal desiderio di  , già del resto messa in crisi dagli attacchi futuristi. Nel cuore dell’arte: il soggiorno parigino Parigi svecchiare la cultura italiana tradizionale All’età di 24 anni si trasferisce a Parigi. Studia Lettere alla Sorbona; incontra artisti dell’avanguardia e intellettuali italiani come Soffici e Papini. Con loro condivide la volontà di   innovare la cultura italiana . Lo scoppio della Prima guerra mondiale lo costringe a imprimere una svolta alla sua esistenza: il poeta, che intanto ha pubblicato i primi versi, ospitati nel 1915 dalla rivista futurista “Lacerba”, decide di tornare in patria per arruolarsi volontario come soldato semplice. Viene inviato sul Carso, dove i suoi entusiasmi interventisti si spengono a contatto con la disorganizzazione in cui versa l’esercito italiano. Dall’esperienza vissuta al fronte nascono le poesie edite nel 1916 nelle ottanta copie della sua prima raccolta: . L’esperienza del fronte Il porto sepolto Ungaretti torna in Italia allo scoppio della Prima guerra mondiale e vi prende parte come soldato semplice.  Si arruola volontario   con entusiasmo, ma rimane deluso dal caos e dall’incertezza in cui è lasciato l’esercito. I momenti vissuti in guerra gli ispirano le poesie della raccolta   Il porto sepolto . Giuseppe Ungaretti soldato di fanteria, 1915.  Al termine del conflitto, Ungaretti torna a Parigi in qualità di corrispondente del “Popolo d’Italia”, il giornale fondato da Benito Mussolini. Al futuro dittatore lo lega il desiderio di vedere attuata in Italia una rivoluzione «nell’ordine», che sappia ricostituire lo «spirito di coesione» e «di unità della nazione», e così nel 1919 si unisce ai Fasci di combattimento. Il primo dopoguerra Dopo la guerra, Ungaretti rientra a Parigi come inviato del quotidiano politico di   Mussolini , “Popolo d’Italia”. Spinto dal desiderio di ordine e di uno   Stato nuovo e unito , nel 1919 il poeta fa il suo ingresso nei Fasci di combattimento.  >> pagina 813 Anni difficili   Nel 1920 Ungaretti si sposa con una giovane ragazza francese, Jeanne Dupoix, che gli sarà vicina fino al 1958, quando morirà per una grave malattia; l’anno successivo si impiega presso l’ufficio stampa del ministero degli Esteri con l’incarico di redigere gli estratti dei giornali stranieri. Il ritorno all’ordine Nel 1920 Ungaretti si sposa con Jeanne Dupoix. Con lei e con la figlia Anna Maria si trasferisce a Marino, comune romano. Dopo un periodo segnato dalle difficili condizioni economiche, negli anni Trenta Ungaretti diventa   inviato   di   un   quotidiano . Trasferitosi con la moglie e la figlia Anna Maria, detta Ninon (nata nel 1925), a Marino, nella zona dei Castelli romani, Ungaretti conosce anni di grande difficoltà. La poesia non gli dà da vivere, e anche il poco gratificante lavoro ottenuto gli riserva scarsissime soddisfazioni economiche. Balena nella sua mente l’intenzione di tornare in Egitto, dove vive ancora la madre, poi però ha la possibilità di inaugurare all’inizio degli anni Trenta una proficua e redditizia : è impegnato nelle vesti di corrispondente del quotidiano “La Gazzetta del Popolo” (come inviato torna in Egitto, visita la Corsica e l’Olanda e viaggia in tutta l’Italia meridionale), ma si fa apprezzare anche come conferenziere in una serie di incontri politici e letterari in tutta Europa. Il disagio economico attività giornalistica Nel 1936 si trasferisce con la famiglia a San Paolo del Brasile, accettando la cattedra di Lingua e letteratura italiana che gli viene offerta dalla locale università. Quello trascorso in Sudamerica è un periodo funestato dai : nel 1937 Ungaretti perde il fratello Costantino; due anni dopo gli muore il figlio Antonietto, di soli nove anni. Torna in Italia nel 1942, quando prende servizio – benché privo di laurea – come docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università La Sapienza di Roma: un ruolo che conserverà fino alla pensione. Nello stesso anno viene nominato Accademico d’Italia. In Brasile: andata e ritorno lutti familiari Dal 1936 il poeta è in Brasile con la sua famiglia. È docente universitario. In questo periodo deve affrontare la perdita del fratello e del figlio di soli 9 anni. Nel   1942   rientra in Italia, insegna Letteratura italiana all’Università di Roma ed è nominato Accademico d’Italia. il CARATTERE  Un amore inesauribile per la vita   Compiuti gli ottant’anni d’età, Ungaretti amava dire di averne in real­tà quattro volte venti. L’aneddoto è rivelatore: dalla giovinezza fino alla vecchiaia il poeta ha sempre mostrato un’energia singolare, un amore inesauribile per la vita e le sue più varie manifestazioni, nonché una disposizione a coltivare con entusiasmo – non senza una punta di ingenuità – passioni passeggere e persino ideali politici . Una natura appassionata e generosa I molti ritratti che ci hanno lasciato di lui amici, giornalisti e letterati concordano infatti nel descriverlo come un uomo intemperante e candido, di indole mutevole e istintivo, nelle simpatie quanto nelle antipatie personali. C’è indubbiamente nel suo temperamento, innata, una dose di anarchia e di anticonformismo, di ribellione e anche di rissosità, sin dai tempi della giovinezza egiziana, quando si mescola al confuso ambiente di intellettuali senza patria finiti per caso o per spirito di avventura in quella sorta di bazar cosmopolita che era Alessandria. Il grande vecchio della letteratura italiana rimane giovane sino alla fine, ben felice di diventare una celebrità televisiva, quando in varie occasioni gli italiani lo ammirano mentre recita dal piccolo schermo i versi propri e dei poeti più amati. Un attore mancato Un romanziere a quel tempo famoso, Libero Bigiaretti, ha scritto una volta che Ungaretti, se non fosse stato poeta, sarebbe diventato un grande attore, capace, con la sua dizione fortemente scandita, di esprimere l’emozione della poesia. Egli – dice ancora Bigiaretti – si sentiva sulla scena anche nelle occasioni private, in cui elargiva senza risparmio battute, polemiche esplosive, giudizi ben poco diplomatici, pronunciati con la sua prorompente veemenza. Eccone un esempio: in una serata di festa, una signora gli chiede che ne pensa del tale poeta. Ungaretti sogghigna, diventa rosso, si contiene e dice dapprima che si tratta di un buon poeta. Poi, ripensandoci, si corregge dicendo che è, semplicemente, un poeta: piccolo, ma poeta. Infine, senza trattenersi più, come se non potesse resistere al peso della menzogna, si lascia andare ad alta voce al giudizio definitivo: non vale nulla, è uno zero. Il poeta in questione era Eugenio Montale.  >> pagina 814  La maturità, tra successi e polemiche   Dopo la fine del fascismo, come molti altri intellettuali, Ungaretti è chiamato a giustificare il suo sostegno alla politica mussoliniana. Dalle pagine dei giornali, ma anche all’interno delle istituzioni, si levano le voci di quanti vorrebbero “epurare” il poeta, allontanandolo dall’insegnamento. Ungaretti è costretto a presentare un lungo memoriale difensivo a una commissione appositamente nominata, e alla fine, nel 1946, grazie all’intervento risolutore dell’allora ministro dell’Istruzione Guido Gonella, viene reintegrato in cattedra. Il poeta “a processo” Caduto il regime fascista, Ungaretti rischia la   sospensione   dall’insegnamento   per aver appoggiato la dittatura. Nel 1946 può tornare in cattedra.  La vicenda, per quanto dolorosa, non intacca tuttavia la reputazione del poeta: anzi, nel secondo dopoguerra i lettori – giovani e meno giovani – gli riconoscono il ruolo di “grande vecchio” della letteratura italiana. Omaggiato da importanti scrittori stranieri (tra i suoi estimatori figurano i poeti statunitensi Thomas Stearns Eliot ed Ezra Pound), viene eletto nel 1962 presidente della Comunità europea degli scrittori (un sodalizio intellettuale fondato per unire i letterati dell’Europa divisa dalla guerra fredda), ma non nasconde l’amarezza per il mancato ottenimento del premio Nobel: nel 1959, infatti, l’Accademia di Svezia gli aveva preferito Salvatore Quasimodo. La fama internazionale Il successo di Ungaretti come scrittore e poeta non risente delle vicende personali. È apprezzato da un   vasto   pubblico , di giovani e non, e ha ammiratori anche tra gli scrittori stranieri. Sempre in viaggio per il mondo, Ungaretti tiene lezioni e conferenze in varie università, da Mosca a diversi paesi del Sudamerica, riceve la laurea dall’ateneo di San Paolo e da quello di Lima. Insignito di numerose onorificenze, nominato membro di importanti accademie, Ungaretti è e ammirato anche : il poeta si fa fotografare spesso accanto agli studenti che scendono in piazza durante i moti di contestazione del 1968, né trascura di alimentare la propria notorietà mediatica. Nello stesso anno appare in televisione nella lettura di Omero che precede ciascuna delle otto puntate dello sceneggiato Rai tratto dall’ . Una vecchiaia operosa honoris causa conosciuto dalle giovani generazioni Odissea Il poeta trascorre l’età matura in viaggio, per tenere lezioni e conferenze. Si susseguono   riconoscimenti   e   onorificenze . La sua fama cresce anche tra i più giovani ed è in parte favorita dalla televisione. Nel , durante un soggiorno a New York, è ricoverato in clinica per una broncopolmonite. Rientrato in Italia, si stabilisce a Salsomaggiore per curarsi, ma la sua forte fibra è ormai stanca. Recatosi a per alcuni controlli medici, muore nella città lombarda nel giugno di quello stesso anno. La morte senza onori di Stato 1970 Milano I funerali si svolgono a Roma: il feretro è accompagnato al cimitero del Verano da migliaia di persone, tra cui molti suoi ex allievi. A seguito di una broncopolmonite, le   condizioni   di   salute   di Ungaretti diventano   precarie . Il poeta muore nel giugno del 1970. CRONACHE dal PASSATO  Un’onta da lavare con il sangue   Un duello in piena regola tra due scrittori-spadaccini Le urla di Massimo Bontempelli, uno tra i massimi protagonisti della scena letteraria del primo Novecento italiano, risuonano nelle sale del celebre Caffè Aragno di Roma: «Dov’è Ungaretti? Dov’è Ungaretti? Dov’è?». È in questo caffè che si incontra l’élite della cultura del tempo: pittori, musicisti, poeti vi si danno convegno per discutere di arte, non senza il pettegolo corredo della mondanità. Accecato dall’ira, Bontempelli si fa strada tra i presenti fin quando gli indicano il poeta, a cui lo lega una già lunga storia di maldicenze e rancori. Una disputa tra letterati Pietra dello scandalo è ora un articolo di Ungaretti intitolato   Le disgrazie di Bontempelli , pubblicato dal quotidiano “Il Tevere”. Il contenuto consiste in una serie di critiche e di attacchi polemici che il poeta ha lanciato nei confronti del collega. Stavolta, però, lo scrittore offeso pretende vendetta: appena vede il rivale, lo mortifica davanti allo sguardo dei presenti con un sonoro ceffone. È un affronto che il temperamento sanguigno di Ungaretti non può tollerare: si scaglia verso di lui, viene trattenuto a stento, infine gli chiede di risarcire l’umiliazione subita con un duello pubblico. Un duello per la stampa Bontempelli accetta: è l’8 agosto 1926. Il teatro della sfida viene offerto da un ospite d’eccezione, Luigi Pirandello, che mette a disposizione dei duellanti il parco della propria villa romana, vicino alla chiesa di Sant’Agnese. Arbitro è il principe degli schermidori, Agesilao Greco, il famoso maestro d’armi. Lo scontro però dura poco. Al terzo assalto, la spada di Bontempelli si infila nell’avambraccio destro di Ungaretti, provocandogli una ferita di tre centimetri. Nulla di grave: i due letterati-spadaccini si rappacificano. In fondo, entrambi hanno salvato l’onore e, soprattutto, l’immagine. Ad assistere al duello, infatti, erano stati invitati fotografi e giornalisti: il giorno dopo, nella vetrina di un famoso libraio romano, campeggia una gigantografia dei duellanti. Sotto, come didascalia, un grande cartello recita: «Ecco il primo poema eroico del Novecento». Giuseppe Ungaretti (di spalle) e Massimo Bontempelli si sfidano a colpi di fioretto a Villa Pirandello. Le opere   L’allegria ▶  T3-T10 Sotto questo titolo confluisce nel la produzione giovanile del poeta, costituita in gran parte dai versi scritti durante la Prima guerra mondiale, editi in precedenza nelle raccolte (1916) e (1919). Si tratta di poesie assai innovative, soprattutto sul piano stilistico: Ungaretti supera la metrica tradizionale attraverso , enfatizzando le singole parole, spesso scelte al di fuori del lessico letterario. A quest’opera, ancora oggi considerata la più rappresentativa della poetica di Ungaretti, dedichiamo l’approfondimento nella seconda parte dell’Unità (  p. 826). 1931 Il porto sepolto Allegria di naufragi l’adozione di versi molto brevi ▶ Soldati italiani tra le rovine di San Martino del Carso, 1916.   T1 Sentimento del tempo ▶    Testi plus: L'isola   Analisi del testo interattiva:  Di luglio Pubblicata nel , la raccolta è divisa in 7 sezioni e raccoglie componimenti scritti a partire dal 1919. La sua uscita segna il passaggio alla della poetica ungarettiana. Rispetto alla stagione precedente, il poeta recupera la , in particolare, per quanto riguarda il metro, tramite il recupero dell’endecasillabo e del settenario. Anche la sintassi diventa fluida e ampia: non è più spezzata in brevi periodi come nell’ , ma risulta composta da proposizioni più lunghe e complesse, seppure interrotte dalla presenza di pause ritmiche. Strumenti stilistici prima rifiutati tornano a essere accolti: la punteggiatura, figure retoriche quali l’esclamazione, la ripetizione, il chiasmo, le stesse rime, nel contesto di un tono meno scarno e talvolta più oratorio. Anche il , nei versi della prima raccolta essenziale e antiletterario, qui si fa   e  , un modello per i poeti di quello stesso periodo che si chiameranno “ermetici” proprio per la ricerca di questa oscurità. Verso la restaurazione stilistica 1933 Sentimento del tempo seconda fase versificazione tradizionale Allegria lessico aulico denso di significati reconditi Con la raccolta   Sentimento del tempo   (1919) Ungaretti inaugura una   nuova poetica . Recupera gli aspetti formali e strutturali rifiutati nell’opera prececedente. Ritroviamo i versi della tradizione, proposizioni fluide e articolate, i segni d’interpunzione, le figure retoriche, un lessico alto e spesso oscuro.  >> pagina 816  Invece dei panorami desertici o carsici, presenti nelle raccolte , il poeta delinea ora un di monti, alberi, boschi e spiagge, animato da ninfe e fauni, lo stesso che avevano cantato i grandi poeti italiani e latini. In primo piano troviamo il panorama laziale (Tivoli e le sue ville, il lago di Albano, il bosco di Marino ecc.), raffigurato per lo più nella stagione estiva. Il mutamento dello scenario Porto sepolto e Allegria di naufragi paesaggio Uno sfondo privilegiato nella raccolta è però costituito dalla città di , con i suoi monumenti usurati dal tempo. Come scrive lo stesso poeta, Roma . Roma «era città dove si aveva ancora il sentimento dell’eterno […]. Quando si è in presenza del Colosseo, enorme tamburo con orbite senz’occhi, si ha il sentimento del vuoto» I in cui è ambientata la poesia : boschi, montagne e spiagge, in cui si muovono ninfe e fauni. Il paesaggio che fa da sfondo è per lo più quello laziale, soprattutto la città di . Ricca di monumenti antichi, essa è . luoghi cambiano Roma luogo di memoria Questo «sentimento del vuoto» si accresce nell’afa distruttiva dell’estate, quando il sole abbagliante divora le forme, illumina le rovine create dai secoli e svela «il consumarsi senza fine di tutto» ( ). Anche il flui­re inesorabile del tempo, fino a prefigurare una futura fine del mondo. La labilità del tempo Paesaggio le immagini della natura esprimono il trascorrere delle ore e delle stagioni Gli antichi edifici rovinati dal passare degli anni, così come il susseguirsi delle ore e delle stagioni, sono segno dell’ . inarrestabile scorrere del tempo La poesia ungarettiana presenta qui un panorama dominato da suggestioni lugubri e gravate da un senso di grandiosità in rovina: un che non investe solo la sfera estetica della rappresentazione, ma è espressione della sensibilità dell’autore, riflessione sugli aspetti metafisici della vita, . Ungaretti parla di un «sentimento della catastrofe»: vale a dire di una meditazione sulla morte e sul tempo sentiti come un lento, inevitabile avvicinarsi alla corruzione della carne. L’angoscia e il «sentimento della catastrofe» gusto barocco percezione dell’eterno e del vuoto I dominanti di questa raccolta sono . Il poeta riflette su tematiche legate all’inesorabile passare del tempo e alla morte. È centrale anche un vissuto però con angoscia e inquietudine: Ungaretti si apre alla religione cristiana oscillando tra senso del peccato e ansia di salvezza. toni cupi e malinconici sentimento religioso, Non a caso un motivo centrale nella raccolta è quello religioso, vissuto come . Il poeta manifesta la propria volontà di abbracciare la fede cristiana, pur tra inquietudini, incertezze e dubbi, e la coscienza della miseria umana gli suggerisce un appello all’amore divino. Una complessa religiosità contrasto tra peccato e ansia di redenzione Il dolore ▶   T2 Le poesie che confluiscono nel nella raccolta vengono composte tra il 1937 e il 1946, in anni che comprendono tragedie collettive (la Seconda guerra mondiale) ed eventi drammatici nella vita privata del poeta (la morte del fratello e del figlio Antonietto). Ne consegue l’idea secondo cui la realtà non è più decifrabile attraverso metafore o mediazioni letterarie, ma va registrata quotidianamente, come nel diario di una sofferenza grave e tuttavia controllata. 1947 Il d olore   Testi plus: Giorno per giorno Articolata in 6 brevi sezioni, la raccolta ha il proprio nucleo in quelle intitolate e , dedicate al figlio Antonietto. Vi regna un’atmosfera di , in cui affiora di continuo l’ , entità spietata e destino implacabile che non si arresta nemmeno di fronte all’innocenza. Le poesie per il figlio Giorno per giorno Il tempo è muto mesta rassegnazione immagine della morte In 2 delle 6 sezioni del , Ungaretti esprime la sofferenza per la perdita del figlio. La appare brutale e Nelle sezioni riguardanti la guerra, il dolore personale si allarga a dolore universale. Il mondo è in preda a un’angoscia straziante. Di fronte a una non resta che pregare. Dolore morte senza pietà. tragedia collettiva Soprattutto a contatto con la guerra – si veda la sezione (1943-1944) – l’angoscia privata tende ad allargarsi in una più ampia e corale sulla sofferenza e sulla redenzione intese in senso cristiano. Il dolore pare contaminare il mondo, condannandolo a un perenne calvario: l’immagine di Roma straziata dal sangue e dai lutti ispira al poeta una richiesta di a un Dio misericordioso e cosciente della debolezza umana ( ). Dal dolore personale a quello universale Roma occupata meditazione religiosa consolazione nella preghiera Mio fiume anche tu  >> pagina 817  Ma se sul piano dei contenuti va registrato un approccio più diretto alle tematiche affrontate, dal punto di vista stilistico la raccolta accentua l’indirizzo formale già avviato in : anche se è possibile scorgere il permanere di una tensione verso un’espressività della parola lirica ancora aspra ed essenziale, il è spesso e numerose sono le metafore di gusto barocco. Lo stile Sentimento del tempo linguaggio alto e sublime La Terra Promessa Nel esce , dedicata al critico Giuseppe De Robertis. La struttura frammentaria della raccolta, sottolineata sin dal sottotitolo ( ), si spiega anche con l’iniziale intenzione dell’autore di concepire l’opera come il libretto di un melodramma con un canovaccio e diverse composizioni. Nella raccolta tornano, con evidenti influssi leopardiani, , accentuati da una diffusa sensazione di disfacimento e desolazione. 1950 La Terra Promessa Frammenti 1935-1953 i motivi della morte e del nulla L’ispirazione nasce da un viaggio del poeta in Campania, nei luoghi vicini a Cuma, la sede dell’antro della Sibilla. Da qui l’ che aleggia in tutti i componimenti, in particolare nei atmosfera mitica Cori descrittivi di stati d’animo di Didone , 19 testi poetici in cui la regina cartaginese è immaginata alle soglie della maturità, mentre piange il dissolversi delle illusioni giovanili. Un Grido e Paesaggi e Il taccuino del vecchio Il crescente sulla condizione umana, l’abbandono dell’euforico vitalismo giovanile, l’affiorare di una caratterizzano anche le ultime opere del poeta. Tra queste ricordiamo , uscita nel , minuscola raccolta di testi scritti a partire dal 1939, in cui l’evocazione del silenzio non comunica più stupore o smarrimento ma il senso di una solitudine senza tempo e senza fine, e , edita nel , in cui i ricordi personali (come quello della moglie Jeanne, morta nel 1958) e lo sguardo sugli avvenimenti del mondo si svolgono, sul piano stilistico, in una forma più ampia, tradizionale e classicista. pessimismo saggezza dolente Un Grido e Paesaggi 1952 Il taccuino del vecchio 1960 Le prose Per Ungaretti la forma non è fine a sé stessa: le opzioni formali hanno sempre una giustificazione e un profondo significato, che meritano di essere approfonditi e spiegati sul piano teorico. Ciò permette di comprendere la ricchezza della sua , ovvero i numerosi scritti in cui il poeta manifesta la costante ambizione di spiegare passo dopo passo i riferimenti culturali e i significati simbolici che connotano la sua identità letteraria e forniscono la chiave per interpretare i suoi versi. Scritti ermeneutici e reportage attività ermeneutica Nei suoi (uscito postumo nel 1974) in particolare Ungaretti definisce la propria concezione della poesia, il valore dei procedimenti linguistici e stilistici adottati, l’importanza di alcuni fondamentali nodi simbolici, le influenze di diverse esperienze significative della lirica europea (da Petrarca a Leopardi, da Góngora a Shakespeare, da Blake a Mallarmé, tutti autori, fra l’altro, tradotti dal poeta). Saggi e interventi Cospicua è, nell’ambito della sua attività di prosatore, anche la : tra il 1931 e il 1935, l’autore scrive per la testata torinese “La Gazzetta del Popolo”. Si tratta per lo più di scritti di viaggio, composti secondo i moduli della prosa d’arte promossi dalla rivista “La Ronda”, in cui si mescolano annotazioni letterarie, divagazioni storiche e artistiche, descrizioni paesaggistiche. produzione giornalistica reportage Ungaretti sente la necessità di spiegare i significati dei suoi testi, di svelarne il simbolismo, di . Saggi e interventi è l’opera che permette di comprendere la sua idea di poetica e aiuta a fare luce sul perché di determinate scelte linguistiche o stilistiche. Considerata la lunga carriera di giornalista di Ungaretti, non mancano, tra gli scritti in prosa, anche numerosi reportage. guidare il lettore nell’interpretazione  >> pagina  818 La vita   Le opere Nasce ad Alessandria d’Egitto, dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza •  1888   S •  i trasferisce a Parigi •  Entra in contatto con artisti d’avanguardia 1912   •  Allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruola volontario come soldato semplice 1915     1916   Il porto sepolto   1919 Allegria di naufragi •  Sposa a Parigi Jeanne Dupoix 1920     1931 L’allegria   1933 Sentimento del tempo •  Va a vivere con la famiglia a San Paolo del Brasile, dove insegna Lingua e letteratura italiana all’università 1936   • Muore il fratello Costantino 1937   • Muore il figlio Antonietto 1939   •  Rientra in Italia •  Ottiene la cattedra di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università La Sapienza di Roma •  È nominato Accademico d’Italia 1942   • Viene giudicato da una commissione per i suoi rapporti con il regime fascista 1945-1946     1947 Il dolore   1950 La Terra Promessa   1952 Un grido e Paesaggi •  Muore la moglie Jeanne 1958     1960   Il taccuino del vecchio È eletto presidente della Comunità europea degli scrittori •  1962   Muore a Milano •  1970   Ungaretti nel 1970, durante le proteste studentesche a Venezia.